vita comunitaria in campagna
I danni dell'Agricoltura e degli Allevamenti Industriali e vantaggi dell'Agricoltura Biologica e della Dieta Vegetariana...
L'Italia ha il record Mondiale dei tumori infantili e l'aspettativa di vita sana è crollata di oltre 10 anni dal 2004 (Fonte Eurostat)... cosa sta succedendo sulle nostre tavole e come uscirne fuori...
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I perchè della necessaria chiusura degli allevamenti intensivi industriali (sostenuti coi soldi delle nostre tasse) e dell'immediato divieto di Pesticidi, Diserbanti chimici e delle importazioni di OGM (oltre 60 ad oggi in Italia, senza nessuna autorizzazione dell'organo deliberante, ovvero il Consiglio dei Ministri UE... avranno paura di esporsi per i danni alla popolazione?).
E' ormai improrogabie la riconversione Agroeco-Biologica dell'Agricoltura italiana, finanziata da oltre 25 miliardi di Euro della comunità Europea (periodo 2007-2013), basata sulla nostra tradizione enogastronomica, unica ed inimitabile, e sulla memoria genetica della Biodiversità autoctona degli agroecosistemi e dei Semi selezionati da millenni, liberi da OGM.
Purtroppo, però, ancora oggi immense risorse dei Pagamenti Agroambientali Regionali ed Europei vengono destinati ad Agricoltori che acquistano sempre più Pesticidi e Disseccanti chimici, secondo disciplinari di presunta agricoltura integrata, basati su ipotetiche riduzioni (in realtà le statistiche parlano di aumento) dell'impiego della chimica, senza obbligo prioritario di impiego di Prodotti Biologici, in un sistema non controllabile ne certificabile e senza nessun vantaggio per gli agricoltori, le prime vittime (economiche e sanitarie) dell'uso dei Pesticidi.
Ai consumatori il consiglio di recarsi a far la spesa in campagna e non nei supermarkets, collegandosi ai GAS (gruppi d'acquisto solidali) di Prodotti 100% Biologici, 100% coltivati in Italia e, pertanto, 100% liberi da OGM, in modo da contenere i costi della propria alimentazione naturale, aiutando nel contempo gli agricoltori, cui oggi rimane ben poco di quanto i consumatori spendono nei supermarkets. In un sistema dove oltre il 50 % degli ortaggi e frutta prodotti vengono buttati senza essere consumati, con uno spreco immenso di energia per conservazioni e trasporti globalizzati.
Tornare alla Campagna, approfittando della crisi industriale...
E mangiamo meno carne possibile, strettamente biologica.
Un orto biologico "sinergico" per ogni famiglia, il miglior hobby del mondo...
Per la salute propria e dei propri figli.
Prof. Giuseppe Altieri
075-8947433
sabato 31 marzo 2012
venerdì 30 marzo 2012
Menti inebetite dalla televisione e dalla pornografia sul web che non sono più in grado di discernere....
Immagine realizzata da Francesco Trovato
L'effetto della droga che ci ha trasformato in pecore (come ci vedeva Carmelo Bene e a ragione) è talmente potente che non ci smuoviamo di fronte a niente.
Una Equitalia che ci sta vessando in ogni modo che dovrebbe essere denunciata per truffa, estorsione, stalking e per crimini contro l'umanità e noi? Niente di niente, educati a subire,educati alla rassegnazione, educati ad essere sudditi e a farci passare sopra ogni cosa. Un uomo si da fuoco a Bologna davanti all'agenzia delle entrate perché vessato da equitalia che chiede interessi su interessi (che non esistono) per rastrellare ricchezza da dare al padrone usuraio che comanda a casa nostra.
Le profezie di Auriti si stanno avverando quando disse che: "se non ci riprendiamo l'emissione monetaria, i nostri giovani avranno un futuro tra disperazione e suicidio". Ma del resto con una democrazia finta utilizzata come alibi dal sistema bancario per esercitare la sua anarchia cosi si voleva pretendere. Il BRICS si è unito in india in questi giorni per realizzare un accordo di scambi commerciali ma sopratutto per realizzare transizioni senza l'uso del dollaro come riferimento e probabilmente realizzando una nuova banca che eliminasse il monopolio della Banca Mondiale che tutto ha fatto tranne quello che si era proposto al momento della sua istituzione.
Una speranza (da tenere sotto controllo) per fermare lo strapotere unico mondiale che vuole la nostra riduzione. L'Italia è vittima della sua irresponsabilità della sua ignoranza importata direttamente dalla cultura americana, una classe politica che rispecchia completamente l'ignoranza della popolazione allevata a sanremo, grande fratello, amici, sport. Chi veramente sa è potrebbe risollevare le sorti, è trattato come un pazzo, un complottista, uno di altri tempi, un nostalgico, e cose di questo genere sempre che non parta la diffamazione di essere anti-qualcosa. Il libero mercato, unico sovrano, a cui tutti si devono inginocchiare, sta sterminando tutto e tutti, ed in Italia in particolare ha distrutto l'industria, l'artigianato, l'agricoltura, il made in italy, ma oltre al comparto economico industriale, ha distrutto la società attraverso i media (arma del sistema) senza più: etica, ideali, cultura, futuro, speranze, ecc.
La Cina (dove non comprano le multinazionali alleate di banchieri) ci sta comprando tutto, non solo le piccole aziende, ma anche grosse quote di società importanti, le imprese medio piccole sono stritolate da equitalia e dove non arriva equitalia arriva l'ASL, il Comune, con burocrazie inutili e stritolanti.
Presto lavoreremo per gli stranieri a casa nostra e subito dopo anche la casa non sarà più nostra. Molte amministrazioni non avendo soldi per pagare gli affitti dei locali dove sono (prima proprietà pubblica poi venduti alle varie immobiliari private come la caserma di Castel Porziano della Gdf) per racimolare denaro cominciano a fare visite ispettive e multe, non tanto per una azione educativa e preventiva, ma solo per una vera e propria repressione fiscale ossia fare cassa (gli scandali delle multe sono all'ordine del giorno). Ogni giorno sembra che si tocchi il fondo, ed invece c'è come un esercizio psichico individuale ad esercitare una sorta di resistenza maggiore a qualunque tipo di vessazione e dittatura ci venga imposta.
Si va a letto a dormire con la soddisfazione sadomasochista di dire "vedi che sono forte ho pagato anche questo, ho resistito anche a questo ennesimo diritto eliminato sono io il più forte" e dall'altra parte c'è uno stato che gode a esercitare il suo potere vessatorio, imposto dal sistema bancario, in un rapporto amoroso perverso che ha dell'incredibile e che porta solo alla distruzione. I morti per sudicio da insolvenza intanto aumentano, cosi come i poveri di ritorno, cosi some sono sempre più scadenti i servizi di ogni tipo. Assistiamo alla messa in scena della seconda/terza repubblica con il tentativo di spartirsi ancora potere (o quello che rimane) con la convergenza del destracentosinistra (alfanocasinibersani) come se fosse una novità, tutti rappresentanti in un modo o nell'altro di poteri forti, in opera prodotta dalla più scadente compagnia teatrale di periferia chiamata politica istituzionalizzata a cui una marea di zombi ancora da e darà il voto.
Una Italia costretta a passare dentro un macina carne per preparare il ragù ai banchieri, e la carne sono le vite dei cittadini italiani. Qui c'è da rifondare lo stato, c'è da fare un ricostituente, c'è da riprendersi tutte le sovranità, c'è da cancellare oltre la meta della legislazione italiana tutta fatta per rallentare, vessare e creare potere. C'e da rifondare la scuola, la ricerca, la comunicazione sociale liberà da plagi, c'e da ri-mandare al mittente i dictat di oltre oceano, c'è essere chiari con l'europa, questa europa non ci interessa, questa moneta usuraia dell'eurousura non ci interessa, c'è da ritornare alla economia umana locare e reale, c'è da ri-prendersi sul serio il tempo dell'immagine e dello svago è finito, c'è da prendersi le responsabilità del proprio futuro altrimenti anche questo è destinato al suicidio, l'istituto della delega è finito.
Giuseppe Turrisi
.................
Commento di Caterina Regazzi:
Leggo spesso sul Giornaletto proteste e lamentele come questa, ma non vedo gran proposte, anche tu, caro Giuseppe, cosa proponi, di denunciare veramente Equitalia? Ma Equitalia é l'agente di riscossione, lei è solo la mano che prende, non il cervello che ordina. Il problema é lo sfacelo della politica e dei partiti, ormai sono tutti lì a sostenere il governo e noi, ammesso di arrivare a prossime elezioni, chi potremmo mai votare, sperando che venga eletto, e sperando che poi, una volta eletto, faccia cambiare qualcosa? O ci armiamo e facciamo una rivoluzione? E poi? Facciamo manifestazioni? Mi pare fuori dalle fabbriche grosse (art. 18 si e no) ce ne siano abbastanza, ma in tante le altre realtà? C'è molta preoccupazione e paura in giro e chi, ha seppur modesto, il suo posticino abbastanza sicuro cosa vuoi che protesti? In quali sedi? Davanti a Equitalia? Davanti al Parlamento? Davanti al Quirinale? C'è qualcuno che abbia la competenza per dire non solo che così non si può andare avanti, ma anche cosa, praticamente, si può fare? E non parlo solo delle piccole realtà che cercano di ricorrere a vite "alternative" con auto-produzione, ecc., quello va bene da un punto di vista ecologico, magari e non so in che misura, ma per il discorso politico economico, mi pare che non serva proprio a niente, mi pare che facciano molta più battaglia gli operai degli ecologisti....
L'effetto della droga che ci ha trasformato in pecore (come ci vedeva Carmelo Bene e a ragione) è talmente potente che non ci smuoviamo di fronte a niente.
Una Equitalia che ci sta vessando in ogni modo che dovrebbe essere denunciata per truffa, estorsione, stalking e per crimini contro l'umanità e noi? Niente di niente, educati a subire,educati alla rassegnazione, educati ad essere sudditi e a farci passare sopra ogni cosa. Un uomo si da fuoco a Bologna davanti all'agenzia delle entrate perché vessato da equitalia che chiede interessi su interessi (che non esistono) per rastrellare ricchezza da dare al padrone usuraio che comanda a casa nostra.
Le profezie di Auriti si stanno avverando quando disse che: "se non ci riprendiamo l'emissione monetaria, i nostri giovani avranno un futuro tra disperazione e suicidio". Ma del resto con una democrazia finta utilizzata come alibi dal sistema bancario per esercitare la sua anarchia cosi si voleva pretendere. Il BRICS si è unito in india in questi giorni per realizzare un accordo di scambi commerciali ma sopratutto per realizzare transizioni senza l'uso del dollaro come riferimento e probabilmente realizzando una nuova banca che eliminasse il monopolio della Banca Mondiale che tutto ha fatto tranne quello che si era proposto al momento della sua istituzione.
Una speranza (da tenere sotto controllo) per fermare lo strapotere unico mondiale che vuole la nostra riduzione. L'Italia è vittima della sua irresponsabilità della sua ignoranza importata direttamente dalla cultura americana, una classe politica che rispecchia completamente l'ignoranza della popolazione allevata a sanremo, grande fratello, amici, sport. Chi veramente sa è potrebbe risollevare le sorti, è trattato come un pazzo, un complottista, uno di altri tempi, un nostalgico, e cose di questo genere sempre che non parta la diffamazione di essere anti-qualcosa. Il libero mercato, unico sovrano, a cui tutti si devono inginocchiare, sta sterminando tutto e tutti, ed in Italia in particolare ha distrutto l'industria, l'artigianato, l'agricoltura, il made in italy, ma oltre al comparto economico industriale, ha distrutto la società attraverso i media (arma del sistema) senza più: etica, ideali, cultura, futuro, speranze, ecc.
La Cina (dove non comprano le multinazionali alleate di banchieri) ci sta comprando tutto, non solo le piccole aziende, ma anche grosse quote di società importanti, le imprese medio piccole sono stritolate da equitalia e dove non arriva equitalia arriva l'ASL, il Comune, con burocrazie inutili e stritolanti.
Presto lavoreremo per gli stranieri a casa nostra e subito dopo anche la casa non sarà più nostra. Molte amministrazioni non avendo soldi per pagare gli affitti dei locali dove sono (prima proprietà pubblica poi venduti alle varie immobiliari private come la caserma di Castel Porziano della Gdf) per racimolare denaro cominciano a fare visite ispettive e multe, non tanto per una azione educativa e preventiva, ma solo per una vera e propria repressione fiscale ossia fare cassa (gli scandali delle multe sono all'ordine del giorno). Ogni giorno sembra che si tocchi il fondo, ed invece c'è come un esercizio psichico individuale ad esercitare una sorta di resistenza maggiore a qualunque tipo di vessazione e dittatura ci venga imposta.
Si va a letto a dormire con la soddisfazione sadomasochista di dire "vedi che sono forte ho pagato anche questo, ho resistito anche a questo ennesimo diritto eliminato sono io il più forte" e dall'altra parte c'è uno stato che gode a esercitare il suo potere vessatorio, imposto dal sistema bancario, in un rapporto amoroso perverso che ha dell'incredibile e che porta solo alla distruzione. I morti per sudicio da insolvenza intanto aumentano, cosi come i poveri di ritorno, cosi some sono sempre più scadenti i servizi di ogni tipo. Assistiamo alla messa in scena della seconda/terza repubblica con il tentativo di spartirsi ancora potere (o quello che rimane) con la convergenza del destracentosinistra (alfanocasinibersani) come se fosse una novità, tutti rappresentanti in un modo o nell'altro di poteri forti, in opera prodotta dalla più scadente compagnia teatrale di periferia chiamata politica istituzionalizzata a cui una marea di zombi ancora da e darà il voto.
Una Italia costretta a passare dentro un macina carne per preparare il ragù ai banchieri, e la carne sono le vite dei cittadini italiani. Qui c'è da rifondare lo stato, c'è da fare un ricostituente, c'è da riprendersi tutte le sovranità, c'è da cancellare oltre la meta della legislazione italiana tutta fatta per rallentare, vessare e creare potere. C'e da rifondare la scuola, la ricerca, la comunicazione sociale liberà da plagi, c'e da ri-mandare al mittente i dictat di oltre oceano, c'è essere chiari con l'europa, questa europa non ci interessa, questa moneta usuraia dell'eurousura non ci interessa, c'è da ritornare alla economia umana locare e reale, c'è da ri-prendersi sul serio il tempo dell'immagine e dello svago è finito, c'è da prendersi le responsabilità del proprio futuro altrimenti anche questo è destinato al suicidio, l'istituto della delega è finito.
Giuseppe Turrisi
.................
Commento di Caterina Regazzi:
Leggo spesso sul Giornaletto proteste e lamentele come questa, ma non vedo gran proposte, anche tu, caro Giuseppe, cosa proponi, di denunciare veramente Equitalia? Ma Equitalia é l'agente di riscossione, lei è solo la mano che prende, non il cervello che ordina. Il problema é lo sfacelo della politica e dei partiti, ormai sono tutti lì a sostenere il governo e noi, ammesso di arrivare a prossime elezioni, chi potremmo mai votare, sperando che venga eletto, e sperando che poi, una volta eletto, faccia cambiare qualcosa? O ci armiamo e facciamo una rivoluzione? E poi? Facciamo manifestazioni? Mi pare fuori dalle fabbriche grosse (art. 18 si e no) ce ne siano abbastanza, ma in tante le altre realtà? C'è molta preoccupazione e paura in giro e chi, ha seppur modesto, il suo posticino abbastanza sicuro cosa vuoi che protesti? In quali sedi? Davanti a Equitalia? Davanti al Parlamento? Davanti al Quirinale? C'è qualcuno che abbia la competenza per dire non solo che così non si può andare avanti, ma anche cosa, praticamente, si può fare? E non parlo solo delle piccole realtà che cercano di ricorrere a vite "alternative" con auto-produzione, ecc., quello va bene da un punto di vista ecologico, magari e non so in che misura, ma per il discorso politico economico, mi pare che non serva proprio a niente, mi pare che facciano molta più battaglia gli operai degli ecologisti....
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BRICS - Incontro a New Delhi della Banca mondiale alternativa
Banca mondiale alternativa - Scrive Giuseppe Turrisi: "SI INCONTRANO 5 NAZIONI TRA LE PIU' GRANDI DEL MONDO PER FARE UNA BANCA ALTERNATIVA AI POTERI FORTI E ALLA BANCA MONDIALE E NEMMENO UNA RIGA SUI GIORNALI E SULLE TV:
Il 29 marzo 2012 si è tenuto a New Delhi, in India, il quarto incontro annuale dei capi di stato dei BRICS, le cinque maggiori economie emergenti mondiali (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). La sede dell’incontro era il lussuoso Taj Palace nel centro della capitale indiana. È la prima volta che l’incontro si tiene in India. Uno dei temi principali è stata la creazione della prima istituzione comune dei BRICS, una banca internazionale per il finanziamento di infrastrutture e di progetti nei paesi in via di sviluppo, che nelle intenzioni dovrebbe costituire un’alternativa ad altre istituzioni finanziarie multilaterali come la Banca Mondiale e la Banca Asiatica per lo Sviluppo. Il secondo tema principale è stata la diplomazia internazionale, e in particolare la crisi siriana e i difficili negoziati con l’Iran sul programma atomico del paese. Per entrambe le situazioni, i BRICS hanno sottolineato che l’unica soluzione possibile è il negoziato pacifico e hanno rifiutato con decisione qualsiasi uso della forza. I BRICS hanno anche detto di sostenere il processo di pace promosso per la Siria dall’inviato internazionale nel paese, l’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan"
giovedì 29 marzo 2012
L'agricoltura contadina, fonte alimentare primaria, viene annientata dalle norme strozzapopolo del governo dei banchieri
Agricoltura Contadina… e nuove tasse per ammazzare l’agricoltura contadina
Comunicazioni di servizio
Cari colleghi della campagna per l’agricoltura contadina.
Dopo aver valutato che i dati dell’ultimo censimento dell’agricoltura vedono una riduzione drammatica e preoccupante delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni, a favore della concentrazione della proprietà terriera nelle mani di poche aziende di grandi estensioni e un’età media degli imprenditori agricoli pericolosamente elevata, e che che la manovra del governo con introduzione e aumento di imposte porterà alla chiusura di altre aziende abbiamo screitto alle direzioni di alcuni sondacati agricoli per avere chiarimenti sulle loro posizioni.
Vi riporto una lettera che come associazione abbiamo scritto a Cia e
confagricoltura che hanno manifestato a Roma lo scorso 13 marzo e con una piccola variante alla coldiretti poichè quest’ultima non ha manifestato a Roma.
“La spremitura fiscale si abbatte anche sull’agricoltura, in particolare su
quella di montagna sulle piccole aziende. Un settore che potrebbe generare nuova occupazione se sgravato da burocrazia e fisco viene sottoposto a nuove forme di tassazione.
Abbiamo letto con interesse che vi siete accorti che la manovra impostata dal governo arrecherà ingenti danni all’agricoltura, tra Imu, aumenti, inps, accatastamento, aumento accise carburanti che sia aggiunge al già notevole aumento del costo del petrolio.
E’ evidente che una unità nel settore agricolo sarebbe fondamentale La manovra operata sull’agricoltura, così impostata, avrà conseguenze devastanti e farà morire una gran parte del settore oltre a contribuire al dissesto idrogeologico delle zone di collina e montagna facendo scomparire del tutto le aziende che custodivano il territorio facendo fossi e scoline raccogliendo la legna secca nei boschi e vicino ai torrenti. Abbiamo letto gli articoli sulla vostra manifestazione a Roma e non abbiamo visto che abbiate dato risalto ai problemi delle aziende colpite da danni da calamità naturali, a quelle colpite dalla crisi di alcuni settori. ad esempio il Parmigiano Reggiano per noi emiliani , a quelle aziende che han dovuto lasciare la frutta in campo poiché i prezzi di mercato erano inferiori al costo per la raccolta, e a tutte quelle aziende piccole e che occupano aree marginali. Aziende che fanno sacrifici da molti anni e che svolgono funzioni socialmente utili, non retribuite, di salvaguardia del territorio e della biodiversità e per le quali la pressione fiscale attuale è già elevatissima e arriva anche a superare il 100%..
Come faranno queste aziende a pagare altre imposte? dovranno chiudere con conseguente aumento di disoccupazione e di degrado del territorio e di costi per la collettività? e anche i CAA dovranno ridurre il personale?
Noi operiamo già come associazione di volontariato e abbiamo quasi tutti soci con piccole e micro aziende, molte di queste in esonero di contabilità e ubicate in montagna collina e altre zone svantaggiate o marginali che perciò hanno già un magro reddito, e sono molti anni che fanno sacrifici ci sono anche di quelle colpite da un susseguirsi di calamità naturali, tra siccità, alternata a piogge intense che han causato frane, i problemi di danni da fauna selvatica, cinghiali, caprioli, cavallette, la crisi del parmigiano reggiano, iniziata già nei primi anni del 2000 che ha portato alla chiusura di molte stalle e caseifici. le copiose nevicate di febbraio che han causato danni agli immobili e alle piante.
Ci sono aziende che l’anno scorso non hanno guadagnato neanche abbastanza per pagare i contributi INPS, senza contare poi i danni da cinghiali e caprioli, le viti e alberi che si son seccati, le forti nevicate di fine gennaio con danni ai fabbricati.
Per l’agricoltura che deve disporre di ampie volumetrie per svolgere le
proprie attività è una bella stangata. Lo di più per la collina e la
montagna dove la ridotta delle dimensione delle aziende fa si che
l’incidenza dei fabbricati sia ancora maggiore. In più in montagna il numero di immobili di una azienda è molto spesso moltiplicato dalla frammentazione dei fondi dislocati a differenti quote altimetriche e a differenti esposizioni in modo da garantire uno sfruttamento integrale delle risorse (un vigneto nelle località meglio esposste, campi in diversa posizione per minimizzare le avversità, prati a diversa altitudine per assicurare la catena di foraggiamento durante l’anno). Ogni minifondo aveva i propri fabbricati. Una famiglia poteva avere sino a una decina di piccole stalle-fienile. Oggi tutti questi fabbricati sono in parte dismessi ma sono ancora molte le aziende che posseggono tre stalle: una in basso (fondovalle o in area pedemontana), una alle quote intermedie (per lo sfruttamento primaverile-autunnale), una in quota per sfruttare i pascoli. Anche l’azienda di montagna di oggi, che pure ha “semplificato” la dislocazione di terreni, boschi prati, seminativi, colture legnose, pascoli e relativi fabbricati, ha una pesante “dote” di fabbricati che spesso rappresentano un forte onere per le manutenzioni, che già molte aziende non riescono a sostenere. Si tratta in molti casi di fabbricati con valore paesaggistico ed anche storico-architettonico per il quali la collettività bene farebbe a
riconoscere dei contributi per la manutenzione. Altro che IMU!
Il problema dell’Imu non è l’unico, l’aumento accise sui carburanti aumenta il costo di produzione e come faranno queste aziende, che già stanno dando fondo ai risparmi degli anni precedenti per pagare le tasse e le pratiche alle associazioni di CAA, a pagare l’aumento dei contributi INPS e l’imu? e prima ancora come faranno a trovare le centinaia se non le migliaia di euro per provvedere all’accatastamento dei fabbricati rurali? chi ha la stalla non più usata perché ha dovuto smettere con le vacche da parmigiano che non rende niente dovrà forse demolirla? idem per ricoveri attrezzi, tettoie, ecc.? Per fare l’agricoltore bisognerà prima essere milionari?
A nostro avviso e di altre associazioni ci sono aziende che fanno sacrifici enormi da moltissimi anni e dovrebbero essere sostenute e vedersi riconoscere il loro lavoro di valorizzazione e tutela paesaggistica oltre che socialmente utile, altro che imu, accatastamento e nuove tasse! cosa pensate a riguardo?
Una cosa che ci ha lasciati esterrefatti è stato sentire dei soci che hanno fatto notare che grosse associazioni sindacali presso le quali svolgono le pratiche agricole, a fine anno scorso, si sono sbrigate a sollecitare il rinnovo della quota associativa e il pagamento di eventuali pratiche non ancora saldate per l’anno scorso e il pagamento immediato per le nuove pratiche, sembra che chiedono soldi loro prima che le tasse li portino via agli agricoltori.
Addirittura a un nostro socio, che ha subito danni da infortunio e riesce a lavorare ben poco inoltre ha avuto danni ingenti da calamità naturali, gli son arrivati già due solleciti per non aver pagato una somma di circa 20 euro con invito a saldare la quota entro pochi giorni pena l’eventuale ricorso a altre azioni per recuperare la somma.
Quanto segnalato è emblematico di una contraddizione di fondo che ci sono associazioni di categoria che pensano a loro stesse e non tanto ai soci e con queste situazione avere unità non è certo facile.
Cordiali Saluti
Ass. Agri.Bio Emlia Romagna
Via dei Gelsi 150/5
41058 Vignola Mo
www.agribio.emr.it
email: info@agribio.emr.it
Comunicazioni di servizio
Cari colleghi della campagna per l’agricoltura contadina.
Dopo aver valutato che i dati dell’ultimo censimento dell’agricoltura vedono una riduzione drammatica e preoccupante delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni, a favore della concentrazione della proprietà terriera nelle mani di poche aziende di grandi estensioni e un’età media degli imprenditori agricoli pericolosamente elevata, e che che la manovra del governo con introduzione e aumento di imposte porterà alla chiusura di altre aziende abbiamo screitto alle direzioni di alcuni sondacati agricoli per avere chiarimenti sulle loro posizioni.
Vi riporto una lettera che come associazione abbiamo scritto a Cia e
confagricoltura che hanno manifestato a Roma lo scorso 13 marzo e con una piccola variante alla coldiretti poichè quest’ultima non ha manifestato a Roma.
“La spremitura fiscale si abbatte anche sull’agricoltura, in particolare su
quella di montagna sulle piccole aziende. Un settore che potrebbe generare nuova occupazione se sgravato da burocrazia e fisco viene sottoposto a nuove forme di tassazione.
Abbiamo letto con interesse che vi siete accorti che la manovra impostata dal governo arrecherà ingenti danni all’agricoltura, tra Imu, aumenti, inps, accatastamento, aumento accise carburanti che sia aggiunge al già notevole aumento del costo del petrolio.
E’ evidente che una unità nel settore agricolo sarebbe fondamentale La manovra operata sull’agricoltura, così impostata, avrà conseguenze devastanti e farà morire una gran parte del settore oltre a contribuire al dissesto idrogeologico delle zone di collina e montagna facendo scomparire del tutto le aziende che custodivano il territorio facendo fossi e scoline raccogliendo la legna secca nei boschi e vicino ai torrenti. Abbiamo letto gli articoli sulla vostra manifestazione a Roma e non abbiamo visto che abbiate dato risalto ai problemi delle aziende colpite da danni da calamità naturali, a quelle colpite dalla crisi di alcuni settori. ad esempio il Parmigiano Reggiano per noi emiliani , a quelle aziende che han dovuto lasciare la frutta in campo poiché i prezzi di mercato erano inferiori al costo per la raccolta, e a tutte quelle aziende piccole e che occupano aree marginali. Aziende che fanno sacrifici da molti anni e che svolgono funzioni socialmente utili, non retribuite, di salvaguardia del territorio e della biodiversità e per le quali la pressione fiscale attuale è già elevatissima e arriva anche a superare il 100%..
Come faranno queste aziende a pagare altre imposte? dovranno chiudere con conseguente aumento di disoccupazione e di degrado del territorio e di costi per la collettività? e anche i CAA dovranno ridurre il personale?
Noi operiamo già come associazione di volontariato e abbiamo quasi tutti soci con piccole e micro aziende, molte di queste in esonero di contabilità e ubicate in montagna collina e altre zone svantaggiate o marginali che perciò hanno già un magro reddito, e sono molti anni che fanno sacrifici ci sono anche di quelle colpite da un susseguirsi di calamità naturali, tra siccità, alternata a piogge intense che han causato frane, i problemi di danni da fauna selvatica, cinghiali, caprioli, cavallette, la crisi del parmigiano reggiano, iniziata già nei primi anni del 2000 che ha portato alla chiusura di molte stalle e caseifici. le copiose nevicate di febbraio che han causato danni agli immobili e alle piante.
Ci sono aziende che l’anno scorso non hanno guadagnato neanche abbastanza per pagare i contributi INPS, senza contare poi i danni da cinghiali e caprioli, le viti e alberi che si son seccati, le forti nevicate di fine gennaio con danni ai fabbricati.
Per l’agricoltura che deve disporre di ampie volumetrie per svolgere le
proprie attività è una bella stangata. Lo di più per la collina e la
montagna dove la ridotta delle dimensione delle aziende fa si che
l’incidenza dei fabbricati sia ancora maggiore. In più in montagna il numero di immobili di una azienda è molto spesso moltiplicato dalla frammentazione dei fondi dislocati a differenti quote altimetriche e a differenti esposizioni in modo da garantire uno sfruttamento integrale delle risorse (un vigneto nelle località meglio esposste, campi in diversa posizione per minimizzare le avversità, prati a diversa altitudine per assicurare la catena di foraggiamento durante l’anno). Ogni minifondo aveva i propri fabbricati. Una famiglia poteva avere sino a una decina di piccole stalle-fienile. Oggi tutti questi fabbricati sono in parte dismessi ma sono ancora molte le aziende che posseggono tre stalle: una in basso (fondovalle o in area pedemontana), una alle quote intermedie (per lo sfruttamento primaverile-autunnale), una in quota per sfruttare i pascoli. Anche l’azienda di montagna di oggi, che pure ha “semplificato” la dislocazione di terreni, boschi prati, seminativi, colture legnose, pascoli e relativi fabbricati, ha una pesante “dote” di fabbricati che spesso rappresentano un forte onere per le manutenzioni, che già molte aziende non riescono a sostenere. Si tratta in molti casi di fabbricati con valore paesaggistico ed anche storico-architettonico per il quali la collettività bene farebbe a
riconoscere dei contributi per la manutenzione. Altro che IMU!
Il problema dell’Imu non è l’unico, l’aumento accise sui carburanti aumenta il costo di produzione e come faranno queste aziende, che già stanno dando fondo ai risparmi degli anni precedenti per pagare le tasse e le pratiche alle associazioni di CAA, a pagare l’aumento dei contributi INPS e l’imu? e prima ancora come faranno a trovare le centinaia se non le migliaia di euro per provvedere all’accatastamento dei fabbricati rurali? chi ha la stalla non più usata perché ha dovuto smettere con le vacche da parmigiano che non rende niente dovrà forse demolirla? idem per ricoveri attrezzi, tettoie, ecc.? Per fare l’agricoltore bisognerà prima essere milionari?
A nostro avviso e di altre associazioni ci sono aziende che fanno sacrifici enormi da moltissimi anni e dovrebbero essere sostenute e vedersi riconoscere il loro lavoro di valorizzazione e tutela paesaggistica oltre che socialmente utile, altro che imu, accatastamento e nuove tasse! cosa pensate a riguardo?
Una cosa che ci ha lasciati esterrefatti è stato sentire dei soci che hanno fatto notare che grosse associazioni sindacali presso le quali svolgono le pratiche agricole, a fine anno scorso, si sono sbrigate a sollecitare il rinnovo della quota associativa e il pagamento di eventuali pratiche non ancora saldate per l’anno scorso e il pagamento immediato per le nuove pratiche, sembra che chiedono soldi loro prima che le tasse li portino via agli agricoltori.
Addirittura a un nostro socio, che ha subito danni da infortunio e riesce a lavorare ben poco inoltre ha avuto danni ingenti da calamità naturali, gli son arrivati già due solleciti per non aver pagato una somma di circa 20 euro con invito a saldare la quota entro pochi giorni pena l’eventuale ricorso a altre azioni per recuperare la somma.
Quanto segnalato è emblematico di una contraddizione di fondo che ci sono associazioni di categoria che pensano a loro stesse e non tanto ai soci e con queste situazione avere unità non è certo facile.
Cordiali Saluti
Ass. Agri.Bio Emlia Romagna
Via dei Gelsi 150/5
41058 Vignola Mo
www.agribio.emr.it
email: info@agribio.emr.it
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Proposta per il governo mondiale con una democrazia bioregionale diretta
Proposta: “La strada non è il governissimo dei partiti. La strada è la democrazia diretta. Il sistema delle rappresentanze parlamentari partitiche ha fallito, ognuno deve essere rappresentante dello Stato. Le decisioni per la comunità debbono essere prese in comunità, in modo democratico diretto, e non da “delegati”. Come in un cerchio di condivisione bioregionale si esamina e si discute il “bonum” (collettivo) e si prende una decisione condivisa (rispondente) così dovrebbe funzionare il “governo” (nel senso antico di alimentazione comune). Ovviamente gli interessi parziali e partigiani dovranno scomparire (adattandosi al bene collettivo). Tutti i cittadini di uno stato comunitario debbono sentirsi compartecipi e componenti del governo. Partendo dal più piccolo nucleo comunitario sino al governo mondiale"
Paolo D'Arpini
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Commento di Andras Kocsis: Caro Paolo, io abito vicinissimo di uno Stato che non si può certo definire come "anti-democratico"! Alludo la Confederazione Helvetica. In questo piccolo gioiello della Democrazia (vera) prima di tutto c'è una Costituzione Aperta ed anche i referendum popolari sono diversi. Non sono "abrogativi", bensi "propositivi". L'ultima chicchetta era il referendum di avere più vacanze, al quale, quattro popoli diversissimi (Tedeschi, Francesi, Italani e Ladini) unanimamente hanno risposto: "No". Secondo Te (volendo) non si potrebbe studiare, imitare, adattare meccanismi politici (Democratici) di questo Stato che da 1680 (circa) non ha più una Guerra, funziona alla meraviglia nonostante che le tasse anche oltre frontiere esistono?
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Commento di Gregorio Asero: "...in parte dissento : Che cosa è la DEMOCRAZIA. E' un sistema di governo dove colui o chi ottiene il maggior numero di consensi popolari ha diritto a gestire la cosa pubblica. Siamo sicuri che “ il maggior numero di consensi popolari”risp...ecchi la reale volontà delle persone che la compongono?
Io dico di no, perché il voto del singolo elettore deposto nell’urna è il frutto del condizionamento di chi vuole essere eletto e che riesce a influire sulla volontà dell’elettore.
I condizionamenti evidentemente sono tanti e non necessariamente tutti negativi (ricatti, tangenti, promesse di posti di lavoro, promesse di sviluppo sociale e di una vita migliore e in genere tutte quello che l’elettore vuole sentirsi dire).
Avete mai sentito affermare da un politico che se eletto s’impegnerà a fare del proprio peggio? Allora se tutti vogliono il nostro bene, perché non si uniscono destra e sinistra allo scopo di lavorare insieme per il bene comune? La risposta è che entrambi gli schieramenti non vogliono il bene del paese ma bramano solo il bene personale e quello dei più stretti adulatori. In una società complessa e industrializzata come la nostra, bisognerebbe superare, andare oltre il concetto di democrazia. Penso che per gestire la cosa pubblica l’idea di partito e di politici debba essere superata.
Vi sembra logico che il rappresentante di un determinato partito politico guadagni più della media delle persone che rappresenta? Com’è possibile che il rappresentante di un partito, per esempio di operai che percepiscono uno stipendio di mille euro mensili, possa guadagnarne cinque o seimila, sempre mensili? Così si perde il senso della realtà delle persone che si ha la presunzione di rappresentare. Ve lo immaginate, per assurdo, un operaio da mille euro il mese che rappresenta la Confindustria? E, per contro, un industriale da cinquecentomila euro che perora la causa degli operai? Allora? Allora bisogna che i partiti politici si facciano da parte, che diventino, che so, associazioni culturali o ludiche o quello che accidenti vogliono, purché lascino la gestione della cosa pubblica ad altri soggetti.
Ed ecco allora cosa propongo: il pubblico, dovrebbe essere gestito da …………. Si può dire…una specie di eunuco mentale, libero dalla sete di potere, di denaro e da ogni condizionamento. Questi nuovi soggetti dovrebbero essere immuni dalla sete di pecunia perché la società tutta s’incaricherebbe di mantenerli e quando avessero finito il loro lavoro, si potrebbero godere il meritato compenso in base ai risultati ottenuti durante la loro attività. Per fare un esempio direi una società tipo quella delle formiche o delle api, dove il lavoro di ogni individuo deve essere un contributo offerto a una totalità e diventa parte imperitura di questa totalità. La totalità delle vite umane passate e presenti forma un mosaico esistente da millenni che diventa sempre più elaborato e complesso man mano che la razza umana incede in questo mondo. La vita di un individuo non è altro che un minuscolo tassello del mosaico, quindi ben poca cosa rispetto alla totalità del quadro. La grandezza di alcuni uomini e di conseguenza la loro immortalità, rispetto ad altri sta nella grandezza del tassello che riescono a comporre in questo mosaico, ma bisogna anche considerare grande il piccolo tassello lasciato da miliardi d’individui che hanno contribuito con la loro umiltà a rendere grande l’umanità.
Purtroppo però esiste anche la grandezza di alcuni uomini (e di conseguenza la loro immortalità) proporzionata alla loro devastante negatività in grado di distruggere o perlomeno provocare lacerazioni molto violente nel corso di una vita sola (la loro) nel mosaico che molti uomini hanno costruito in tante vite. Mi riferisco a tutte quelle persone che purtroppo hanno avuto a disposizione mezzi tali da condizionare il corso dell’umanità. Mezzi usati come clave contro la nostra civiltà in grado di provocare danni a volte irreparabili o che hanno richiesto e richiedono molto, ma molto tempo per potervi rimediare, con la conseguenza di rallentare il corso civile della società. Questi personaggi si conoscono, sono i governanti che hanno avuto in mano lo scettro del potere e l’hanno usato solo per scopi personali e per soddisfare la loro bramosia di onnipotenza .
.........
Rispostina di Paolo D'Arpini: La democrazia diretta evocata nella proposta è un modo per superare tutti problemi da te qui descritti... occorre un nuovo paradigma democratico non più basato su "maggioranza e minoranza" ma su scelte logiche che tengano conto dei diversi fattori vitali, non solo quelli economici... Ovviamente il discorso è ancora tutto da sviluppare.. Comunque non si parla nè di consociativismo nè di assemblearismo.. Forse l'esempio più vicino alla Democrazia Diretta è il sistema aristocratico/plebeo della Repubblica Romana, con il suo Foro di discussione popolare, che funzionò... Poi alla fine prevalse il sistema dei satrapi orientali e cioè l'Impero...
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mercoledì 28 marzo 2012
Ricerca sulle resistenze contadine - Questionario a cura di Fabio Mattioli
Ciao a tutti
appena elaborato un questionario per una ricerca sulle forme di resistenza contadina che potete diffondere tra i participanti all'associazione di cui fate parte e tra amici produttori ( anche a quelli che non hanno pc e internet ), ecc..
Ho conosciuto Fabio Mattioli, ricercatore presso la City University of New York. Nell'ambito di una classe di Studi Agrari sta facendo una ricerca sulle forme di "resistenza contadina" al libero mercato. Interessano soprattutto le esperienze in Toscana ed Emilia Romagna.
Fabio ha gia contattato alcune associazioni e per aiutarlo nella sua ricerca abbiamo pensato di discutere con lui per capire queli informazioni princiapli gli servivano al fine di elaborare un piccolo questionario.
Altri suggerimenti e critiche costruttive sono piu' che benvenute - l'idea e' quella di capire la relazione tra forme alternative di agricoltura e le istituzioni!
potete inviare il questionario direttamente a Fabio
Fabio Mattioli
PhD Student, Mellon Graduate Fellow
CUNY Graduate Center
351 Prospect Place apt 3
11238 Brooklyn NY
mail: fmattioli@gc.cuny.edu
mobile: (01) 347 543 5224
o in alternativa a noi a noi agribioer@email.it
Ass. Agri.Bio Emlia Romagna
Via dei Gelsi 150/5
41058 Vignola Mo
www.agribio.emr.it
email: info@agribio.emr.it
Ricerca Resistenze contadine.
Questionario
La ricerca Resistenze Contadine analizza forme di produzione agricola alternative elaborate in Emilia Romagna e Toscana. La ricerca esplora le esperienze (communitarie e non) che stanno attivamente sviluppando modelli di produzione etica e solidale non basati sul libero mercato. La ricerca comprende sia communita’ autogestite/intenzionali che fattorie o aziende agricole di piccola o media estensione.
Il tema principale dello studio e’ la relazione che queste esperienze di agricultura alternativa hanno con le istituzioni. Che impatto hanno i diversi livelli di governo (EU, Stato Italiano, Regioni, Provicinie, Communita’ Montane, Comuni etc) su queste realta’ alternative? Le istituzioni aiutano queste esperienze alternative ad accederé alla terra, di fatto proteggendo queste realta’ locali dal mercato? Oppure mettono loro bastoni tra le ruote – proteggendo invece altri interessi?
La ricerca si inserisce nel proliferare di studi di forme di sovranita’ alimentare, cercando di capire quali strumenti concreti sono disponibili per lo sviluppo di un’agricoltura alternativa. La ricerca vuole soprattutto fare risaltare la voce degli agricoltori, attivisti e semplici cittadini che si stanno mobilizzando in queste attivita' alternative: l’obbiettivo e’ di fare conoscere i problemi e le soluzioni proposte dalla base di uomini e donne che si dedicano all’agricoltura. Questo questionario non e’ solo un modo per racimolare dati, ma un spazio (accademico e politico) per far conoscere gesti ordinari dallo straordinario valore umano e sociale.
La participazione in questo studio e’ volontaria. Le informazioni saranno trattate in maniera confidenziale, e non rivelate a terzi. Per ogni informazione aggiuntiva si prega di contattare Fabio Mattioli all’indirizzo email o telefono segnalato.
Informazioni Generali
In che comune e provincia si trova la sua azienda agricola?
Che superficie occupa? (numero di ha coltivabili e non coltivabili, tipo di terreno – pianura - collina, montagna)
I terreni sono continui e costituiscono un unico corpo aziendale? o la azienda è frazionata in più poderi? ( specificare se i terreni sono ubicati nello stesso comune)
Cosa coltiva e o/ alleva?
(indichi la produzione principale e le altre produzioni/coltivazioni, includendo allevamenti, apicoltura e raccolta di frutti spontanei)
Se nella sua azienda si pratica apicoltura e/o sallevamento indicare il numero medio di arnie e/o capi allevati e l'orientamenteo allevamento (es. vacche da latte per produzione formaggio o latte per alimentazione, specie XX da carne, XX da riproduzione, galline ovaiole, ecc.)
Che metodo/i di agricoltura Utilizza?
(esempio: convenzionale, integrata biologica ,biodinamica, sinergico etc)
Che tipo di azienda agricola è? ( es. famigliare, ditta individuale, cooperativa, società agricola, ecc) e quanti individui coltivano la terra?
(Indichi il numero di lavoratori stabili e stagionali)
Quanti di questi sono dipendenti stipendiati?
(indichi il numero di lavoratori stabili e stagionali)
Qual’é età e il titolo di studio del titolare?
L'attività agricola fornisce reddito sufficente al suo sostentamento e a quello della sua famiglia?
Ha svolto altri lavori prima di coltivare la terra?
Da quanto tempo e’ un coltivatore/contadino?
Ha altri lavori a parte coltivatore/contadino? Se sì l'attività agricola fornisce il reddito principale?
Relazioni con le istituzioni: Contributi
Negli ultimi 5 anni ha ricevuto contributi?
Da che istituzione? Per quale importo?
(per favore, elenchi tutti i contributi ricevuti da instituzioni quali Eu, Stato Italiano, Regione, Provincia, Comune, Comunita’ Montana)
I contributi sono sostanziali per la sua attivita?
I contributi sono sufficienti?
E’ stato facile per lei accedere ai contributi ?
Il processo di attribuzione dei contributi le sembra giusto? Perche?
I contributi studiati al momento attuale favoriscono una categoria di agricoltori ? Quale? Perche?
Quali sono i problemi principali dei finanziamenti attuali?
Ha ricevuto altre forme di aiuto dalle istituzioni? In che forma ed in cosa consistono?
Relazioni con le Istituzioni: Certificazioni
La sua azienda e’ certificata biologica?
Il processo di certificazione le sembra equo? Perche?
(ha avuto problemi ad ottenere la certificazione? Ci sono costi eccessivi? Gli standard sono alla portata di tutti?)
Conosce l’iniziativa “Genuino Clandestino”? Cosa ne pensa?
Possiede altre certificazioni? Che problemi e vantaggi portano?
Relazione con le Istituzioni: Vendita e Mercati
Lei vende direttamente i prodotti al consumatore?
Partecipa a mercati cittadini?
Vende a consorzi /cooperative /aziende?
Se ha diverse strategia di vendita, puo’ indicare le percentuali di prodotti venduti nei diversi modi?
Quale sono i svantaggi/vantaggi delle diverse strategie di vendita?
Relazione con le Istituzioni: politica contemporanea
L’attuale governo Monti e’ impegnato in un processo di liberalizzazione e privatizzazione delle terre demaniali: lei ha preso in considerazione di acquistare nuovi terreni demaniali?
Cosa ne pensa delle politiche del governo attuale in materia di agricoltura?
Nella sua zona, hanno recentemente chiuso o ridotto scuole/ cliniche/ servizi pubblici? (se si specificare)
Cosa ne pensa delle politiche dell’EU in materia di agricoltura?
Cosa ne pensa delle politiche della sua regione in materia di agricoltura?
Trova facile per nuovi agricoltori acquistare terreni oggi? Che ruolo hanno le istituzioni nel facilitare l’accesso alla terra? Puo’ dare degli esempi concreti?
Cosa ne pensa delle iniziative di acquisto collettivo della terra? Che vantaggi e problemi portano?
Puo’ descrivere la sua relazione alla terra? Cos’e per lei la terra?
E’ attualmente parte di sistemi alternativi e solidali di supporto non legati ad institutioni? Quali?
(esempio: banche del tempo, Gruppi di Acquisto Solidale, Associazioni di mutua assistenza etc)
C’e’ qualcosa che vuole fare sapere al ricercatore e che non e’ incluso in questa ricerca?
Suggerimenti:
Che domande vorrebbe vedere aggiunte al questionario?
Riferimenti a reportages/articoli/documenti (web o altro)che trattano del tema.
Riferimenti a reportages/articoli/documenti (web o altro)che trattano del tema:
http://saul-arpino.blogspot.it/2012/03/il-giornaletto-di-saul-del-24-marzo.html
Petizione per l'Agricoltura contadina:
http://www.agricolturacontadina.org/modules/xpetitions/index.php?id=1
Viterbo, partenza verso la morte... per soddisfare interessi economici e di dominio
Pochi giorni or sono si e' svolta a Viterbo la cerimonia in vista della partenza di effettivi del primo reggimento dell'aviazione dell'esercito "Antares" per la guerra in Afghanistan.
Partono da Viterbo truppe italiane dirette in Afghanistan, verso la guerra assassina nella quale gia' cinquanta soldati italiani - come innumerevoli altri esseri umani, civili e militari, afgani e di altri paesi ancora - hanno perso la vita.
Partono da Viterbo per decisione di un governo che viola la Costituzione della Repubblica Italiana, Costituzione che all'articolo 11 proibisce esplicitamente ed inequivocabilmente la partecipazione del nostro paese a quella guerra terrorista e stragista.
Partono da Viterbo verso la morte.
In un'atmosfera di vile silenzio, di cinica indifferenza, quando non addirittura sotto l'urlo di una grottesca retorica sciovinista e bellicista, necrofila e insensata, ipocrita ed irresponsabile.
E come essere umano, come cittadino italiano, come abitante di Viterbo, almeno io voglio ribadire che la partecipazione italiana alla guerra e' una flagrante violazione della legalita'; voglio riaffermare che continuare a mandare degli essere umani in Afghanistan a prender parte alla guerra e' un crimine scellerato.
E voglio chiedere ancora una volta al governo e al parlamento del mio paese di recedere dalla guerra e tornare alla legalita'; voglio chiedere al governo e al parlamento del mio paese che questi miei concittadini e conterranei non siano criminalmente e follemente mandati in guerra, esposti al concreto estremo pericolo di uccidere ed essere uccisi.
*
Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra afgana.
Tornino immediatamente il governo, il parlamento e il presidente della Repubblica al rispetto della Costituzione su cui si fonda il nostro ordinamento giuridico democratico, il nostro stato di diritto; quella Costituzione cui hanno giurato fedelta' all'atto dell'assunzione del loro incarico.
E si adoperi piuttosto finalmente l'Italia per la cessazione della guerra e dell'occupazione militare in Afghanistan; si adoperi per la pace con mezzi di pace, la pace che salva le vite; si adoperi per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti; si adoperi per interventi esclusivamente umanitari, disarmati, nonviolenti, di cooperazione civile, intesi a promuovere il rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Cessi immediatamente e definitivamente l'invio di militari italiani nella fornace assassina della guerra afgana.
Ogni vita umana e' un valore infinito.
La guerra e' nemica dell'umanita'.
Solo la pace salva le vite.
Peppe Sini - Azione Nonviolenta
DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
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martedì 27 marzo 2012
Alfonso Navarra: "Turi Cordaro Vaccaro.. il guru povero dei NO TAV"
Turi Vaccaro, scaramantico, allontanato dal cantiere TAV
Turi Cordaro Vaccaro, che sta digiunando a Torino per i NO-TAV insieme agli aderenti dell'appello: "ASCOLTATELI!", ripasserà presto da Milano a farci visita, tra LOC di via Pichi e Spazio Kronos di via Borsieri.
Come forse sapete (e se non lo sapete è l'occasione per comunicarvelo), io lo utilizzo come personaggio-pretesto nei dialoghi contenuti nei miei libri sul nucleare. Ho cominciato a farlo con "La guerra nucleare spiegata a Greta", del 2007.
L'avventura attira, specialmente i giovani, e non si può negare che Turi sia un uomo, di stile di vita decisamente "nonviolento" (ovviamente con tutti i suoi limiti ed anche con picole contraddizioni), dalla vicenda interessante e coinvolgente.
Ecco quindi che è uscito nel luglio 2011 "La follia del nucleare - dialoghi con Greta", autoprodotto con la Kronos, dedicato ai rapporti tra nucleare civile e militare che, secondo me, spiegano "perché ilreferendum non chiude la partita" (è il sottotitolo del libro). Se il caso e la salute mi aiuteranno, presto dovrei sfornare i dialoghi-3, stavolta incentrati sulla Fukushima economica che ci aspetta, sempre con Turi protagonista.
Turi ha ora in progetto di marciare a piedi, per la pace, fino in Afghanistan. Io cerco di dissuaderlo e gli suggerisco l'obiettivo alternativo di Teheran:
1) perché il probabile attacco di Israele è uno scenario da contrastare subito (in una logica di lotta comune della società civile euro-mediterranea);
2) perchè correrebbe meno rischi di finire sequestrato - se va bene - da combatenti jadhisti (e/o criminali loro complici) che hanno, ne sono convinto, meno spessore morale e politico dei guerriglieri vietcong.
Questi ultimi, i vietcong dico, e lo ricordo spesso, non erano mammolette, ma a Jane Fonda fecero fare il giro turistico del Mekong: il loro nemico era l'imperialismo americano, non il popolo americano.
Oggi invece Angelina Jolie finirebbe subito sgozzata da "antimperialisti" molto probabilmente persino peggiori dei "crociati cristiani" che stanno affrontando con una violenza tanto feroce quanto stupida. E non facciamo il solito discorso: "anche gli altri ammazzano, oltretutto in modo più tecnologico, quindi ..."
Anche il buon Turi, non ci giriamo intorno, in mano loro, dei jiadisti, rischierebbe la stessa fine orribile della VIP: ed è tutto dire!
Lo stesso Gino Strada lo ha ammonito: "Appena ti incrociano sulla strada ti sparano addosso. Se sei fortunato ti rapiscono". E non si sta riferendo ai cattivi militari USA e NATO!
Ai tempi dei bolscevichi qualcuno avrebbe commentato: la morte di un innocente sarebbe solo un effetto collaterale di un grande processo storico rivoluzionario.
Ma noi abbiamo visto come finiscono le rivoluzioni (sic) guidate da una simile mentalità: mi sembrerebbe il caso che non ci ricascassimo ancora, perché abbiamo già dato, tutti i popoli del mondo, in termini di speranze mal riposte e disastrosamente distrutte...
Alfonso Navarra
P.S Segnalo un articolo di ben 7 pagine, appena uscito, su "Turi Vaccaro, il guru buono (e povero) dei NO TAV" - questo il richiamo in copertina - che trovate sul Settimanale "OGGI", in edicola).
Turi Cordaro Vaccaro, che sta digiunando a Torino per i NO-TAV insieme agli aderenti dell'appello: "ASCOLTATELI!", ripasserà presto da Milano a farci visita, tra LOC di via Pichi e Spazio Kronos di via Borsieri.
Come forse sapete (e se non lo sapete è l'occasione per comunicarvelo), io lo utilizzo come personaggio-pretesto nei dialoghi contenuti nei miei libri sul nucleare. Ho cominciato a farlo con "La guerra nucleare spiegata a Greta", del 2007.
L'avventura attira, specialmente i giovani, e non si può negare che Turi sia un uomo, di stile di vita decisamente "nonviolento" (ovviamente con tutti i suoi limiti ed anche con picole contraddizioni), dalla vicenda interessante e coinvolgente.
Ecco quindi che è uscito nel luglio 2011 "La follia del nucleare - dialoghi con Greta", autoprodotto con la Kronos, dedicato ai rapporti tra nucleare civile e militare che, secondo me, spiegano "perché ilreferendum non chiude la partita" (è il sottotitolo del libro). Se il caso e la salute mi aiuteranno, presto dovrei sfornare i dialoghi-3, stavolta incentrati sulla Fukushima economica che ci aspetta, sempre con Turi protagonista.
Turi ha ora in progetto di marciare a piedi, per la pace, fino in Afghanistan. Io cerco di dissuaderlo e gli suggerisco l'obiettivo alternativo di Teheran:
1) perché il probabile attacco di Israele è uno scenario da contrastare subito (in una logica di lotta comune della società civile euro-mediterranea);
2) perchè correrebbe meno rischi di finire sequestrato - se va bene - da combatenti jadhisti (e/o criminali loro complici) che hanno, ne sono convinto, meno spessore morale e politico dei guerriglieri vietcong.
Questi ultimi, i vietcong dico, e lo ricordo spesso, non erano mammolette, ma a Jane Fonda fecero fare il giro turistico del Mekong: il loro nemico era l'imperialismo americano, non il popolo americano.
Oggi invece Angelina Jolie finirebbe subito sgozzata da "antimperialisti" molto probabilmente persino peggiori dei "crociati cristiani" che stanno affrontando con una violenza tanto feroce quanto stupida. E non facciamo il solito discorso: "anche gli altri ammazzano, oltretutto in modo più tecnologico, quindi ..."
Anche il buon Turi, non ci giriamo intorno, in mano loro, dei jiadisti, rischierebbe la stessa fine orribile della VIP: ed è tutto dire!
Lo stesso Gino Strada lo ha ammonito: "Appena ti incrociano sulla strada ti sparano addosso. Se sei fortunato ti rapiscono". E non si sta riferendo ai cattivi militari USA e NATO!
Ai tempi dei bolscevichi qualcuno avrebbe commentato: la morte di un innocente sarebbe solo un effetto collaterale di un grande processo storico rivoluzionario.
Ma noi abbiamo visto come finiscono le rivoluzioni (sic) guidate da una simile mentalità: mi sembrerebbe il caso che non ci ricascassimo ancora, perché abbiamo già dato, tutti i popoli del mondo, in termini di speranze mal riposte e disastrosamente distrutte...
Alfonso Navarra
P.S Segnalo un articolo di ben 7 pagine, appena uscito, su "Turi Vaccaro, il guru buono (e povero) dei NO TAV" - questo il richiamo in copertina - che trovate sul Settimanale "OGGI", in edicola).
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monti mario = tasse tasse tasse.. imposte e gabelle
I have a dream
Cari amici
il Movimento ha preparato questo documento contro il tentativo del Governo di promuovere le imposte indirette; per il quale chiede il vostro aiuto nell'invio e nella diffusione. Il documento può sempre essere fatto proprio o anche modificato. Gli indirizzi:
Pres. Giorgio Napolitano, presidenza.repubblica@quirinale.it (nome, cognome, indirizzo obbligatori, altrimenti cestinati);
Premier Mario Monti, centromessaggi@governo.it
Segr. Pier Luigi Bersani, segr.bersani@partitodemocratico.it
Leader Pier Ferdinando Casini, casini_p@camera.it
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
Movimento per la Società di Giustizia e per la Speranza Lecce
Al Presidente Giorgio Napolitano
al Premier Mario Montial Segr. PD Pier Luigi Bersani
al Leader del Terzo Polo Pier Ferdinando Casini
Il passaggio iniquo dall’imposta diretta all’imposta indiretta
Il Premier Mario Monti va parlando di una riforma fiscaleche consisterebbe nel passaggio dall’imposta diretta all’imposta indiretta. Questo passaggio è iniquo questo passaggio arretra di oltre un secolo la nostra economia e la giustizia sociale. L’imposta diretta viene pagata sul reddito, ed è progressiva nel senso che quanto più alto è il reddito, tanto più alta è la percentuale d’imposta: si va dal 23% per i redditi fino a 23.000 euro (ma i redditi di lavoro dipendente fino a 8000 euro sono esenti) al 43% d’imposta per i redditi oltre i 75.000 euro. Si è affermato qui il principio che chi ha un più alto reddito paga un più alto contributo alla comunità; chi ha di più, deve dare di più. Un principio di equità, di giustizia.
L’imposta indiretta viene pagata sui beni e servizi quando sono trasferiti o acquisiti. Ed è la stessa per tutti, non tiene alcun conto del reddito di una persona, se alto o basso, nessun conto della ricchezza o povertà della persona.
Il biglietto del treno o dell’autobus è uguale per tutti; il costo degli alimentari al supermercato è uguale per tutti, ricchi e poveri. Un’imposta ingiusta. Il caso più tipico è l’IVA, che per la maggior parte dei prodotti era al 20% (quindi alta, un quinto del costo in più), e già Tremonti l’aveva portata al 21 per arrotondare la sua finanziaria (un punto può valere 5-6000 euro); e ora il governo Monti la vuol portare al 23,5%, con una decisione che ha della follia: perché anzitutto è profondamente ingiusta, è l’opposto dello sbandierato principio di equità; perché aumenterà il prezzo di tutti i beni e servizi, rendendo ancor più difficile la vita del popolo lavoratore;perché deprimerà ulteriormente i consumi, e conseguentemente la produzione, e quindi l’intero processo economico.
Un altro caso sono le accise, che il governo Monti ha sconsideratamente aumentato sui carburanti, dimenticando che il 90% dei prodotti viene trasportato su veicoli a carburante, e quindi gravando sui prodotti, oltre che sul trasporto popolare. Questo governo si fa sempre più ingiusto. Urge un intervento forte per impedirgli questa politica iniqua: dei sindacati, dei partiti, delle associazioni, della gente.
Lecce, marzo 2012
Prof. Arrigo Colombo Arrigo Colombo, Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia, Università di Lecce Via Monte S.Michele 49, 73100 Lecce, tel/fax 0832-314160E-mail arribo@libero.it / Pag web http://digilander.libero.it/ColomboUtopia
Cari amici
il Movimento ha preparato questo documento contro il tentativo del Governo di promuovere le imposte indirette; per il quale chiede il vostro aiuto nell'invio e nella diffusione. Il documento può sempre essere fatto proprio o anche modificato. Gli indirizzi:
Pres. Giorgio Napolitano, presidenza.repubblica@quirinale.it (nome, cognome, indirizzo obbligatori, altrimenti cestinati);
Premier Mario Monti, centromessaggi@governo.it
Segr. Pier Luigi Bersani, segr.bersani@partitodemocratico.it
Leader Pier Ferdinando Casini, casini_p@camera.it
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
Movimento per la Società di Giustizia e per la Speranza Lecce
Al Presidente Giorgio Napolitano
al Premier Mario Montial Segr. PD Pier Luigi Bersani
al Leader del Terzo Polo Pier Ferdinando Casini
Il passaggio iniquo dall’imposta diretta all’imposta indiretta
Il Premier Mario Monti va parlando di una riforma fiscaleche consisterebbe nel passaggio dall’imposta diretta all’imposta indiretta. Questo passaggio è iniquo questo passaggio arretra di oltre un secolo la nostra economia e la giustizia sociale. L’imposta diretta viene pagata sul reddito, ed è progressiva nel senso che quanto più alto è il reddito, tanto più alta è la percentuale d’imposta: si va dal 23% per i redditi fino a 23.000 euro (ma i redditi di lavoro dipendente fino a 8000 euro sono esenti) al 43% d’imposta per i redditi oltre i 75.000 euro. Si è affermato qui il principio che chi ha un più alto reddito paga un più alto contributo alla comunità; chi ha di più, deve dare di più. Un principio di equità, di giustizia.
L’imposta indiretta viene pagata sui beni e servizi quando sono trasferiti o acquisiti. Ed è la stessa per tutti, non tiene alcun conto del reddito di una persona, se alto o basso, nessun conto della ricchezza o povertà della persona.
Il biglietto del treno o dell’autobus è uguale per tutti; il costo degli alimentari al supermercato è uguale per tutti, ricchi e poveri. Un’imposta ingiusta. Il caso più tipico è l’IVA, che per la maggior parte dei prodotti era al 20% (quindi alta, un quinto del costo in più), e già Tremonti l’aveva portata al 21 per arrotondare la sua finanziaria (un punto può valere 5-6000 euro); e ora il governo Monti la vuol portare al 23,5%, con una decisione che ha della follia: perché anzitutto è profondamente ingiusta, è l’opposto dello sbandierato principio di equità; perché aumenterà il prezzo di tutti i beni e servizi, rendendo ancor più difficile la vita del popolo lavoratore;perché deprimerà ulteriormente i consumi, e conseguentemente la produzione, e quindi l’intero processo economico.
Un altro caso sono le accise, che il governo Monti ha sconsideratamente aumentato sui carburanti, dimenticando che il 90% dei prodotti viene trasportato su veicoli a carburante, e quindi gravando sui prodotti, oltre che sul trasporto popolare. Questo governo si fa sempre più ingiusto. Urge un intervento forte per impedirgli questa politica iniqua: dei sindacati, dei partiti, delle associazioni, della gente.
Lecce, marzo 2012
Prof. Arrigo Colombo Arrigo Colombo, Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia, Università di Lecce Via Monte S.Michele 49, 73100 Lecce, tel/fax 0832-314160E-mail arribo@libero.it / Pag web http://digilander.libero.it/ColomboUtopia
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IMU,
IRpef,
Ivano Peduzzi
lunedì 26 marzo 2012
PEPPE SINI: IL GOVERNO ITALIANO ASSASSINO DEI SOLDATI ITALIANI E DI COMBATTENTI E CIVILI AFGANI
In Afghanistan e' in corso una guerra. Che consiste di stragi, devastazioni ed orrori inauditi. A questa guerra da dieci anni partecipa anche l'Italia. Illegalmente, poiche' la Costituzione della Repubblica Italiana lo proibisce esplicitamente, inequivocabilmente.
L'illegale, criminale partecipazione italiana alla guerra e' responsabile della morte dei soldati italiani li' assassinati, ed e' responsabile della morte degli afgani assassinati dagli italiani.
E l'Italia e' corresponsabile altresi' di tutte le altre stragi, di tutti gli altri orrori, commessi dalle truppe d'occupazione della coalizione di cui fa parte.
I governanti italiani che continuano a mandare giovani italiani a morire e ad uccidere in Afghanistan sono dei criminali, sono degli assassini.
Sono direttamente responsabili di quelle uccisioni i governanti italiani di questi ultimi dieci anni e con essi i parlamentari che hanno votato a favore di questo crimine ed i presidenti della Repubblica che questo crimine hanno avallato tradendo il loro dovere di fedelta' alla Costituzione che la partecipazione alla guerra vieta.
Sono colpevoli della morte degli italiani uccisi dagli afgani e sono colpevoli della morte degli afgani uccisi dagli italiani. Poiche' se non avessero inviato i soldati italiani a partecipare alla guerra in Afghanistan gli uni e gli altri sarebbero ancora vivi.
Dieci anni di stragi. Dieci anni di criminale violazione della legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Dieci anni di complicita' col male piu' abissale.
*
Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista.
Tornino immediatamente e definitivamente in Italia tutti i soldati italiani dispiegati in Afghanistan. Tornino vivi.
Cessi immediatamente la flagrante, insensata, scellerata violazione della Costituzione italiana e del diritto internazionale.
Cessi immediatamente questo abominevole crimine contro l'umanita'.
Si adoperi lo stato italiano per la pace, il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti.
Cessi lo stato italiano di far morire degli esseri umani e si impegni invece per salvare le vite, recare aiuti umanitari, promuovere i diritti di tutti gli esseri umani, con interventi di cooperazione internazionale e di umana solidarieta' rigorosamente civili, non armati, nonviolenti.
Vi e' una sola umanita'.
Solo la pace salva le vite.
La guerra - che sempre consiste di omicidi - sempre e' nemica dell'umanita'.
2. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
Beppe Sini
nbawac@tin.it
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domenica 25 marzo 2012
Morgan Stanley... come farsi pagare un credito anomalo.. lo sanno solo monti mario e mario draghi!
Oltre due miliardi e mezzo di euro – l’equivalente di mezza riforma delle pensioni – finiti in gran silenzio nelle casse della Morgan Stanley, super-banca americana, in virtù di una strana clausola stipulata nel lontano 1994, quando a dirigere le operazioni era un certo Mario Draghi, allora a capo dello staff tecnico del Tesoro.
Ora che lo Stato italiano ha versato tutti quei soldi alla Morgan, si chiede persino Gad Lerner sul suo blog, è lecito domandarsi: chi prese all’epoca quella decisione? E in base a quali motivazioni? Secondo il “Financial Times”, negli anni ’90 la banca d’affari americana vendette al governo italiano una montagna di “titoli derivati” facendo ricorso a un’insolita clausola legale, a tutto vantaggio del colosso finanziario statunitense: libero di sciogliere l’impegno non appena avesse cessato di garantirgli maxi-rendite, scaricate poi sul debito e quindi sulle tasse degli italiani.
Clausola anomala, ha ammesso il sottosegretario all’istruzione Marco Rossi Doria, specie in un mercato come quello dei derivati, che per noi vale 160 miliardi di euro, cioè il 10% del debito pubblico italiano. Agli attuali valori di mercato, secondo la testata finanziaria “Bloomberg”, «l’Italia avrebbe una perdita di 31 miliardi di dollari». Il primo a dare la notizia è “L’Espresso”: il 3 febbraio, Orazio Carabini scrive che – quasi di soppiatto – a inizio anno il nuovo “governo tecnico” ha dato due miliardi e mezzo alla potente Morgan Stanley. «Un’operazione su una posizione in derivati che il Tesoro non ha voluto commentare, peggiorando così le cose», scrive il blog “IcebergFinanza”, documentato “diario di bordo” a cura di Andrea Mazzalai, che ricostruisce i passaggi-chiave di questa strana vicenda.
In gran silenzio, scrive “L’Espresso”, il 3 gennaio – alla vigilia dell’Epifania – il ministero di via XX Settembre ha “estinto” una posizione in derivati che aveva con una delle grandi investment bank americane, facendo scendere l’esposizione verso l’Italia da oltre 6.000 a meno di 3.000 miliardi di dollari. Né Morgan Stanley né il Tesoro hanno voluto spiegare a “L’Espresso” il senso dell’operazione. «Inutile dire che la banca aveva un credito nei confronti dello Stato italiano e che il Tesoro era evidentemente tenuto a rimborsarlo». Molti contratti sui derivati, aggiunge Carabini, prevedono che, dopo un certo numero di anni, una delle due parti possa chiedere la chiusura della posizione: ma non accade spesso. «Altre volte sono previsti dei “termination event”, ovvero fatti che possono innescare la soluzione del contratto: per esempio il downgrade dell’Italia da parte di Standard & Poor’s».
Secondo fonti di mercato, il Tesoro avrebbe limitato i danni ricorrendo a una triangolazione: Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo) sarebbe infatti subentrata a Morgan Stanley, consentendo agli americani di “alleggerirsi” rispetto alla Repubblica italiana.
Poco prima, ricorda sempre “L’Espresso”, aveva fatto scalpore la riduzione della posizione in titoli italiani da parte della Deutsche Bank, seguita poi da altri grandi istituti finanziari, specie francesi: nel primo semestre del 2011, la banca tedesca si liberò di oltre 7 miliardi di euro in Btp. Per Mario Monti e il suo vice-ministro all’economia Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro, entrambi impegnati a “riportare la fiducia dei mercati” sul debitore-Italia, la richiesta di Morgan Stanley (la cui branca italiana è diretta dall’ex direttore generale del Tesoro, Domenico Siniscalco) dev’essere stata una brutta sorpresa: «L’episodio – scrive Carabini – riapre la questione della trasparenza delle operazioni in derivati che sono gestite dal Tesoro nella più totale opacità».
Nessuno, aggiunge “L’Espresso”, sa esattamente a quanto ammonti il peso dei “derivati”: una volta all’anno viene comunicato (agli uffici di statistica) il guadagno o la perdita complessivamente registrata su quel tipo di operazioni. «Infine c’è un problema di immagine per quello che è spesso chiamato il “governo dei banchieri”: dare 2,567 miliardi a Morgan Stanley mentre si stangano i pensionati e si stanziano 50 milioni per la social card non suona bene». A conti fatti, si tratterebbe di una somma colossale, pari a quasi la metà dell’Iva che gli italiani dovranno versare nel 2012: perché la grande stampa non se n’è praticamente “accorta”? Semplice, risponde Mazzalai su “IcebergFinanza”: impegnati nell’opera di “redenzione internazionale” del nostro paese, sia Monti che i giornali sapevano che una simile notizia – debitamente amplificata – avrebbe potuto produrre un ulteriore danno all’immagine della nostra traballante gestione contabile.
Dunque: se il lontano regista del contratto “anomalo” è Draghi, perché si scelse di favorire – a nostre spese – proprio la Morgan Stanley? Insieme al colosso di Wall Street, scrive Stefania Tamburello sul “Corriere della Sera” il 17 marzo, anche Goldman Sachs, Bank of America, Citigroup e Jp Morgan Chase hanno un’enorme esposizione sui derivati nei confronti dell’Italia: stando ai dati di “Bloomberg”, vantano un credito di 19,5 miliardi di dollari. «Cifra che, sommata agli importi relativi alle banche europee rese note nel corso degli “stress test” condotti dalla European Banking Authority, fanno salire l’ammontare complessivo a 31 miliardi di dollari». Una montagna di soldi: è come giocare con un candelotto di dinamite, sostiene “IcebergFinanza”. Che insiste: perché, poi, fare speciali condizioni di favore proprio alla Morgan Stanley? Un caso più unico che raro, segnala la Reuters.
«Queste clausolette di estinzione anticipata a favore della banca – scrive il blog di Mazzalai – sono rarità nei contratti che riguardano il rischio sovrano ed erano presenti solo nei contratti stipulati con Morgan Stanley, chissà perché». Inoltre, aggiunge il blog finanziario, sembra che nessuno conosca il motivo della discrepanza tra il prezzo pagato a Morgan Stanley (2,567 miliardi di euro) e quanto invece compare nella relazione della banca presso la Sec, cioè la commissione statunitense di controllo bancario (“Us Securities and Exchange Commission”). «Nella sostanza – conclude Mazzalai – abbiamo perso 2 miliarducci nel 2011 e quasi 4 nel periodo 2007/2010: altro che aumento dell’Iva al 23%!».
Non sarebbe ora di scoprire almeno qual è la posizione italiana verso la finanza mondiale nel rischioso mercato dei “derivati”? «Perfino l’indagine di due anni fa della Banca d’Italia, peraltro occasionale, fatta a seguito dei vari scandali scoppiati nella Penisola, si limitava a censire i derivati con banche residenti in Italia», scrive Alessandro Penati su “Repubblica” il 18 marzo. «Ma è noto che il Tesoro, come altre entità pubbliche, opera direttamente con controparti estere, senza passare per eventuali filiali italiane». Dunque, quella scattata da Bankitalia era «una foto, peraltro ingiallita, che riprendeva solo la punta dell’iceberg». Ora sappiamo che il governo italiano ha perso la sua scommessa finanziaria con la Morgan Stanley, scrive Mazzalai: «Ma se l’avesse vinta, come poteva essere certo che Morgan Stanley avrebbe avuto i soldi per pagarla?».
Questo è esattamente il “rischio controparte”. Ed è enorme, dice ancora “IcebergFinanza”: oggi, non più di sette banche controllano il mercato mondiale dei derivati “over the counter”, cioè negoziati direttamente e non in un mercato regolamentato. «Per questa ragione, dopo Lehman, è diventata buona prassi esigere il versamento bilaterale dei margini: chi potrebbe subire una perdita per la variazione di valore del derivato, non importa se la banca o il cliente, versa alla controparte un deposito a garanzia». E quindi: quale sarebbe ora la politica del Tesoro? «Credo che i cittadini italiani abbiano il diritto di sapere quale sia complessivamente l’esposizione in derivati dello Stato, e con quali banche; soprattutto perché ognuno di noi si accolla 32.500 euro di debito pubblico».
Una gestione più trasparente di queste “armi di distruzione di massa” non farebbe male, anche per evitare il sospetto di giganteschi conflitti d’interesse: proprio dalla Morgan Stanley è transitato prima del 2009 Giovanni Monti, figlio dell’attuale premier. Laureato alla Bocconi di Milano, scrive la “Gazzetta di Parma”, prima dell’approdo alla Parmalat (rilevata dalla francese Lactalis) il giovane Monti ha lavorato prima a Citigroup e poi a Morgan & Stanley: «A Citigroup è stato responsabile di acquisizioni e disinvestimenti per alcune divisioni del gruppo, mentre alla Morgan si è occupato in particolare di transazioni economico-finanziarie sui mercati di Europa, Medio Oriente e Africa, alle dipendenze dirette degli uffici centrali di New York». Coincidenze? Invitabili i sospetti, aggiunge “IcebergFinanza”, di fronte a «evidenti conflitti di interesse» che «non possono essere cancellati solo con dimissioni temporanee da cariche che vengono da molto lontano», specie se chi comanda ha avuto rapporti di lavoro «con i principali responsabili di questa depressione umana, ovvero le banche d’affari», per lo più americane.
Giorgio Cattaneo
(Fonte: libreidee)
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La vicenda è meglio specificatao nello stralcio di un articolo di Antonio Pantano (valori giuridici e monetari - http://www.circolovegetarianocalcata.it/2012/02/18/monti-mario-come-attila-salvatore-della-patria-sua-ed-intanto-diluvia-studio-economico-e-finanziario-di-antonio-pantano/
Il 3 gennaio 2012 Mr. Monti (“Mario, the year’s man” per la “grande finanza” globalista), nella qualità di ministro dell’economia e presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana – silenzio assoluto della stampa mondiale e connivenza silente di quella italiana! – decretò ed attuò l’uscita dalle casse del Tesoro italiano di 2.567 milioni di euro liquidi e contanti, per farle fagocitare in quelle della banca d’affari statunitense (registrata nel Delaware, stato conveniente e paradiso fiscale, ma operante a New York) Morgan Stanley Corporation. Si tratterebbe di “soli” due miliardi e mezzo di euro e più. Cinquantesimo (2,5%!) di ciò che – forse, dopo pressanti e vessatorie garanzie imposte a costo di sangue – verrà corrisposto dalla Banca Centrale Europea alla Repubblica di Grecia, per sperare o fingere di salvare questa dal “default”, il “fallimento finanziario” di quello Stato, che, altrimenti, per vantato e conclamato debito finanziario organizzato da anni anche per “suggerimenti” di una eminenza italiana del sistema bancario centrale europeo, diverrebbe “terra di preda, corsa e saccheggio” da parte della B.C.E. e delle banche private e pubbliche (ammesso che queste esistano e siano realmente tali!) che di essa sono “partecipanti”, cioè : padrone.
Silenzio tombale della stampa italiana per un mese intero.
Finché 21 scarne, ed incomplete nei dati, righe, sfornate da Orazio Carabini sul settimanale “l’Espresso” (di proprietà di Carlo De Benedetti, bankiere e finanziere svizzero, in eterna “libera uscita”) del 3 febbraio 2012 hanno rivelato il fatto, desunto da formale comunicazione periodica della suddetta banca statunitense alla S.E.C. ( Securities and Exchange Commission, Agenzia Federale ufficiale del governo U.S.A.). Carabini sostiene di aver chiesto chiarimenti sul senso dell’operazione, sulla natura del debito e la di essa “posizione in derivati”, al Tesoro italiano ed alla Morgan Stanley, senza ricevere risposta. Il giornalista avrebbe poi raccolto voci “da fonti di mercato” circa una “triangolazione” (assai curiosa, della quale non si comprende lo spirito, non essendovi partecipazione contrattuale di terzo contraente!) che ha visto la Banca IMI (del gruppo Intesa Sanpaolo, capitanato da Corrado Passera, fresco ministro per le politiche economiche nel governo Monti) subentrare (senza spiegare la ragione ed il ruolo!) a Morgan Stanley “consentendo agli americani di “alleggerirsi” rispetto alla Repubblica Italiana”, come riportato da Carabini, il quale chiuse la notizia lamentando: “l’episodio riapre la questione della trasparenza delle operazioni in derivati che sono gestite dal Tesoro nella più totale opacità: nessuno sa a quanto ammontano e una volta all’anno (agli uffici di statistica) il guadagno o la perdita complessivamente registrata su quel tipo di operazioni. Infine c’è un problema di immagine per quello che è spesso chiamato il “governo dei banchieri”: dare 2,567 miliardi a Morgan Stanley mentre si stangano i pensionati e si stanziano 50 milioni per la social card non suona bene.”.
Il silenzio è stato squarciato il 6 febbraio 2012 da un più ampio comunicato dell’ex parlamentare europeo Roberto Fiore, leader del partito “Forza Nuova”, che ha rammentato e chiarito: “6 miliardi e 268 milioni erano stati prestati in derivati (fondi altamente tossici) all’Italia alcuni anni fa ed invece di attendere il consueto pagamento annuale di interessi, la Morgan Stanley, preso atto del downgrading dell’economia italiana da parte dell’agenzia di rating Standard and Poor’s pochi giorni prima, ha deciso di richiedere l’immediato pagamento del debito”. Fiore ha poi aggiunto: “Quindi nelle prime ore del 2012 l’appena insediato Monti ha decretato il pagamento immediato alla Morgan Stanley annullando la parte rimanente del debito con un passaggio dello stesso debito a Banca Intesa di 3,381 miliardi di debito rimanente.”. Oltre la logica deduzione che Morgan Stanley ha ottenuto anzitempo rimborso di un credito prestato finanziariamente molto tempo prima (che, in tempi di difficoltà di disponibilità di liquidi, nessun cittadino normale italiano riesce ad ottenere dallo Stato), Fiore ha, a ragione, incalzato: “…per ciò che ormai sappiamo dei derivati, avrebbe dovuto effettivamente portare non al pagamento del debito, ma all’emissione di mandati di cattura per truffa ed altri reati nei confronti dei gaglioffi finanzieri. Inoltre Banca Intesa può mettere a bilancio l’entrata di 3,381 miliardi di euro come patrimonio in positivo. Ciò avrà fatto sicuramente piacere a Passera, Presidente di Banca Intesa e Ministro, secondo per importanza solo a Monti, nello specchiato governo in carica. Ma sicuramente – ha proseguito Fiore – farà piacere anche al Vicepresidente di Morgan Stanley e cioè Giovanni Monti che, guarda un po’, è proprio il figlio del nostro Presidente del Consiglio.”. Con legittima proprietà di linguaggio Fiore ha concluso il lungo comunicato: “Con il Governo Monti la finanza internazionale ha le mani nelle tasche dello Sato Italiano o meglio, per dirla all’inglese, ha “direct rule” (potere diretto) sull’economia italiana. Monti e Passera continuano nel loro ruolo a fare gli interessi di quelle bande di criminali che sono le istituzioni finanziarie che servono da decenni e come volgari vecchi democristiani decidono come regalare miliardi di euro ai loro compari: tutto in casa, magari tra padre e figlio, o con i loro colleghi di Gabinetto.”.
Fiore ha trascurato di denunziare che l’entrata di 3,381 miliardi di euro, oltre il “patrimonio in positivo”, rappresenta plusvalenza da tassarsi doppiamente, giacché con l’operazione si è creato un valore da assoggettarsi ad IVA (e non si venga a sostenere che il commercio di denaro nella fattispecie di merce è esente da IVA! e se ciò lo concede qualche legge fiscale “compiacente”, s’ha da rimarcare che tale legge è certamente “di favore” ed anticostituzionale, discriminando tutti gli altri cittadini e le loro attività produttive o commerciali, poste in disparità verso le aziende bancarie!), oltre l’oggetto dell’operazione, che dovrebbe subire tassazione della massima aliquota, con immediata ritenuta alla fonte, alla stregua di ciò che si impone ad un professionista, per esempio.
L’agenzia giornalistica romana OPI – Osservatore Politico Internazionale – tre giorni dopo la denuncia di Roberto Fiore, il 9 febbraio 2012, ha pubblicizzato la interrogazione (5-06124) presentata alla Camera dai deputati Mancuso, Girlanda, De Luca, Bocciardo e Barani, del “Partito delle Libertà”, al Ministro dell’Economia con la quale ha fatto“presente che molte piccole e medie imprese italiane si trovano in serie difficoltà a causa dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione e che il momento di contingente crisi economico finanziaria suggerisce una seria realizzazione dei criteri di gestione del debito della pubblica amministrazione, locale o governativa. Ma, sopratutto, avendo constatato la mancanza di trasparenza nella gestioni in derivati del Governo italiano e, di conseguenza, non si conosce l’ammontare esatto dell’esposizione e una volta l’anno viene comunicato agli uffici di statistica il guadagno o la perdita complessivamente registrata su questo tipo di operazioni, si sollecita il Governo di chiarire le motivazioni per cui si è deciso di pagare parte del proprio debito con la banca d’affari newyorkese e di istituire una nuova strategia comunicativa delle proprie operazioni in derivati, all’insegna della chiarezza e della trasparenza”. Gli stessi parlamentari hanno sottolineato che quanto zelantemente elargito dal ministro Monti, anche capo del governo italiano, corrisponde a circa un decimo della manovra “Salva Italia”.
La stessa agenzia OPI ha anche dato notizia della interrogazione (4-06809) proposta dal senatore del partito “Italia dei Valori”, Elio Lannutti, a Mario Monti, Presidente del consiglio dei ministri e Ministro dell’economia e delle finanze, con la quale lo si informava che “secondo la rivista “International Financing Rewiew”, il Tesoro italiano ha in portafoglio strumenti derivati per un ammontare di 30 miliardi di euro e che si tratta in particolare dei cross currency swap e degli interest rate swap, utilizzati largamente dagli enti pubblici, dunque l’Italia è uno dei maggiori investitori sovrani in tali controverse attività finanziarie e tutti i Governi succedutisi nel tempo si sono sempre rifiutati di dire da dove vengono questi derivati e quanti si annidano nello stock del debito pubblico. Questa scarsa trasparenza getta un’ombra circa la composizione del debito stesso e, in ultima analisi, sulla sua sostenibilità, alla luce dell’attacco speculativo di cui l’Italia è bersaglio da mesi.” L’OPI ha, in particolare, aggiunto che nella interrogazione “l’articolo segnala il caso di Morgan Stanley, che ha ridotto la propria esposizione in credit default swaps verso l’Italia di 3,4 miliardi di dollari. Ciò che non emerge dai risultati finanziari della banca – evidenzia l’interrogazione – sono le modalità con cui questa dismissione è avvenuta. Se lo swap fosse stato ristrutturato o ceduto ad un altro intermediario, il Tesoro potrebbe non aver pagato nulla. Se invece il contratto è stato chiuso, e molti pensano sia andata così, l’operazione potrebbe esserci costata circa 2 miliardi di dollari. Secondo la European Bank Authority, l’Italia deve alle banche dell’area euro circa 5,1 miliardi di euro in contratti swap, ovvero al netto di quelle statunitensi, svizzere e inglesi. Se tali investitori decidessero di chiudere le rispettive posizioni, peraltro sempre più costose da mantenere in virtù del nuovo regime normativo, il salasso per le italiche finanze potrebbe rivelarsi astronomico.”.
OPI riferisce che “Linkiesta”, giornale economico on-line, ha ripreso l’articolo “cercando di ricostruire la genesi di questo fenomeno sulla base delle informazioni già in possesso. In sintesi, un anno fa il Wall Street Italia metteva in correlazione un articolo del “New York Times”, il quale denunciava che l’Italia avrebbe truccato i propri conti pubblici a partire dal 1996, con un altro del “Fatto quotidiano”, secondo cui gli interessi sul debito pagati dallo Stato si mantenevano costanti, nonostante i tassi di mercato fossero in discesa. Da sospettare l’ombra della finanza creativa dietro le operazioni del Tesoro. Sempre “Linkiesta”, citando fonti Eurostat, segnalava mesi fa che l’Italia ha fatto un ingente (ab)uso di strumenti finanziari nel periodo tra il 1998 e il 2008. Per la verità le speculazioni avevano preso avvio due anni prima, ma è stato sotto Tremonti che questa prassi ha conosciuto un netto incremento. Si parla in particolare di cross-currency swap swap e interest rate swap, ma anche cessioni di crediti in cartolarizzazioni. Fino al 2008 l ‘Italia ha guadagnato un ricavo di 8 miliardi, ma con l’avvio della crisi il trend deve essersi invertito, per quanto non esistano dati certi per mancanza di informazioni ufficiali. Ma la discrepanza tra tassi di mercato e interessi pagati segnalata dal “Fatto quotidiano” rappresenta una prova circostanziale che tali contratti sono ora in perdita, sebbene sia impossibile stabilire di quanto; il volume totale delle “scommesse” sulla bancarotta dell’Italia, sotto forma di CDS, ammonta a 8.611 contratti per un controvalore di 21 miliardi di euro. Segno che il mercato nutre serie preoccupazioni sulla capacità dell’Italia di tenere fede ai propri impegni.
Quel che chiede l’interrogazione è di sapere se al Governo risulti a quanto ammonta la reale entità dei titoli derivati in possesso del Tesoro e quali siano precisamente i relativi rischi per le finanze del Paese.”.
In realtà, il dettagliato dispaccio “DTCC”- “The Depository Trust & Clearing Corporation” leggibile anche per via telematica, che registra oltre 1000 enti ed organizzazioni statali impegnati a livello mondiale, alla data 14 febbraio 2012 indica “Repubblica Italiana – Governo” esposto per 8720 contratti di importo complessivo 22,197 miliardi di USD, mentre la “Repubblica Federale di Germania – Governo” – ha 4012 contratti di importo 19,269 miliardi di USD. Cioè : maggiori impegni per gli abili e virtuosi germanici con meno di metà numero di contratti rispetto alla più … pasticciona e disinvolta Repubblica Italiana.
Sempre la solitaria agenzia giornalistica romana OPI, il 9 febbraio 2012 ha anche riportato: “Quale è la reale esposizione italiana al rischio swap? Come potrebbe incidere sulla tenuta dei nostri conti pubblici? Quanti derivati possiede il Tesoro italiano nel suo portafoglio?” sono queste le domande che il vicepresidente del gruppo Idv alla Camera, Antonio Borghesi, rivolge al presidente del Consiglio e ministro dell’Economia Mario Monti, in un’interrogazione a risposta scritta. “Secondo alcuni articoli apparsi sulla stampa internazionale, il nostro Paese, dal 1996, avrebbe truccato i propri conti, utilizzando derivati grazie all’aiuto di Jp Morgan la questione è tutt’altro che irrilevante. In particolare, l’articolo apparso sul’autorevole rivista International Financing Review prende l’esempio di Morgan Stanley, che ha recentemente ridotto la sua esposizione in swap verso l’Italia di circa 3,4 miliardi di dollari. Se questo interest rate swap fosse stato ristrutturato e assegnato a un’altra banca, allora l’Italia non sarebbe stata particolarmente toccata dalla vicenda. Ma se lo swap fosse stato chiuso allora l’Italia avrebbe dovuto pagare almeno 2 miliardi di euro”si legge nell’interrogazione. “Secondo l’European Bank Authority, l’Italia è esposta per 5,1 miliardi di euro in swap verso le banche europee. Ciò significa che, se gli investitori decidessero di chiudere queste posizioni, più costose con il nuovo regime regolatorio, l’Italia si troverebbe d’improvviso a dover pagare svariati miliardi di euro. Chiediamo, dunque, al governo, di fare chiarezza sulla reale esposizione italiana ai rischi sopra-esposti”, conclude il vicepresidente IdV alla Camera, Antonio Borghesi.”
Ma, a fronte di questa avvilente situazione concreta, emergono le taciute attività di organizzazioni bancarie private con sede formale e reale oltre i nostri confini, ma con succursali (autorizzate da Banca d’Italia e l’organo di vigilanza bancaria delegato dallo Stato), operanti da noi, che vantano crediti verso la Repubblica Italiana. E il catapultato al potere di governo prof. Monti (con sospetto opportunismo e … saggia provvidenza, posto al riparo da ogni futuro “rilievo” mediante l’elargizione in apparenza inspiegabile, a priori, di laticlavio a vita, che, per consuetudine e norma etica,viene concesso ad uomini di chiara fama e prestigio che abbiano illustrato la Patria per non comuni meriti culturali), con eccesso di zelo profuso in assoluto silenzio nei giorni delle feste d’inizio 2012, e ad appena 40 giorni dal suo insediamento, ha soddisfatto anzi tempo (assai prima della scadenza contrattuale, e senza nemmeno tentare una transazione con un creditore, tra i tanti, certamente privilegiato e non incontrovertibile) un debito contratto da altri in epoca oscura ed imprecisata. Azione che il Monti, tecnico con “decantata” esperienza di docente di scienze economiche alla università Bocconi, avrebbe dovuto comunque intraprendere, nello stesso criterio e spirito che ha, poi o nel contempo, profuso nel modificare in pejus sia le sorti pensionistiche degli italiani sia altre provvidenze del così detto scassatissimo “stato sociale”, con tagli alla spesa, che, per contro, non sono stati tentati nemmeno alla lontana verso i “mercanti del denaro”. Mercanti ed affaristi monetari che nessun danno avrebbero subito se ridimensionati nelle loro pretese, sovente impinguate da corredi prepotenti ed illegittimi di interessi monetari usurai.
Va osservato che un governante degno di questo nome, specchiatamente onesto ed indifferente a qualunque potente (o prepotente) organizzazione monetaria reclamante crediti, propenso realmente ad operare negli interessi totali del Popolo italiano e dello Stato, prima di soddisfare ogni richiesta di rimborso, ha il dovere di pretendere di conoscere :
1 in dettaglio l’elenco dei debiti contratti dalla Repubblica Italiana verso, sia :
1.1 Stati esteri (e pretendere la verifica del trattato conseguente), sia verso
1.2 organizzazioni finanziarie e/o bancarie private, siano queste
1.2.1 estere o
1.2.2 italiane
e, nel contempo, dopo avere profondamente ed analiticamente verificata, e pubblicizzata in ogni modo,
2 la natura dei debiti ad oggi vigenti,
2.1 la data della contrazione degli impegni,
2.2 gli importi di ciascun impegno,
2.3 i nomi degli antichi contraenti/sottoscrittori del debito per conto della Repubblica Italiana,
2.4 la commissione promessa ed erogata agli intermediari (brokers) coinvolti nella operazione di sottoscrizione del debito
2.4.1 i nomi degli intermediari (brokers) coinvolti e/o sovrintendenti nella citata operazione,
2.4.2 il luogo e la modalità di corresponsione della commissione per la citata operazione,
e, in particolare,
3 per ciascun debito:
3.1 il nome dell’organismo bancario che sovrintese (anche per sola consulenza) alla formulazione del contratto del debito,
3.1.1 il ruolo e l’atteggiamento della Corte dei Conti per ciascun contratto,
3.1.2 il ruolo e l’atteggiamento della Banca d’Italia spa (che esercita la “tesoreria dello Stato”) nella sua veste di “organo di vigilanza”
3.2 la natura, in dettaglio, dei termini contrattuali con specifica inequivoca dei tassi di interesse a debito,
3.2.1 se riferiti a tassi vigenti in Italia,
3.2.2 se riferiti ad altri tassi,
3.2.3 se organizzati in altri termini, sotto forma di “contratti derivati” od altro [e, a questo proposito, chiarire la ragione di tale specie di contratti, essendo evidente la fallacità di questi, sotto il profilo, ormai conclamato ed accertato, della loro “tossicità”],
3.3 l’ufficio erogatore del denaro liquido o in titoli (e quali?) necessario per il ripianamento del debito verso il creditore (e, quindi, determinare e precisare se “agenzia dello Stato” o “tesoreria per conto dello Stato” od altri)
3.3.1 la commissione corrisposta agli intermediari (brokers) coinvolti nel ripianamento del debito,
3.3.1.2 i nomi degli intermediari (brokers) coinvolti e/o sovrintendenti nel ripianamento del debito,
3.3.1.1 il luogo e la modalità di corresponsione della commissione corrisposta agli intermediari,
4 i rapporti pregressi tra le organizzazioni bancarie vantanti titolo di creditrici verso la Repubblica Italiana e:
4.1 il presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana,
4.2 qualsiasi banchiere, o intermediario operante nel mondo della finanza, avente ruolo nel governo che ripiana il debito in oggetto,
4.3 qualsiasi componente il governo (con incarico di ministro o vice o sottosegretario) legato alla vicenda,
4.4 qualsiasi parente fino al decimo grado dei componenti il governo,
4.5 qualsiasi membro, presente e passato, del parlamento italiano
4.6 qualsiasi membro, presente e passato, del parlamento europeo,
5 lo stato patrimoniale, denunziato o presunto, noto in Italia ed oltre confine, precedente l’assunzione di incarico da parte di tutti coloro indicati almeno ai punti 4.1, 4.2, 4.3, 4.4,
6 curriculum vitae di ogni personaggio indicato al punto 5,
7 la giustificazione giuridica per ogni atto di debito sottoscritto dalla Repubblica Italiana,
7.1 la contestuale giustificazione giuridica per la sottoscrizione di debiti con organismi estranei ed esterni alla amministrazione della Repubblica Italiana,
8 la compatibilità della vigenza di debiti monetari tra la Repubblica Italiana e qualsiasi altra azienda bancaria e/o finanziaria operante sul suolo della Repubblica,
9 gli adempimenti fiscali TUTTI, verso la Repubblica Italiana, a carico delle aziende bancarie e finanziarie che – per debiti della Repubblica Italiana – abbiano ad introitare interessi su questi,
10 le attività idonee degli organi sovrintendenti alle attività di controllo contabile e fiscale dello Stato (Corte dei Conti, Agenzie delle entrate, Guardia di Finanza) svolte circa gli argomenti indicati nei nove punti – e relativi sub – sopra elencati.
In proposito, proprio la mattina di giovedì 16 febbraio 2012, nella rituale cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, il presidente Luigi Giampaolino, alla presenza del Presidente della Repubblica e delle massime cariche istituzionali (queste si, sono tali!) dello Stato, ha esordito : “Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese le cui dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, faticosamente, alla luce.”. Reclamando la “mappatura” dei fenomeni di corruzione per “effettuare una ricognizione degli episodi più ricorrenti di gestione delle risorse”, la indicò come “inadeguata, perché inefficace, inefficiente, diseconomica.”. E Giampaolino, senza mostrarsi un “giamburrasca”, indicò tutti i comportamenti che recano “danno alle finanze pubbliche”: “la corruzione nell’ambito della attività sanitaria, lo smaltimento dei rifiuti, il “gravemente colposo utilizzo di strumenti derivati o prodotti finanziari simili”, “la costituzione e gestione di società a partecipazione pubblica e alla stipula di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Inclusi anche gli errori nella gestione del servizio di riscossione dei tributi.” E la frustata in faccia al governo in carica fu implacabile con : “mentre grande attenzione è riservata alle proiezioni e alla stima degli effetti attesi dei principali provvedimenti, sono invece carenti le misure e le valutazioni ex post circa l’impatto che le politiche pubbliche esercitano sulla dinamica delle entrate e delle spese. ”. Concludendo, il presidente Giampaolino ha sottolineato: “Cosicché vi è una quasi totale mancanza di documenti e studi dedicati a verificare a posteriori se, quanto e come abbiano in realtà funzionato gli strumenti impiegati per migliorare il coordinamento della finanza pubblica e la qualità della spesa.”.
Frustata non solo alle incapacità indiscutibili di tutti i governi succedutisi in Italia negli ultimi 50 anni, ma palesemente anche alle pittoresche e colorate piroette fatte compiere alla Guardia di Finanza dal governo del prode economista Monti verso i controlli – sotto il tiro preorganizzato delle tivù di regime – su alcuni esercizi commerciali in qualche città italiana, mentre invece la Guardia avrebbe dovuto operare setacciando – sulla scia delle osservazioni di Giampaolino – proprio nei ministeri italiani, nelle sedi di governo di regioni, provincie e comuni, a verificare le irregolarità concretate da tutti i personaggi gestori la politica negli ultimi decenni, al fine di stroncare le validità dei falsi (gabbati per veri!) contratti, appalti, servizi e forniture, società a partecipazione pubblica, e degli impegni finanziari basati su “colposo utilizzo di strumenti derivati o prodotti finanziari simili”. Proprio quelli che, con sospettoso zelo, il 3 gennaio 2012 il massimo timoniere (applaudito al parlamento europeo da “affrancati ai sistemi bancari”, ma dileggiato da chi “conosce retroscena e documenti”) del governo italiano imposto dall’estero, si è affrettato a liquidare, attingendo alle casse del Tesoro italiano!
L’Italia non sarà salvata da Mr. Monti!
Riprova è nella attività sotterranea da questi svolta premurosamente il 3 gennaio 2012 con il conferimento, in torbida triangolazione, di denaro dei cittadini italiani ( e la “fiduciaria Banca d’Italia” non si è peritata di additare tale movimentazione di denaro con esportazione all’estero di un capitale ingentissimo!) ad una banca estera notoriamente non filantropica che si avvale di impegni per non chiari prestiti su contratti derivati poi condannati dal Presidente della Corte dei Conti della Repubblica Italiana. Monti, prima di operare, avrebbe dovuto sentire il dovere MORALE di verificare la bontà degli impegni in passato sottoscritti dai suoi predecessori! Ma ciò – che comporterebbe allontanamento dalla cosa pubblica per chiunque abbia senso di responsabilità – non è accaduto.
Proprio mentre nel quasi contempo il Presidente della Repubblica di Germania ha sentito il dovere di dimettersi dall’incarico, per permettere alla magistratura penale del suo paese di indagare sul modesto mutuo goduto in passato dalla sua famiglia, per l’importo di soli 500.000 euro. Cifretta che in Italia (o Italyland, in forza della dipendenza non solo militare, ma materialmente bancaria verso gli U.S.A.) gestisce in proprio, a proprio vantaggio, per “tangenti” correnti, alla luce del sole, allegramente, un consigliere comunale di un qualsiasi capoluogo di provincia.
Senza che un Mr. Monti abbia tempo ed ardire di indagare, per “tagliare” la dilagante mafia corruttiva istituzionalizzata che il Presidente Giampaolino ha additato, ma per la quale nessuno dei preposti “alla cosa pubblica” muove un dito per sradicare. Con la apostolica benedizione anche dei beneficati dalle esenzioni sulle imposte sulla casa, che i “sudditi italiani” devono supinamente subire.
In nome della “democrazia”. Che soddisfa gli usurai prima d’ogni altra attività, al primo giorno utile dell’anno di disgrazia 2012, “Monti Mario duce che non conduce, ma l’Italia mal riduce”.
DILUVIA! GOVERNO MONTI!
Antonio Pantano
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Ora che lo Stato italiano ha versato tutti quei soldi alla Morgan, si chiede persino Gad Lerner sul suo blog, è lecito domandarsi: chi prese all’epoca quella decisione? E in base a quali motivazioni? Secondo il “Financial Times”, negli anni ’90 la banca d’affari americana vendette al governo italiano una montagna di “titoli derivati” facendo ricorso a un’insolita clausola legale, a tutto vantaggio del colosso finanziario statunitense: libero di sciogliere l’impegno non appena avesse cessato di garantirgli maxi-rendite, scaricate poi sul debito e quindi sulle tasse degli italiani.
Clausola anomala, ha ammesso il sottosegretario all’istruzione Marco Rossi Doria, specie in un mercato come quello dei derivati, che per noi vale 160 miliardi di euro, cioè il 10% del debito pubblico italiano. Agli attuali valori di mercato, secondo la testata finanziaria “Bloomberg”, «l’Italia avrebbe una perdita di 31 miliardi di dollari». Il primo a dare la notizia è “L’Espresso”: il 3 febbraio, Orazio Carabini scrive che – quasi di soppiatto – a inizio anno il nuovo “governo tecnico” ha dato due miliardi e mezzo alla potente Morgan Stanley. «Un’operazione su una posizione in derivati che il Tesoro non ha voluto commentare, peggiorando così le cose», scrive il blog “IcebergFinanza”, documentato “diario di bordo” a cura di Andrea Mazzalai, che ricostruisce i passaggi-chiave di questa strana vicenda.
In gran silenzio, scrive “L’Espresso”, il 3 gennaio – alla vigilia dell’Epifania – il ministero di via XX Settembre ha “estinto” una posizione in derivati che aveva con una delle grandi investment bank americane, facendo scendere l’esposizione verso l’Italia da oltre 6.000 a meno di 3.000 miliardi di dollari. Né Morgan Stanley né il Tesoro hanno voluto spiegare a “L’Espresso” il senso dell’operazione. «Inutile dire che la banca aveva un credito nei confronti dello Stato italiano e che il Tesoro era evidentemente tenuto a rimborsarlo». Molti contratti sui derivati, aggiunge Carabini, prevedono che, dopo un certo numero di anni, una delle due parti possa chiedere la chiusura della posizione: ma non accade spesso. «Altre volte sono previsti dei “termination event”, ovvero fatti che possono innescare la soluzione del contratto: per esempio il downgrade dell’Italia da parte di Standard & Poor’s».
Secondo fonti di mercato, il Tesoro avrebbe limitato i danni ricorrendo a una triangolazione: Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo) sarebbe infatti subentrata a Morgan Stanley, consentendo agli americani di “alleggerirsi” rispetto alla Repubblica italiana.
Poco prima, ricorda sempre “L’Espresso”, aveva fatto scalpore la riduzione della posizione in titoli italiani da parte della Deutsche Bank, seguita poi da altri grandi istituti finanziari, specie francesi: nel primo semestre del 2011, la banca tedesca si liberò di oltre 7 miliardi di euro in Btp. Per Mario Monti e il suo vice-ministro all’economia Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro, entrambi impegnati a “riportare la fiducia dei mercati” sul debitore-Italia, la richiesta di Morgan Stanley (la cui branca italiana è diretta dall’ex direttore generale del Tesoro, Domenico Siniscalco) dev’essere stata una brutta sorpresa: «L’episodio – scrive Carabini – riapre la questione della trasparenza delle operazioni in derivati che sono gestite dal Tesoro nella più totale opacità».
Nessuno, aggiunge “L’Espresso”, sa esattamente a quanto ammonti il peso dei “derivati”: una volta all’anno viene comunicato (agli uffici di statistica) il guadagno o la perdita complessivamente registrata su quel tipo di operazioni. «Infine c’è un problema di immagine per quello che è spesso chiamato il “governo dei banchieri”: dare 2,567 miliardi a Morgan Stanley mentre si stangano i pensionati e si stanziano 50 milioni per la social card non suona bene». A conti fatti, si tratterebbe di una somma colossale, pari a quasi la metà dell’Iva che gli italiani dovranno versare nel 2012: perché la grande stampa non se n’è praticamente “accorta”? Semplice, risponde Mazzalai su “IcebergFinanza”: impegnati nell’opera di “redenzione internazionale” del nostro paese, sia Monti che i giornali sapevano che una simile notizia – debitamente amplificata – avrebbe potuto produrre un ulteriore danno all’immagine della nostra traballante gestione contabile.
Dunque: se il lontano regista del contratto “anomalo” è Draghi, perché si scelse di favorire – a nostre spese – proprio la Morgan Stanley? Insieme al colosso di Wall Street, scrive Stefania Tamburello sul “Corriere della Sera” il 17 marzo, anche Goldman Sachs, Bank of America, Citigroup e Jp Morgan Chase hanno un’enorme esposizione sui derivati nei confronti dell’Italia: stando ai dati di “Bloomberg”, vantano un credito di 19,5 miliardi di dollari. «Cifra che, sommata agli importi relativi alle banche europee rese note nel corso degli “stress test” condotti dalla European Banking Authority, fanno salire l’ammontare complessivo a 31 miliardi di dollari». Una montagna di soldi: è come giocare con un candelotto di dinamite, sostiene “IcebergFinanza”. Che insiste: perché, poi, fare speciali condizioni di favore proprio alla Morgan Stanley? Un caso più unico che raro, segnala la Reuters.
«Queste clausolette di estinzione anticipata a favore della banca – scrive il blog di Mazzalai – sono rarità nei contratti che riguardano il rischio sovrano ed erano presenti solo nei contratti stipulati con Morgan Stanley, chissà perché». Inoltre, aggiunge il blog finanziario, sembra che nessuno conosca il motivo della discrepanza tra il prezzo pagato a Morgan Stanley (2,567 miliardi di euro) e quanto invece compare nella relazione della banca presso la Sec, cioè la commissione statunitense di controllo bancario (“Us Securities and Exchange Commission”). «Nella sostanza – conclude Mazzalai – abbiamo perso 2 miliarducci nel 2011 e quasi 4 nel periodo 2007/2010: altro che aumento dell’Iva al 23%!».
Non sarebbe ora di scoprire almeno qual è la posizione italiana verso la finanza mondiale nel rischioso mercato dei “derivati”? «Perfino l’indagine di due anni fa della Banca d’Italia, peraltro occasionale, fatta a seguito dei vari scandali scoppiati nella Penisola, si limitava a censire i derivati con banche residenti in Italia», scrive Alessandro Penati su “Repubblica” il 18 marzo. «Ma è noto che il Tesoro, come altre entità pubbliche, opera direttamente con controparti estere, senza passare per eventuali filiali italiane». Dunque, quella scattata da Bankitalia era «una foto, peraltro ingiallita, che riprendeva solo la punta dell’iceberg». Ora sappiamo che il governo italiano ha perso la sua scommessa finanziaria con la Morgan Stanley, scrive Mazzalai: «Ma se l’avesse vinta, come poteva essere certo che Morgan Stanley avrebbe avuto i soldi per pagarla?».
Questo è esattamente il “rischio controparte”. Ed è enorme, dice ancora “IcebergFinanza”: oggi, non più di sette banche controllano il mercato mondiale dei derivati “over the counter”, cioè negoziati direttamente e non in un mercato regolamentato. «Per questa ragione, dopo Lehman, è diventata buona prassi esigere il versamento bilaterale dei margini: chi potrebbe subire una perdita per la variazione di valore del derivato, non importa se la banca o il cliente, versa alla controparte un deposito a garanzia». E quindi: quale sarebbe ora la politica del Tesoro? «Credo che i cittadini italiani abbiano il diritto di sapere quale sia complessivamente l’esposizione in derivati dello Stato, e con quali banche; soprattutto perché ognuno di noi si accolla 32.500 euro di debito pubblico».
Una gestione più trasparente di queste “armi di distruzione di massa” non farebbe male, anche per evitare il sospetto di giganteschi conflitti d’interesse: proprio dalla Morgan Stanley è transitato prima del 2009 Giovanni Monti, figlio dell’attuale premier. Laureato alla Bocconi di Milano, scrive la “Gazzetta di Parma”, prima dell’approdo alla Parmalat (rilevata dalla francese Lactalis) il giovane Monti ha lavorato prima a Citigroup e poi a Morgan & Stanley: «A Citigroup è stato responsabile di acquisizioni e disinvestimenti per alcune divisioni del gruppo, mentre alla Morgan si è occupato in particolare di transazioni economico-finanziarie sui mercati di Europa, Medio Oriente e Africa, alle dipendenze dirette degli uffici centrali di New York». Coincidenze? Invitabili i sospetti, aggiunge “IcebergFinanza”, di fronte a «evidenti conflitti di interesse» che «non possono essere cancellati solo con dimissioni temporanee da cariche che vengono da molto lontano», specie se chi comanda ha avuto rapporti di lavoro «con i principali responsabili di questa depressione umana, ovvero le banche d’affari», per lo più americane.
Giorgio Cattaneo
(Fonte: libreidee)
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La vicenda è meglio specificatao nello stralcio di un articolo di Antonio Pantano (valori giuridici e monetari - http://www.circolovegetarianocalcata.it/2012/02/18/monti-mario-come-attila-salvatore-della-patria-sua-ed-intanto-diluvia-studio-economico-e-finanziario-di-antonio-pantano/
Il 3 gennaio 2012 Mr. Monti (“Mario, the year’s man” per la “grande finanza” globalista), nella qualità di ministro dell’economia e presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana – silenzio assoluto della stampa mondiale e connivenza silente di quella italiana! – decretò ed attuò l’uscita dalle casse del Tesoro italiano di 2.567 milioni di euro liquidi e contanti, per farle fagocitare in quelle della banca d’affari statunitense (registrata nel Delaware, stato conveniente e paradiso fiscale, ma operante a New York) Morgan Stanley Corporation. Si tratterebbe di “soli” due miliardi e mezzo di euro e più. Cinquantesimo (2,5%!) di ciò che – forse, dopo pressanti e vessatorie garanzie imposte a costo di sangue – verrà corrisposto dalla Banca Centrale Europea alla Repubblica di Grecia, per sperare o fingere di salvare questa dal “default”, il “fallimento finanziario” di quello Stato, che, altrimenti, per vantato e conclamato debito finanziario organizzato da anni anche per “suggerimenti” di una eminenza italiana del sistema bancario centrale europeo, diverrebbe “terra di preda, corsa e saccheggio” da parte della B.C.E. e delle banche private e pubbliche (ammesso che queste esistano e siano realmente tali!) che di essa sono “partecipanti”, cioè : padrone.
Silenzio tombale della stampa italiana per un mese intero.
Finché 21 scarne, ed incomplete nei dati, righe, sfornate da Orazio Carabini sul settimanale “l’Espresso” (di proprietà di Carlo De Benedetti, bankiere e finanziere svizzero, in eterna “libera uscita”) del 3 febbraio 2012 hanno rivelato il fatto, desunto da formale comunicazione periodica della suddetta banca statunitense alla S.E.C. ( Securities and Exchange Commission, Agenzia Federale ufficiale del governo U.S.A.). Carabini sostiene di aver chiesto chiarimenti sul senso dell’operazione, sulla natura del debito e la di essa “posizione in derivati”, al Tesoro italiano ed alla Morgan Stanley, senza ricevere risposta. Il giornalista avrebbe poi raccolto voci “da fonti di mercato” circa una “triangolazione” (assai curiosa, della quale non si comprende lo spirito, non essendovi partecipazione contrattuale di terzo contraente!) che ha visto la Banca IMI (del gruppo Intesa Sanpaolo, capitanato da Corrado Passera, fresco ministro per le politiche economiche nel governo Monti) subentrare (senza spiegare la ragione ed il ruolo!) a Morgan Stanley “consentendo agli americani di “alleggerirsi” rispetto alla Repubblica Italiana”, come riportato da Carabini, il quale chiuse la notizia lamentando: “l’episodio riapre la questione della trasparenza delle operazioni in derivati che sono gestite dal Tesoro nella più totale opacità: nessuno sa a quanto ammontano e una volta all’anno (agli uffici di statistica) il guadagno o la perdita complessivamente registrata su quel tipo di operazioni. Infine c’è un problema di immagine per quello che è spesso chiamato il “governo dei banchieri”: dare 2,567 miliardi a Morgan Stanley mentre si stangano i pensionati e si stanziano 50 milioni per la social card non suona bene.”.
Il silenzio è stato squarciato il 6 febbraio 2012 da un più ampio comunicato dell’ex parlamentare europeo Roberto Fiore, leader del partito “Forza Nuova”, che ha rammentato e chiarito: “6 miliardi e 268 milioni erano stati prestati in derivati (fondi altamente tossici) all’Italia alcuni anni fa ed invece di attendere il consueto pagamento annuale di interessi, la Morgan Stanley, preso atto del downgrading dell’economia italiana da parte dell’agenzia di rating Standard and Poor’s pochi giorni prima, ha deciso di richiedere l’immediato pagamento del debito”. Fiore ha poi aggiunto: “Quindi nelle prime ore del 2012 l’appena insediato Monti ha decretato il pagamento immediato alla Morgan Stanley annullando la parte rimanente del debito con un passaggio dello stesso debito a Banca Intesa di 3,381 miliardi di debito rimanente.”. Oltre la logica deduzione che Morgan Stanley ha ottenuto anzitempo rimborso di un credito prestato finanziariamente molto tempo prima (che, in tempi di difficoltà di disponibilità di liquidi, nessun cittadino normale italiano riesce ad ottenere dallo Stato), Fiore ha, a ragione, incalzato: “…per ciò che ormai sappiamo dei derivati, avrebbe dovuto effettivamente portare non al pagamento del debito, ma all’emissione di mandati di cattura per truffa ed altri reati nei confronti dei gaglioffi finanzieri. Inoltre Banca Intesa può mettere a bilancio l’entrata di 3,381 miliardi di euro come patrimonio in positivo. Ciò avrà fatto sicuramente piacere a Passera, Presidente di Banca Intesa e Ministro, secondo per importanza solo a Monti, nello specchiato governo in carica. Ma sicuramente – ha proseguito Fiore – farà piacere anche al Vicepresidente di Morgan Stanley e cioè Giovanni Monti che, guarda un po’, è proprio il figlio del nostro Presidente del Consiglio.”. Con legittima proprietà di linguaggio Fiore ha concluso il lungo comunicato: “Con il Governo Monti la finanza internazionale ha le mani nelle tasche dello Sato Italiano o meglio, per dirla all’inglese, ha “direct rule” (potere diretto) sull’economia italiana. Monti e Passera continuano nel loro ruolo a fare gli interessi di quelle bande di criminali che sono le istituzioni finanziarie che servono da decenni e come volgari vecchi democristiani decidono come regalare miliardi di euro ai loro compari: tutto in casa, magari tra padre e figlio, o con i loro colleghi di Gabinetto.”.
Fiore ha trascurato di denunziare che l’entrata di 3,381 miliardi di euro, oltre il “patrimonio in positivo”, rappresenta plusvalenza da tassarsi doppiamente, giacché con l’operazione si è creato un valore da assoggettarsi ad IVA (e non si venga a sostenere che il commercio di denaro nella fattispecie di merce è esente da IVA! e se ciò lo concede qualche legge fiscale “compiacente”, s’ha da rimarcare che tale legge è certamente “di favore” ed anticostituzionale, discriminando tutti gli altri cittadini e le loro attività produttive o commerciali, poste in disparità verso le aziende bancarie!), oltre l’oggetto dell’operazione, che dovrebbe subire tassazione della massima aliquota, con immediata ritenuta alla fonte, alla stregua di ciò che si impone ad un professionista, per esempio.
L’agenzia giornalistica romana OPI – Osservatore Politico Internazionale – tre giorni dopo la denuncia di Roberto Fiore, il 9 febbraio 2012, ha pubblicizzato la interrogazione (5-06124) presentata alla Camera dai deputati Mancuso, Girlanda, De Luca, Bocciardo e Barani, del “Partito delle Libertà”, al Ministro dell’Economia con la quale ha fatto“presente che molte piccole e medie imprese italiane si trovano in serie difficoltà a causa dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione e che il momento di contingente crisi economico finanziaria suggerisce una seria realizzazione dei criteri di gestione del debito della pubblica amministrazione, locale o governativa. Ma, sopratutto, avendo constatato la mancanza di trasparenza nella gestioni in derivati del Governo italiano e, di conseguenza, non si conosce l’ammontare esatto dell’esposizione e una volta l’anno viene comunicato agli uffici di statistica il guadagno o la perdita complessivamente registrata su questo tipo di operazioni, si sollecita il Governo di chiarire le motivazioni per cui si è deciso di pagare parte del proprio debito con la banca d’affari newyorkese e di istituire una nuova strategia comunicativa delle proprie operazioni in derivati, all’insegna della chiarezza e della trasparenza”. Gli stessi parlamentari hanno sottolineato che quanto zelantemente elargito dal ministro Monti, anche capo del governo italiano, corrisponde a circa un decimo della manovra “Salva Italia”.
La stessa agenzia OPI ha anche dato notizia della interrogazione (4-06809) proposta dal senatore del partito “Italia dei Valori”, Elio Lannutti, a Mario Monti, Presidente del consiglio dei ministri e Ministro dell’economia e delle finanze, con la quale lo si informava che “secondo la rivista “International Financing Rewiew”, il Tesoro italiano ha in portafoglio strumenti derivati per un ammontare di 30 miliardi di euro e che si tratta in particolare dei cross currency swap e degli interest rate swap, utilizzati largamente dagli enti pubblici, dunque l’Italia è uno dei maggiori investitori sovrani in tali controverse attività finanziarie e tutti i Governi succedutisi nel tempo si sono sempre rifiutati di dire da dove vengono questi derivati e quanti si annidano nello stock del debito pubblico. Questa scarsa trasparenza getta un’ombra circa la composizione del debito stesso e, in ultima analisi, sulla sua sostenibilità, alla luce dell’attacco speculativo di cui l’Italia è bersaglio da mesi.” L’OPI ha, in particolare, aggiunto che nella interrogazione “l’articolo segnala il caso di Morgan Stanley, che ha ridotto la propria esposizione in credit default swaps verso l’Italia di 3,4 miliardi di dollari. Ciò che non emerge dai risultati finanziari della banca – evidenzia l’interrogazione – sono le modalità con cui questa dismissione è avvenuta. Se lo swap fosse stato ristrutturato o ceduto ad un altro intermediario, il Tesoro potrebbe non aver pagato nulla. Se invece il contratto è stato chiuso, e molti pensano sia andata così, l’operazione potrebbe esserci costata circa 2 miliardi di dollari. Secondo la European Bank Authority, l’Italia deve alle banche dell’area euro circa 5,1 miliardi di euro in contratti swap, ovvero al netto di quelle statunitensi, svizzere e inglesi. Se tali investitori decidessero di chiudere le rispettive posizioni, peraltro sempre più costose da mantenere in virtù del nuovo regime normativo, il salasso per le italiche finanze potrebbe rivelarsi astronomico.”.
OPI riferisce che “Linkiesta”, giornale economico on-line, ha ripreso l’articolo “cercando di ricostruire la genesi di questo fenomeno sulla base delle informazioni già in possesso. In sintesi, un anno fa il Wall Street Italia metteva in correlazione un articolo del “New York Times”, il quale denunciava che l’Italia avrebbe truccato i propri conti pubblici a partire dal 1996, con un altro del “Fatto quotidiano”, secondo cui gli interessi sul debito pagati dallo Stato si mantenevano costanti, nonostante i tassi di mercato fossero in discesa. Da sospettare l’ombra della finanza creativa dietro le operazioni del Tesoro. Sempre “Linkiesta”, citando fonti Eurostat, segnalava mesi fa che l’Italia ha fatto un ingente (ab)uso di strumenti finanziari nel periodo tra il 1998 e il 2008. Per la verità le speculazioni avevano preso avvio due anni prima, ma è stato sotto Tremonti che questa prassi ha conosciuto un netto incremento. Si parla in particolare di cross-currency swap swap e interest rate swap, ma anche cessioni di crediti in cartolarizzazioni. Fino al 2008 l ‘Italia ha guadagnato un ricavo di 8 miliardi, ma con l’avvio della crisi il trend deve essersi invertito, per quanto non esistano dati certi per mancanza di informazioni ufficiali. Ma la discrepanza tra tassi di mercato e interessi pagati segnalata dal “Fatto quotidiano” rappresenta una prova circostanziale che tali contratti sono ora in perdita, sebbene sia impossibile stabilire di quanto; il volume totale delle “scommesse” sulla bancarotta dell’Italia, sotto forma di CDS, ammonta a 8.611 contratti per un controvalore di 21 miliardi di euro. Segno che il mercato nutre serie preoccupazioni sulla capacità dell’Italia di tenere fede ai propri impegni.
Quel che chiede l’interrogazione è di sapere se al Governo risulti a quanto ammonta la reale entità dei titoli derivati in possesso del Tesoro e quali siano precisamente i relativi rischi per le finanze del Paese.”.
In realtà, il dettagliato dispaccio “DTCC”- “The Depository Trust & Clearing Corporation” leggibile anche per via telematica, che registra oltre 1000 enti ed organizzazioni statali impegnati a livello mondiale, alla data 14 febbraio 2012 indica “Repubblica Italiana – Governo” esposto per 8720 contratti di importo complessivo 22,197 miliardi di USD, mentre la “Repubblica Federale di Germania – Governo” – ha 4012 contratti di importo 19,269 miliardi di USD. Cioè : maggiori impegni per gli abili e virtuosi germanici con meno di metà numero di contratti rispetto alla più … pasticciona e disinvolta Repubblica Italiana.
Sempre la solitaria agenzia giornalistica romana OPI, il 9 febbraio 2012 ha anche riportato: “Quale è la reale esposizione italiana al rischio swap? Come potrebbe incidere sulla tenuta dei nostri conti pubblici? Quanti derivati possiede il Tesoro italiano nel suo portafoglio?” sono queste le domande che il vicepresidente del gruppo Idv alla Camera, Antonio Borghesi, rivolge al presidente del Consiglio e ministro dell’Economia Mario Monti, in un’interrogazione a risposta scritta. “Secondo alcuni articoli apparsi sulla stampa internazionale, il nostro Paese, dal 1996, avrebbe truccato i propri conti, utilizzando derivati grazie all’aiuto di Jp Morgan la questione è tutt’altro che irrilevante. In particolare, l’articolo apparso sul’autorevole rivista International Financing Review prende l’esempio di Morgan Stanley, che ha recentemente ridotto la sua esposizione in swap verso l’Italia di circa 3,4 miliardi di dollari. Se questo interest rate swap fosse stato ristrutturato e assegnato a un’altra banca, allora l’Italia non sarebbe stata particolarmente toccata dalla vicenda. Ma se lo swap fosse stato chiuso allora l’Italia avrebbe dovuto pagare almeno 2 miliardi di euro”si legge nell’interrogazione. “Secondo l’European Bank Authority, l’Italia è esposta per 5,1 miliardi di euro in swap verso le banche europee. Ciò significa che, se gli investitori decidessero di chiudere queste posizioni, più costose con il nuovo regime regolatorio, l’Italia si troverebbe d’improvviso a dover pagare svariati miliardi di euro. Chiediamo, dunque, al governo, di fare chiarezza sulla reale esposizione italiana ai rischi sopra-esposti”, conclude il vicepresidente IdV alla Camera, Antonio Borghesi.”
Ma, a fronte di questa avvilente situazione concreta, emergono le taciute attività di organizzazioni bancarie private con sede formale e reale oltre i nostri confini, ma con succursali (autorizzate da Banca d’Italia e l’organo di vigilanza bancaria delegato dallo Stato), operanti da noi, che vantano crediti verso la Repubblica Italiana. E il catapultato al potere di governo prof. Monti (con sospetto opportunismo e … saggia provvidenza, posto al riparo da ogni futuro “rilievo” mediante l’elargizione in apparenza inspiegabile, a priori, di laticlavio a vita, che, per consuetudine e norma etica,viene concesso ad uomini di chiara fama e prestigio che abbiano illustrato la Patria per non comuni meriti culturali), con eccesso di zelo profuso in assoluto silenzio nei giorni delle feste d’inizio 2012, e ad appena 40 giorni dal suo insediamento, ha soddisfatto anzi tempo (assai prima della scadenza contrattuale, e senza nemmeno tentare una transazione con un creditore, tra i tanti, certamente privilegiato e non incontrovertibile) un debito contratto da altri in epoca oscura ed imprecisata. Azione che il Monti, tecnico con “decantata” esperienza di docente di scienze economiche alla università Bocconi, avrebbe dovuto comunque intraprendere, nello stesso criterio e spirito che ha, poi o nel contempo, profuso nel modificare in pejus sia le sorti pensionistiche degli italiani sia altre provvidenze del così detto scassatissimo “stato sociale”, con tagli alla spesa, che, per contro, non sono stati tentati nemmeno alla lontana verso i “mercanti del denaro”. Mercanti ed affaristi monetari che nessun danno avrebbero subito se ridimensionati nelle loro pretese, sovente impinguate da corredi prepotenti ed illegittimi di interessi monetari usurai.
Va osservato che un governante degno di questo nome, specchiatamente onesto ed indifferente a qualunque potente (o prepotente) organizzazione monetaria reclamante crediti, propenso realmente ad operare negli interessi totali del Popolo italiano e dello Stato, prima di soddisfare ogni richiesta di rimborso, ha il dovere di pretendere di conoscere :
1 in dettaglio l’elenco dei debiti contratti dalla Repubblica Italiana verso, sia :
1.1 Stati esteri (e pretendere la verifica del trattato conseguente), sia verso
1.2 organizzazioni finanziarie e/o bancarie private, siano queste
1.2.1 estere o
1.2.2 italiane
e, nel contempo, dopo avere profondamente ed analiticamente verificata, e pubblicizzata in ogni modo,
2 la natura dei debiti ad oggi vigenti,
2.1 la data della contrazione degli impegni,
2.2 gli importi di ciascun impegno,
2.3 i nomi degli antichi contraenti/sottoscrittori del debito per conto della Repubblica Italiana,
2.4 la commissione promessa ed erogata agli intermediari (brokers) coinvolti nella operazione di sottoscrizione del debito
2.4.1 i nomi degli intermediari (brokers) coinvolti e/o sovrintendenti nella citata operazione,
2.4.2 il luogo e la modalità di corresponsione della commissione per la citata operazione,
e, in particolare,
3 per ciascun debito:
3.1 il nome dell’organismo bancario che sovrintese (anche per sola consulenza) alla formulazione del contratto del debito,
3.1.1 il ruolo e l’atteggiamento della Corte dei Conti per ciascun contratto,
3.1.2 il ruolo e l’atteggiamento della Banca d’Italia spa (che esercita la “tesoreria dello Stato”) nella sua veste di “organo di vigilanza”
3.2 la natura, in dettaglio, dei termini contrattuali con specifica inequivoca dei tassi di interesse a debito,
3.2.1 se riferiti a tassi vigenti in Italia,
3.2.2 se riferiti ad altri tassi,
3.2.3 se organizzati in altri termini, sotto forma di “contratti derivati” od altro [e, a questo proposito, chiarire la ragione di tale specie di contratti, essendo evidente la fallacità di questi, sotto il profilo, ormai conclamato ed accertato, della loro “tossicità”],
3.3 l’ufficio erogatore del denaro liquido o in titoli (e quali?) necessario per il ripianamento del debito verso il creditore (e, quindi, determinare e precisare se “agenzia dello Stato” o “tesoreria per conto dello Stato” od altri)
3.3.1 la commissione corrisposta agli intermediari (brokers) coinvolti nel ripianamento del debito,
3.3.1.2 i nomi degli intermediari (brokers) coinvolti e/o sovrintendenti nel ripianamento del debito,
3.3.1.1 il luogo e la modalità di corresponsione della commissione corrisposta agli intermediari,
4 i rapporti pregressi tra le organizzazioni bancarie vantanti titolo di creditrici verso la Repubblica Italiana e:
4.1 il presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana,
4.2 qualsiasi banchiere, o intermediario operante nel mondo della finanza, avente ruolo nel governo che ripiana il debito in oggetto,
4.3 qualsiasi componente il governo (con incarico di ministro o vice o sottosegretario) legato alla vicenda,
4.4 qualsiasi parente fino al decimo grado dei componenti il governo,
4.5 qualsiasi membro, presente e passato, del parlamento italiano
4.6 qualsiasi membro, presente e passato, del parlamento europeo,
5 lo stato patrimoniale, denunziato o presunto, noto in Italia ed oltre confine, precedente l’assunzione di incarico da parte di tutti coloro indicati almeno ai punti 4.1, 4.2, 4.3, 4.4,
6 curriculum vitae di ogni personaggio indicato al punto 5,
7 la giustificazione giuridica per ogni atto di debito sottoscritto dalla Repubblica Italiana,
7.1 la contestuale giustificazione giuridica per la sottoscrizione di debiti con organismi estranei ed esterni alla amministrazione della Repubblica Italiana,
8 la compatibilità della vigenza di debiti monetari tra la Repubblica Italiana e qualsiasi altra azienda bancaria e/o finanziaria operante sul suolo della Repubblica,
9 gli adempimenti fiscali TUTTI, verso la Repubblica Italiana, a carico delle aziende bancarie e finanziarie che – per debiti della Repubblica Italiana – abbiano ad introitare interessi su questi,
10 le attività idonee degli organi sovrintendenti alle attività di controllo contabile e fiscale dello Stato (Corte dei Conti, Agenzie delle entrate, Guardia di Finanza) svolte circa gli argomenti indicati nei nove punti – e relativi sub – sopra elencati.
In proposito, proprio la mattina di giovedì 16 febbraio 2012, nella rituale cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, il presidente Luigi Giampaolino, alla presenza del Presidente della Repubblica e delle massime cariche istituzionali (queste si, sono tali!) dello Stato, ha esordito : “Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese le cui dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, faticosamente, alla luce.”. Reclamando la “mappatura” dei fenomeni di corruzione per “effettuare una ricognizione degli episodi più ricorrenti di gestione delle risorse”, la indicò come “inadeguata, perché inefficace, inefficiente, diseconomica.”. E Giampaolino, senza mostrarsi un “giamburrasca”, indicò tutti i comportamenti che recano “danno alle finanze pubbliche”: “la corruzione nell’ambito della attività sanitaria, lo smaltimento dei rifiuti, il “gravemente colposo utilizzo di strumenti derivati o prodotti finanziari simili”, “la costituzione e gestione di società a partecipazione pubblica e alla stipula di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Inclusi anche gli errori nella gestione del servizio di riscossione dei tributi.” E la frustata in faccia al governo in carica fu implacabile con : “mentre grande attenzione è riservata alle proiezioni e alla stima degli effetti attesi dei principali provvedimenti, sono invece carenti le misure e le valutazioni ex post circa l’impatto che le politiche pubbliche esercitano sulla dinamica delle entrate e delle spese. ”. Concludendo, il presidente Giampaolino ha sottolineato: “Cosicché vi è una quasi totale mancanza di documenti e studi dedicati a verificare a posteriori se, quanto e come abbiano in realtà funzionato gli strumenti impiegati per migliorare il coordinamento della finanza pubblica e la qualità della spesa.”.
Frustata non solo alle incapacità indiscutibili di tutti i governi succedutisi in Italia negli ultimi 50 anni, ma palesemente anche alle pittoresche e colorate piroette fatte compiere alla Guardia di Finanza dal governo del prode economista Monti verso i controlli – sotto il tiro preorganizzato delle tivù di regime – su alcuni esercizi commerciali in qualche città italiana, mentre invece la Guardia avrebbe dovuto operare setacciando – sulla scia delle osservazioni di Giampaolino – proprio nei ministeri italiani, nelle sedi di governo di regioni, provincie e comuni, a verificare le irregolarità concretate da tutti i personaggi gestori la politica negli ultimi decenni, al fine di stroncare le validità dei falsi (gabbati per veri!) contratti, appalti, servizi e forniture, società a partecipazione pubblica, e degli impegni finanziari basati su “colposo utilizzo di strumenti derivati o prodotti finanziari simili”. Proprio quelli che, con sospettoso zelo, il 3 gennaio 2012 il massimo timoniere (applaudito al parlamento europeo da “affrancati ai sistemi bancari”, ma dileggiato da chi “conosce retroscena e documenti”) del governo italiano imposto dall’estero, si è affrettato a liquidare, attingendo alle casse del Tesoro italiano!
L’Italia non sarà salvata da Mr. Monti!
Riprova è nella attività sotterranea da questi svolta premurosamente il 3 gennaio 2012 con il conferimento, in torbida triangolazione, di denaro dei cittadini italiani ( e la “fiduciaria Banca d’Italia” non si è peritata di additare tale movimentazione di denaro con esportazione all’estero di un capitale ingentissimo!) ad una banca estera notoriamente non filantropica che si avvale di impegni per non chiari prestiti su contratti derivati poi condannati dal Presidente della Corte dei Conti della Repubblica Italiana. Monti, prima di operare, avrebbe dovuto sentire il dovere MORALE di verificare la bontà degli impegni in passato sottoscritti dai suoi predecessori! Ma ciò – che comporterebbe allontanamento dalla cosa pubblica per chiunque abbia senso di responsabilità – non è accaduto.
Proprio mentre nel quasi contempo il Presidente della Repubblica di Germania ha sentito il dovere di dimettersi dall’incarico, per permettere alla magistratura penale del suo paese di indagare sul modesto mutuo goduto in passato dalla sua famiglia, per l’importo di soli 500.000 euro. Cifretta che in Italia (o Italyland, in forza della dipendenza non solo militare, ma materialmente bancaria verso gli U.S.A.) gestisce in proprio, a proprio vantaggio, per “tangenti” correnti, alla luce del sole, allegramente, un consigliere comunale di un qualsiasi capoluogo di provincia.
Senza che un Mr. Monti abbia tempo ed ardire di indagare, per “tagliare” la dilagante mafia corruttiva istituzionalizzata che il Presidente Giampaolino ha additato, ma per la quale nessuno dei preposti “alla cosa pubblica” muove un dito per sradicare. Con la apostolica benedizione anche dei beneficati dalle esenzioni sulle imposte sulla casa, che i “sudditi italiani” devono supinamente subire.
In nome della “democrazia”. Che soddisfa gli usurai prima d’ogni altra attività, al primo giorno utile dell’anno di disgrazia 2012, “Monti Mario duce che non conduce, ma l’Italia mal riduce”.
DILUVIA! GOVERNO MONTI!
Antonio Pantano
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sabato 24 marzo 2012
Preparativi per la corsa della Fine del Mondo... "Pronti? Uno, due, tre... via!" - Ai nastri di partenza: Israele, USA, NATO, Iran, Cina, Russia...
Debbo ritornare sul possibile olocausto nucleare che alcune oscure potenze senza scrupoli stanno preparando per la nostra Terra, per futili motivi di egemonia economica e politica.
La vita sul pianeta sarebbe certo migliore se venisse eliminata la spada di Damocle delle bombe nucleari, sospesa da tanti anni sulla testa dell’umanità come immane possibile tragedia ecologica. Ma le bombe atomiche non sono affatto scomparse, anzi sono lì, negli arsenali noti e in quelli segreti, e le fabbriche lavorano freneticamente per tenerle sempre pronte all’uso e per inventarne di nuove: 10.000 bombe nucleari negli Stati Uniti, circa 15.000 nella Russia e un numero imprecisato negli altri stati nucleari: Cina, Francia, Regno Unito, Israele, Pakistan, India, alcune pronte a partire entro pochi minuti, bombe sparse dovunque, alcune diecine di bombe americane collocate anche in Italia Che può divenire un target per eventuali ritorsioni.. così dall'oggi al domani...
L’energia atomica è cattiva sia in pace che in guerra… anzi forse è più cattiva in pace visto che in guerra sono state solo due le bombe utilizzate, quelle di Hiroshima e Nagasaki, nel 1945, e da allora sono trascorsi 67 anni. Mentre di incidenti nucleari ne sono avvenuti a iosa da quando l’uranio è diventato un “combustibile” energetico. Centinaia di incidenti, piccoli e grandi, che hanno lasciato una scia di morte e malattie non indicizzate… perché non conviene. Infatti i danni del nucleare è meglio tacerli, anche perché la maggior parte d’essi debbono ancora venire… Ma il nucleare civile serve a corroborare -pacificamente- gli scopi dei produttori di bombe: “Il nucleare civile si muove in simbiosi con il nucleare militare, per ripartire gli enormi costi per produrre l´uranio e soprattutto per arricchirlo al cosiddetto “weapon grade”.
Ulteriori danni verranno alla luce nel momento in cui le scorie radioattive stipate in varie parti del mondo cominceranno a rilasciare il loro contenuto venefico… è inevitabile che ciò accada perché i siti in cui dette scorie “riposano” saranno prima o poi distrutti da “incidenti” imprevisti. Poi ci sono tutti i residui radioattivi conservati in celle di contenimento, sarcofagi che non dureranno più a lungo… Polveri radioattive conservate in magazzini militari, in vasconi di contenimento o in casseforti a tenuta stagna (provvisoria), od in scrigni gettati nel mare, sepolti nei deserti, stipati in grotte, nelle paludi, e che aspettano solo di lasciar fuoriuscire i loro liquami radioattivi mortali.
L’uomo è stato bravissimo ad avvelenare il pianeta… ma sembra che ciò non sia ancora sufficiente.. e si vuole arrivare all'Armageddon finale... Con buona pace della vita sulla Terra.
Senza contare la vendita sottobanco di centinaia di testate avvenuta dopo la caduta dell'Unione Societica. Le bombe atomiche, al giorno d’oggi, sono facilmente reperibili al mercato nero delle armi… non c’è quindi bisogno di mascherarsi dietro un “programma nucleare civile” per costruirsele… Basta avere un po’ di soldi, e nemmeno tanti, per procurarsene qualcuna..
Ciò non ostante ogni giorno più insistente si fa la voce di un blitz di Israele contro l'Iran per fermare la produzione di uranio arricchito che quel paese sta portando avanti "per scopi civili". Israele si dice preoccupato per la sua sicurezza, per l'ipotsi che l'Iran possa munirsi di una bomba, in verità studi di intelligence americani affermano che "la possibilità per l'Iran di costruirsi l'atomica è remota". Ciò non ostante il Mossad con i suoi lunghi tentacoli si è mosso per far fuori i maggiori scienziati atomici iraniani, con attentati mirati.. Ma ciò non basta... Israele ha chiesto esplicitamente all'America di non opporsi ad un blitz contro l'iran (che alcune fonti danno per imminente entro il 2012) e l'America ovviamente non può opporsi alla volontà d'Israele, l'America è succube... economicamente e finanziariamente e politicamente.
E nel caso in cui ci si fosse dimenticate di loro – il che non sarebbe difficile, visto quanto raramente la loro esistenza è menzionata nei pubblici dibattiti – Israele ha un centinaio di armi nucleari, forse anche un po’ di più, e ha la capacità per lanciarle da silos sotterranei, sottomarini e cacciabombardieri F-16. Come dire che Israele autonomamente può già provocare una piccola fine del mondo... basta che scatti la sindrome del "muoia Sansone con tutti i filistei".. Un'ipotesi ben reale, visti i precedenti biblici....
Insomma la cosa succederà e le conseguenze sono conosciute solo a Dio....
Paolo D'Arpini
P.S.
A proposito di Dio, ho qui le "dichiarazioni" di una veggente, Sandra De Marco, informata sui fatti... Solitamente ho poca fiducia nelle "previsioni" a sfondo religioso.. ma le attinenze con la realtà presente sono molte.. e fanno pensare: “…preparariamoci ad una prossima guerra. Contro l’Iran, contro la Siria per arrivare fino alla Cina e quindi ad una guerra mondiale nucleare contro la Cina e la Russia che oggi possiede quindicimila bombe atomiche!” Continua:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2012/01/04/2012-le-previsioni-fosche-di-sandra-de-marco-preparariamoci-ad-una-prossima-guerra-contro-l%e2%80%99iran-contro-la-siria-per-arrivare-fino-alla-cina-e-quindi-ad-una-guerra-mondiale-nucleare/
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venerdì 23 marzo 2012
Estetica ed etica del paesaggio ... e Monselice: "Quel cementificio migliora il paesaggio”
Foto di Gustavo Piccinini
Monselice: “Quel cementificio migliora il paesaggio” - Una surreale sentenza del Consiglio di Stato e contro il senso comune e la tutela del paesaggio.
Vince la Italcementi, perdono i comitati di cittadini. E vince l'Ente Parco dei Colli Euganei, schierato con i cementieri contro gli ambientalisti. Il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza del Tar, ha benedetto il nuovo progetto del cementificio di Monselice, nel cuore del Parco dei Colli Euganei, in Veneto. E lo ha fatto con una motivazione originale e destinata a far discutere: il cementificio migliora il paesaggio e la ciminiera alta 89 metri non è un pugno negli occhi - come sostengono gli oppositori - ma un pregevole elemento architettonico.
Scrivono i giudici: "il progetto comporta modifiche positive sotto il profilo paesaggistico (...); adotta soluzioni volte a mitigarne la percezione delle sagome (...), idonee a ridurne l’impatto visivo; realizza un elemento verticale – la discussa torre di 89 metri – il cui sviluppo si accompagna a una qualità architettonica apprezzabile, in linea con le tendenze dell’architettura contemporanea che attribuiscono alle strutture verticali ad elevato contenuto tecnologico la funzione di riqualificare i siti nei luoghi deteriorati (...)".
Prima dell'istituzione del Parco, quarant'anni fa i Colli Euganei erano "colline senza pace": una groviera di cave (un'ottantina) e tre cementifici. La salvezza dei Colli, chiesta dal comitato locale, diventò un caso nazionale grazie agli articoli di denuncia di Paolo Monelli sul "Corriere della Sera" e di Gigi Ghirotti su "La Stampa". La legge del 1971 ha messo all'indice le cave (oggi ne restano solo cinque). E i cementifici? Secondo gli ambientalisti vanno ritenuti "incompatibili con le finalità del Parco" e dismessi, ma la chiusura non è mai stata decisa e quindi continuano a operare. Tanto che la Italcementi, quinto produttore mondiale, ha presentato un progetto di "revamping" (ristrutturazione) dell'impianto di Monselice, con nuove tecnologie e un grande camino in mezzo ai pendii che ispirarono poeti e pittori.
E qui sta il punto: il cementificio rinnovato non si può fare perché è una nuova costruzione e il Parco non lo consente, sostengono ambientalisti e Tar. Si può fare, spiegano Italcementi ed enti locali, perché il progetto "modifica sostanzialmente" il cementificio esistente ma non ne fa nascere uno nuovo. Anzi migliora la situazione anche dal punto di vista ambientale. Questa tesi è stata accolta dal Consiglio di Stato.
Questione chiusa? I comitati non mollano e studiano la prossima mossa. La Italcementi li ha anche citati in tribunale chiedendo un risarcimento danni di 200 mila euro. Dunque la guerra continua. E i Colli Euganei si riscoprono ancora "senza pace".
Salvaggiuolo Giuseppe
(Fonte: La Stampa)
................
Nota aggiunta su estetica ed etica del paesaggio
Ma che cos’è il “paesaggio” che la Costituzione impone di tutelare? Secondo il Consiglio d’Europa, «una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni»; con involontaria tautologia che cela una difficoltà definitoria,
ci vien detto insomma che il paesaggio è proprio quello che è. Osa di più il Codice dei Beni Culturali, che per “paesaggio” intende «parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni»; la sua tutela «salvaguarda i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili». Il legame forte fra paesaggio e
valori identitari incarna una tradizione civile e giuridica che risale alla prima legge sul paesaggio, dovuta al ministro Benedetto Croce (1920-22). Eppure si perpetua l’equivoco che chi difende il paesaggio lo fa in base a una concezione
estetica (il paesaggio come “veduta”, assimilabile a un quadro). Ma anche nella legge Croce questo aspetto era intimamente congiunto con altri, per esempio la «particolare relazione con la storia civile e letteraria».
Su questa tradizione si innesta l’art. 9, «il più originale della nostra Costituzione» secondo Carlo Azeglio Ciampi. Per la prima volta nella storia, la tutela del patrimonio artistico e del paesaggio entravano fra i principi fondamentali
di uno Stato. Ma le sventure del nostro tempo, la spietata aggressione a un suolo ormai invaso non solo dal cemento ma dalle discariche e dai veleni, impongono una concezione ancor più ampia, anch’essa fondata sulla Costituzione. La Corte Costituzionale, in ineccepibili sentenze, ha letto l’art. 9 in sintonia con l’art. 32, che tutela la salute «come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». Paesaggio e ambiente formano dunque un’unità inscindibile,
e su questo punto la Costituzione è anni-luce più avanzata della legislazione ordinaria, che viceversa è orientata dal dissennato divorzio fra le nozioni giuridiche di paesaggio (affidato allo Stato), territorio (affidato alle regioni) e ambiente (di competenza mista). Una ricomposizione normativa, ardua ma necessaria, potrebbe prendere a manifesto una frase di Luigi Einaudi, che punta le sue carte sulla parola “suolo”: «La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli italiani» ( Il Corriere della Sera, 15.12.1951).
Dobbiamo ormai partire da una definizione operativa di paesaggio, passando dal paesaggio “estetico” (da guardare) al paesaggio “etico” (da vivere). Il nesso primario fra paesaggio e ambiente, «valore costituzionale primario e assoluto
» secondo la Consulta, implica il forte legame fra tutela del paesaggio e tutela della salute, fisica e mentale. In questo quadro assumono nuova pregnanza e urgenza non solo lo spietato consumo di suolo, ma anche la spaventevole perdita di qualità dell’architettura in Italia e il declino dell’agricoltura, che del suolo è il miglior presidio; anche la trasformazione di uliveti e vigneti in distese di pannelli solari.
Dobbiamo cercare anticorpi, come il riciclo delle architetture in disuso, a cui il Maxxi ha dedicato una mostra a cura di Pippo Ciorra, o le altre strategie di gestione virtuosa dei suoli di cui parla Gabriele Salari nel suo L’Italia diversa. Temi non di natura “estetica”, ma legati alla salute, alla qualità del vivere, alla felicità e al benessere dei singoli e delle comunità, all’equilibrio economico e alla produttività. Alla radice, il dato essenziale è sempre lo stesso: l’idea di bene
comune, la sua priorità sul profitto dei singoli.
La necessità di operare oggi per il bene delle generazioni future.
(Fonte: Repubblica.it)
Monselice: “Quel cementificio migliora il paesaggio” - Una surreale sentenza del Consiglio di Stato e contro il senso comune e la tutela del paesaggio.
Vince la Italcementi, perdono i comitati di cittadini. E vince l'Ente Parco dei Colli Euganei, schierato con i cementieri contro gli ambientalisti. Il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza del Tar, ha benedetto il nuovo progetto del cementificio di Monselice, nel cuore del Parco dei Colli Euganei, in Veneto. E lo ha fatto con una motivazione originale e destinata a far discutere: il cementificio migliora il paesaggio e la ciminiera alta 89 metri non è un pugno negli occhi - come sostengono gli oppositori - ma un pregevole elemento architettonico.
Scrivono i giudici: "il progetto comporta modifiche positive sotto il profilo paesaggistico (...); adotta soluzioni volte a mitigarne la percezione delle sagome (...), idonee a ridurne l’impatto visivo; realizza un elemento verticale – la discussa torre di 89 metri – il cui sviluppo si accompagna a una qualità architettonica apprezzabile, in linea con le tendenze dell’architettura contemporanea che attribuiscono alle strutture verticali ad elevato contenuto tecnologico la funzione di riqualificare i siti nei luoghi deteriorati (...)".
Prima dell'istituzione del Parco, quarant'anni fa i Colli Euganei erano "colline senza pace": una groviera di cave (un'ottantina) e tre cementifici. La salvezza dei Colli, chiesta dal comitato locale, diventò un caso nazionale grazie agli articoli di denuncia di Paolo Monelli sul "Corriere della Sera" e di Gigi Ghirotti su "La Stampa". La legge del 1971 ha messo all'indice le cave (oggi ne restano solo cinque). E i cementifici? Secondo gli ambientalisti vanno ritenuti "incompatibili con le finalità del Parco" e dismessi, ma la chiusura non è mai stata decisa e quindi continuano a operare. Tanto che la Italcementi, quinto produttore mondiale, ha presentato un progetto di "revamping" (ristrutturazione) dell'impianto di Monselice, con nuove tecnologie e un grande camino in mezzo ai pendii che ispirarono poeti e pittori.
E qui sta il punto: il cementificio rinnovato non si può fare perché è una nuova costruzione e il Parco non lo consente, sostengono ambientalisti e Tar. Si può fare, spiegano Italcementi ed enti locali, perché il progetto "modifica sostanzialmente" il cementificio esistente ma non ne fa nascere uno nuovo. Anzi migliora la situazione anche dal punto di vista ambientale. Questa tesi è stata accolta dal Consiglio di Stato.
Questione chiusa? I comitati non mollano e studiano la prossima mossa. La Italcementi li ha anche citati in tribunale chiedendo un risarcimento danni di 200 mila euro. Dunque la guerra continua. E i Colli Euganei si riscoprono ancora "senza pace".
Salvaggiuolo Giuseppe
(Fonte: La Stampa)
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Nota aggiunta su estetica ed etica del paesaggio
Ma che cos’è il “paesaggio” che la Costituzione impone di tutelare? Secondo il Consiglio d’Europa, «una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni»; con involontaria tautologia che cela una difficoltà definitoria,
ci vien detto insomma che il paesaggio è proprio quello che è. Osa di più il Codice dei Beni Culturali, che per “paesaggio” intende «parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni»; la sua tutela «salvaguarda i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili». Il legame forte fra paesaggio e
valori identitari incarna una tradizione civile e giuridica che risale alla prima legge sul paesaggio, dovuta al ministro Benedetto Croce (1920-22). Eppure si perpetua l’equivoco che chi difende il paesaggio lo fa in base a una concezione
estetica (il paesaggio come “veduta”, assimilabile a un quadro). Ma anche nella legge Croce questo aspetto era intimamente congiunto con altri, per esempio la «particolare relazione con la storia civile e letteraria».
Su questa tradizione si innesta l’art. 9, «il più originale della nostra Costituzione» secondo Carlo Azeglio Ciampi. Per la prima volta nella storia, la tutela del patrimonio artistico e del paesaggio entravano fra i principi fondamentali
di uno Stato. Ma le sventure del nostro tempo, la spietata aggressione a un suolo ormai invaso non solo dal cemento ma dalle discariche e dai veleni, impongono una concezione ancor più ampia, anch’essa fondata sulla Costituzione. La Corte Costituzionale, in ineccepibili sentenze, ha letto l’art. 9 in sintonia con l’art. 32, che tutela la salute «come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività». Paesaggio e ambiente formano dunque un’unità inscindibile,
e su questo punto la Costituzione è anni-luce più avanzata della legislazione ordinaria, che viceversa è orientata dal dissennato divorzio fra le nozioni giuridiche di paesaggio (affidato allo Stato), territorio (affidato alle regioni) e ambiente (di competenza mista). Una ricomposizione normativa, ardua ma necessaria, potrebbe prendere a manifesto una frase di Luigi Einaudi, che punta le sue carte sulla parola “suolo”: «La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli italiani» ( Il Corriere della Sera, 15.12.1951).
Dobbiamo ormai partire da una definizione operativa di paesaggio, passando dal paesaggio “estetico” (da guardare) al paesaggio “etico” (da vivere). Il nesso primario fra paesaggio e ambiente, «valore costituzionale primario e assoluto
» secondo la Consulta, implica il forte legame fra tutela del paesaggio e tutela della salute, fisica e mentale. In questo quadro assumono nuova pregnanza e urgenza non solo lo spietato consumo di suolo, ma anche la spaventevole perdita di qualità dell’architettura in Italia e il declino dell’agricoltura, che del suolo è il miglior presidio; anche la trasformazione di uliveti e vigneti in distese di pannelli solari.
Dobbiamo cercare anticorpi, come il riciclo delle architetture in disuso, a cui il Maxxi ha dedicato una mostra a cura di Pippo Ciorra, o le altre strategie di gestione virtuosa dei suoli di cui parla Gabriele Salari nel suo L’Italia diversa. Temi non di natura “estetica”, ma legati alla salute, alla qualità del vivere, alla felicità e al benessere dei singoli e delle comunità, all’equilibrio economico e alla produttività. Alla radice, il dato essenziale è sempre lo stesso: l’idea di bene
comune, la sua priorità sul profitto dei singoli.
La necessità di operare oggi per il bene delle generazioni future.
(Fonte: Repubblica.it)
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