mercoledì 31 luglio 2019

Ancona ridotta a hub del turismo barcaiolo di massa...

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Questi mesi sono decisivi per il futuro di Ancona, pesantemente condizionato dal progetto di porto crocieristico sul quale i cittadini non sono stati preventivamente coinvolti dalla Amministrazione comunale ed a favore del quale è in atto una intensa e fuorviante campagna pubblicitaria.


Con il nuovo approdo crocieristico al molo Clementino avremo l'abbandono del progetto di recupero dell'apertura del Porto Antico con la città storica, perdendo così ogni possibile valorizzazione di un rapporto fisico e culturale che ha caratterizzato secoli di storia urbana e che potrebbe fornire nuova linfa vitale all'intera città. Infatti con il porto crocieristico avremo la privatizzazione del Molo Clementino per almeno 50 anni ed un aumento notevole dell’inquinamento dell’aria, grazie a oltre 6.000 approdi di navi, vere bombe ecologiche: a parità di distanza percorsa, una nave da crociera emette inquinanti atmosferici pari a 5 milioni di automobili. Oltre all’aumento della CO e del black carbon è la stessa proponente Autorità Portuale che prevede che per ogni approdo e per ogni nave avremo la produzione, dai soli motori delle navi, di 5,13 tonnellate di ossidi di azoto, 400 kg di anidride solforosa, 170 kg di PM 10, 160 kg di PM 2,5, kg.440 di composti organici volatili non metanici. Per la durata di 50 anni prevista della concessione il costo sociale dell’inquinamento (malattie, decessi, aumento ricoveri ospedalieri, danni ai monumenti storici) è stimato in € 774 milioni in aggiunta al costo sociale già oggi derivante dai traghetti. Questo incremento dei costi sociali saranno tutti a carico dei cittadini di Ancona e dei lavoratori in ambito portuale. La eventuale rinuncia, pubblicizzata ieri sera, al parcheggio multipiano e quindi alla mobilità con auto private vale solo 3 milioni aggiuntivi di danni ambientali in 50 anni e dimostra, piuttosto, le difficoltà di convivenza con lo sviluppo di Fincantieri.

I supposti benefici, come risulta dal progetto, a vantaggio di chi andrebbero? alla Autorità Portuale per le concessioni; ai piloti del porto, agli ormeggiatori e rimorchiatori; a chi gestirà lo smaltimento dei rifiuti, il rifornimento dell’acqua, il rifornimento di carburante peraltro operato da fornitori nazionali e non locali; alla società che gestirà il terminal; a chi gestirà i parcheggi delle auto dei crocieristi. Sull’ipotesi di una spesa supposta di circa € 70 a testa dei crocieristi ed equipaggi si basa poi il presunto guadagno per i gestori di attività commerciali. Per i cittadini? Solo inquinamento!

La scelta strategica alternativa che noi sosteniamo è invece quella di liberare dalle attuali attività tutto il porto realizzato dal Vanvitelli, dal Molo Clementino al Lazzaretto, restituendo alla città la sua vera passeggiata con l’insediamento di tutte le possibili e compatibili attività turistiche, dell’intrattenimento e del tempo libero. Questo obiettivo può essere raggiunto recuperando i ritardi della Autorità Portuale nel completamento della banchina Marche e nella realizzazione della “penisola” in programma fin dal 2010! Questo permetterebbe di spostare l’ormeggio dei traghetti e dell’ eventuale porto crocieristico – se si volesse insistere su questa scelta - sulla nuova darsena più lontana dalla città e più vicino alle vie di comunicazione. In tal modo tutte le reti di Schengen sarebbero abbattute e si potrebbe completare il progetto strategico del recupero del Porto Antico alla città.

Peraltro l’allungamento dei tempi di realizzazione della “penisola”, rispetto ai 2 anni per la nuova banchina al Molo Clementino, sarebbe compatibile con la realizzazione dell’uscita a nord, altrimenti tra due anni tutta la città sarà bloccata per almeno 260 giorni da ulteriori 140.000 veicoli da e per il porto, aggiungendosi al traffico che già oggi è presente sulla Flaminia ed a Torrette. Ed anche questo è un danno alla comunità.


Italia Nostra - SEZIONE DI ANCONA 
Vincenzo Pirani” Il Consiglio Direttivo  
Sede: via Bonda,1/b , 60121 Ancona, cell. 327/8238123, email: ancona@italianostra.org
Posta certificata italianostramarcheancona@pec.it, sito: https://www.italianostra-ancona.org/ 

martedì 30 luglio 2019

Grottammare - “Memorie di un musicologo perverso” - Recensione

Autoctophonia Festival
Grottammare – Paese Alto
“Teatro Ospitale” – Casa delle Associazioni

Iª Edizione Estate     Luglio-Agosto 2019
Il fabulatore incantevole
a cura di TeatrLaboratorium Aikot27 e Gruppo Aoidos


IL BASSISTA
“Memorie di un musicologo perverso”
di e con
Vincenzo Di Bonaventura


SECONDA FILA, TERZO LEGGIO

          “I due maestri sono venuti a trovarmi ieri sera, durante l’allestimento”, racconta Di Bonaventura. Dario Fo e Carmelo Bene, naturalmente, chi altri... E nessuno fra noi dubita della realtà di una tal visita: perché li sentiamo ancora qui, i due maestri, nell’omaggio dell’attore solista, “fabulatore d’incanto”, a quel loro teatro che fu soprattutto ricerca - sulla lingua nell’uno, sulla phonè nell’altro – e sempre “teatro del testimone” così come lo è quello di Di Bonaventura: ancor più in questa traiettoria teatrale quasi temeraria, certo visionaria, di giullare scomodo e solitario, a cavallo dei due mesi estivi più connotati - in questa città e non solo - dal confuso frastuono di riti collettivi, commerciali e finto-culturali.

          Macchina attoriale nella pienezza dell’accezione beniana – e dunque attore solista ma anche regista, sceneggiatore, musicista, tecnico del suono ecc. – Di Bonaventura annulla ogni distanza fra sé e il pubblico, porge allo spettatore una riscrittura scenica a cui aderire con tutto il coinvolgimento emotivo, sensoriale, neuronale, di cui si è capaci.
          Oggi un apparato fonico d’antan ma poderoso - ben 13 casse-armadio, più aggeggi di variegata pittoresca tecnologia - crea il tessuto acustico di una “partitura” complessa e visionaria, “Il contrabbasso” di Patrick Sϋskind (1981): alluvionale flusso di coscienza che del protagonista - terzo leggio nella seconda fila dei contrabbassi dell’Orchestra di Stato - svela il microcosmo di “manovale della musica”, coagulo di frustrazione e impotenza intorno al feroce amore/odio per l’ingombrante, monumentale, antropomorfo, cannibalizzante strumento musicale.
         Sublimato dalla grazia dell’ironia, il poderoso monologo è insieme allucinata dichiarazione d’amore per la musica, perorazione della centralità pur misconosciuta del proprio ruolo di contrabbassista, inno a quello che ”nelle sue quattro corde racchiude la potenza di un’orchestra”, il più “femminile” degli strumenti con le sue curve che invitano all’abbraccio; ed è al tempo stesso perturbante metafora dello smarrimento e dell’insignificanza dell’intellettuale in un universo di prevaricazione ed esibizionismo; della condizione dell’artista sempre in bilico tra arroganza e fragilità; della solitudine dell’uomo-massa, specie se colto e sensibile, vaso di coccio tra vasi di ferro.

         “Se c’è una cosa inconcepibile è un’orchestra senza contrabbasso (…) un’orchestra comincia a esistere solo quando c’è un contrabbasso”: alle nevrotiche considerazioni sulle gerarchie orchestrali, sul ruolo degli altri strumenti (…E il primo violino, come si sentirebbe il primo violino senza contrabbasso? Nudo, come un imperatore senza i vestiti!...), sull'inutilità del direttore (lasciamo il direttore sbacchettare, il direttore è un’invenzione del 18°secolo…) si alternano spezzoni delle melodie di Brahms, di Schubert, amate con lo stesso ardore con cui Wagner è odiato (“Se ci fosse stata la psicanalisi ci saremmo risparmiati quel mostro di Wagner…”): ah la Seconda di Brahms! ah l’Incompiuta di Schubert! ah il tuono dei cinque contrabbassi all’unisono  - che ne trema l’orchestra - per il brivido della straussiana Salomè affacciata sull’orrenda prigione di Johanaan!...

         Ma la stessa monumentalità del meraviglioso strumento incombe ossessiva sul microcosmo privato del musicista e - quel che è peggio – nell’orchestra lo rende invisibile a Sarah, affascinante soprano e amorosa ossessione:  lo sguardo di lei non è mai rivolto al contrabbasso di fila, ma lei c’è sempre, “con quella voce, quell’organo divino”, invade i sogni notturni, a volte “mi appare anche di giorno”…

      D’altra parte come ignorare che non c’è niente di più opposto di un soprano e di un contrabbasso? Il contrabbassista è il primo a saperlo, non esiste una musica scritta per loro; alla Biblioteca musicale, forse, solo “due arie per soprano e contrabbasso obbligato” poi un nonetto di Bach… poca cosa; e poi lei esce con un cantante italiano…
         Infine è chiaro a tutti, come no, che “In realtà non si è nati per il  contrabbasso (… ), ci si arriva per vie traverse, per caso e per delusioni” e lui c’è arrivato per vendetta e rivalsa: contro il padre che non lo voleva artista, e contro la madre artista, per vendicarsi della quale si dedica allo strumento più ingombrante, goffo, “il meno da solista che ci sia”: e per deludere l’uno e l’altra ed “assestare a mio padre una pedata nell’al di là”  diviene “proprio un impiegato: contrabbassista nell’Orchestra di Stato, terzo leggio”.

         Non può che tracimare, e lo farà, l’energia accumulatasi nell’intreccio di frustrazione, orgoglio, rabbia, delusione, come un fiume sotterraneo pronto ad esondare con violenza: ed ecco lo spettacolare “grido del suo cuore innamorato” - SARAH! -  esplodere nel bel mezzo dell’orchestra, mentre questa sospende il respiro in attesa dell’inizio e “le tre figlie del Reno stanno là come inchiodate dietro il sipario chiuso”… L’effetto sarà “colossale”, c’è da immaginarselo.
Ed è appunto solo immaginazione: il resto è struggente ripetitivo delirio, “ a volte immagino di vedermela davanti, molto  vicino, come il contrabbasso in questo momento…”.

         E’ soprattutto un’ode alla musica questo testo teatralissimo, struggente e ironico, che risucchia lo spettatore in un vortice di emozioni, sensazioni, deliri. Con qualcosa di felliniano - e pertanto di straordinariamente poetico - nella parabola tragicomica del protagonista. E mai fabulatore fu più “incantevole” dell’attore-solista che oggi gli presta la sua voce e la prodigiosa memoria. E che come un magnifico contrabbasso racchiude in sé la potenza di un’intera orchestra.


Sara Di Giuseppe                             faxivostri.wordpress.com     letteraturamagazine.org 


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martedì 23 luglio 2019

Non rispondere al male con il male... per integrare le differenze e riconoscersi nella stessa Unità

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…non tutti la pensiamo allo stesso identico modo e magari pur avendo idee simili le mettiamo in pratica in modi diversi. Pur dichiarandoci ecologisti, vegetariani, spiritualisti, etc. talvolta -anzi spesso- troviamo motivi di disaccordo anche fra noi. 


Tempo fa parlando con una amica del più e del meno siamo andati a toccare il tema del bioregionalismo e le ho raccontato di come partendo dalla stessa idea i fautori di questa "filosofia attiva" siano poi andati disperdendosi in varie compagini, talvolta anche antagoniste fra loro e lo spezzettamento ancora è in atto. "Da parte mia -le ho detto- cerco di seguire il sistema alchemico del “solve et coagula”, cercando di mantenere rapporti decenti  e dialogo con tutti.".
Questo atteggiamento non viene però sempre apprezzato, c’è qualcuno che mi chiede una maggiore coerenza e adesione all’idea “pura” e “dura”. Che posso farci… sono nato per stare nella via di mezzo, nel possibile. Anche perché sciogliere i nodi si può solo se ci si mette attenzione e santa pazienza. D’altronde se non si riesce a convivere con persone che almeno hanno qualcosa in comune con noi come potremo sperare di accettare il resto del mondo? In varie occasioni ho subito però critiche virulente per il mio atteggiamento, critiche che -dal mio punto di vista- sono ingiustificate.
Ad esempio sul mio diario "Il Giornaletto di Saul" in cui pubblico generi diversi di notizie (a volte anche controverse),  mi limito a fare qualche commentino e a dare qualche rispostina o resto in silenzio, operando come l’acqua -che scorre dove l’ostacolo è minore. Spesso, col tempo, ho notato che i toni tendono ad ammorbidirsi ed anche la comprensione reciproca aumenta…
Paolo D’Arpini
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venerdì 19 luglio 2019

Il Camilleri resuscitato...


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Di Andrea Camilleri l’italica stampa s’è dimenticata per un mese: dopo la notizia, a metà giugno, del malore e del ricovero in condizioni criticissime, sfido chiunque a trovare sui giornali notizie o aggiornamenti nelle settimane successive.  [Quand’anche la famiglia avesse chiesto riserbo e silenzio - è solo ipotesi, non ne so nulla - i giornali avrebbero potuto/dovuto ugualmente ricordarlo aprendo ogni giorno - tutti - con la scritta in evidenza e in prima pagina, pur in piccolo, o in riquadro ecc. “Camilleri è malato. Rispettiamo la volontà dei famigliari ecc…”. Ma nessuno l’ha fatto].

     Il 17 luglio 2019 Camilleri muore e i giornali resuscitano: stampa, tv, informazione tutta, forza ragazzi fiato alle trombe che oggi si vende...

        È il giornalismo italiota, bellezza. Camilleri lo conosceva, nei suoi romanzi è frequente il ritratto impietoso di certa informazione: locale e nazionale, certo molto diffusa, fatta di servilismo, opportunismo, superficialità.
        A volte, anche, il ritratto dei quaquaraquà dell’informazione prende in lui la forma netta ed esplicita dell’analisi socio-comportamentale: “Pirchì uno come Ragonese, e come lui tanti autri, cchiù importanti, che scrivivano supra ai giornali nazionali, facivano il loro mestiere in questo modo? Non c’era che ‘na risposta: pirchì avevano l’anima del servo. Erano gli entusiasti volontari del servilismo, cadivano ‘n ginocchio davanti al Potiri, quali che era. Non ci potivano fari nenti: erano nasciuti accussì” . 
(A.Camilleri, Una voce di notte, 2012).

        Oggi, è full immersion in barili di retorica, luoghi comuni, titoloni, aggettivoni. In tv e sui giornali trionfano lo Zingaretti-fratello (quello che non fa il politico) e l’annessa serie televisiva sul commissario Montalbano.
        Come se Camilleri fosse lo sceneggiatore di inguardabili fiction italiote e non invece l’intellettuale profondo che è stato, l’osservatore lucido e appassionato di una realtà disumanata e tragica come la nostra, il creatore di una lingua letteraria unica e audace, tradotta nel mondo nonostante la non facile trasposizione del suo italo-siciliano in altri contesti linguistici .
        E come se un romanzo di Camilleri si potesse impunemente trasferire, come è stato fatto, in un letargico sceneggiato televisivo senza perderne l’essenza stessa: che è quella forma letteraria, quella lingua di irresistibile potenza comunicativa, quella scrittura che reca il sapore antico della sua terra mentre disegna profili e traiettorie dell’oggi, di una realtà politica sociale culturale in caduta libera, alla cui perdita di umanità e di senso lo scrittore non era rassegnato.

        Chissà che direbbe oggi del coro di prefiche giornalistiche, televisive, dell’informazione tutta, di quelli che senza arrossire lo chiamano il papà di Montalbano (sic) ben poco conoscendo di lui e della sua opera: del “retrosguardo abissale” che pirandellianamente coglie la doppia faccia di ogni realtà; delle architetture romanzesche lungo le quali transitano come nell’ Opera dei Pupi le stolide marionette del potere, i lorsignori e i monsignori,  i gaglioffi in doppiopetto; della pietà che percorre ogni sua trama: per la vita violata, del singolo che soccombe come dei tanti spogliati e naufraghi, figli di un dio minore.

        Di certo sorriderebbe, di quel sorriso divertito e saggio che nelle sue storie ricompone l’unità frantumata e ambigua del reale quando l’intrigo si scioglie e l’assassino viene - come si dice - assicurato alla giustizia.

       Forse di tutto questo circo di provincia avrebbe pietà e perfino un po’ di nostalgia.

Sara Di Giuseppe                      


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giovedì 18 luglio 2019

"Ballando sotto le stelle..." - Notizie ecclesiastiche da ridere passate in TV


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Ante scriptum. In una seguitissima trasmissione televisiva, chiamata Ballando sotto le stelle... spettacolo in cui noti attori/attrici/saltimbanchi e quant'altro si esibiscono danzando con ballerini professionisti, è comparsa una "suorina" quella stessa che in precedenza si era esibita cantando note canzoni alla moda. Questa "suorina", che ci richiama alla mente un'altra bambina, la ben nota Greta (essendo tra i suoi Fans anche il noto -alle cronache- papa Francesco), fa capire ad occhi abbastanza attenti (vedi il libro di Daniel Estulin dedicato all'Istituto Tavistock, edito da Arianna editrice) che siamo vittime di reiterate e subentranti operazioni di marketing pseudo-ambientale e soprattutto pseudo-religioso.
Ho scoperto, pubblicata dalla rivista D (che sta per donna...) rivista femminile di Repubblica, una mail inviata al noto corsivista prof. Umberto Galimberti, da una signora molto critica nei confronti della "suorina" ed ho scritto a quella lettrice il mio commento, che ho diffuso fra gli amici.

gent.ma Maria Vincenza Giacobbe,
ho apprezzato il contenuto della Sua mail inviata al prof. Galimberti, dedicata alla "suorina danzante tra le Telecamere". Confermo la mia impressione ( da esperto) trattarsi di Marketing, puro Marketing ecclesiale, anzi: neo-ecclesiale meglio: Neo-global-ekklesiale...(per dirla in sanscrito, o esperanto), di cui si notano tracce in ogni esibizione del Papa gesuita.
Galimberti, nella sua esauriente e complessa risposta, scrive di "Ordine Conventuale", io dico che qui si tratta di "marketing convenzionale", perché tutti gli aspetti di questa nuova "maschera" del "teatro popolare italiano" sono coerenti col personaggio. Compresi gli occhioni,amplificati da spesse lenti di grezza fattura, i quali, secondo canoni che risalgono al 600 barocco...ma rimangono nella memoria popolare, "guardano al Cielo".
Inoltre, il' prof. Galimberti, dal canto suo, ci ricorda che la danza, da quanto reperito in un "frammento gnostico" non era... e lo credo bene... coerente con la nota frase di Sant'Agostino: "Melius est arare quam saltare" in giustificato onore dei "riti della terra", ma più vicina ad un certo erotismo sacrale che, ahinoi, si avvicinava ad una SANISSIMA PAGANITAS, che noi ancor'oggi auspichiamo.
Tuttavia,personalmente, sono portato a credere che i Catari, splendido esempio di gnosticismo pre-rinascimentale, più che danzare (certamente mai davanti alle telecamere del demonio) cercassero di alzare alternativamente piedi e gambe, per un riflesso condizionato proprio anche agli orsi apprendisti ballerini di strada, cercando di allontanare per quanto possibile le proprie propaggini da cataste di legna infuocate, gentile omaggio dei christiani "Non Gnostici", non propriamente ai loro fratelli "In Christo".
Un altro raggiante esempio della Ecclesia aperta (non ai Poveri bensì ai Gonzi) è quel Don Bruno che tanto affascina Barbara D'Urso ed i suoi fans, mentre fa suonare le canzonette di moda durante le sue recite (della sacra Messa, beninteso). Anche i suoi salterelli ci ricordano quelli degli Orsi ballerini di strada.
Ripeto che la risposta di Galimberti è stata più che convincente, almeno dal punto di vista della cultura storico-religiosa, e tuttavia il problema che resta è proprio quello cul-turale. Si tratta della Kul-tura della Post-Modernità, incentrata sul Marketing ed i suoi poliedrici aspetti, fatta propria dalla Kiesa Post-Konciliare.
Pertanto, chi non percepisce la presenza di questa "mano invisibile" che agisce congiuntamente sulla "pubblicità religiosa" e sui "mercati finanziari" è portato ad attribuire chissà quali significati a banali operazioni a sfondo prevalentemente economico, tipo 8x1000, 5x1000 e quant'altro (di tutto e di più).
Cordiali saluti.


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mercoledì 17 luglio 2019

Bologna. Extinction Rebellion si presenta


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Vi contattiamo perché abbiamo raggiunto un punto critico per il futuro, sia per la nostra Terra che per l’umanità, da un punto di vista politico. Siamo la divisione bolognese di Extinction Rebellion (XR), un’organizzazione internazionale e nonviolenta nata nel Regno Unito nel maggio 2018 che ora si sta espandendo rapidamente in Europa e nel mondo.

Siamo preoccupati per la minaccia che il sistema politico-economico pone alla vita del mondo nonché alla sopravvivenza della civilizzazione. Dopo che nel maggio 2018 un centinaio di accademici hanno firmato una ‘chiamata all’azione’ in supporto di XR, a partire dalla ‘Dichiarazione di ribellione’ del 31 ottobre scorso il movimento è stato artefice e promotore di proteste e azioni di disobbedienza civile, compreso il blocco di alcuni dei principali ponti a Londra in aprile.

Il nostro primo obbiettivo è che lo Stato Italiano dica la verità sullo stato del pianeta e dichiari l’emergenza climatica ed ecologica, ma non possiamo farlo senza avere dalla nostra parte un movimento sociale e soprattutto senza il tuo prezioso supporto. 

In Italia Extinction Rebellion è presente nelle principali città (Roma, Milano, Perugia, Napoli, Torino, Genova..) e sta raggiungendo capillarmente tante altre comunità, tra cui la nostra città, Bologna, dove il gruppo è nato lo scorso aprile. Desideriamo aprirci ad altri gruppi ugualmente impegnati nelle questioni ambientali e/o sociali, per collaborare nella costruzione di una città sostenibile.


Se vorrete supportare la nostra richiesta di dichiarazione dell’emergenza climatica, oppure se avete domande o suggerimenti, vi preghiamo di scrivere a questa mail: daniele.quattrocchi@gmail.com

Grazie per l’attenzione.

Daniele Quattrocchi, cell.3393434850

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Per avere più informazioni su XR:
https://rebellion.earth/ 1

martedì 16 luglio 2019

“Il liberismo è morto!” – Il senso dell’intervista di Vladimir Putin al Financial Times

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La recente intervista del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, rappresenta sicuramente un salto di qualità, rispetto alle dichiarazioni improntate ad una grande prudenza mediatica a cui il Presidente Russo, uomo che sicuramente preferisce l’azione sul campo, ci ha da tempo abituati. Parlare al Financial Times di inattualità e crisi del liberalismo, significa solo una cosa: che per questo modello stanno, oramai, suonando le campane a morto.

D’altronde, nonostante la fine del blocco sovietico avesse fatto sperare ai prezzolati fautori del liberismo, l’avvento di una “Fine della Storia” (per dirla tutta con Fukuyama…) all’insegna di un omologante liberal-liberismo, connotato solo da lievi oscillazioni di quando in quando a sinistra o a destra, le cose non sono andate secondo i “desiderata” di Lor Signori. 


Difatti, una serie di crisi globali economico-finanziarie in successione, intervallate a momenti di grande euforia dei mercati, hanno messo e stanno ad oggi mettendo, sotto gli occhi di tutti, i limiti e le grandi contraddizioni di questo sistema., la cui indiscriminata espansione a livello globale, è stata solo capace di produrre sperequazione, indebitamento, strangolamento economico di popoli e nazioni, degrado ambientale e sociale, nel nome di un sistema che in nome di parole d’ordine generiche e confuse, come libertà, democrazia, diritti, ha e sta invece conducendo ad un mondo uniformato nello sfruttamento e nella miseria generalizzati, a fronte di pochi fortunati super-abbienti, illuminati e “progressisti”.

E poi, diciamocela tutta, a settant’anni dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale, non è obiettivamente, ancora possibile continuare a ragionare secondo i parametri geopolitici del dopoguerra. Gli Usa, oggi più che mai, sotto la gestione Trump, hanno deciso di pensar di più ai propri interessi nazionali, piuttosto che a quelli dei vari potentati economici multinazionali, più propensi ad un liberal-progressismo da imporre al mondo intero. Per questo l’Europa, ora più che mai, deve ripensare il proprio ruolo, iniziando proprio da un cambiamento di marcia, che non può non passare attraverso lo smantellamento del Circo Equestre di Bruxelles, a cui andrà giuocoforza sostituito un modello più elastico e nel contempo, solidale, rappresentato da un’idea confederativa di Comunità di Stati Indipendenti, legati da un patto di mutua assistenza e solidarietà.

La Federazione Russa di Putin, sta ricominciando a rivalutare il proprio fondamentale ruolo di potenza-ponte tra Europa ed Asia,tramite la graduale ricerca di un asse con la Cina, con un occhio all’Iran ed alla Siria. E le dichiarazioni di Putin al Financial Times costituiscono, in questo senso, un segnale chiaro e netto. Oggi esiste concretamente la possibilità di addivenire alla creazione di un Asse geopolitico alternativo a quello atlantico. Un Asse imperniato anche su una visione dello Stato e dell’economia ben diversa da quella liberal-liberista, oramai sempre più in preda ad evidenti contraddizioni di metodo e di sostanza.

Occasione d’oro per assestare un colpo mortale al carrozzone di Bruxelles e dei Poteri Forti, potrebbe esser rappresentato dalle critiche “comunitarie” a proposito della vicenda “Sea Watch”. Ora, dopo che Germania, Francia e Olanda si sono permesse di criticare il nostro Governo in una maniera così arrogante ed ipocrita, c’è da chiedersi: ma cosa ci stiamo a fare ancora in Europa? Per caso a pagare per poi subire affronti, umiliazioni e reprimende d’ogni genere e tipo?

Nuovi scenari e nuove opportunità vanno aprendosi. La seconda potenza mondiale del pianeta si sta situando su posizioni anti globaliste, anti buoniste e smaccatamente anti immigrazioniste, con buona pace dei vari ferri vecchi e dei rottami progressisti, che oggi tanto cianciano di ipocriti solidarismi d’accatto. Non cercare di approfittarne ora sarebbe un grosso errore.

In giuoco, ora come non mai, c’è il benessere e la libertà della nostra e delle generazioni europee a venire. Senza se e senza ma.

Umberto Bianchi
L’intervista di Putin  al Financial Times: 
https://www.ft.com/video/d62ed062-0d6a-4818-86ff-4b8120125583

sabato 13 luglio 2019

Il 5G che incombe


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l 5G, ovvero la quinta generazione dello standard di comunicazione della telefonia mobile, sta per  arrivare in Europa. In Qatar è stata attivata la prima rete 5G commerciale al mondo mentre in Giappone prosegue la sperimentazione su connessioni superveloci. In diverse città italiane invece sta per partire la sperimentazione sul 5G, ma i primi test commerciali inizieranno nel 2019 con l’obiettivo di arrivare entro il 2020 ad avere la prima città “5G enabled”.

Il 5G ci farà ammalare tutti di tutte le malattie

Presto  dovrebbero iniziare le sperimentazioni nelle cinque città italiane (Milano, Bari, Matera, Prato e L’Aquila) che hanno vinto il bando del MISE. A queste si aggiunge anche Roma che ha attivato un protocollo d’intesa con Fastweb per una mini-sperimentazione.  Siamo quindi ancora distanti dal lancio commerciale della tecnologia 5G nel nostro Paese (e in buona sostanza anche nel Mondo). Ciononostante fioriscono i gruppi spontanei di cittadini che non si arrendono che denunciano i pericoli del 5G.



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(Notizie fornite da G.C.)