venerdì 28 febbraio 2020

Rete 4 - Brand del trash e repubblica delle "barbine"


Che si potesse superare l’indecenza di una televisione già degradata a Suburra dai “grandi fratelli” che abbrutiscono le coscienze più indifese tra i giovani del nostro paese, pareva cosa impossibile.

E invece no: c’è chi ci è riuscito!

Complice il silenzio criminale degli organi di governo che dovrebbero tutelare almeno l’infanzia, su RETE 4, va in onda imperterrito, con macabro senso dell’humour, lo spettacolo di vandalizzazione di anime semplici di bambine di otto-dieci anni, verosimilmente messe a disposizione col consenso di genitori, convinti forse di avviarle al successo dei 1000 pollici ultrapiatti che dominano la scena dei salotti italiani.

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E’ semplicemente raccapricciante vedere queste povere creature, violentate a loro insaputa con l’affiancamento e la proposta di improbabili artisti come Sfera Ebbasta, l’eroe della discoteca-serraglio, nelle Marche, teatro di una tragedia di qualche tempo fa, in cui, con altre vittime, sono morte massacrate nella calca tribale - verosimilmente scatenata da spray urticanti spruzzati da delinquenti della new generation a caccia di smartphone da rubare - una bambina di 10 anni, insieme alla madre in veste di accompagnatrice.

E’ orripilante sentire il giulivo conduttore sottolineare “lo sforzo che fa quest’azienda (la stessa azienda già protagonista con la “bambola abortista”  ndr) nel rendere moderne le bambole”. Parla della nuova generazione delle Barbies su sedia a rotelle che – lo ha detto di sua sponte e per niente indottrinata, una delle bimbette ospiti – “rappresentano la diversità”.

Non ci sono parole per definire l’abisso di immoralità e indecenza di una televisione che alterna tutto questo a escamotage patetici di mancate soubrette da avanspettacolo che, pur di richiamare l’attenzione del pubblico - con sullo sfondo la frase che recita testualmente ”il succhiare, a livello sessuale è l’abilità femminile che ripaga l’uomo” - ricorrono alla scopertura del deretano, evidente segno di emancipazione e progresso del “gender” femminile in via di emancipazione dal maschilismo sessista che lo vorrebbe sottomettere inopinatamente, come insegna la tradizione arcaica dei tempi che furono.

Non ci sono parole! Solo un monito che vale la pena ricordare di fronte a responsabili di così sfrontata spregiudicatezza mediatica: “chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”…. ma chissà se potrebbe (ebba)bastare!

Adriano Colafrancescoadrianocolafrancesco@gmail.com

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giovedì 27 febbraio 2020

Il "contagio" e la correlazione corpo-mente



Il  Preside del Liceo Volta di Milano  scrive  ai suoi studenti costretti a casa:

  Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero.” 

 Concordo che la medicina attuale sia progredita molto rispetto a quella dei secoli della peste del Boccaccio e del Manzoni ma in quanto a certezze ci sono carenze che dimostrano che la  medicina  non è certo scienza esatta e, d’altronde, come potrebbe esserlo  se   ancora non riconosce  le correlazioni  mente-corpo?

Panico, shock emozionali ecc. possono indurre aggravamento delle  malattie e  annebbiamento  delle percezioni della reale causa delle medesime.

Tutti i medici olistici, la psiconeuroendocrinologia ecc. dimostrano scientificamente  che  ogni  malattia è un unicum perché la mente è individuale e non un oggetto.

Il tema generale di esame di maturità del 2017 era   correlato all’articolo del genetista Edoardo Boncinelli “Per migliorarci serve una mutazione.  https://www.corriere.it/scuola/maturita-2017/notizie/maturita-2017-tema-generale-migliorarci-serve-mutazione-53793a6c-5657-11e7-a35b-7a875278503a.shtml
Il prof. Boncinelli conclude il suo articolo con queste parole: “In linea di principio è quindi possibile accelerare i mutamenti biologici, sottoponendo gli uomini ad adeguate pressioni selettive, ma l’operazione appare decisamente complessa e anche rischiosa; insomma estremamente difficile da mettere in pratica. Ma non è tutto qui, come vado già dicendo da qualche tempo. Esiste la possibilità di modificare in laboratorio parte del nostro genoma, indirizzando così da fuori, per così dire, la nostra evoluzione biologica. Saremmo così la prima specie che modifica il corso della propria evoluzione biologica, utilizzando le conoscenze scientifiche accumulate grazie alla propria evoluzione culturale.

Se ne parla sempre più spesso, anche grazie alla messa a punto di tecniche genetiche sempre più potenti e precise. Si farà, non si farà? Io sono uno di quelli che pensa che si farà presto, ma il futuro riposa sulle ginocchia di Giove. Se si farà, è più che opportuno farlo bene, per migliorarci, non per peggiorarci. Ma che cosa vuol dire migliorarci? E perché? Questa sì che è etica e riflessione etica, altro che divorzio e unioni civili! Se dobbiamo indirizzare la nostra evoluzione, facciamolo consapevolmente e «con la mente tutta spiegata».

Sono rimasta molto stupita che il tema che, a parere di molti, avrebbe dovuto sollevare un clamore mediatico sia  stato invece considerato da alcuni  giornalisti  e docenti   un tema facile,  adatto a diciottenni  di buone letture.

Molte persone di buon senso  pensano che i piani vaccinali siano prodromici a quelli genetici, come risulta da quanto accadde nel 2017 . Qui alcune info:

Manzoni scrisse   anche : “il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”.

Il Preside conclude la sua lettera con l’invito ad usare la razionalità.  Forse in questo clima  mediatico-“scientifico”, per usare il discernimento, occorre anche l’intuizione
.
 Paola  Botta  Beltramo

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martedì 25 febbraio 2020

Italia 2020 - Il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca...


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Ante Scriptum:
"....so per esperienza che quando notizie importanti e “serie” dominano i media le mie pacate note - sul possibile governo futuro di Marte o il disastro di Fukushima da una parte, o sui maestri pittori strabici o le motociclette Art déco degli Anni Trenta dall’altra - semplicemente non possono trovare spazio nella vostra attenzione.
   
Al tempo stesso, sono inondato di mail da parenti e amici lontani che, leggendo sui media internazionali dell’arrivo massiccio del coronavirus in Italia, vogliono sapere se sono ancora tra i vivi…

Ho pensato dunque di prendere più piccioni con una fava, condividendo con voi la mia risposta a loro…

Con questo mi auguro di non dovere tornare sull’argomento “pestilenze" per un bel po’..."

(J.H)






Cari amici e parenti, dunque, è vero, il coronavirus è arrivato in Italia. Non posso dire di esserne oltremodo preoccupato - non circondato dalla felice incoscienza delle molte migliaia di persone accorse lo stesso qui ad Ivrea a bere troppo vin brûlé e lanciarsi addosso le arance per la curiosa celebrazione carnevalesca del posto.

Forse sarà l’ultimo momento per un po’ in cui troverò conforto nella folla.

La notizia dell’esplosione del contagio ha poi interrotto i combattimenti in corso, lasciando inconsumati tanti ettolitri di vino speziato e tonnellate intere di arance ancora da lanciare, ma l’imprevisto arrivo del resto del mondo qui su ha più deluso che agitato.

Crescerà l’isterismo nei prossimi giorni, specialmente perché la risposta istituzionale del Governo italiano - indeciso a tutto - è stata prima di raccomandare l’introduzione della quarantena “fai da te” (…) e poi di incrociarsi le dita. La politica si è, in altre parole, posizionata per prendere tutto il biasimo possibile per qualunque cosa possa succedere - senza incidere minimamente sull’andamento del contagio…

Storicamente, le quarantene sono comunque delle necessarie palliative che perlopiù non funzionano - beh, con un’eccezione. Nei “bad old days” dell’amministrazione coloniale dell’Africa quando arrivava nella capitale la notizia di un focolaio della peste scoppiato in qualche villaggio, si mandava un distaccamento di ascari per circondare il posto e, per un mese, uccidere chiunque tentasse di uscirne. Poi, i soldati vennero tolti e chi doveva sopravvivere sopravviveva.

Il metodo si rivelò molto efficace per limitare la mortalità complessiva nel distretto, ma per evidenti motivi cadde in disuso e non fu sostituito da altri meccanismi della stessa efficacia.

Ad ogni modo, io mi sono limitato ad andare all’iper per fare un po’ di scorte - soprattutto per i miei animali: richiedono un’alimentazione più precisa della mia. Allo scoppio della guerra per il Kuwait si sono svuotati gli scaffali dei supermercati per paura che la prospettata chiusura del Canale di Suez potesse interrompere l’arrivo dei viveri. Nel dubbio, gli italiani - intelligentemente - si fanno ampie scorte di pasta asciutta. Costa poco e si tiene bene. Nei grandi centri si comprano anche enormi quantità di acqua minerale, non si sa per far cosa…

La mia visione di tutto questo è che stiamo subendo un eccesso di notizie. Finora, il numero di morti da coronavirus nel mondo è di circa un trentesimo della totale mortalità annuale americana per la banale influenza di stagione. Ora, i cinesi potrebbero star mentendo - quasi sicuramente mentono - ma  siamo lontanissimi dai “cadaveri insepolti nelle strade” che la storia ricorda della Peste Nera quando azzerò metà Europa nel 14° secolo.

Realisticamente - così a me sembra - credo vedremo più mortalità dai gravissimi sconquassi economici che risulteranno da tutto ciò che non dalla malattia in sé. La memoria umana è corta e dimentichiamo sempre che “annate d’influenza” arrivano, fanno i loro danni e poi riscompaiano nella storia. Mi aspetto che la vastissima maggioranza di noi sopravvivrà anche questa volta.

Il modello ancora presente nella mente popolare è Ebola - giustamente terrorizzante - ma molta più gente è morta per la febbre suina (una decina d’anni fa). Allora si stimò che avesse ucciso circo 19mila persone nel mondo. In seguito la stima fu portata a 150mila, ma non se ne accorse nessuno.

SARS (2002-3) fece fuori circa 800 persone. La ’‘Aviaria” (2003-4), solo 400. L’influenza “Hong Kong” (1968-70) ne ammazzò forse un milione nel mondo, ma non se la ricorda nessuno. La “Asiatica” (1957-8) parrebbe avere ucciso 1,1 milioni di persone - una brutta cosa, ma la vita come la conosciamo non scomparve dalla Terra. La “Spagnola” del 1918-9 ci andò più vicino, con 50 milioni di morti (cinque volte la mortalità della Grande Guerra) ma ciò in un’altra epoca storica e chissà come andrebbe oggi.

In quest’ultimo caso, mi pregio di ricordare che noi americani riuscimmo in qualche maniera a mollare una nostra malattia ad altri: nei fatti, i primi casi della “Spagnola” scoppiarono negli Stati Uniti, non in Spagna.

Sono comunque abbastanza dell’idea di sopravvivere al nuovo giro. Vi farò sapere in caso contrario...

A presto, James Hansen

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lunedì 24 febbraio 2020

Orte. Al lavoro per la Ferrovia dei Due Mari



Ad Orte sono in corso i lavori di allaccio dell’interporto alla linea ferroviaria, a Civitavecchia l’Autorità portuale assicura la realizzazione della lunetta di allaccio dell’Interporto alla linea ferroviaria, l’Assessore regionale ai trasporti conferma l’importanza della riapertura della linea a servizio merci viaggiatori e turistico e per tutto il Centro Italia.
Una delegazione del comitato, insieme a Sindaci tecnici ferroviari di alto profilo, ha incontrato in questi ultimi giorni  il Presidente della compagnia portuale Enrico Luciani e il vice presidente dell’Interporto di Civitavecchia e CFFT Sergio Serpente, il presidente dell’autorità di sistema portuale centro settentrionale del Porto di Civitavecchia  avv Francesco Maria Di Majo, l’assessore ai Trasporti della Regione Lazio Mauro Alessandri e i consiglieri Enrico Panunzi, Emiliano Minucci e Marta Bonafoni.
Dalle riunioni è emersa la necessità di passare alle fasi operative per la riapertura della linea.
L’attività del comitato è stata quella di favorire l’unanimità dei consensi politici di ogni schieramento. Infatti dall’audizione in commissione trasporti della Camera dei Deputati, dove è stata approvata all’unanimità la decisione di inserimento nell’elenco della legge per le ferrovie turistiche, alla commissione regionale dei trasporti tutte le forze politiche hanno appoggiato le richieste che a nome dei cittadini sono state avanzate.
Rivolgiamo un ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato nel tempo per giungere a questo risultato. L’elenco dei parlamentari, delle associazioni e comitati sarebbe lunghissimo, fra questi la sen Anna Donati coordinatrice della associazione mobilità dolce (AMODO)  e l’Association Europeen des Cheminot (AEC) , l’associazione italiana cultura e sport (AICS) e commissione AICSambiente, l’osservatorio regionale ai Trasporti (ORT) e in quest’ultima fase Francesco Maria Di Majo, Enrico Luciani e Sergio Serpente, il Sindaco di Gallese Danilo Piersanti e l’assessore Maria Stella Fuselli,  i consiglieri regionali Enrico Panunzi, Emiliano Minnucci, Marta Bonafoni, Gino De Paolis, Devid Porrello, Fabio Refrigeri, Eugenio Patanè e i consiglieri regionali che hanno promosso e approvato all’unanimità le mozioni e i deliberati a favore della riapertura della ferrovia. In particolare l’assessore Mauro Alessandri che ha sbloccato la situazione nell’ultima riunione. ( si allega cs istituzionale). Ringraziamo infine caldamente i cittadini che hanno appoggiato nel tempo le iniziative del Comitato.
Raimondo Chiricozzi

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COMITATO PER LA RIAPERTURA DELLA CIVITAVECCHIA ORTE DELLA FERROVIA DEI DUE MARI
Tel. 3683065221 Email: comitato.civitavecchia.orte@gmail.com

domenica 23 febbraio 2020

San Benedetto del Tronto - Cristo (non) si è fermato a Eboli


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Cristo (non) si è fermato a Eboli
    (Morte sul lavoro a San Benedetto del Tronto)


        Cristo in realtà - lo sappiamo da sempre - s’è fermato molto prima di Eboli, prima di San Benedetto del Tronto, ben prima dei confini di quest’Italia dove ancora si muore di lavoro. “Si continua a morire come 40-50 anni fa” dice Landini.
        Era di Eboli, come gli altri operai del cantiere, Paolo Guarino, morto schiacciato nei lavori di scavo in Viale dello Sport a San Benedetto, ad un’età in cui dal lavoro usurante si dovrebbe già essere a riposo, in un giorno in cui non doveva lavorare perché aveva la febbre, ma è andato lo stesso perché era capo cantiere.
        La sua morte è ora un numero, nel  tragico conteggio, e per San Benedetto sembra essere ancor meno. Materia per cronache di qualche giorno, per retoriche di circostanza su quotidiani e social, per indignazione a buon mercato esibita dal mondo politico e sindacale. E basta.

        Ma “basta” bisogna dirlo invece a tutto questo: alla disinvolta prassi – legale, va da sé – degli appalti vinti al ribasso e va a sapere a scapito di che cosa (materiali? sicurezza? ambedue certo, e chissà che altro); a quella dei subappalti che pescano imprese a centinaia di chilometri di distanza (e allora il lavoro è per i singoli una sfida quotidiana, lontani dal ristoro di un ritorno a casa la sera, e si lavora male, si lavora come si può) che costano meno e fanno intascare di più. 
Ed ecco i Lavori Pubblici fatti a cazzo e di cui è piena la città, di cui è disseminato il territorio, l’una e l’altro sempre più brutti, dissestati, dolorosi, pericolosi. Tanto chi controlla mai: c’era forse chi vigilava sulla sicurezza - e sulla qualità dei lavori - nel cantiere franato sopra Paolo Guarino?

        “Basta” bisogna dirlo alla vuota ritualità che accompagna fatti come questo. Parole e cordoglio, poi il minuto di silenzio, forse, in consiglio comunale o alla partita (lo stadio è proprio lì, magari la Samb giocherà col lutto al braccio), poi il telegramma istituzionale alla famiglia. Poco altro: sfileranno le marionette come nell’ Opera dei Pupi e avranno il ghigno funebre delle grandi occasioni, costa così poco condolersi a favore di telecamera o di microfono a patto che tutto resti com’è.

        Dagli inerti fantasmi dell’Amministrazione Comunale col loro degno sindaco, e da Chiesa, Scuola, Imprenditoria, Associazioni, Categorie professionali (costruttori ecc.), non la concretezza di un’iniziativa che trasformi il cordoglio parolaio in azione, in pratica virtuosa. Come potrebbe essere, chessò, destinare alla famiglia dell’operaio i gettoni di presenza dei consiglieri comunali, o qualche migliaio di euro tolto agli assessorati, o meglio tutta la somma equivalente a quel ribasso d’asta
Dalla cosiddetta società civile non indignazione o rabbia - nè scioperi o manifestazioni - contro un sistema dove il profitto importa più della vita e della persona.

        Resta da capire come e quando siamo diventati questo deserto di cinismo e indifferenza. Ineluttabile il peggio, per una comunità anestetizzata o compiacente o rassegnata - complice sempre - che si consegna all’indolenza, all’incuria, al calcolo economico, alla rapacità del mercato, alla malapolitica.

       Ma che volete, in fondo è Carnevale, e San Benedetto ha appena recuperato il suo dopo tanti anni, e la tradizione, e l’identità sambenedettese, e la prua della Geneviève, e bla bla… E inaugurazioni di pseudo monumenti e tagli di nastri con benedizioni ecclesiastiche vanno via come il pane, e una targa-ricordo non si nega a nessuno, ci sarà pure quella all’operaio-caduto-eroe, siamo o non siamo il posto più bello del mondo?
       E allora, Cristo che ti sei fermato chissà dove, annamose a diverti’!

 Sara Di Giuseppe                   faxivostri.wordpress.com      letteraturamagazine.org
      

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sabato 22 febbraio 2020

24 febbraio 2020 - La prescrizione del Pifferaio sull'Arno


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Siamo al giro di boa? Forse. Secondo molti, il
giorno della veritá sará  lunedí 24 febbraio 2020, quando
andrá in aula alla Camera il disegno di legge Costa, che
cancella l’abolizione della prescrizione voluta dal
ministro Fofó.

Secondo le previsioni, il ddl Costa dovrebbe essere
respinto alla Camera, dove il governo dispone della
maggioranza anche senza i voti di Renzi. Ma, se i
renziani voteranno contro alla Camera, lo scenario sará
destinato a ripetersi poi in Senato, dove, senza i 17
senatori renziani, il governo Giuseppi II non ha la
maggioranza.

É a quel punto – se le cose dovessero andare cosí –
che il governo si troverebbe senza la maggioranza in uno
dei due rami del parlamento; cosa di cui il signor
Presidente della Repubblica dovrebbe necessariamente
prendere atto.

Chiedo scusa per i tanti condizionali (avrebbe,
sarebbe, dovrebbe...) ma il Vispo Tereso ci ha abituati a
repentini cambi di programma. Comunque, una cosa é
certa: Giuseppi II non sta sereno, ed ha iniziato a
esternare contro quest’altro Matteo con una animositá
fin’ora riservata soltanto al primo Matteo, quello verde.
Gli é che l’ex “avvocato del popolo” non riesce a
nascondere il suo rancore contro chiunque tenti di
togliergli la poltrona da sotto il sedere. Lui ama alla
follía il mondo dorato dei summit europei, che lo fa
sentire tanto importante, va in sollucchero quando puó
sussurrare all’orecchio della Merkel (tutti i gusti sono
gusti) o quando puó darsi del “tu” con Macron. E, per
contro, detesta dal profondo del cuore chiunque minacci
di interrompere quel sogno di insperata grandezza.

Ma torniamo al Pifferaio dell’Arno. Qual’é il suo
progetto? Proviamo a immaginarlo, con le cautele del
caso. Dunque, il nostro é stato – insieme a Grillo –
l’inventore di quella incredibile maggioranza “giallo-
fucsia” che aveva (ed ha) il solo scopo di impedire le
elezioni anticipate.

Ottenuto questo primo risultato, il Bomba ha
cominciato a lavorare sul secondo obiettivo: creare un
proprio partito – Italia Viva – per evitare la decimazione
dei suoi da parte dello Zingarello, quando questi avrebbe
compilato le liste per le future elezioni.

Purtroppo per lui, peró, tutti i sondaggi fin qui
realizzati hanno impietosamente attribuito al partito
renziano una percentuale ben al di sotto di quel 5% che,
con ogni probabilitá, sará la soglia di sbarramento che si
dovrá superare per entrare in parlamento. Inoltre,
avvicinandosi la scadenza della maxi-infornata dei posti
di sottogoverno (400 circa), numerosi segnali indicano
che PD (con LEU al séguito) e Cinque Stelle vorrebbero
fare la parte del leone, lasciando a Italia Viva solo le
briciole.

Ecco perché il Pifferaio dell’Arno si sta dando
tanto daffare per rimarcare un suo ruolo, per occupare
uno spazio politico, per segnalare all’opinione pubblica
di essere ancóra vivo e vegeto.

Inoltre – come si é giá detto nelle settimane scorse
– l’obiettivo originario del Mattacchione toscano era di
assicurare la sopravvivenza della legislatura, non quella
del governo Conte. É quindi possibile che il Vispo
Tereso abbia deciso che é giunto il momento di liquidare
Giuseppi, utilizzando come pretesto l’ultima trovata
manettara di un Movimento 5 Stelle giunto al capolinea.
Come reagirá Giuseppi e, con lui, Giggino, lo
Zingarello e tutto l’intero stato maggiore della
fantasmagorica maggioranza giallo-fucsia? Sembra, con
una campagna acquisti nel campo nemico. Da alcuni
giorni nei corridoi di palazzo Madama si sussurra
dell’esistenza di un gruppo di 15 senatori assortiti (fra
berlusconiani alla frutta, renziani timorosi e moderati
vari), sicuri di non riuscire a tornare sui banchi del
parlamento in caso di elezioni anticipate epperció
speranzosi di mantenere in vita questa legislatura il piú a
lungo possibile, prima dell’inevitabile addio. Questi
desperados – stando sempre ai “si dice” – sarebbero
disponibili ad abbandonare chi li ha fatti eleggere
(Berlusconi e Renzi, nella maggior parte dei casi) ed a
costituire una nuova forza politica, cosiddetta
“responsabile”, pronta a prendere il posto dei renziani.

Ma, a questo punto, ci sarebbe un’altra
complicazione. Saremmo in presenza di una crisi di
governo (con l’uscita di un partito della coalizione) e
della formazione di una nuova maggioranza. Ció
imporrebbe – e qui il condizionale é quirinalizio – le
dimissioni del governo e la formazione di un nuovo
esecutivo, previo voto di fiducia dei due rami del
parlamento.

Giuseppi, dunque, dovrebbe cambiare nuovamente
maggioranza, ammesso che Mattarella non si decida
finalmente a sciogliere le Camere. Lui – Giuseppi –
smentisce recisamente di voler guidare un nuovo
esecutivo. Ma non sono in molti a credergli. Io
personalmente sono convinto che Giuseppi sarebbe

- 4 -

pronto a una terza e poi a una quarta e poi a una quinta
maggioranza diversa, pur di non traslocare da palazzo
Chigi; ma la mia é solamente un’opinione, eretica per
giunta.

Non ci resta che attendere il 24 febbraio per
cominciare a intravedere i possibili sviluppi. Intanto,
peró, si raccolgono i rumors. E, fra questi, una
particolare attenzione viene data alle indiscrezioni di
fonte Rocco Casalino, il Richelieu di Giuseppi II.
Orbene, ad un anonimo interlocutore il Roccolieu
avrebbe detto: «Amore, ci sará un Conte ter. Stai
tranquillo.»

Difficile ignorare questa “voce dal sen fuggita”:
sembrerebbe non soltanto confermare una crisi in
dirittura d’arrivo, ma anche un certo lavorío
dell’ambiente giuseppino per mantenersi al potere. E
chissá – mi permetto di aggiungere – se l’ex avvocato del
popolo non sia andato al Colle, in queste ore, proprio per
sondare le intenzioni di Mattarella per una eventualitá
del genere.

Quanto sopra, peró, non comporterebbe
automaticamente elezioni anticipate, quantomeno non
immediate. Ci sarebbero comunque i tentativi della
venticinquesima ora per formare una maggioranza
purchessía, poi ci sarebbe il referendum per confermare
o meno la riduzione del numero dei parlamentari
(dall’esito non scontato), e poi ancóra i tempi tecnici per
il recepimento degli esiti referendari, il tutto seguíto
dalla necessaria pausa estiva. Ad andare benissimo, non
si potrebbe votare prima di ottobre o novembre.
Nel frattempo, Renzi-Penelope continuerebbe a
tessere la sua tela (e forse a disfarla di notte). E i Proci
continuerebbero a banchettare, nell’attesa di spartirsi i
400 posti di sottogoverno.

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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venerdì 21 febbraio 2020

"Morire è una vera gioia"... secondo gli studi della Western University e dell'Università di Liegi

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Numerosi soggetti che hanno vissuto esperienze ai confini della morte sembrerebbero associare tali momenti con sensazioni positive quali gioia ed euforia.


Da tempo immemore il genere umano ha ingaggiato una lotta senza quartiere con la morte nel tentativo di sconfiggerla o, perlomeno, di prolungare la durata della nostra vita.

Nel corso dei secoli e dei millenni l'avanzamento tecnologico della civiltà umana ha permesso di raggiungere risultati poco tempo prima neanche lontanamente immaginabili, con la medicina che, al giorno d'oggi, permette di curare mali un tempo mortali, rendendoli inoffensivi.

Ebbene, secondo uno studio portato avanti da un equipe di scienziati della Western University, in Canada, e dell'Università di Liegi, in Belgio, la morte non sarebbe poi così male come ce la immaginiamo e, anzi, riuscirebbe a regalare sensazioni decisamente positive.

Studiando una serie di casi di persone che hanno vissuto esperienze ai confini della morte (sigla dell' espressione inglese Near Death Experience, ndr), gli studiosi si sono resi conto del fatto che le esperienze provate da questi soggetti fossero tutte legate a sentimenti di gioia ed euforia, tanto da affermare, una volta tornati in sé, che non sarebbero più voluti tornare indietro.

L'analisi lessicale delle descrizioni dei partecipanti al progetto, ha denotato che parole come "luce" e "bene" comparivano molto più frequentemente rispetto ad altri vocaboli dalla connotazione più negativa, quali "paura" e "morto".

"Nell'analisi testuale non c'è nessun tipo di parzialità, al contrario di quanto accade negli studi di matrice comportamentista di Bruce Greyson, quando alle persone vengono poste domande precise. L'analisi testuale è completamente imparziale, automatica e noi, in quanto scienziati, non facciamo nessuna supposizione", ha spiegato Andrea Soddu, del Dipartimento di Fisica e Astronomia della Western University, al quotidiano britannico Express.


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domenica 16 febbraio 2020

"sarPDine" o P.C.I. ?



L’apparizione in scena dell’ultima trovata politici-taria italiota è, con drammatica evidenza, specchio e misura del comatoso stato in cui versa la politica nel nostro paese. Parliamo, se non lo si fosse capito, del neonato movimento che riempie le piazze - soprattutto quelle televisive - che si appresterebbe, secondo malevoli, ma non per questo poco arguti, opinionisti, a fare da paracadute al tracollo, per smarrimento di identità, del movimento fondato anni addietro a suon di improperi da Beppe Grillo, oltre che a quello del sedicente partito democratico, da sempre in balìa di pulsioni secessioniste dei suoi adepti, ordinariamente impegnati a spalancare finestre che creano  insidiose e autolesionistiche correnti d’aria…  per lo più, fritta e malsana!

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Se questa è la scena sul versante del “progress pride, sul fronte opposto, non si può certo esultare di gioia: la minaccia della ridiscesa in campo del più devastante distruttore di identità e valori della Tradizione – a dispetto anche delle recenti gravi(ane) esternazioni nei tribunali che si occupano del contrasto all”’orgoglio mafioso – insieme al permanere di assenza di una autentica, autorevole leadership, degna del nome, fanno seriamente riflettere sulla necessità di correre ai ripari.

Tanto più, non sottovalutiamolo, in un mondo ormai preda degli INTERESSI SOVRANISTI DI CAPITALI FINANZIARI che, con la somministrazione massiva, su scala globale, di imbarbarimenti culturali, morali e civili per il tramite di migrazioni forzate e mutazioni antropologiche indotte, pongono in atto, senza scrupoli, politiche di aggressione di chiaro e subdolo stampo neo dittatoriale che tentano astutamente di nascondere con la denuncia posticcia di ridicoli incombenti pericoli di nazi-fascismi rinascenti e in agguato! Gli stessi interessi che hanno inventato e spacciano per vero il Gretinismo planetario come fenomeno autentico di reazione alle plastificazioni ambientali in atto. Quegli stessi interessi che, mentre accreditano mostruosità contro natura con la scusa dei diritti delle minoranze, colpevolizzano con accuse di inesistenti fobie chi sostiene i diritti dell’ovvio.

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Di fronte a tutto questo, una sola strada è possibile, oltre che necessaria, per salvare il salvabile, prima che sia troppo tardi: la Rifondazione del P.C.I. (non è chiaro se debba essere comunista o cattolico ndr) - nella sua veste inalienabile di sostenitore, difensore e promotore dei valori non negoziabili di cui è depositario - finalizzata alla tutela e valorizzazione del Bene Comune in tutte le sue espressioni di interesse pratico della società civile.

Per farlo – è vero! – ci vuole coraggio, …. per non farlo, …. basta la codardia!
   
Adriano Colafrancesco 

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sabato 15 febbraio 2020

Il culto della "memoria" (corta)


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Da alcuni anni a questa parte é scattata su giornali e tv una campagna ben mirata, volta a fornire al pubblico una “vulgata” assolutamente falsa e fuorviante delle vicende storiche italiane del secolo scorso. L’obiettivo – nemmeno tanto nascosto – é quello di suscitare una corale riprovazione verso una parte politica del passato, per poter poi traghettare quella riprovazione fino ai nostri giorni, indirizzandola contro politiche del presente, accusate di essere eredi o continuatrici di quelle del passato.

Naturalmente, la vulgata iniziale deve – per forza di cose – essere grossolana, approssimativa, generica. Non puó – per le sue stesse caratteristiche – analizzare i fatti con attenzione, scendere nel dettaglio, prendere in esame tutti i fatti. Deve, necessariamente, scegliere gli argomenti da trattare, selezionare i concetti da focalizzare, riducendo il tutto ad un fatterello da riassumere nello spazio di un servizio tv o in un articoletto da terza pagina. Poco piú di slogan, di frasi fatte, di luoghi comuni. E tutti – com’é naturale – volti a beatificare una parte ed a demonizzare un’altra.

Attenzione, i fatti riferiti non sono falsi, almeno nella maggior parte dei casi. Sono, peró, accuratamente selezionati, con esclusione tassativa di tutti quelli che potrebbero mettere in cattiva luce coloro che, invece, devono apparire “buoni” a tutti i costi.

Prendiamo il piú classico degli esempi: l’antisemitismo. La vulgata che ci viene proposta é, piú o meno, la seguente: il mondo viveva in pace dopo la prima guerra mondiale, quando in Germania giunse al potere il dittatore Hitler, che rinchiuse gli ebrei nei campi di concentramento e successivamente incominció ad eliminarli in massa; alleato di Hitler era Mussolini, un altro dittatore che fece approvare le leggi razziali, diventando cosí in certo qual modo corresponsabile dei crimini dei suoi alleati tedeschi; nel dopoguerra in Italia i cattivi fascisti si organizzarono nel MSI, guidato dal cattivissimo Almirante, che durante il ventennio aveva pubblicato i suoi articoli anche sulla “Difesa della Razza”; oggi, gli eredi del fascismo, del MSI e di Almirante sono quelli che non vogliono piú immigrati e che, quindi, sono certamente razzisti e potenzialmente antisemiti.

Si tratta, sostanzialmente, di una serie di fatti tra loro ingenuamente concatenati, tutti con un fondo di veritá (Hitler creó i lager, Mussolini era un dittatore, eccetera), ma tutti falsati dalla loro parzialitá. Vero, verissimo é – per esempio – che Hitler introdusse in Germania un antisemitismo dalle tinte fosche e criminali. Ma altrettanto vero é che l’antisemitismo sia stato una creatura della Chiesa cattolica. Cosí come é vero che l’antisemitismo cristiano – che gli storici chiamano “antigiudaismo” – non fu sempre e soltanto teorico (da Sant’Agostino a San Giovanni Crisostomo), ma si coloró spesso di rosso sangue: dagli episodi di furore popolare dei primi anni del cristianesimo, ai roghi e ai tormenti della Santa Inquisizione, ai pogrom della Russia zarista.

Erano tutte manifestazioni di un pregiudizio di natura religiosa che considerava gli ebrei in blocco, come popolo, responsabili della crocefissione di Gesú Cristo. Da questo pregiudizio, in epoca moderna derivó una certa ostilitá verso gli ebrei in numerosi paesi europei (ma non in Italia). E su questo pregiudizio diffuso attecchí infine l’antisemitismo nazista: il primo ad essere nutrito anche da un materialismo razzista e scientista di derivazione positivista.

Il razzismo – altra veritá che gli storici della domenica tacciono – era allora accettato piú o meno esplicitamente in tutte le societá occidentali: compresi gli Stati Uniti d’America (che abrogarono la loro legislazione razziale vent’anni dopo quella italiana), compresa l’Inghilterra (dove il giovane Churchill inneggiava alla «purezza della razza britannica»). E neppure la Russia comunista ne era immune: «Mio padre – ha scritto Svetlana Allilueva Stalin – sotto molti aspetti non soltanto l’aveva appoggiato [l’antisemitismo], ma era stato il primo a diffonderlo.»

Orbene, era nell’Europa piú o meno razzista e piú o meno antisemita del 1938 che l’Italia fascista approvava una legislazione razziale. Con una Chiesa cattolica – aggiungo – che sembrava preoccuparsi soltanto di garantire i diritti degli ebrei convertiti al cattolicesimo.

Scelta sbagliata, sbagliatissima, quella delle leggi razziali italiane, in contrasto stridente con gli stessi princípi del fascismo. Un tentativo mal riuscito di essere “al passo coi tempi”, di dimostrare gratitudine verso la Germania hitleriana che ci era stata amica quando le potenze “democratiche” ci avevano decretato le sanzioni, al tempo della guerra d’Etiopia. Scelta sbagliatissima – ripeto – che peró fu soltanto un episodio di odiosa discriminazione, senza alcuna conseguenza cruenta o crudele, come nel caso tedesco.

Dell’argomento parleró forse in una prossima occasione... (...)

Credo che questi brevissimi accenni – pur se certamente da approfondire – possano comunque fornire lo spunto per una riflessione: la storia é cosa troppo seria e troppo complessa per essere utilizzata come pretesto per manovrine di piccolo cabotaggio politico.

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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