lunedì 17 marzo 2025

18 marzo 2025. Suona il telefono...?

 


Secondo quanto riportato da Reuters, che cita il presidente degli Stati Uniti, il 18 marzo 2025 potrebbe aver luogo una conversazione telefonica tra Donald Trump e Vladimir Putin. "Parlerò con il presidente Putin martedì. Nel recente fine settimana è stato svolto molto lavoro. Vogliamo vedere se possiamo porre fine a questa guerra. Forse possiamo, forse no, ma penso che abbiamo ottime possibilità", ha detto Trump ai giornalisti a bordo dell'Air Force One durante un volo notturno dalla Florida a Washington. Donald Trump ha anche affermato che intende “sollevare la questione durante la prossima conversazione con il leader russo sui territori e sul controllo delle centrali nucleari”.

Nel frattempo le autorità statunitensi hanno notificato all'Europa che stanno abbandonando il gruppo internazionale che indaga sulla Russia nel contesto del conflitto ucraino. Lo riporta il New York Times.

Da parte del Cremlino il vice ministro degli Esteri della Federazione Russa Aleksandr Grushko ha dichiarato che per un giusto e duraturo accordo di pace “la Russia insisterà sulle garanzie di sicurezza nel quadro del trattato di cessate il fuoco con l'Ucraina”. Secondo lui “al momento non ci sono ancora prospettive di dialogo diretto tra Russia e NATO; esiste solo un “canale telefonico. Comunque -ha aggiunto- se parliamo di una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, allora, ovviamente, chiederemo che questo accordo comprenda garanzie di sicurezza chiare. Perché solo attraverso la loro formazione sarà possibile raggiungere una pace duratura in Ucraina e, in generale, rafforzare la sicurezza regionale. Parte di queste garanzie dovrebbe essere lo status neutrale dell’Ucraina ed il rifiuto della NATO di accettarla come membro dell’alleanza”.

Grushko ha anche sottolineato che parlare di “forze di interposizione” della NATO o dell’UE in Ucraina è assurdo: "Diventeranno parte del conflitto con tutte le conseguenze. Un trattato di pace potrebbe prevedere la presenza di osservatori disarmati di una missione civile super partes in Ucraina per monitorare l'attuazione di determinati aspetti dell'accordo”.

Grushko ha sottolineato che solo misure di questo tipo possono garantire una pace duratura e rafforzare la sicurezza regionale.


Aleksandr Grushko


Considerazioni a latere:


Apettando il responso della telefonata diretta tra il capo di stato USA e quello di RUSSIA. La seconda da quando l’amministrazione Trump si è insediata (e anche la seconda negli ultimi tre anni di guerra). Presto per dire qualcosa, come sempre in questi casi: il fatto è che a fronte dell’ottimismo ruspante del leader americano, la matassa è tuttavia intricatissima (il contrasto tra le due cose fa specie).
D. Trump medesimo in realtà ha già sottolineato nel suo comunicato ufficiale sulla telefonata che vi sarà che “potrebbe riuscire oppure no”, vale a dire che non dà garanzia del risultato malgrado le speranze.

Il fatto è che il presidente USA, la sua visione entusiastica quasi, è una sfida diretta alla razionalità, dato che se si analizza in modo razionale non esiste in realtà un singolo punto sul quale i contendenti siano in linea e disposti al dialogo. Non è lecito mettersi a fare l’ennesima disamina prima dei giochi di domani, ma vediamo almeno 3 punti.

A – CONCESSIONI TERRITORIALI = ecco, qui ci si fa male e subito. Zelensky e soci hanno urlato ai quattro angoli cardinali che il paese non riconoscerà mai costituzionalmente il passaggio di proprietà di 5 regioni (le 4 conquistate dal 2022 + la Crimea). Questo suggerisce che Kiev potrebbe al massimo riconoscerle “de facto”. Signori, cerchiamo di comprendere una cosa: che significa riconoscimento “De facto” ? Che legalmente Kiev non riconosce un bel nulla e non concede un bel nulla. Le 4 regioni NON vengono cedute (si congela la linea del fronte) e su un piano giuridico continuano ad essere una zona grigia: ora, al di là dei proclami di parte russa che non verrà accettata alcuna “soluzione coreana”, ragioniamo con calma e cerchiamo di capire che approvando una soluzione di questo genere significa – ripetiamolo – che Kiev in sostanza non concede nulla. L’unica “concessione” sarebbe che smetteranno di sparare ed attaccare.....ma questo avrebbe un senso solamente se fossero LORO in fase vincente, cosa che chiaramente non è (purtroppo è l’incontrario in realtà).
Esiste una oggettiva difficoltà logica – un’aporia - nel comprendere un trattato di questo genere: Kiev che riconosce quanto in realtà ha GIA’ perduto (ma senza cedere alcunchè che abbia ancora in mano)....può sembrare “equo” a tanti giustizialisti, filoucraini e occidentali, ma in realtà secondo una logica pura di negoziato ha molte crepe, nel senso che è facile concedere qualcosa che è già stato perduto in ogni caso. A scanso di considerazioni etiche (differenti per ognuno), la verità sarebbe che ciò che è stato perduto, ipso facto è già fuori della trattativa nel senso che lo stato che lo stato perdente non può più servirsene in sede di trattativa (come se io volessi trattare la vendita di una mia autovettura, la quale però non mi appartiene più perchè l’ho smarrita durante un viaggio l’anno scorso: è una trattativa vuota dato che io non possiedo più il bene di cui si parla. Si può capire messa così ?).

Il negoziato (o commercio che sia) lo si può fare soltanto con quanto ancora hai in mano: quanto hanno ancora in mano gli ucraini è la parte delle 4 regioni ancora non conquistata da cedere spontaneamente (in questo modo sono i russi che concedono di smettere di martellarli). Ecco, così funziona anche se è amaro.

Senza parlare poi del fatto che una concessione de facto, ovvero alegale lascerebbe intatta la base etica da parte dell’occidente di imporre a piacimento il regime sanzionatorio come han fatto sin dai tempi della Crimea.

Tenendo conto di tutte queste considerazioni si ritorna al principio: COSA esattamente Kiev è disposta a concedere ? la verità è che non pianifica di concedere NULLA a parte quanto già non le appartiene più (e anche quest’ultima cosa, senza riconoscimento legale internazionale). Da un punto di vista ucraino può apparire logico (si cerca il male minore), ma in una logica globale che tenga conto della prospettiva russa, non lo è lontanamente invece: la Russia tornerebbe dunque a casa con una striscia di territorio, 1) incompleta e 2) non riconosciuta (stile Gaza ??) ovvero un fronte che potrò sempre essere riaperto un giorno e che nel frattempo giustifica sanzioni per i prossimi 20 anni ? Non mi sembra un buon accordo : soprattutto se Mosca sta vincendo.

B – GARANZIE DI SICUREZZA = più breve ancora: il punto non è la NATO. Il punto è che Mosca non desidera QUALSIASI presenza occidentale in Ucraina in qualsiasi forma: mettere il veto contro la Nato per poi accettare un surrogato della Nato stessa non avrebbe alcun senso (inutile aver fatto una guerra !). Kiev continua a chiedere garanzie di sicurezza, il che riformulato significa che vuole una presenza militare occidentale nel paese: Mosca invece ritiene l’Ucraina parte del proprio hinterland culturale e pertanto il massimo che può concedere in tal senso è una neutralità (cosa che NON prevede forze occidentali in giro).

CONCLUSIONE
Su entrambi i punti cruciali in alto, Kiev sta oggettivamente tentando di aggirare il senso profondo delle richieste di Mosca, cercando infingardamente di ottenere qualcosa che la annulli. Avrebbero più possibilità di farlo se fossero in vantaggio sul campo ma sfortunatamente per loro è l’incontrario.

Ecco il problema di D. TRUMP è questo (riformuliamo il tutto così): sta cercando di ottenere una pace come sarebbe logico ottenerla se tra le due parti vi fosse un PAREGGIO.

Il “pareggio” è quanto in effetti è stato auspicato da CIA, Pentagono e Nato. Il dramma è che però tale pareggio non c’è e i russi stanno lentamente avanzando (ragione per la quale l’amministrazione Trump ha avviato rapidamente la trattativa, cioè per evitare di doversi attivare in ritardo cosa che comporterebbe la perdita di ulteriore terreno a Kiev).
Tutto questo è terribilmente difficile da spiegare alle opinioni pubbliche di tutto l’occidente, abituate ed assuefatte ad una narrazione che vedeva le forze russe “distrutte e sconfitte” (questo lo si può capire: i leader occidentali non possono adesso venirsene fuori e dire alla propria gente “per 3 anni vi abbiamo raccontato cretinerie e falsità, in realtà erano le forze russe a vincere e non noi....”. Eccovela). I leader del blocco euro-americano hanno promesso per 3 anni una vittoria ed ora si trovano a trattare una RESA che però non possono ammettere esser tale per ragioni inderogabili di immagine (è un problema autentico).
No, proprio non si può sapere cosa si diranno Trump e Putin domani: cosa potrà cantare il presidente USA per lavorarsi il capo del Cremlino. E’ evidente che se alla telefonata ci sono arrivati, del materiale su cui lavorare esiste ma l’accordo finale ? Riflettando sui punti A e B di sopra, continuo a non esprimermi.

Daniele Lanza



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