lunedì 23 giugno 2025

USA/sion e bugie di lungo corso...

 


L’attacco di Israele all’Iran è una decisione presa da molto tempo ed una manovra chiaramente preparata da anni, che segue l’attacco già programmato e attuato contro il movimento Hezbollah del Libano, principale alleato di Teheran nella regione.
 
L’attacco ha poi forzato la mano anche al grande protettore di Israele, gli USA, il cui Presidente Trump non si è fatto pregare troppo, intervenendo con le super-bombe in dotazione all’esercito USA contro i siti nucleari iraniani. In questo Trump, la cui elezione aveva creato qualche speranza di mutamenti nella tradizionale politica bellicista degli USA, si è dimostrato solo un bullo narcisista incapace di valutare i drammatici scenari per le sorti del mondo che la sua decisione apre.
 
Gli attacchi sono stati preceduti dall’assassinio accuratamente programmato di vari dirigenti di esponenti militari e politici, sia in Libano che Iran, nel più perfetto stile mafioso che caratterizza non solo Israele ma anche gli USA. Questi ultimi nel 2020, durante la precedente presidenza Trump, assassinarono il generale iraniano Suleimani, coordinatore dell’Asse della Resistenza nel Medio Oriente.
 
La giustificazione degli attacchi è stata la bugia che l’Iran era a pochi giorni dal produrre la bomba nucleare, che ricorda le analoghe bugie sulle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam, usate per distruggere l’Iraq. Nel marzo scorso, la coordinatrice di tutti i servizi di sicurezza USA, Tulsi Gabbard, aveva categoricamente smentito che l’Iran stesse preparando la bomba ed avesse intenzione di farlo, ma ciò le è costato l’essere smentita e messa sotto accusa dal capo della CIA Ratcliffe (teoricamente un suo dipendente!) e poi dallo stesso Trump (“she’s wrong” !).
 
Vergognoso è stato anche il comportamento del capo della IAEA, l’argentino Raphael Grossi, cioé il capo dell’agenzia addetta al controllo delle attività dei paesi che hanno aderito al Trattato di non Proliferazione Nucleare, tra cui l’Iran (mentre notoriamente Israele, che possiede centinaia di bombe atomiche non ha aderito, evitando ogni controllo). Grossi (già distintosi per la sua doppiezza e le sue bugie quando gli Ucraini bombardavano la centrale atomica di Zaporizha presidiata dai Russi) aveva fatto uscire alcuni ambigui rapporti sulle ispezioni in Iran, che sono serviti a giustificare l’attacco, salvo poi rimangiarsi tutto dopo che l’attacco era già avvenuto.
 
Quello che risulta è che tutto l’Occidente (non solo USA e Israele) ha perso la testa e reagisce istericamente al pericolo di perdere la propria superiorità sul resto del mondo conquistata con secoli di imperialismo e duro colonialismo e sfruttamento. Basti ricordare le incredibili parole del cancelliere tedesco Merz, secondo cui, con riferimento al genocidio in Palestina e l’attacco all’Iran, “bisogna ringraziare Israele perché sta facendo il lavoro sporco per noi”.
 
Che succede ora? Gli attuali dirigenti iraniani (che – ricordiamo – fanno parte dell’ala più moderata dopo il probabile assassinio, mascherato da incidente, ad opera del Mossad o della CIA, dell’ex Presidente, il radicale Raisi) hanno detto per bocca del ministro degli esteri Araghchi che ogni opzione è aperta e che l’Iran saprà come rispondere. Ha detto anche che l’attacco “ha ucciso la diplomazia” e che per tornare eventualmente ad un tavolo di negoziati devono cessare innanzitutto tutte le azioni aggressive. Oltre tutto le superbombe USA hanno colpito solo siti civili (senza causare danni irreparabili, visto che gli Iraniani avevano trasferito già tutto il loro uranio arricchito in altre sedi), e questo non ha minimamente intaccato la capacità militari di risposta dell’Iran, che ha subito duramente colpito Israele con missili più potenti
 
Lo stesso Araghchi è in procinto di recarsi a Mosca, mentre il presidente iraniano Pezeshkian si è già sentito personalmente con Putin. La Russia, che ha mantenuto finora un atteggiamento responsabile pur condannando chiaramente l’aggressione e rivendicando il pieno diritto dell’Iran di sviluppare il proprio programma nucleare civile, potrebbe essere indotta a fornire all’Iran il potente sistema antiaereo S-400, capace di provocare danni enormi all’aviazione israeliana e USA. Anche la Cina, che ha importantissimi accordi commerciali con l’Iran che è il suo principale fornitore di petrolio, potrebbe intervenire più attivamente fornendo intelligence e sistemi elettronici di tracciamento aereo e interferenza sui velivoli e missili attaccanti. Del resto due navi cinesi adatte a questi scopi sono già presenti nel Golfo Persico.
 
La Cina potrebbe essere danneggiata da una possibile chiusura degli stretti di Hormuz attraverso i quali passa buona parte delle forniture di petrolio a livello mondiale. Ma la Cina si è tutelata con enormi riserve di petrolio ed ha la capacità di agire su altri mercati, mentre la principale vittima di una restrizione delle forniture petrolifere e un conseguente grande aumento dei prezzi sarebbe l’Europa che entrerebbe in recessione. La Russia invece avrebbe grandi vantaggi dall’aumento dei prezzi essendo un grande fornitore a livello mondiale.
 
In definitiva le mosse di USA e Israele, e dei loro sodali europei, che si ripromettono di distruggere interi Paesi, assassinandone i dirigenti, per imporre le proprie follie egemoniche, aprono scenari inquietanti per la pace mondiale e l’avvenire del mondo, ma potrebbero ritorcersi principalmente contro questi pazzi psicopatici suprematisti e guerrafondai che ci governano.
 
Vincenzo Brandi



domenica 22 giugno 2025

L'attacco degli Stati Uniti contro l'Iran non va a vantaggio degli Stati Uniti...




Gli Stati Uniti, su ordine di Donald Trump, nelle prime ore del 22 giugno 2025, hanno pesantemente colpito gli  impianti nucleari iraniani ed altri obiettivi sensibili, anche con il rischio di perdita di radiazioni mortali.  

L'Iran, in risposta, come dichiarato da fonti iraniane, cercherà di chiudere lo Stretto di Hormuz, attraverso il quale passa circa il 20% del petrolio mondiale. I prezzi del petrolio saliranno alle stelle, superando probabilmente i 200 dollari al barile in pochi giorni. I mercati azionari globali crolleranno e i prezzi dell'energia saliranno vertiginosamente.

In caso di una risposta iraniana, contro obiettivi americani dislocati in Medio Oriente, probabilmente la NATO  si vedrebbe costretta ad intervenire,  in base all'Articolo 5 della Carta dell'Alleanza.  

In questo caso negli Stati Uniti ed in Europa si  innescherebbe il caos politico e una grave crisi economica, con prezzi del carburante che salirebbero a 8-10 dollari al gallone. I prezzi dei generi alimentari aumenterebbero a causa delle interruzioni della catena di approvvigionamento. Gli Stati Uniti ed i suoi alleati si troveranno coinvolti in una guerra estera su vasta scala, mentre allo stesso tempo cercheranno di far fronte al caos in patria. Questa situazione potrebbe diventare sempre più ingestibile da parte degli USA  e dei suoi alleati, anche considerando che il conflitto potrebbe allargarsi  ad altri attori..

Di fronte a queste  prospettive drammatiche  anche il Papa ha  ritenuto necessario intervenire, mettendo  in guardia dal possibile "abisso irreparabile" dopo gli attacchi americani all'Iran e chiede la fine della guerra in Medio Oriente: "Ogni membro della comunità internazionale ha la responsabilità morale di porre fine alla tragedia della guerra prima che diventi un abisso irreparabile...".



A dimostrazione di come la situazione stia diventando pericolosa riporto  la dichiarazione odierna del Ministro degli Esteri russo, Lavrov,   in relazione agli attacchi americani sul territorio iraniano:

 La Russia condanna fermamente gli attacchi statunitensi contro diversi impianti nucleari in Iran all'alba del 22 giugno, a seguito degli attacchi israeliani contro la Repubblica islamica.

La decisione irresponsabile di sottoporre il territorio di uno Stato sovrano ad attacchi missilistici e dinamitardi, a prescindere dalle argomentazioni addotte, viola gravemente il diritto internazionale e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che in precedenza avevano inequivocabilmente qualificato tali azioni come inaccettabili. È particolarmente allarmante che gli attacchi siano stati condotti da un Paese che è membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

 Le conseguenze di questa azione, comprese quelle radiologiche, devono ancora essere valutate. Ma è già evidente che è iniziata una pericolosa escalation, che potrebbe minare ulteriormente la sicurezza regionale e globale. Il rischio di un'escalation del conflitto in Medio Oriente, già travolto da molteplici crisi, è aumentato significativamente.

Di particolare preoccupazione è il danno causato dagli attacchi agli impianti nucleari iraniani al regime globale di non proliferazione basato sul Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP).

Gli attacchi contro l'Iran hanno inferto un duro colpo alla credibilità del TNP e del sistema di verifica e monitoraggio dell'AIEA che su di esso si basa.

Ci aspettiamo una reazione tempestiva, professionale e onesta dalla dirigenza dell'Agenzia, senza evasioni e tentativi di nascondersi dietro "equidistanza" politica. È necessario un rapporto obiettivo del Direttore Generale dell'AIEA da sottoporre all'esame di una sessione straordinaria dell'Agenzia, prevista a breve.

Naturalmente, anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve reagire. Le azioni conflittuali di Stati Uniti e Israele devono essere respinte collettivamente.

 La Federazione Russa chiede la cessazione delle aggressioni e l'intensificazione degli sforzi per creare le condizioni affinché la situazione torni su un canale politico e diplomatico.



(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)



Considerazioni di Giorgio Stern:

Se tutto è davvero come appare, siamo in grave pericolo. 

Lo siamo comunque, perché, come dicono i Russi, c'è una violazione di tutto, e a tutto tondo. Finchè il cane da guardia morde, è solo il cane da guardia, per quanto tiri e forzi il guinzaglio. Ma se morde il padrone la cosa è molto più grave.

Invece se la faccenda si configura (anche) come sotterraneo gioco di scacchi, il pericolo non scompare, però si dilata, si pospone un po' nel tempo.

Sono dell'idea che la mossa yankee va catalogata nel novero delle convulsioni, e fra le maggiori, dell'impero amerikano. Ammettere il propio declino è difficile. 

La questione è: riescono a somatizzarlo? Se non riescono, aver molta paura è più che legittimo.

I soli ormeggi a cui assicurare le nostre speranze si chiamano Russia e Cina, dove ci sono governi che reggono un timone e seguono da tempo una rotta (che richiede ancora tempo per l'approdo).  Per fortuna non sono soli, basta guardare il mappamondo.

Questo in linea di molta massima...


Iran. Il giorno dei Bluster di Trump...




22 giugno 2025.  “Nelle prime ore del mattino abbiamo completato con successo il nostro attacco ai tre siti nucleari iraniani, Fordow, Natanz e Isahan”, ha scritto Trump sul social Truth. E ha aggiunto che "un carico completo di bombe è stato sganciato sul sito principale, Fordow"


L’Iran ha definito gli attacchi statunitensi come “oltraggiosi”. È quanto dichiarato su X dal ministro degli Esteri Abbas Araghchi, in cui viene precisato che l’Iran, dopo l'ennesimo tradimento americano (che aveva chiesto la riapertura delle trattative), si riserva tutte le opzioni per difendersi. Il  ministro  ha detto che "l'Iran si riserva il diritto di rispondere in difesa della propria sovranità".  Nel frattempo, l'Iran ha chiesto una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Dopo i proditori  bombardamenti sul principale impianto civile nucleare iraniano Trump ha ripubblicato con spavalderia su Truth il  messaggio:  "Fordow non esiste più". Ma  Mehdi Mohammadi, consigliere del presidente del parlamento iraniano, fa sapere che "gli impianti  colpiti non hanno subito danni irreparabili", mettendo così in dubbio la potenza delle bombe americane "bluster".

Nel frattempo nello Stretto di Hormuz è scoppiato il caos: più di 50 navi petroliere occidentali stanno cercando di abbandonarlo con urgenza, temendo che l'Iran ne blocchi l'uscita.

Trump, da parte sua,  minaccia nuovi bombardamenti ancora  più pesanti  contro l'Iran se "non accetta di interrompere il conflitto", ovvero se l'Iran non capitola. Il tono isterico di queste minacce dimostra che Trump ha fretta e cerca una rapida vittoria. Mentre la strategia dell'Iran non è cambiata: resistere ai colpi. Le possibilità dell'Iran sono nella resistenza. Ecco perché Netanyahu e Trump hanno fretta e cercano di colpire l'Iran il più violentemente possibile, anche con attacchi terroristici a tradimento.

Alcuni analisti indipendenti  prevedono che se l'Iran inizia ad attaccare le basi statunitensi nella regione, uccidendo un certo numero di americani, allora è  probabile che  assisteremo a un tentativo di mettere Trump sotto accusa per una guerra iniziata senza l'approvazione del Congresso, e alcuni dei trumpiani delusi  potrebbero anche esprimersi contro Trump.

(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)



P.S. Coincidenze storiche: "La più grande avanzata militare per estensione e portata che il mondo abbia mai visto è attualmente in corso"  (Adolf Hitler, 22 giugno 1941)  -  "Questo è un momento storico per gli Stati Uniti, Israele e il mondo." (Donald Trump, 22 giugno 2025)



sabato 21 giugno 2025

Conflitto in Medio Oriente - Putin chiama Netanyahu, Pezeshkian e Trump con una proposta di de-escalation...

 






Video collegato segnalato da J.E.:  https://www.youtube.com/watch?v=5gy68YRZ1_0 

venerdì 20 giugno 2025

San Pietroburgo - Sessione plenaria del XXVIII Forum economico internazionale

 

20 giugno 2025. Vladimir Putin pronuncia un discorso durante la sessione plenaria del Forum economico internazionale di San Pietroburgo.


Dal 18 al 21 giugno 2025 si sta svolgendo in Russia il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo (“SPIEF 25”), si tratta della principale conferenza economica annuale in Russia. Sono presenti   20000 delegati da 140 Paesi.

Il tema trattato quest’anno è “Valori condivisi: la base per la crescita in un mondo multipolare”.

 Allo “SPIEF”,  capi di Stato, ministri delle finanze, dirigenti di aziende russe e straniere, finanzieri e scienziati si incontrano per discutere le questioni economiche che riguardano la Russia, i mercati dei paesi in via di sviluppo e il mondo intero. Presenti Bahrein, Vietnam, India, Indonesia, Kazakistan, Kirghizistan, Mongolia, Emirati Arabi Uniti, Oman, Thailandia, Uzbekistan, Cina e  l’Unione Economica Eurasiatica (ASEAN), ecc. 


Alcuni stralci del discorso di  Vladimir Putin del 20 giugno 2025 alla sessione plenaria:

"Il nostro vettore strategico è quello di cambiare attivamente, in modo coerente e graduale la struttura dell'economia nazionale. Abbiamo già ottenuto molto in questo ambito. Ma è ovvio che è di fondamentale importanza andare avanti, soprattutto alla luce dei cambiamenti radicali che stanno avvenendo nel mondo".

"Il nostro compito più importante quest'anno è garantire la transizione dell'economia verso una traiettoria di crescita equilibrata. Ciò significa che dobbiamo raggiungere un'inflazione moderata e una bassa disoccupazione".

“L’idea che l’economia russa si basi esclusivamente sulle materie prime e dipenda dalle esportazioni di idrocarburi è chiaramente superata e sta diventando un ricordo del passato".

Alla tavola rotonda  sono intervenuti, tra gli altri:

Il presidente indonesiano Prabowo Subianto,
Il Rappresentante del Re del Bahrein per gli Affari Umanitari e gli Affari Giovanili, Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Comandante della Guardia Reale del Regno del Bahrein, Nasser bin Hamad Al Khalifa,
Il Membro del Comitato permanente del Politburo del Comitato centrale del Partito comunista cinese, Vice Primo Ministro del Consiglio di Stato della RPC Ding Xuexiang,
Il  Vicepresidente del Sudafrica Paul Mashatile.
Ed altri...
Il dibattito è  stato moderato dal giornalista, CEO e presentatore di Sky News Arabia, Nadeem Dawood Koteish.


(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)

giovedì 19 giugno 2025

La Russia interloquisce con la Cina, mentre la UE compie timidi passi diplomatici verso l'Iran...



Vladimir Putin ha avuto una conversazione telematica con Xi Jinping, ha dichiarato il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov.

Punti principali:

Russia e Cina aderiscono ad approcci identici e condannano fermamente le azioni di Israele che violano la Carta delle Nazioni Unite;

Mosca e Pechino partono dal presupposto che la soluzione della situazione in Medio Oriente non può essere risolta con la forza;

Nel corso della conversazione i leader hanno discusso anche delle relazioni bilaterali tra Russia e Cina;

Putin e Xi Jinping terranno colloqui approfonditi in Cina il 2 settembre 2025, a margine delle celebrazioni per l'80° anniversario della vittoria sul Giappone;

Russia e Cina sono pronte a coordinare gli approcci all'Asia centrale;

I  due leader  hanno anche  discusso i risultati del recente vertice del G7 e hanno notato le difficoltà tra i partecipanti all'incontro; l'assistente presidenziale ha aggiunto che "il vertice del G7 è stato ben lungi dall'essere il viaggio all'estero di maggior successo per Zelensky".

La conversazione tra Putin e Xi Jinping è durata circa un'ora e i leader si sono salutati calorosamente e amichevolmente.

Conseguentemente alla comunicazione tra Putin e Xi Jinping la portavoce del ministero degli Esteri della Russia, Maria  Zakharova, ha messo in guardia gli Stati Uniti dall'interferire con azioni militari contro l'Iran, poiché ciò potrebbe avere conseguenze incontrollabili.

Intanto  per il 20 giugno 2025 è stato programmato un incontro a Ginevra in cui la delegazione iraniana terrà delle consultazioni con i ministri degli esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania e  con la rappresentante della UE, Kaja Kallas. L'incontro si svolge su richiesta europea.

Timidi passetti della Kallas


mercoledì 18 giugno 2025

Surprise! I magnifici G Sette di Kananaskis -meno uno- firmano un'ennesima dichiarazione congiunta contro la Russia...

 


I Paesi del G7, al termine del loro incontro tenuto a  Kananaskis, in Canada, il 17 giugno 2025.  non hanno firmato una dichiarazione congiunta sull'Ucraina. Trump ha lasciato il summit prima dell'arrivo di zelensky, limitandosi a fare 4 chiacchiere in panchina con Giorgia Meloni, in attesa di prendere il volo per tornare alla Casa Bianca. 

Motivo  addotto per  la partenza affrettata è stato il subbuglio  in Medio Oriente.

I magnifici 6 rimasti, oltre  alla condanna della resistenza dell'Iran ai desiderata USA/sionisti (questa in extremis firmata anche  dal Trump),  avevano preparato una bella condanna con aggiunta di sanzioni ulteriori contro la Russia.  Ma,  come si è scoperto, gli Stati Uniti non condividono  questa  posizione dei sei. Pertanto, non ci sono ulteriori sanzioni anti-russe da parte degli USA, né dichiarazioni di condanna nei suoi confronti. 

 

Il povero zelensky,  arrivato al  summit con Trump  assente, non ha potuto fargli la richiesta  di "acquistare" nuove armi dagli USA (con quali soldi non si sa, forse con quelli che gli hanno promesso gli alleati UE) ed  è rimasto a bocca asciutta. Il fatto è che sullo sfondo del conflitto in Medio Oriente, l'America è particolarmente cauta e non vuole impegnarsi ulteriormente nel conflitto ucraino, passato in secondo o terzo piano.

(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)