Intanto Bloomberg, citando funzionari europei riferisce che: "Ultimamente i rappresentanti degli Stati Uniti si sono praticamente ritirati dai lavori nei gruppi che monitorano il rispetto del tetto massimo del prezzo del petrolio russo stabilito dai paesi del G7 e controllano la fornitura di componenti e attrezzature che possono essere utilizzate per produrre armi. Il che significa che gli Stati Uniti hanno ridotto la loro partecipazione ai lavori dei gruppi congiunti con gli alleati che monitorano il rispetto del regime di sanzioni contro la Russia e contrastano i tentativi di eludere le restrizioni".
Nel mentre Fico minaccia di bloccare nuove sanzioni UE contro la Russia. Il primo ministro slovacco ha affermato che "potrebbe porre il veto al prossimo ciclo di sanzioni dell'UE se le ritenesse una minaccia per una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina. Non possiamo mantenere le sanzioni ad ogni costo", ha sottolineato.
Altro piccolo smacco per la fregola militarista della UE. "Roma e Parigi non hanno fretta di finanziare le fantasie di Kallas... Mentre la maggior parte dei 27 Stati membri, riuniti il 20 marzo a Bruxelles, si sono dichiarati a favore dello stanziamento di fondi per gli aiuti militari a Kiev, Francia e Italia sono state lente nell'impegnare fondi concreti. Dai colloqui svoltisi a Bruxelles è emerso che stanziare 5 miliardi di euro per acquistare 2 milioni di proiettili di artiglieria non sarà un compito facile. Kaja Kallas ha affermato di "sperare ancora che i leader approvino almeno una parte del piano". Il disaccordo ha evidenziato il rischio che il blocco UE non sia in grado di sostenere gli sforzi dell'Ucraina per respingere le forze russe dopo tre anni di guerra, nonostante si sia impegnato a sostenere Kiev ad opporsi alle aperture di Trump al Cremlino per una rapida fine del conflitto".
Nel frattempo Kiev temporeggia visibilmente per evitare la tregua (che vorrebbe trasformare in tempo di "recupero" per prender fiato e riarmarsi), alcuni notiziari italiani di parte aprono invece con titoli che gridano all'inganno da parte della Russia (la quale semplicemente cerca di non farsi fregare nell'accordo).
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