domenica 31 luglio 2022

Cina Usa Taiwan - Provocazione Usa e risposta Cina: "siamo pronti"


L'esercito cinese pubblica "Siamo pronti per la guerra!"

Messaggio sui social media: il portavoce dello Stato cinese scrive che l'Esercito popolare di liberazione (PLA) ha il "diritto" di intercettare l'aereo di Nancy Pelosi, presidente ('portavoce') della Camera Usa intenzionata a fare tappa a Taipei durante il suo viaggio in Oriente. 

"L'esercito cinese "ha il diritto" di bloccare l'aereo di Pelosi e qualsiasi scorta di jet da combattimento statunitensi dallo spazio aereo di Taiwan. Se i caccia statunitensi scortano l'aereo di Pelosi a Taiwan, è un'invasione. Il PLA ha il diritto di dissuadere con la forza l'aereo di Pelosi e gli aerei da combattimento statunitensi, tra cui sparare colpi di avvertimento e fare movimenti tattici di ostruzione. Se inefficace, abbatterli". https://t.co/V7LhrXgXoM
di Tyler Durden - sabato, Lug 30, 2022 - 12:45 PM
China's Army Posts "Get Ready For War!" Message On Social Media, State Mouthpiece Says PLA Has "Right" To Intercept Pelosi's Plane
https://www.zerohedge.com/geopolitical/pelosi-leading-delegation-asia-taiwan-stop-not-clear

INOLTRE: Aggiornamento al 31 luglio 2022: 
Il Global Times: "Non dite che non vi abbiamo avvertito"

Nancy Pelosi come l'Arciduca Ferdinando?



La Cina lancia esercitazioni militari a fuoco al largo di Taiwan con la flotta Usa nelle vicinanze, mentre l'aereo di Pelosi è in rotta verso l'Asia. Aerei della Marina Usa stanno sorvolando le acque di Taiwan, la tensione nella Regione è ai massimi livelli - articoli e filmati

 

"Secondo precedenti commenti del presidente Usa Biden, il Pentagono vuole che la presidente della Camera Nancy Pelosi annulli la sua visita a Taiwan - ma ora in attesa del suo possibile arrivo a Taipei l'esercito americano ha spostato un gruppo d'attacco della Marina nel Mar Cinese Meridionale guidato dalla portaerei USS Ronald Reagan. Il gruppo navale ha lasciato la base di Singapore e ora sta pattugliando le acque vicino alla Cina, con Pechino che mostra i propri muscoli militari lanciando nuove esercitazioni navali vicino all'isola autogovernata - e più preoccupante minacciando che l'esercito del PLA sia in stand-by per rispondere con "misure forti" se necessario".

di Tyler Durden - domenica, Lug 31, 2022 - 12:54 PM

China Launches Live-Fire Drills Off Taiwan With US Carrier Group Nearby, As Pelosi's Plane En Route To Asia
https://www.zerohedge.com/geopolitical/china-holds-live-fire-drills-taiwan-us-carrier-group-nearby-pelosis-plane-en-route

sabato 30 luglio 2022

S'ode a Destra uno squillo di tromba... a Sinistra risponde uno squillo

 


 Tutti con la NATO - tutti "Affidabili" per Washington.
 Tutti con la NATO e il terrorista Zelensky, da Speranza a Letta da Salvini a Meloni.
 Tutti obbedienti al "capobastone"

 S'ode a Destra uno squillo di tromba: 

 Corriere della Svastica - 29 luglio 2022:
 
 
 Meloni: "Noi garanti del sostegno a Kiev, siamo Atlantisti".
 Salvini "smentisce" il "Caso Russia" e brucia la sua maglietta Putin sulla pubblica piazza.
 Più realisti del Re, fino a ieri si spacciavano per 'sovranisti'. Sono solo Pagliacci.

 Il Messaggero:
 

 Affidabili "all'estero", ovvero per Washington.
 Tutti, da destra a sinistra: come D'Alema nel Marzo 1999 bombardando Belgrado.

Sinistra  risponde uno squillo:   

 

 Il Manifesto canta in coro:
 

 Per Il Manifesto che insegue Corriere, Stampa e Repubblica e che assieme agli altri sinistri di regime rimpiange Draghi, il problema italiano sarebbe "la destra putiniana", mentre garante di democrazia NATO è il PD di Letta con l'elmetto. Vent'anni fa, dopo il colpo di Stato che nella Federazione Jugoslava destituì Milosevic per consegnarlo all'Aja per farlo crepare il cella Il Manifesto scriveva "Belgrado ride". Oggi sostiene Kiev che dal 2014 bombarda il Donbass. Stessa costante linea atlantista.

Nell'attuale Parlamento i Migliori "sinistri" hanno la rogna, vedi Speranza ed eredi di LeU.
Mantre i peggiori sinistri, per primo Renzi, lavorano per i Servizi atlantici.
 E la finta opposizione di destra fa ancor più schifo - come sempre è Stato.
 L'informazione di sistema fa il suo sporchissimo lavoro, dai giornali alla TV.
 
 Le uniche forze politiche anti NATO sovraniste e popolari stanno attualmente fuori dal Parlamento (a cominciare da Italia Sovrana e Popolare): facciamo in modo che ci entrino, il 25 settembre.

Jure Eler

venerdì 29 luglio 2022

Quanto alle elezioni, bisogna coalizzare tutte le forze contrarie alle politiche antipopolari delle larghe intese...


Ambedue i poli delle Larghe Intese, l’ala Berlusconi e l’ala PD, sono costituite da portavoce e agenti politici della oligarchia finanziaria italiana, europea e USA che sta distruggendo il nostro paese e il mondo. Il pericolo è che con la scusa del periodo elettorale il governo Draghi continui la sua opera.

Bisogna coalizzare tutte le forze contrarie alle politiche antipopolari, di guerra, di sottomissione alla NATO e alla UE e dei partiti delle Larghe Intese, condurre una campagna elettorale non solo di comizi su programmi radicali, ma prima di tutto di azioni radicali contro il carovita, lo smantellamento delle aziende, la partecipazione alla guerra USA-NATO, la devastazione dell’ambiente, lo sfascio e la privatizzazione della sanità e della scuola, le grandi opere inutili e dannose, la repressione, ecc. Ogni forma di protesta e di lotta contro la guerra, il carovita e il peggioramento delle condizioni delle masse popolari è giusta e legittima!

Bloccare le operazioni USA e NATO in territorio italiano! Interrompere la fornitura di servizi e di collaborazione! Bloccare il potenziamento in corso della base USA-NATO di Camp Darby (Pisa)! Cacciare le basi NATO e le truppe USA! Interrompere la collaborazione con lo Stato sionista d’Israele!

Uscire dall’Unione Europea! Il PNRR è una truffa! I prestiti il governo li può ottenere direttamente tramite la Banca d’Italia e il sistema bancario italiano. Annualmente sono più i soldi che il governo italiano versa all’UE che i soldi che riceve in prestito tramite l’UE! Con i minibot il governo italiano può ridurre immediatamente e in larga misura la dipendenza dall’euro e dalla Banca Centrale Europea!

Usare il “golden power” per impedire la vendita di aziende italiane alle multinazionali straniere e ai fondi di investimento, che le spolpano e le usano come carte nel gioco d’azzardo della speculazione finanziaria! Imporre a ogni grande azienda che opera sul territorio italiano di sottoporre al Ministero dello Sviluppo e dell’Economia i propri piani industriali per ottenere il benestare dal punto di vista dell’occupazione e dell’impatto ambientale! Abolire la proprietà privata dei grandi capitalisti in ogni caso in cui i capitalisti peggiorano le condizioni delle masse popolari e inquinano l’ambiente: contrastano l’utilità sociale e recano danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana!
Delegazione del (nuovo)PCI  - delegazione.npci@riseup.net


 

giovedì 28 luglio 2022

Ucraina. Possibile escalation con intervento NATO...

 



La RAND ha delineato i possibili scenari di un'escalation militare che potrebbe coinvolgere la NATO. Esiste la possibilità di uno scontro diretto se la Russia pensa che la NATO si stia preparando ad attaccare le sue forze  sul territorio dell'Ucraina.

"Il rischio più grande che la Russia decida di passare direttamente a un attacco contro gli alleati della NATO sarà connesso al fatto che Mosca si rende conto dell'inevitabilità di attacchi diretti della NATO su larga scala alle forze armate russe in Ucraina".

Armi nucleari tattiche potrebbero essere utilizzate in Ucraina se venissero esauriti i missili convenzionali in Russia.

Se la campagna mediatica in Occidente è accompagnata dal dispiegamento avanzato di armi d'attacco a lungo raggio, sono possibili attacchi preventivi russi ai mezzi di supporto, vale a dire - satelliti e sistemi elettronici.

 Se la partecipazione di militari dei paesi della NATO sul territorio dell'Ucraina diventa troppo evidente e aumenta la fornitura di nuovi tipi di armi, Mosca potrebbe considerare che la NATO è già intervenuta direttamente nel conflitto. La risposta della Russia potrebbe essere quella di condurre operazioni simili sul territorio dei paesi della NATO o vicino ai loro confini. Se il flusso di armi aumenta a tal punto da minacciare l'intera operazione speciale (e a condizione che non sia possibile interrompere questo flusso all'interno dell'Ucraina), gli autori del rapporto non escludono attacchi già alla fornitura. 

Il rapporto suggerisce che solo la Russia, se "fraintende" alcune azioni della NATO, potrebbe attaccare la NATO. Allo stesso tempo, nel rapporto non viene presa in considerazione nemmeno la possibilità teorica che l'Occidente abbia in programma di lanciare attacchi preventivi contro la Federazione Russa.

Gli attacchi russi non saranno necessariamente attacchi missilistici: non sono esclusi attacchi informatici e altri tipi di influenza militare segreta (ad esempio, la distruzione di depositi militari da parte di sabotatori sul territorio dei paesi della NATO).

Gli analisti suggeriscono anche di considerare il complesso dei fattori elencati come possibili istigatori di una guerra diretta tra la Federazione Russa e la NATO.

Notizia diramata da Giorgio Bianchi




martedì 26 luglio 2022

Torniamo alla Costituzione... per una Italia Sovrana e Popolare



Stiamo cercando di seguire, momento per momento e con continui cambi di scena,  la campagna elettorale appena iniziata,  in vista delle politiche del 25 settembre 2022. Purtroppo,  nel momento in cui servirebbe unità e coesione sui temi più significativi che hanno contraddistinto la nostra lotta al sistema, vediamo che compaiono   i soliti personalismi. Chi  si schiera con i no vax duri e puri, chi  ha scelto improvvisamente di  restare in silenzio. Ecologisti  e primitivisti contro tutti, pacifisti contro  chi inneggia alla lotta... le fazioni sembrano pressoché inconciliabili e sarà   difficile riuscire a trovare una sintesi tra le varie formazioni che si stanno costituendo in alternativa ai partiti del sistema. Ed il sistema gode! Ma noi non vogliamo che goda sulla nostra pelle!

Inoltre c'è persino qualche "alternativo" che dice  di non andare a votare  o annullare la scheda. Questo è il metodo in assoluto che piace al potere costituito. Per entrare in parlamento -come opposizione- occorre raggiungere almenno il 4% e se tutti gli oppositori si astengono o dividono le loro forze non ci sarà alcuna opposizione. Anzi i soliti che detengono il potere, tutti i partiti di destrasinistracentro, gli stessi che appoggiavano Draghi potranno continuare a  governare anche se a votare ci va solo il 30% degli aventi diritto. La maggioranza sarà costituita da una "minoranza", come dice Salvini "basta un voto in più".  Se molti non vanno a votare, non crolla il sistema. Il sistema se ne frega altamente del quorum, basta per loro avere una maggioranza nominale  e  se i contrari al sistema, per varie ragioni,  non vanno a votare, non avremo neanche un'opposizione degna di questo nome. 

In questo momento l'aggregazione che maggiormente rappresenta una unitarietà d'intenti e coerenza  è la Lista Italia Sovrana e Popolare (precedentemente denominata "Uniti per la Costituzione" ma il cui titolo è stato contestato da altri  che si dichiarano gli aventi diritto al nome). 

Ci rivolgiamo perciò ai nostri lettori per perorare la causa comune:  come sempre in linea con la giustizia e la libertà... 

Paolo D'Arpini e Caterina Regazzi




LISTA ITALIA SOVRANA e POPOLARE.
Al momento composta da:   Ancora Italia, Partito Comunista, Riconquistare l’Italia, Azione Civile, Rinascita Repubblicana, Comitati No Draghi e tanti altri. Assieme ai leader Francesco Toscano, Marco Rizzo, Stefano D’Andrea, Antonio Ingroia, Francesca Donato, Igor Camilli e Antonella D’Angeli avranno la presenza e l’appoggio di personalità delle lotte no Green Pass e contro l’atlantismo guerrafondaio come: Giorgio Bianchi, Fulvio Grimaldi, Claudio Messora, Francesco Magris, Lambrenedetto e tanti altri.  Adesso devono battere il sistema che ha creato la trappola del tempo con la data del 20 agosto per raccogliere 40 mila firme in ogni angolo d’Italia. Sembrano in pole-position nell’area del dissenso. 

italia sovrana e popolare facce

Grano liberatutti... e sanzioni contro la Russia più morbide

 


Unione Europea e Stati Uniti fanno dietrofront ed eliminano alcune sanzioni. La Russia, primo esportatore mondiale di grano, potrà ricominciare a venderlo a tutto il mondo. Dovrebbero così smettere di correre i prezzi di pasta e pane. Si allontana inoltre lo spettro di una carestia che avrebbe colpito soprattutto i Paesi più poveri.

Il dietrofront di UE e USA sul grano russo è l’altra faccia dell’intesa, ampiamente strombazzata dai media, per permettere nuovamente all’Ucraina – altro grande esportatore mondiale – di far partire il suo grano bloccato dalla guerra nei porti del Mar Nero.

Le testate occidentali perlopiù non citano l’accordo sul grano russo. Quando lo fanno – il caso di Ansa è emblematico – adottano lo stesso spirito che spinge le società di assicurazione a scrivere con caratteri piccolissimi alcune incomprensibili clausole delle polizze. I comunicati stampa istituzionali, poi, non sono da meno.

Parallelamente all’intesa per il grano ucraino, il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato un “aggiornamento” sulle sanzioni alla Russia. La stessa cosa ha ha fatto l’UE. Tutti e due dicono che non esistono sanzioni sull’esportazione, sul commercio e sul trasporto dei prodotti agricoli russi.

Commercio e trasporto sono la novità. Proprio le sanzioni sul trasporto e sul commercio rendevano  impossibile o molto difficile l’esportazione dei prodotti agricoli russi, che pure teoricamente nessuno vietava.

Inoltre, grazie all’ “aggiornamento”, l’Unione Europea non colpisce più con sanzioni il commercio di petrolio russo diretto verso Paesi terzi, anche se non si parla ancora di eliminare il divieto di importarlo che entrerà in vigore con fine anno.

Negli stessi giorni è arrivato un altro ammorbidimento con l’arrivo in Germania della famosa turbina, prima bloccata in Canada, per riparare il vitale gasdotto Nord Stream. Un fatto analogo a quando l’UE, aggirando le sue stesse sanzioni, ha contortamente concesso di pagare il gas russo in rubli.

Presto per dire se questi fatti, come pure la sconfessione del blocco di Kaliningrd attuato dalla Lituania, segnano una svolta nella linea bellicista dell’UE. Sicuramente però indicano una cosa. E cioè la lenta presa di coscienza da parte di Bruxelles che le sanzioni non danneggiano più di tanto la Russia ma danneggiano sensibilmente l’economia europea, il commercio globale e la conseguente stabilità mondiale.

In altri termini, si stanno accorgendo di aver istituito le sanzioni solo per fare un piacere a Washington. Se invece avesse badato ai propri interessi, l’UE avrebbe potuto ritagliarsi il ruolo che ora è della Turchia, il Paese che ha fatto da mediatore per gli accordi sul grano. Ci saremmo perfino risparmiati i rincari di pane e pasta, per non parlare di gas ed energia.

GIULIA BURGAZZI



Fonte: UE e USA hanno perso la battaglia del grano. Primi dietrofront sulle sanzioni alla Russia – Visione TV

lunedì 25 luglio 2022

Ingerenze nella politica italica (da parte di chi?)...

 

Di Maio: "Ha stato Putin..."

"Abbiamo sempre considerato l'Italia un Paese sovrano e indipendente. Se essa non viene considerata tale altrove, questo non ha nulla a che fare con la Russia". Siamo mica bravi a far colpi di Stato come voi: "A differenza degli ‘Stati che si  dichiarano democratici’ i cui rappresentanti ammettono spesso, apertamente e senza battere ciglio, di contribuire alla pianificazione di colpi di Stato in altri Paesi, la Russia è sempre stata e rimane ancorata al principio di non interferenza negli affari degli Stati sovrani, e le sue missioni estere rispettano rigorosamente le disposizioni della Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche"...”

Maria Zakharova,  Portavoce Ministero degli Esteri Russo

 



Nota d'agenzia:  https://www.askanews.it/esteri/2022/07/20/zakharova-la-russia-non-centra-con-la-crisi-del-governo-in-italia-top10_20220720_120706/

sabato 23 luglio 2022

Il lavoro di draghi è "concluso"...

 


Draghi il suo lavoro l’ha giá fatto, comunque si voglia giudicare questo lavoro. Io lo giudico come il peggio del peggio: la continuazione del Britannia, delle privatizzazioni, della consegna della nostra economia reale agli stranieri. Certo, non é rimasto molto: i balneari, i tassisti, piccoli manrovesci sulle case degli italiani, e poco altro. Ma – come diceva Pierino – il pensiero é quello che conta.

Lui aveva sistemato (si fa per dire) le cose ancóra prima, quando si preparava al salto verso il Colle-piú-alto. Ce lo aveva comunicato col sorriso sulle labbra. Ricordate la sua conferenza-stampa? Il PNRR é giá incardinato, le “riforme” pure, e quindi poteva tranquillamente lasciare le redini del governo in altre mani.

Allora non gli andó bene. Invece gli é andata benissimo adesso. É stato bravo al Senato: li ha messi alle corde con grande abilitá, sia i grillini che il “centro-destra di governo”. Una sequela di attacchi ben calibrati, con calcolata arroganza, con spocchia da vero banchiere della Goldman Sachs. Fino a costringerli a staccargli definitivamente la spina.

Cosí ha ottenuto quello che voleva. Defilarsi prima che la situazione diventi esplosiva. Lui sa bene che l’Italia viaggia verso una crisi economica e sociale da brividi, una crisi dovuta alla politica suicida delle sanzioni e del prolungamento artificiale della guerra in Ukraina. Lo sa bene, ed ha preferito lasciare ad altri la patata bollente.

E speriamo che non sappia altro. Che non sappia – per esempio – che gli americani si apprestino a una escalation della loro guerra “per procura” contro la Russia, utilizzando i prestanome ukraini per provocare un incidente nucleare a Zaporižja o per tentare l’invasione della Crimea. O che, addirittura, non vogliano coinvolgere direttamente nel conflitto la NATO, e quindi anche l’Italia. Ma – lo sottolineo a scanso di equivoci – questa é soltanto fantapolitica. Mi auguro che rimanga tale.

In ogni caso, Sir Drake ha preso tutti in contropiede e si é tirato fuori dai pasticci. Da qui al giorno delle elezioni ne vedremo ancora delle belle. O, piú facilmente, delle brutte.

Michele Rallo




venerdì 22 luglio 2022

La caduta di super Mario... analisi e prospettive



Ѐ caduto (finalmente) il governo Draghi che avrebbe dovuto salvare l’Italia dalla crisi e la recessione economica, e dal problema dell’enorme debito pubblico, ma che ha lasciato una situazione più grave di quella lasciata dal governo precedente.

Il compito che il grande capitalismo italiano, l’Unione Europea, i mercati internazionali ed il “grande fratello” statunitense avevano affidato al super-tecnico Draghi, considerato come l’uomo giusto al posto giusto, era quello di tenere in pugno la situazione respingendo anche i parziali tentativi  di riequilibrio economico-sociale tentati dal precedente governo “populista” di Giuseppe Conte, che era riuscito comunque ad ottenere i finanziamenti europei di oltre 200 miliardi per il cosiddetto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

D’altra parte chi è Draghi? Ex direttore esecutivo della Banca Mondiale e Direttore Generale del Ministero del Tesoro negli anni ’90; ex “managing director” della grande banca privata statunitense Godman&Sachs dal 2002; ex governatore della Banca d’Italia dal 2005; presidente del Forum di Stabilità Finanziaria dal 2006 al 2011; presidente della Banca Centrale Europea dal 2011 al 2019. In quest’ultima veste dichiarò che avrebbe fatto “qualsiasi cosa” per sostenere l’Euro, ed infatti – a questo scopo - non esitò a mandare a fondo l’economia greca in accordo con la Germania.

30 anni orsono, il 2 giugno del 1992, è ricordato il suo noto discorso sul panfilo “Britannia” della regina  Elisabetta, in cui invitava la grande finanza inglese ed internazionale a venire a servirsi sul mercato italiano, acquistando a prezzi favorevoli le imprese pubbliche italiane nell’ambito di una massiccia campagna di privatizzazioni (fatto poi in gran parte avvenuto).

Nel corso della sua attività governativa ha parzialmente affossato precedenti provvedimenti economico-sociali del governo Conte, come il reddito di cittadinanza per le famiglie in difficoltà e lo sgravio fiscale del 110% sulle ristrutturazioni (cosiddetto “superbonus”), ed ha posto ostacoli all’introduzione del salario minimo chiesta dai 5stelle in un paese come l’Italia dove esistono tuttora contratti (legali, non in nero!) di 699 euro mensili e di 4 euro l’ora.

Ora tutti i grandi “giornaloni”, come “Repubblica”, la “stampa”, il “Corriere della Sera”, e le TV di stato e private faranno campagna elettorale contro Conte e i 5stelle per aver fatto cadere il governo di super-Mario (dopo averne bloccato anche l’elezione alla Presidenza della Repubblica). I 5stelle sono accusati anche di scarso atlantismo per aver semplicemente chiesto che il Parlamento fosse informato e potesse discutere sul tipo di armi inviate in Ucraina, fatto che ha offeso profondamente l’ultra-atlantista Draghi, fedele esecutore delle politiche internazionali degli USA e della NATO.

Tra i più accaniti sostenitori di Draghi è stato il PD, insieme ad altre piccole formazioni di centro come quelle di Renzi, Calenda e Bonino. Questo si presta ad interessanti considerazioni politico-sociologiche. Secondo un recente studio citato dal “Fatto Quotidiano” il PD è il partito con la più alta percentuale di funzionari del capitale, quadri tecnici e professionisti di fascia medio-alta che lo pone come partito liberal-conservatore, sostenitore del capitalismo e atlantista. Sul fronte opposto i 5stelle sono il partito a più alta concentrazione di disoccupati, sotto-occupati e precari, fatto che spiega le loro aperture “populiste” di “sinistra”, specie dopo essersi liberati dalla zavorra-Di Maio.

Non si tratta certamente di un movimento rivoluzionario verso il socialismo, concezione politica cui sono rimasti fedeli gruppi molto minoritari come Potere al Popolo o sindacati combattivi come l’USB che paga con persecuzioni ed arresti (vedi i 4 sindacalisti arrestati a Piacenza) le sue lotte radicali (mentre anche l’ex sindacalista “rivoluzionario” Landini ha difeso fino alla fine il governo Draghi perché “era necessario un governo forte con cui trattare”).

D’altra parte il movimento operaio ha fatto molti passi indietro. Il partito a più alta concentrazione operaia è diventato la Lega, che ha imbarcato molti operai del Nord delusi dagli ex partiti e sindacati di presunta “sinistra”. Fratelli d’Italia risulta invece il partito a più alta percentuale di lavoratori autonomi di fascia bassa, come molti di quelli a partita IVA, e componenti di quella piccola borghesia che si è enormemente estesa nell’ultimo secolo rendendo minoritarie anche le grandi concentrazioni di operai-massa, come si diceva un tempo. Le prossime elezioni dovrebbero vedere probabilmente una vittoria di queste formazioni populiste di “destra”, anche se la politica complessiva, regolata dal grande capitale internazionale occidentale, non dovrebbe cambiare molto. Questo impone a chi vuole lottare per una società più giusta una serie di riflessioni profonde sulla situazione reale. Intanto però la “vecchia talpa” continua scavare – come diceva Marx – ed oggi si manifesta con il sorgere di nuovi centri di potere internazionali (Cina, Russia, India, ecc.) che contestano il predominio del capitalismo statunitense-occidentale indebolendone la posizione, con conseguenze tutte da studiare e valutare.

Vincenzo Brandi  



mercoledì 20 luglio 2022

Democrazia come vacca da macello...

 


C'è chi è disposto a vedere in questo processo qualcosa di fatale e forse persino benigno. Dopo tutto la democrazia è sempre stata un esperimento difficile, una forma istituzionale delicata, forse era tempo che il circolo si chiudesse e che si ritornasse ad una forma di potere autocratico (come è stato in prevalenza per millenni).

Purtroppo questa versione in qualche modo consolante è priva di fondamento.
Non c'è nessun ritorno indietro della storia,
Non c'è nessun circolo che si chiude.

La democrazia era nata dopo la Rivoluzione Francese come rimedio, come reazione collaterale (voluta soprattutto dai socialisti nella seconda metà dell'800) ad un cambiamento epocale nelle gerarchie di potere: con l'emergere delle forme di produzione capitaliste il potere economico era divenuto centrale nella gestione del potere, anche politico, e la democrazia era la risposta alla tendenza a sostituire accentramenti di potere a base ereditaria (nobiltà) con accentramenti di potere a base capitalistica (concentrazioni, trust, corporations). 

Oggi, se il modello democratico appassisce ulteriormente e dissecca, esso non verrà sostituito né da un feudalesimo a base teocratica, né da monarchie ereditarie, né da principati affidati a condottieri vittoriosi, né da niente di simile. 

A sostituirlo sarà qualcosa di inedito: un'autocrazia fondata sul potere finanziario e tecnologico, un governo autoritario le cui motivazioni traninanti non saranno né religiose, né politiche, né etiche, ma dipendenti da una visione che combina l'astrazione dell'interesse finanziario in un'astrazione al quadrato con una concezione dove il potere è l'ultimo dio, e il potere è la tecnologia.

Lungi da me idealizzare governi autoritari a matrice religiosa, etica o politica, e tuttavia tutte queste forme di governo avevano un limite interno al proprio dominio, che ne circoscriveva i danni possibili. Erano tutti sistemi guidati di principio da una visione organica ed ideale del mondo, una visione cui i regnanti venivano preparati, una visione paternalistica ma perciò anche responsabilizzante, una visione che veniva percepita anche come criterio di legittimazione a detenere il potere.

Ciò che ci aspetta se ciò che resta della democrazia sarà spento e sostituito dai nuovi modelli di autocrazie tencofinanziarie è un mondo nuovo, un mondo dove l'esercizio del potere non conoscerà limiti di principio, un mondo in cui il posto legittimo per chi non è parte dell'èlite potrà essere solo quello delle mucche da latte o da macello.

Andrea Zhok


martedì 19 luglio 2022

Colpi di stato nel mondo e guerra in Ucraina...




John Bolton è stato uno dei più noti esponenti del gruppo politico statunitense noto come Neocons (Nuovi Conservatori) che sosteneva il diritto degli USA di dominare il mondo con ogni mezzo. Ne hanno fatto parte il vice-presidente all’epoca di George Bush, Dick Cheney, il ministro della difesa Rumsfeld, il vice-ministro e poi presidente della Banca Mondiale Paul Wolfovitz, la segretaria di stato Condoleeza Rice, l’ambasciatrice all’ONU Jeane Kirkpatrick, Richard Perle, William Kristol, Robert Kagan e la moglie Victoria Nuland, vice-segretria di stato ed organizzatrice del colpo di stato in Ucraina del 2014, “scooter” Libby, ecc.

Bolton, già ambasciatore all’ONU e poi responsabile della sicurezza in epoca Trump - interrogato in merito all’organizzazione dell’assalto al Campidoglio dopo la sconfitta di Trump alle elezioni presidenziali del 2020.- ha arrogantemente rivendicato la promozione di numerosi colpi di stato da parte degli USA per colpire governi considerati non allineati agli Stati Uniti. Ha voluto esplicitamente parlare solo di un tentativo fallito che prevedeva il rapimento del presidente del Venezuela Maduro. Ma noi sappiamo che si potrebbero fare innumerevoli esempi, a partire dal defenestramento violento del presidente dell’Iran Mossadeq nel 1953, reo di voler nazionalizzare il petrolio iraniano e difendere l’economia nazionale, fino a giungere all’uccisione del presidente socialista del Cile Allende nel 1973.  .

Rimanendo al Venezuela, possiamo ricordare il “golpe” dell’aprile 2002 contro il presidente Chavez, prima arrestato dai golpisti e poi liberato a furor di popolo. Un altro golpe fu tentato nel 2019 nello stesso Venezuela ad opera del ridicolo fantoccio Guaidò, autoproclamatosi presidente e riconosciuto subito dagli USA, ma poi costretto a fuggire (ormai se ne sono perse le tracce). Il Venezuela ha la colpa di possedere una delle più grandi riserve di petrolio al mondo che il popolo venezuelano vorrebbe utilizzare in proprio. Un altro paese sudamericano, la Bolivia, ricchissima di Litio (elemento indispensabile per le moderne batterie) ha subito un colpo di stato nel 2019 organizzato dalla vice-presidente conservatrice Jeanine Anez contro il presidente Morales considerato troppo di “sinistra”. Anche questo golpe è poi fallito e la signora Anez si trova oggi in galera condannata a 10 anni.

Alcuni colpi di stato fatti per ragioni geopolitiche ci riguardano molto più da vicino e sono stati organizzati non solo dai “Neocons” ma anche quando vi erano presidenti “democratici” come Obama (naturalmente per difendere la “democrazia” e i “diritti umani”). Nel 2004 c’è stata una prima cosiddetta “rivoluzione colorata” promossa dagli USA e dai suoi alleati europei in Ucraina. Lo scopo era portare quel paese – che fino ad allora era vissuto in uno stato di perfetta tranquillità in quanto neutrale tra Occidente e Russia – nell’ambito della NATO e dell’Unione Europea. In seguito questa “rivoluzione” non ha dato gli esiti sperati e l’Ucraina è rimasta neutrale per altri 10 anni fino al 2014.

Contemporaneamente nel 2004 era avvenuta un’altra “rivoluzione colorata”, cosiddetta “delle rose”, in un altro paese ex-sovietico di grande importanza strategica, la Georgia. Era andato al potere un personaggio ultra-nazionalista, dittatoriale e fascistoide, Mikheil Saaskashvili, che ebbe la pessima idea di attaccare nell’agosto del 2008 la guarnigione russa che presidiava la regione indipendentista dell’Ossezia del Sud, sperando in un intervento a suo favore degli USA e della NATO. Tuttavia la NATO non se la sentì di intervenire e Saakashvili, rimasto solo, fu sconfitto in 5 giorni; perse prestigio e carisma e infine fu costretto a riparare in Ucraina. Qui il governo di estrema destra, che si era insediato nel frattempo a seguito del colpo di stato del 2014, gli riconobbe la cittadinanza ucraina e lo nominò governatore della regione di Odessa, una città che è sempre stata filo-russa e ribelle e quindi da tenere sotto stretto controllo. Dopo aver ricoperto anche altri incarichi in Ucraina, Saaskashvili ha cercato di tornare in Georgia dove è stato arrestato.

Certamente il colpo di stato che ha creato più problemi è stato quello del 2014 in Ucraina, organizzato dalla vice-segretaria di stato USA, Victoria Nuland, collaboratrice di Hilary Clinton, e dall’ambasciata statunitense. E’ andata al potere una coalizione di estrema destra comprendente partiti apertamente nazi-fascisti organizzati militarmente, che ha messo fuori legge i partiti di sinistra e attaccato militarmente le regioni di lingua russa che si erano opposte al “golpe”. Il filo-nazista Bandera, che guidò le bande che combatterono dalla parte dei Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e massacrarono centinaia di migliaia di Ebrei e comunisti, è diventato “eroe nazionale”. Un recente articolo di Enrico Vigna diffuso in rete(1) descrive dettagliatamente le persecuzioni, gli arresti e le sparizioni di migliaia di oppositori. La propaganda occidentale che parla di “democrazia ucraina” è una barzelletta, alimentata solo dal desiderio di far entrare l’Ucraina nella NATO in funzione anti-russa.

Qui non si vuole fare un esame della natura del governo russo. Magari può essere oggetto di un esame ragionato e di un altro articolo. E’ certo, però, che qualsiasi governo russo (di destra, di centro , o di sinistra) non poteva assistere senza reagire al pericolo mortale per la propria sicurezza costituito dall’entrata di un grande paese limitrofo, già legato alla Russia da molti vincoli economici e culturali, in un’alleanza ostile, la NATO, che già negli anni precedenti era avanzata fini ai confini russi, istallando basi militari e batterie di missili puntati sul cuore della Russia.

La Russia aveva proposto di venire ad un accordo ragionevole che prevedesse il mantenimento della neutralità dell’Ucraina ed il rispetto dei diritti delle popolazioni di lingua russa dell’Est del paese. Il nuovo presidente ucraino Zelensky era stato eletto sulla base di un piano di pacificazione e buon vicinato con la Russia, ma poi – come rivelato recentemente dal noto pacifista americano Chomsky – il piano è saltato per la pressione delle formazioni di estrema destra che hanno anche minacciato di uccidere Zelensky, che alla fine ha scelto di diventare la loro marionetta. La risposta negativa degli USA e del governo ultranazionalista di Kiev alle moderate proposte russe, che costituivano una “linea rossa”, ha fatto precipitare la crisi. Oggi tutti ne paghiamo le spese: crisi economica, inflazione alle stelle, pericoli di guerra mondiale. Ma chi ne soffre di più è proprio il popolo ucraino mandato allo sbaraglio per interessi che non sono suoi.

 Vincenzo Brandi