lunedì 23 giugno 2025
USA/sion e bugie di lungo corso...
domenica 22 giugno 2025
L'attacco degli Stati Uniti contro l'Iran non va a vantaggio degli Stati Uniti...
Gli Stati Uniti, su ordine di Donald Trump, nelle prime ore del 22 giugno 2025, hanno pesantemente colpito gli impianti nucleari iraniani ed altri obiettivi sensibili, anche con il rischio di perdita di radiazioni mortali.
L'Iran, in risposta, come dichiarato da fonti iraniane, cercherà di chiudere lo Stretto di Hormuz, attraverso il quale passa circa il 20% del petrolio mondiale. I prezzi del petrolio saliranno alle stelle, superando probabilmente i 200 dollari al barile in pochi giorni. I mercati azionari globali crolleranno e i prezzi dell'energia saliranno vertiginosamente.
In caso di una risposta iraniana, contro obiettivi americani dislocati in Medio Oriente, probabilmente la NATO si vedrebbe costretta ad intervenire, in base all'Articolo 5 della Carta dell'Alleanza.
In questo caso negli Stati Uniti ed in Europa si innescherebbe il caos politico e una grave crisi economica, con prezzi del carburante che salirebbero a 8-10 dollari al gallone. I prezzi dei generi alimentari aumenterebbero a causa delle interruzioni della catena di approvvigionamento. Gli Stati Uniti ed i suoi alleati si troveranno coinvolti in una guerra estera su vasta scala, mentre allo stesso tempo cercheranno di far fronte al caos in patria. Questa situazione potrebbe diventare sempre più ingestibile da parte degli USA e dei suoi alleati, anche considerando che il conflitto potrebbe allargarsi ad altri attori..
Di fronte a queste prospettive drammatiche anche il Papa ha ritenuto necessario intervenire, mettendo in guardia dal possibile "abisso irreparabile" dopo gli attacchi americani all'Iran e chiede la fine della guerra in Medio Oriente: "Ogni membro della comunità internazionale ha la responsabilità morale di porre fine alla tragedia della guerra prima che diventi un abisso irreparabile...".
A dimostrazione di come la situazione stia diventando pericolosa riporto la dichiarazione odierna del Ministro degli Esteri russo, Lavrov, in relazione agli attacchi americani sul territorio iraniano:
La Russia condanna fermamente gli attacchi statunitensi contro diversi impianti nucleari in Iran all'alba del 22 giugno, a seguito degli attacchi israeliani contro la Repubblica islamica.
La decisione irresponsabile di sottoporre il territorio di uno Stato sovrano ad attacchi missilistici e dinamitardi, a prescindere dalle argomentazioni addotte, viola gravemente il diritto internazionale e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che in precedenza avevano inequivocabilmente qualificato tali azioni come inaccettabili. È particolarmente allarmante che gli attacchi siano stati condotti da un Paese che è membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Le conseguenze di questa azione, comprese quelle radiologiche, devono ancora essere valutate. Ma è già evidente che è iniziata una pericolosa escalation, che potrebbe minare ulteriormente la sicurezza regionale e globale. Il rischio di un'escalation del conflitto in Medio Oriente, già travolto da molteplici crisi, è aumentato significativamente.
Di particolare preoccupazione è il danno causato dagli attacchi agli impianti nucleari iraniani al regime globale di non proliferazione basato sul Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP).
Gli attacchi contro l'Iran hanno inferto un duro colpo alla credibilità del TNP e del sistema di verifica e monitoraggio dell'AIEA che su di esso si basa.
Ci aspettiamo una reazione tempestiva, professionale e onesta dalla dirigenza dell'Agenzia, senza evasioni e tentativi di nascondersi dietro "equidistanza" politica. È necessario un rapporto obiettivo del Direttore Generale dell'AIEA da sottoporre all'esame di una sessione straordinaria dell'Agenzia, prevista a breve.
Naturalmente, anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve reagire. Le azioni conflittuali di Stati Uniti e Israele devono essere respinte collettivamente.
La Federazione Russa chiede la cessazione delle aggressioni e l'intensificazione degli sforzi per creare le condizioni affinché la situazione torni su un canale politico e diplomatico.
Se tutto è davvero come appare, siamo in grave pericolo.
Lo siamo comunque, perché, come dicono i Russi, c'è una violazione di tutto, e a tutto tondo. Finchè il cane da guardia morde, è solo il cane da guardia, per quanto tiri e forzi il guinzaglio. Ma se morde il padrone la cosa è molto più grave.
Invece se la faccenda si configura (anche) come sotterraneo gioco di scacchi, il pericolo non scompare, però si dilata, si pospone un po' nel tempo.
Sono dell'idea che la mossa yankee va catalogata nel novero delle convulsioni, e fra le maggiori, dell'impero amerikano. Ammettere il propio declino è difficile.
La questione è: riescono a somatizzarlo? Se non riescono, aver molta paura è più che legittimo.
I soli ormeggi a cui assicurare le nostre speranze si chiamano Russia e Cina, dove ci sono governi che reggono un timone e seguono da tempo una rotta (che richiede ancora tempo per l'approdo). Per fortuna non sono soli, basta guardare il mappamondo.
Questo in linea di molta massima...
Iran. Il giorno dei Bluster di Trump...
22 giugno 2025. “Nelle prime ore del mattino abbiamo completato con successo il nostro attacco ai tre siti nucleari iraniani, Fordow, Natanz e Isahan”, ha scritto Trump sul social Truth. E ha aggiunto che "un carico completo di bombe è stato sganciato sul sito principale, Fordow"
L’Iran ha definito gli attacchi statunitensi come “oltraggiosi”. È quanto dichiarato su X dal ministro degli Esteri Abbas Araghchi, in cui viene precisato che l’Iran, dopo l'ennesimo tradimento americano (che aveva chiesto la riapertura delle trattative), si riserva tutte le opzioni per difendersi. Il ministro ha detto che "l'Iran si riserva il diritto di rispondere in difesa della propria sovranità". Nel frattempo, l'Iran ha chiesto una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'ONU.
Dopo i proditori bombardamenti sul principale impianto civile nucleare iraniano Trump ha ripubblicato con spavalderia su Truth il messaggio: "Fordow non esiste più". Ma Mehdi Mohammadi, consigliere del presidente del parlamento iraniano, fa sapere che "gli impianti colpiti non hanno subito danni irreparabili", mettendo così in dubbio la potenza delle bombe americane "bluster".
Nel frattempo nello Stretto di Hormuz è scoppiato il caos: più di 50 navi petroliere occidentali stanno cercando di abbandonarlo con urgenza, temendo che l'Iran ne blocchi l'uscita.
Trump, da parte sua, minaccia nuovi bombardamenti ancora più pesanti contro l'Iran se "non accetta di interrompere il conflitto", ovvero se l'Iran non capitola. Il tono isterico di queste minacce dimostra che Trump ha fretta e cerca una rapida vittoria. Mentre la strategia dell'Iran non è cambiata: resistere ai colpi. Le possibilità dell'Iran sono nella resistenza. Ecco perché Netanyahu e Trump hanno fretta e cercano di colpire l'Iran il più violentemente possibile, anche con attacchi terroristici a tradimento.
Alcuni analisti indipendenti prevedono che se l'Iran inizia ad attaccare le basi statunitensi nella regione, uccidendo un certo numero di americani, allora è probabile che assisteremo a un tentativo di mettere Trump sotto accusa per una guerra iniziata senza l'approvazione del Congresso, e alcuni dei trumpiani delusi potrebbero anche esprimersi contro Trump.
(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)
P.S. Coincidenze storiche: "La più grande avanzata militare per estensione e portata che il mondo abbia mai visto è attualmente in corso" (Adolf Hitler, 22 giugno 1941) - "Questo è un momento storico per gli Stati Uniti, Israele e il mondo." (Donald Trump, 22 giugno 2025)
sabato 21 giugno 2025
Conflitto in Medio Oriente - Putin chiama Netanyahu, Pezeshkian e Trump con una proposta di de-escalation...
Nel frattempo continuano i tentativi di coordinamento tra l'Iran ed i Paesi del Medio Oriente. Il ministro degli Esteri iraniano Seyyed Abbas Araqchi e il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdel Ati si sono incontrati e hanno tenuto dei colloqui a latere della riunione dei ministri degli Esteri dell'Organizzazione per la cooperazione islamica a Istanbul. Il ministro degli Esteri iraniano ha anche incontrato e tenuto colloqui con il primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, e con il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, durante il suo discorso alla 51ª sessione dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica, ha dichiarato: "Tutto ciò che sta accadendo indica che Netanyahu e la sua banda criminale non vogliono risolvere alcuna crisi per via diplomatica". Ha osservato inoltre che "il silenzio occidentale sulle politiche aggressive contro la Palestina ha permesso all'aggressione di espandersi in tutta la regione".
In extremis anche da parte europea si cerca di trovare una soluzione diplomatica al conflitto tra Israele e Iran. Il presidente francese Emmanuel Macron ha concordato con il suo omologo iraniano, Masoud Pezeshkian, di accelerare i negoziati tra i Paesi europei e Teheran in merito al suo programma nucleare, sottolineando la sua convinzione che "esista un modo per porre fine alla guerra".
Lo stato sionista ha iniziato la recente aggressione contro l'Iran il 13 giugno 2025 con un massiccio attacco aereo immotivato condotto a sorpresa contro infrastrutture nucleari, basi militari e aree urbane in territorio iraniano, colpendo personale militare di alto rango e -sinora- 430 iraniani perlopiù civili innocenti sono stati uccisi nei raid aerei israeliani dall'inizio del conflitto. Il viceministro della Salute iraniano, Iraj Harirchi, ha aggiunto che sono rimasti feriti più di 3.500 civili colpiti dai ciechi bombardamenti israeliani.
(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)
venerdì 20 giugno 2025
San Pietroburgo - Sessione plenaria del XXVIII Forum economico internazionale
20 giugno 2025. Vladimir Putin pronuncia un discorso durante la sessione plenaria del Forum economico internazionale di San Pietroburgo.
Dal 18 al 21 giugno 2025 si sta svolgendo in Russia il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo (“SPIEF 25”), si tratta della principale conferenza economica annuale in Russia. Sono presenti 20000 delegati da 140 Paesi.
Il tema trattato quest’anno è “Valori condivisi: la base per la crescita in un mondo multipolare”.
Allo “SPIEF”, capi di Stato, ministri delle finanze, dirigenti di aziende russe e straniere, finanzieri e scienziati si incontrano per discutere le questioni economiche che riguardano la Russia, i mercati dei paesi in via di sviluppo e il mondo intero. Presenti Bahrein, Vietnam, India, Indonesia, Kazakistan, Kirghizistan, Mongolia, Emirati Arabi Uniti, Oman, Thailandia, Uzbekistan, Cina e l’Unione Economica Eurasiatica (ASEAN), ecc.
Alcuni stralci del discorso di Vladimir Putin del 20 giugno 2025 alla sessione plenaria:
"Il nostro vettore strategico è quello di cambiare attivamente, in modo coerente e graduale la struttura dell'economia nazionale. Abbiamo già ottenuto molto in questo ambito. Ma è ovvio che è di fondamentale importanza andare avanti, soprattutto alla luce dei cambiamenti radicali che stanno avvenendo nel mondo".
"Il nostro compito più importante quest'anno è garantire la transizione dell'economia verso una traiettoria di crescita equilibrata. Ciò significa che dobbiamo raggiungere un'inflazione moderata e una bassa disoccupazione".
“L’idea che l’economia russa si basi esclusivamente sulle materie prime e dipenda dalle esportazioni di idrocarburi è chiaramente superata e sta diventando un ricordo del passato".
Alla tavola rotonda sono intervenuti, tra gli altri:
Il presidente indonesiano Prabowo Subianto,
Il Rappresentante del Re del Bahrein per gli Affari Umanitari e gli Affari Giovanili, Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Comandante della Guardia Reale del Regno del Bahrein, Nasser bin Hamad Al Khalifa,
Il Membro del Comitato permanente del Politburo del Comitato centrale del Partito comunista cinese, Vice Primo Ministro del Consiglio di Stato della RPC Ding Xuexiang,
Il Vicepresidente del Sudafrica Paul Mashatile.
Ed altri...
Il dibattito è stato moderato dal giornalista, CEO e presentatore di Sky News Arabia, Nadeem Dawood Koteish.
giovedì 19 giugno 2025
La Russia interloquisce con la Cina, mentre la UE compie timidi passi diplomatici verso l'Iran...
Vladimir Putin ha avuto una conversazione telematica con Xi Jinping, ha dichiarato il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov.
Punti principali:Russia e Cina aderiscono ad approcci identici e condannano fermamente le azioni di Israele che violano la Carta delle Nazioni Unite;
Mosca e Pechino partono dal presupposto che la soluzione della situazione in Medio Oriente non può essere risolta con la forza;
Nel corso della conversazione i leader hanno discusso anche delle relazioni bilaterali tra Russia e Cina;
Putin e Xi Jinping terranno colloqui approfonditi in Cina il 2 settembre 2025, a margine delle celebrazioni per l'80° anniversario della vittoria sul Giappone;
Russia e Cina sono pronte a coordinare gli approcci all'Asia centrale;
I due leader hanno anche discusso i risultati del recente vertice del G7 e hanno notato le difficoltà tra i partecipanti all'incontro; l'assistente presidenziale ha aggiunto che "il vertice del G7 è stato ben lungi dall'essere il viaggio all'estero di maggior successo per Zelensky".
La conversazione tra Putin e Xi Jinping è durata circa un'ora e i leader si sono salutati calorosamente e amichevolmente.
Conseguentemente alla comunicazione tra Putin e Xi Jinping la portavoce del ministero degli Esteri della Russia, Maria Zakharova, ha messo in guardia gli Stati Uniti dall'interferire con azioni militari contro l'Iran, poiché ciò potrebbe avere conseguenze incontrollabili.
Intanto per il 20 giugno 2025 è stato programmato un incontro a Ginevra in cui la delegazione iraniana terrà delle consultazioni con i ministri degli esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania e con la rappresentante della UE, Kaja Kallas. L'incontro si svolge su richiesta europea.
mercoledì 18 giugno 2025
Surprise! I magnifici G Sette di Kananaskis -meno uno- firmano un'ennesima dichiarazione congiunta contro la Russia...
I Paesi del G7, al termine del loro incontro tenuto a Kananaskis, in Canada, il 17 giugno 2025. non hanno firmato una dichiarazione congiunta sull'Ucraina. Trump ha lasciato il summit prima dell'arrivo di zelensky, limitandosi a fare 4 chiacchiere in panchina con Giorgia Meloni, in attesa di prendere il volo per tornare alla Casa Bianca.
Motivo addotto per la partenza affrettata è stato il subbuglio in Medio Oriente.
I magnifici 6 rimasti, oltre alla condanna della resistenza dell'Iran ai desiderata USA/sionisti (questa in extremis firmata anche dal Trump), avevano preparato una bella condanna con aggiunta di sanzioni ulteriori contro la Russia. Ma, come si è scoperto, gli Stati Uniti non condividono questa posizione dei sei. Pertanto, non ci sono ulteriori sanzioni anti-russe da parte degli USA, né dichiarazioni di condanna nei suoi confronti.
Il povero zelensky, arrivato al summit con Trump assente, non ha potuto fargli la richiesta di "acquistare" nuove armi dagli USA (con quali soldi non si sa, forse con quelli che gli hanno promesso gli alleati UE) ed è rimasto a bocca asciutta. Il fatto è che sullo sfondo del conflitto in Medio Oriente, l'America è particolarmente cauta e non vuole impegnarsi ulteriormente nel conflitto ucraino, passato in secondo o terzo piano.