Gli Stati Uniti, su ordine di Donald Trump, nelle prime ore del 22 giugno 2025, hanno pesantemente colpito gli impianti nucleari iraniani ed altri obiettivi sensibili, anche con il rischio di perdita di radiazioni mortali.
L'Iran, in risposta, come dichiarato da fonti iraniane, cercherà di chiudere lo Stretto di Hormuz, attraverso il quale passa circa il 20% del petrolio mondiale. I prezzi del petrolio saliranno alle stelle, superando probabilmente i 200 dollari al barile in pochi giorni. I mercati azionari globali crolleranno e i prezzi dell'energia saliranno vertiginosamente.
In caso di una risposta iraniana, contro obiettivi americani dislocati in Medio Oriente, probabilmente la NATO si vedrebbe costretta ad intervenire, in base all'Articolo 5 della Carta dell'Alleanza.
In questo caso negli Stati Uniti ed in Europa si innescherebbe il caos politico e una grave crisi economica, con prezzi del carburante che salirebbero a 8-10 dollari al gallone. I prezzi dei generi alimentari aumenterebbero a causa delle interruzioni della catena di approvvigionamento. Gli Stati Uniti ed i suoi alleati si troveranno coinvolti in una guerra estera su vasta scala, mentre allo stesso tempo cercheranno di far fronte al caos in patria. Questa situazione potrebbe diventare sempre più ingestibile da parte degli USA e dei suoi alleati, anche considerando che il conflitto potrebbe allargarsi ad altri attori..
Di fronte a queste prospettive drammatiche anche il Papa ha ritenuto necessario intervenire, mettendo in guardia dal possibile "abisso irreparabile" dopo gli attacchi americani all'Iran e chiede la fine della guerra in Medio Oriente: "Ogni membro della comunità internazionale ha la responsabilità morale di porre fine alla tragedia della guerra prima che diventi un abisso irreparabile...".
A dimostrazione di come la situazione stia diventando pericolosa riporto la dichiarazione odierna del Ministro degli Esteri russo, Lavrov, in relazione agli attacchi americani sul territorio iraniano:
La Russia condanna fermamente gli attacchi statunitensi contro diversi impianti nucleari in Iran all'alba del 22 giugno, a seguito degli attacchi israeliani contro la Repubblica islamica.
La decisione irresponsabile di sottoporre il territorio di uno Stato sovrano ad attacchi missilistici e dinamitardi, a prescindere dalle argomentazioni addotte, viola gravemente il diritto internazionale e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che in precedenza avevano inequivocabilmente qualificato tali azioni come inaccettabili. È particolarmente allarmante che gli attacchi siano stati condotti da un Paese che è membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Le conseguenze di questa azione, comprese quelle radiologiche, devono ancora essere valutate. Ma è già evidente che è iniziata una pericolosa escalation, che potrebbe minare ulteriormente la sicurezza regionale e globale. Il rischio di un'escalation del conflitto in Medio Oriente, già travolto da molteplici crisi, è aumentato significativamente.
Di particolare preoccupazione è il danno causato dagli attacchi agli impianti nucleari iraniani al regime globale di non proliferazione basato sul Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP).
Gli attacchi contro l'Iran hanno inferto un duro colpo alla credibilità del TNP e del sistema di verifica e monitoraggio dell'AIEA che su di esso si basa.
Ci aspettiamo una reazione tempestiva, professionale e onesta dalla dirigenza dell'Agenzia, senza evasioni e tentativi di nascondersi dietro "equidistanza" politica. È necessario un rapporto obiettivo del Direttore Generale dell'AIEA da sottoporre all'esame di una sessione straordinaria dell'Agenzia, prevista a breve.
Naturalmente, anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve reagire. Le azioni conflittuali di Stati Uniti e Israele devono essere respinte collettivamente.
La Federazione Russa chiede la cessazione delle aggressioni e l'intensificazione degli sforzi per creare le condizioni affinché la situazione torni su un canale politico e diplomatico.