martedì 28 febbraio 2023

Zelensky peggio del califfo Omar...

 


Non è propaganda bolscevica, purtroppo, queste notizie sono state diramate dal sito ufficiale della Rada ucraina:

“A NOVEMBRE DELLO SCORSO ANNO, CIRCA DICIANNOVE MILIONI DI LIBRI SONO STATI DEMOLITI NELLE BIBLIOTECHE PUBBLICHE. DI QUESTI, CIRCA 11 MILIONI IN RUSSO”.
Станом на листопад минулого року в публічних бібліотеках близько 19 млн примірників книг было списано. З них приблизно 11 млн російською мовою.
https://www.rada.gov.ua/news/news_kom/232711.html

Siamo tornati all’Indice. Ma quel che è peggio, non è il doppiopesismo u-ccidentale, che ovviamente di questo non ne parla. Noi, i liberali, quelli che «I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it. »… ipocriti, fasi e fascisti!

No, quel che è peggio è che in quei 19 milioni di libri distrutti, C’È LA STORIA DI UN POPOLO, UNA STORIA DEMOLITA, RIMOSSA, DISTRUTTA! LA STORIA DI UN POPOLO, QUELLO UCRAINO, CHE IN QUEI TESTI PROIBITI, MESSI ALL'INDICE, MOSTRA COME TANTO ABBIA DATO ALLA STORIA RIVOLUZIONARIA NON SOLO DELL’URSS, MA DEL PROLETARIATO MONDIALE! 

La storia di un popolo glorioso, quello sovietico di cui quello ucraino era parte fondamentale, che ha per primo abolito lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo! Che ha sconfitto DA SOLO i nazifascisti ricacciandoli indietro fino a Berlino! Un popolo che è andato per primo nello spazio! Un popolo che ha costruito la Diga di Assuan e aiutato tutti i Paesi coloniali a spezzare le proprie catene, rappresentando un ideale per milioni di giovani sfruttati arabi, africani, asiatici, latinoamericani! Una storia di cui l’U-ccidente vuole fare TABULA RASA perché, morti gli ultimi vecchi, ai giovani si possa contare quel che si vuole: prenderli per il culo, come è stato fatto in questi otto anni e mezzo, e ancora di più!

Paolo Selmi


Fonte: https://sinistrainrete.info/2-non-categorizzato/24999-provvisorio10.html


lunedì 27 febbraio 2023

L'ultima spiaggia dello zio Sam...




Gli sconvolti Stati Uniti si rivolgono alla guerra per preservare il loro primato in declino.

Il futuro dell'umanità si giocherà su un campo di battaglia in Ucraina. Questa non è un'esagerazione. Il conflitto tra Stati Uniti e Russia determinerà se l'integrazione economica globale si svilupperà all'interno di un sistema multipolare in evoluzione o se l'“ordine basato sulle regole” riuscirà a schiacciare qualsiasi oppositore del suo modello centrato sull'Occidente. 

Questo è ciò che sta accadendo oggi in Ucraina. Infatti, tutti i recenti documenti governativi relativi alla sicurezza nazionale identificano la Russia e la Cina come le maggiori minacce all'egemonia statunitense. Ad esempio, dai un'occhiata a questo breve estratto dal rapporto del Servizio di ricerca del Congresso del 2021 intitolato " Concorrenza rinnovata per le grandi potenze: implicazioni per la difesa - domande per il Congresso ":

"L'obiettivo degli Stati Uniti di prevenire l'emergere di egemoni regionali in Eurasia... è una scelta politica che riflette due giudizi: (1) che data la quantità di persone, risorse e attività economica in Eurasia, un egemone regionale in Eurasia rappresenterebbe una concentrazione di potere abbastanza grande da minacciare gli interessi vitali degli Stati Uniti. (…)

Dal punto di vista della grande strategia e geopolitica degli Stati Uniti, si può notare che la maggior parte delle persone, delle risorse e dell'attività economica del mondo non si trovano nell'emisfero occidentale, ma nell'altro emisfero, in particolare in Eurasia. In risposta a questa caratteristica fondamentale della geografia globale, i politici americani hanno scelto negli ultimi decenni di perseguire, come elemento chiave della strategia nazionale americana, l'obiettivo di prevenire l'emergere di regioni egemoni in Eurasia» 

Questo riassume bene la politica estera degli Stati Uniti: “impedire a tutti i costi l'emergere di un egemone regionale”. Ora dai un'occhiata a questo riassunto della Strategia di difesa nazionale degli Stati Uniti 2022 di Andre Damon sul sito Web socialista mondiale :

Questi documenti, che non sono stati discussi seriamente dai media statunitensi, evidenziano l'errore fondamentale secondo cui il massiccio rafforzamento delle forze armate statunitensi quest'anno è una risposta all'”aggressione russa”. In realtà, nelle menti dei pianificatori di guerra della Casa Bianca e del Pentagono, massicci aumenti delle spese militari e piani di guerra contro la Cina sono creati da "drammatici cambiamenti nella geopolitica, nella tecnologia, nell'economia e nel nostro ambiente".

Questi documenti chiariscono che gli Stati Uniti vedono l'ascesa economica della Cina come una minaccia esistenziale, che deve essere affrontata con la minaccia della forza militare. Gli Stati Uniti vedono la sottomissione della Russia come un trampolino di lancio essenziale per entrare in conflitto con la Cina.

Guerra USA al pallone cinese 

Questi due estratti non sono affatto un riassunto esaustivo degli obiettivi della politica estera degli Stati Uniti, ma forniscono uno schema abbastanza efficace. 

In sintesi: la guerra in Ucraina non riguarda l'Ucraina. Gli obiettivi strategici chiaramente dichiarati degli Stati Uniti sono: indebolire la Russia, rovesciare il suo sovrano, ottenere il controllo delle sue vaste risorse naturali e passare al contenimento della Cina. In altre parole, l'escalation dell'aggressione di Washington in Ucraina è un colpo di fulmine volto a contenere i centri emergenti del potere economico al fine di preservare la sua posizione in declino nell'ordine mondiale.

Questo è il gioco degli scacchi geopolitici che si gioca con il pretesto di una "guerra contro l'aggressione russa non provocata". La gente non dovrebbe lasciarsi ingannare da questo assurdo inganno. Questa guerra è stata concepita come un disperato tentativo degli Stati Uniti di difendere la loro vacillante egemonia globale. Questo è ciò di cui si tratta veramente in Ucraina. È uno scontro tra gli oligarchi occidentali guerrafondai che controllano i media e l'establishment politico degli Stati Uniti e le economie emergenti che utilizzano il sistema di mercato per collegare le loro risorse e i loro manufatti ai paesi del mondo attraverso "l'alta- velocità" infrastrutture e sviluppo cooperativo.

Quindi la domanda che tutti devono porsi è: vuoi vedere più integrazione economica, prezzi più bassi, più prosperità condivisa e meno guerre, o 80 anni di sanzioni onerose e arbitrarie, rivoluzioni di colore, operazioni di cambio di regime, decifrazioni di codici? interventi genocidi e guerra biologica (Covid-19)? Cosa vuoi ?

Forse sei uno dei milioni di americani che pensano che la Cina sia un nemico degli Stati Uniti. Potresti anche non essere a conoscenza del ruolo svolto dagli Stati Uniti nella creazione della Cina moderna. Ecco una domanda per tegli Stati Uniti e le aziende occidentali hanno spostato in massa le loro attività in Cina per sfuggire agli alti costi di produzione negli Stati Uniti?

Risposta: Sì.

E hanno tradito i lavoratori americani perché non volevano che salari equi interferissero con i loro profitti eccessivi?

Risposta: sì.

E hanno offshore le loro operazioni, esternalizzato la produzione dei loro prodotti e fatto tutto ciò che era in loro potere per essere vincenti privando i lavoratori americani dell'opportunità di guadagnare un salario dignitoso che avrebbe permesso loro di mettere il cibo in tavola?

Risposta: Assolutamente.

Quindi chi è veramente responsabile dell'ascesa della Cina?

Risposta: le aziende occidentali sono responsabili. Se gli americani vogliono incolpare qualcuno, lascialo fare!

Ma ora i mandarini aziendali e le altre élite non sono contenti della Cina perché non consente loro di assumere il controllo dei propri mercati, sistema finanziario e valuta, come avviene negli Stati Uniti. Quindi ora quelle stesse corporazioni spietate vogliono che dichiariamo guerra al mostro che hanno creato?

Riesci a vedere questo? Riesci a vedere che le implacabili provocazioni contro la Cina non hanno nulla a che fare con la sicurezza nazionale degli Stati Uniti o con gli interessi degli Stati Uniti?

 Siamo guidati dal naso a combattere e morire per i quadri dei voraci oligarchi occidentali che hanno scelto la Cina come prossimo obiettivo per la loro grande operazione di saccheggio.

Ma dimentichiamoci per un minuto del passato e concentriamoci sul futuro, dopotutto è quello che conta davvero, giusto?

Quale Paese ha dunque una “visione positiva” del futuro? Cina o Stati Uniti?

Hai mai sentito parlare della Belt and Road Initiative (BRI) cinese, l'imponente piano infrastrutturale multimiliardario che è il fulcro della politica estera cinese? È il più grande programma infrastrutturale della storia e più di 150 paesi hanno già investito in questo piano. Si tratta di un progetto orientato allo sviluppo che mira ad aumentare la connettività attraverso treni ad alta velocità, corsi d'acqua e porti, grattacieli, ferrovie, strade, ponti, aeroporti, dighe, centrali elettriche e tunnel ferroviari. Aumentando la velocità di viaggio, i prodotti e le merci della Cina raggiungeranno i mercati più velocemente, il che genererà maggiore prosperità per se stessa e per gli altri paesi coinvolti. E, ricorda, la BRI collegherà i paesi di tutto il mondo in un sistema ad alta velocità che non richiederà ai suoi partecipanti di seguire uno specifico modello economico dettato da Pechino. In altre parole, la Belt and Road Initiative è un'economia di libero mercato senza politica. È una situazione “win-win” per tutti, garanzia di prosperità reciproca senza manipolazione politica, coercizione o sfruttamento.

Gli oligarchi venali che gestiscono gli Stati Uniti non possono nemmeno immaginare un progetto di queste dimensioni o potenzialità. In effetti, non riescono nemmeno a raccogliere abbastanza soldi per far funzionare i treni negli Stati Uniti.

 I profitti che questi parassiti miliardari ricavano dalle loro attività provengono invariabilmente da riacquisti di azioni proprie, evasione fiscale e altri giochi di prestigio, truffe sul debito che non avvantaggiano nessuno e trasferiscono solo gran parte della ricchezza della nazione nei propri conti bancari ben riempiti. Certo, truffare il paese sarebbe già abbastanza grave, ma ora vediamo come questa stessa classe di miscredenti abbia scelto la sanità pubblica come mezzo per amplificare il proprio potere politico al fine di imporre misure repressive e poliziesche che restringono notevolmente la libertà dell'intera popolazione. In breve, vogliono il controllo sociale assoluto e non lasceranno la presa finché non l'avranno ottenuto.

Dov'è la "visione positiva" in questo comportamento?

Non ce ne sono. Gli Stati Uniti erano un paese di idee, ideali e visioni. Ora è un centro di detenzione gestito da oligarchi in cui ogni speranza per il futuro è stata spietatamente spenta da un manipolo di mercenari miliardari.

Almeno, nel caso della Cina, possiamo immaginare un mondo migliore, più prospero, interconnesso e più accessibile a tutti. Ma per quanto riguarda gli Stati Uniti? Dovremmo credere che fare la guerra nell'Europa orientale migliorerà le nostre vite? Dovremmo credere che l'unico modo per "stare in cima" sia spingere tutti gli altri verso il basso? Dovremmo odiare la Cina e la Russia anche se il nostro stesso governo demonizza 80 milioni di noi per aver votato per il candidato presidenziale sbagliato, per non aver sostenuto i terroristi che bruciano e saccheggiano le nostre città, o per aver creduto che il popolo della Palestina orientale meritasse il nostro supporto e assistenza più degli assaltatori nazisti a Kiev?

Il fatto è che i nostri leader non possono immaginare di destinare risorse pubbliche a un gigantesco progetto di infrastrutture interconnesse come la BRI perché significherebbe meno guadagno per loro stessi. Così hanno deciso di distruggerlo, proprio come hanno distrutto il Nord Stream. Basta leggere la rassegna stampa su questo progetto rivoluzionario. I giornalisti occidentali non riescono a trovare una "buona parola" da dire su di lui. 

Una vasta area degli Stati Uniti centrali è stata diabolicamente bombardata con cloruro di vinile, butil acrilato e isobutilene, ma i media occidentali preferiscono criticare l'ambizioso progetto BRI della Cina piuttosto che ritenere responsabili i propri sponsor. Vai a capire. 




La stessa regola si applica alla Russia. La squadra di Biden e i loro ricchi alleati non vogliono relazioni più strette tra Germania e Russia, perché relazioni più strette significano più prosperità per entrambi i paesi, e Washington non può accettarlo, motivo per cui hanno fatto saltare in aria l'oleodotto che era l'ancora di salvezza della Germania per il carburante a buon mercato. È così che Washington ha risolto il problema. Ha spinto la Germania e la Russia verso il basso in modo che gli Stati Uniti potessero rimanere al vertice. 

Chi non lo vede?

Al contrario, la Belt and Road Initiative offre una visione positiva del futuro, un'idea che la maggior parte del mondo sostiene. Ci mette sulla strada verso un mondo interconnesso in cui le persone possono elevare il proprio tenore di vita, dare un contributo significativo alla propria comunità e godere della propria cultura e tradizioni senza paura di essere punite, incarcerate o bombardate di morti. Questo è un estratto dal Global Times cinese:

“  La Belt and Road Initiative (BRI) proposta dalla Cina è già diventata un bene pubblico internazionale ben accolto e un'importante piattaforma per la cooperazione internazionale. (…)

La BRI trascende la mentalità obsoleta dei giochi geopolitici e crea un nuovo modello di cooperazione internazionale. Non è un gruppo esclusivo che esclude altri partecipanti, ma una piattaforma di cooperazione aperta e inclusiva. Questo non è uno sforzo solitario della Cina, ma una sinfonia suonata da tutti i paesi partecipanti. (…)

Da quando la Belt and Road Initiative (BRI) è stata proposta nel 2013, è sempre stata orientata allo sviluppo e sono stati compiuti sforzi costanti per renderla di alto livello, sostenibile e incentrata sulle persone. (…)

Ad agosto, il commercio di merci della Cina con i paesi partecipanti alla BRI aveva raggiunto circa 12 trilioni di dollari e gli investimenti diretti non finanziari del paese in questi paesi avevano superato i 140 miliardi di dollari. (…) Entro la fine del 2021, le aziende cinesi avranno investito 43 miliardi di dollari nella costruzione di zone di cooperazione economica e commerciale nei paesi BRI, creando più di 340.000 posti di lavoro locali, secondo i dati ufficiali. (…)

La Cina è aperta alla partecipazione di altri paesi e regioni nella BRI e prevede di connettersi con iniziative infrastrutturali proposte da altre nazioni per fornire al mondo beni pubblici di buona qualità. (…) La Cina spera di unire gli sforzi con tutti i suoi partner per promuovere uno sviluppo di alta qualità (…) sottolineando che la Cina si sta sforzando di creare una connessione globale piuttosto che frammentarla, aprendosi l'un l'altro piuttosto che chiudersi le porte, integrandosi a vicenda piuttosto che giocare a somma zero.

Qual è il progetto guidato dagli Stati Uniti che rivaleggia con la Belt and Road Initiative?

Non ce ne sono. 

Gli Stati Uniti stanziano oltre 1 trilione di dollari all'anno per armi letali e per fare guerre, e altri trilioni per salvare i banchieri di Wall Street, e altri trilioni per chiudere tutte le corporazioni del paese che sono state costrette a conformarsi ai dettami del élite miliardarie che volevano iniettare la loro poltiglia tossica nella popolazione, ma zero per qualsiasi progetto infrastrutturale globale che riunisse pacificamente i popoli del mondo attraverso il commercio e la ricreazione.

Nessuno dice che la Cina sia perfetta, almeno non io. Sono un americano e ho intenzione di morire qui.

Ma non sono cieco. È facile vedere che questa guerra contro la Russia non ha nulla a che fare con "l'aggressione non provocata". È solo una cortina fumogena utilizzata per nascondere il vero obiettivo, che è quello di preservare l'egemonia mondiale degli Stati Uniti. Quello che dobbiamo fare ora è analizzare onestamente "cosa sta succedendo"; cerca di capire "perché sta accadendo questo", e poi determina quale sarà il risultato se gli Stati Uniti vinceranno. 

In altre parole, vogliamo perpetuare un sistema controllato dagli oligarchi che schiaccia la Russia, contiene la Cina, priva l'Europa dell'energia di cui ha bisogno, sabota il piano infrastrutturale della Belt and Road e rafforza le stesse politiche fallimentari che ci hanno portato in Afghanistan, Libia, Siria e l'Iraq?

È questo che vogliamo? TU vuoi questo?

Il popolo nordamericano vuole che il proprio governo collabori con altre nazioni per creare un mondo più prospero e pacifico. Non vogliono un nuovo ordine mondiale e certamente non vogliono una terza guerra mondiale.

Mike Whitney



fonte: The Unz Review

Traduzione di reti internazionali

domenica 26 febbraio 2023

Un anno dopo l'inzio della crisi - Riflessioni sul discorso presidenziale di Vladimir Putin




Dunque.  Il sovrano (per così dire), si rivolge alla nazione del “grande paese”, rannicchiata davanti agli schermi, esattamente come l’anno passato, nel medesimo giorno…un monologo - ininterrotto - della stessa durata di una partita di calcio. Quei 90 minuti e rotti che tiene la parola, sono uno spazio di tempo indefinibile: tanti per un intervento di questo format, e anche nulla in rapporto allo scopo, ovvero COSA si deve spiegare al proprio popolo, comunicargli l’entità della situazione in cui ci si trova. 

La verità è che non esiste un vero e proprio modo di comunicarlo: non c’era l’anno scorso alla vigilia del “grande passo” e tantomeno c’è adesso all’ ”aggiornamento” (inappropriato dire “intermedio” come si fa nelle gare di sci, considerato che si tratta di una gara di cui lo stesso fattore tempo sfugge – è del tutto ignota durata complessiva del gioco in questione), o forse potremmo dire “estensione” rispetto al punto di partenza. 
Esattamente come un anno fa, il discorso presidenziale russo deve confrontarsi con una difficoltà di ordine superiore: la corretta ricezione da parte di chi semplicemente accende la tv (ascoltatore passivo) e di chi dovrebbe poi interpretarlo (analisti, commentatori). 


A questo punto il lettore più pragmatico potrebbe spazientirsi dei giri di parole domandandomi COSA esattamente è stato detto (dato che ho ascoltato dall’inizio alla fine l’intervento e rientro tra gli utenti in grado di capirlo in lingua originale)… ebbene se si riportasse la mera traduzione del flusso di parole, analizzando concretamente accenni e punti, sarebbe relativamente poco impressionante in realtà: si parla – riporto in ordine sparso - di sostegno ai veterani e alle loro famiglie, di impegno a proseguire il conflitto in corso, di determinazione nel difendere il paese da ogni minaccia esterna, dei suoi nemici che hanno disdetto trattati e oltrepassato la linea critica, della grande sfida nel mercato globale che la Russia sta affrontando ed affronterà riformando la propria struttura economica (…) e legandosi a  e poi ancora in merito alla forza spirituale del paese che si erge contro la decadenza morale del mondo occidentale che non riconosce più i fondamenti di  madre natura. Infine la sospensione dei trattati in merito alle armi nucleari (questo di per sé merita nota di riguardo ed un posto a parte). 

A una disamina puntigliosa, quasi NESSUNO dei punti toccati in questo appello alla nazione mostra alcunchè di particolare: si ripetono cose che già si sapevano o che si potevano immaginare, concetti già espressi in passato in molteplici varianti, nulla che non fosse ampiamente prevedibile. L’errore, la perdita di tempo da parte dell’analista sta proprio nel cercare di spaccare il capello in quattro parti, nel senso che non occorre, non si deve cercare il dettaglio minimale o scorporare cervelloticamente un’affermazione, quanto valutarne l’insieme in questo caso. Il discorso presidenziale è come un testo da valutarsi nella sua totalità, il cui messaggio si evince da questa totalità inserita nel determinato contesto. Tale totalità equivale – si potesse condensare tutto in un vocabolo – alla parola DISTACCO… o divergenza. 


La Russia si stacca da tutto quello che è occidente (che poi è il TUTTO per chi sia occidentale), da tutto ciò che può significare dipendenza da esso, per sopravvivere coi propri mezzi e col supporto di altre forze. L’essenza ultima è la scissione di una dimensione da un’altra, ossia di quella russa dal maxi contenitore che è l’occidente (…). Non la sempliciona autarchia mussoliniana….ma una più insondabile autoctonia rispetto a un mondo esterno spiritualmente estraneo. 

La realtà è – come la volta scorsa - che NON si tratta di un “discorso politico” nella medesima accezione cui si è usi intendere le cose, ma di un qualcosa che ne trascende i confini, portandosi ad un differente un ordine di grandezza (pur senza essere più magniloquente rispetto al solito): di politica si tratta sì, ma non quella ordinaria bensì quella che riguarda i massimi sistemi. In breve, quei novanta minuti di parole sono il naturale ed ordinato proseguimento dei sessanta minuti pronunciati l’anno precedente: prosecuzione della narrativa metapolitica che vorrebbe ritrovare l’identità perduta di una potenza e – anche più – ricollocare il paese entro i binari di un destino perduto tanto tempo fa. Ritorno a sé stessi dopo un contatto decennale con l’estraneo, per proiettarsi nel futuro: una strada per il futuro che costeggia il passato (?)….o recuperare un santo Graal perduto chissà dove (le metafore sono molte, tanta confusione quanta entusiastica visione) 

Il muro comunicativo nei confronti dell’occidente inizia già da questo: nel non riuscire a cogliere il senso più ampio del messaggio, da parte di una mentalità (nordamericana/europea) che ha smarrito da un’eternità la chiave di lettura più appropriata. 


Vladimir Putin non parla di regolazione di imposte/micro-imposte, gestione migranti, alzare di un punto in percentuale il budget della sanità o altre “amenità” del genere (pardon): il presidente di Russia sta facendo un’altra cosa, ovvero sta cercando di decidere la TRAIETTORIA STORICA della propria nazione per il secolo in corso, il XXI, di determinarne il corso, tanto quanto Lenin lo fece per il XX (per cortesia non sto paragonando i personaggi in questione in senso stretto, non mi si fraintenda. Si tratta di un parallelo molto generico, riferito più che altro all’impatto geopolitico che le circostanze storiche – per quanto non comparabili - produssero per il paese tanto nel 2022 quanto nel 1922. Mi si intenda correttamente, prego). 

Un ordine di grandezza, ripeto, al quale la politica, i politici, le società del mondo occidentale non sono più abituati: un’occidente le cui strutture ed istituzioni politiche sono ampiamente secolarizzate, così come lo sono i messaggi che si trasmettono alle rispettive nazioni. L’Unione europea in particolare è del tutto impreparata a comprendere, metabolizzare, azioni di questa portata (considerando la natura oramai “stabilizzata” degli stati nazionali europei, entità che hanno rinunciato ad ogni velleità di potenza dopo l’ultimo conflitto mondiale, smilitarizzandosi sia materialmente che culturalmente, regolando la dimensione a misura di politica interna e lasciando cioè ad altri la gestione della grande politica, quella estera e mondiale o qualsiasi dimensione guerriera o mistica. Nulla che vada oltre la misura d’uomo, come vuole la logica secolare). 

Codesta mentalità (secolarizzata, stabilizzata) cui si è abituati – in occidente – soffrirà di gravi difficoltà nella comprensione della Russia la quale sembra abbia preso la grave decisione di uscire da questo cerchio. 
Tenere a mente due vocaboli utilizzati, non a caso, nel corso dell’intervento: qui in fondo “Cerchio” e all’inizio, “Sovrano”. Sono indicativi.


Per cerchio si intende il sistema di fondo in cui un’entità è collocata (può essere un singolo individuo come un’aggregazione di individui, ossia uno stato): la struttura fondamentale entro le maglie della quale è necessariamente imbrigliata dal momento che nessuna entità può esistere al di fuori di un contesto più grande. Impossibile esistere senza, ma possibile sceglierne uno differente o – addirittura – costruirne uno nuovo, rispetto a quello presente (per la serie “se non ami il mondo in cui vivi, costruiscine un altro"): disgraziatamente, massime come quest’ultima – che fanno sognare miliardi di persone – sono del tutto infattibili nella realtà se non con volontà e metodi al di fuori della norma (quest’ultima va necessariamente spezzata per essere superata). Ecco quindi che per sfondare i muri della realtà occorre, per forza di cose, un’autorità (sacra) al di sopra dell’ordinario che ne rigetti i limiti. Un condottiero, un imperatore……..un “sovrano”.

Non esiste più, al giorno d’oggi, nei sistemi politici moderni (secolarizzati), qualcosa di equivalente al “Sovrano”: la sua esistenza è come letteralmente escissa dal vocabolario e dalla mappa mentale di associazioni terminologico/concettuali condivisa nella società occidentali. Appartiene a un’era anteriore alla nostra, ci rimanda alle monarchie ancora sacralizzate della prima età moderna. Concetto affascinante (perché più non è), inquietante poiché mette in secondo luogo l’umano al cospetto del sovra-umano (divino) di cui è rappresentante il monarca medesimo. Una figura che Yukio Mishima tratteggiava (il “suo” imperatore, che naturalmente non coincideva con la macchietta istituzionalizzata di Hirohito, imperatore “fattosi uomo” con la dichiarazione di umanità del 1946... ma è un’altra storia). 


Insomma, negazione del LUME, e volgarmente derubricabile ad antidemocraticità secondo il metro odierno, eppure malgrado tutto… anche il “sovrano” è ugualmente irrinunciabile (o inevitabile) nel ciclo di eventi storici a seconda delle circostanze: se il LUME annulla le catene morali del singolo individuo, è invece il sovrano a spezzare quelle di una società nel suo insieme, facendo virare, a mo di timoniere, una nazione in un senso o in un altro o facendola evadere dalla palude in cui si fosse incagliata. Nel mondo industrializzato (o post-industriale) non esiste più una figura formalizzata come il “sovrano”: fu rimpiazzata a cavallo tra i secoli XIX e XX dalle ideologie, ed ora nel XXI manca qualsiasi analogo. Vladimir Putin ha deciso di assumersi un imponderabile compito: interpretare un ruolo che formalmente ha cessato di esistere molto tempo fa, per gestire un contesto altrimenti fuori della portata e della prerogativa del politico medio.

Egli - metaforicamente parlando - si rivolge alla propria nazione in veste di GUIDA (nel flusso storico) di una civilizzazione, sebbene in termini più secolari sia portatore del semplice titolo di presidente di uno stato. In quest’ottica occorre vedere ed interpretare. Forse un estremo per bilanciarne un altro avvenuto in precedenza: quello del presidente abbassatosi troppo a misura d’uomo (Boris Eltsin) cosa che fece sprofondare tutto il continente russo sotto il suo peso. Per rimediare a quell’eccesso, a quell’enorme mancanza di forza che fa inabissare (per così esprimersi) occorre un’attitudine del tutto antitetica che riporti al cielo…..ad una eccezionale inadeguatezza può fare da contrappeso solo un’eccezionale forza di spirito (per chi può seguirmi). 
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Sospendiamo tuttavia per il momento questa parentesi filosofica introduttiva: torneremo a questa chiave di lettura alla fine del ciclo di interventi tuttavia (il cerchio si chiuderà).

Daniele Lanza  *












sabato 25 febbraio 2023

ONU. Avanti con le sanzioni contro la Russia... (per esportare la "democrazia")

 


L'assemblea delle Nazioni Unite il 23 febbraio 2023  ha votato un'altra risoluzione (maggioranza 141 voti) contro la Russia per la stessa "aggressione" alla Ucraina del 24 febbraio 2022. Di rilievo il voto favorevole di Serbia ed Ungheria, che hanno ceduto al ricatto di Biden; come quello del Brasile che, andato al potere Lula, non ha esitato minimamente ad "allinearsi" ai "nazisti" di Kiev e Washington; quello del Mali che, contrario alla "vulgata" comune, ha aperto una interessante crepa tra i paesi africani.

Per il resto, basti considerare che tra gli astenuti si trovano Cina, India e Pakistan per capire come oltre metà della popolazione mondiale non sia affatto convinta delle ragioni di Zelensky. Ciò nonostante, evidenziando sempre che queste risoluzioni assembleari non contano niente agli effetti pratici (come dimostrato, nel passato, per quelle contro israele), torno a ripetere che la stessa Russia dovrebbe finalmente tener conto della realtà dei fatti: le Nazioni Unite sono finite!

Se mai sono servite a qualcosa oggi hanno smesso di adempiere ai propri principi e, specificatamente, ai propri compiti. 

Come praticamente per tutti i deliberati ONU, ed agenzie varie del pachiderma internazionale, le "regole" funzionano così: i crimini occidentali non sono tali, neanche quando vengono scatenate guerre di aggressione ed  assassinati esponenti militari, politici e capi di stato "sgraditi" agli USA ed israele. Per invasioni ed occupazione di stati sovrani, bombardamenti con massacri di civili, bambini in testa... NESSUN PROBLEMA SE SERVONO AD "ESPORTARE LA DEMOCRAZIA".

Vincenzo Mannello




venerdì 24 febbraio 2023

Telegram: War room Ucraina NATO Russia



24 febbraio 2024.  Oggi è l'anniversario dell'inizio dell'operazione speciale della Russia nei  confronti dell'Ucraina,  mi sto tenendo accuratamente lontano da ogni mezzo di informazione. Da entrambe le parti c'è una melassa di pietismo che mi disgusta, come mi disgusta vedere che della guerra parla gente che non ha idea di cosa sia la guerra e pensa che la guerra sia brutta perché ci muoiono i bambini.

 Ora certamente è brutto che muoiano i bambini, e pure gli adulti, ma il brutto della guerra, in realtà, è che come diceva quell'altro signore tanto tempo fa è la continuazione della politica con altri mezzi, non è una calamità naturale o una sciagura causata da uomini pazzi e cattivi che una mattina si svegliano e tirano le bombe. 

La guerra c'è quando la politica fallisce, e per far fallire la politica, farla fallire dico fino al punto da tirare le bombe, bisogna essere in due e metterci parecchio tempo, e per tutto questo tempo non avere realmente intenzione di dialogare. 

E questa guerra non è cominciata il 24 febbraio 2022, né nel 2014, come dicono quelli che la sanno lunga (e quando poi? Il 13 marzo? 13 aprile? 2 maggio? 9 maggio? E dove? A Donetsk? Odessa? Mariupol?), né nel 2008, né nel 2007 e nemmeno nel 1999. È cominciata quando (noi occidentali) abbiamo vinto la guerra fredda  e abbiamo deciso non solo di poter fare ovunque quello che ci pareva, perché tanto quelli erano "una stazione di servizio mascherata da stato" (come McCain, uno di quelli che dirigeva la politica USA da quelle parti, disse nel 2015) ma che era un'ottima idea mettere al potere in tutta l'ex-URSS, e fare in modo che ci restassero, i peggiori scellerati purché ci tenessero aperti i cordoni della borsa e ci dessero tutte le loro belle cose quasi gratis, così continuavamo il miracolo economico e la locomotiva europea e tutte queste idiozie, e loro a casa loro facessero pure quello che gli pareva, tanto chi se ne frega. E ora, guarda un po', muoiono i bambini. E pure gli adulti. 

F.Dall'A.

La foto è per i distratti e per chi, appunto, pensa che le cause delle guerre stiano solo nel tempo presente, al limite l'anno scorso. Chi è quel signore sulla copertina di Time? Chi ce l'ha messo? Che data è? Chi è venuto dopo, e perché? Che ha fatto quello che è venuto dopo? E noi che abbiamo fatto mentre lui faceva quello che faceva (a parte pensare che fosse il capo-benzinaio di una stazione di servizio, e comportarci di conseguenza)? Eccetera. Però certo poteva andare peggio, eh. Potevano tornare i comunisti. Meglio Yeltsin. Meglio Putin...?