Nei giorni scorsi, mentre l’esercito russo proseguiva la sua avanzata nel territorio ucraino, una colonna di fumo si alzava dalla centrale nucleare di Energodar, sotto controllo dell’esercito russo, e le forze armate di Kiev sferravano un’offensiva a sorpresa penetrando decine di km in profondità all’interno dell’oblast’ di Kursk, approfittando della scarsa protezione di quel tratto specifico di frontiera.
Ancora il 14 agosto 2024 il comandante in capo delle forze armate ucraine Oleksandr Syrs’kyj annunciava che, nonostante la riconquista di alcuni villaggi ad opera dell’esercito russo, le truppe ucraine controllavano 1.097 km² di territorio russo. Secondo Mychajlo Podoljak, il consigliere di Zelens’kyj, l’iniziativa ucraina mira a migliorare la posizione negoziale di Kiev.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha tuttavia annunciato che lo sconfinamento dell’Ucraina porta inesorabilmente la leadership di Mosca a sospendere a tempo indeterminato i dialogo di pace con Kiev.
Dal canto suo, l’ex ambasciatore statunitense a Mosca John Sullivan ha dichiarato a «Foreign Policy» che gli Stati Uniti stanno esaurendo le loro armi di ricatto contro la Russia.
Nello specifico, ha osservato Sullivan, «se esistesse qualche ulteriore strumento a disposizione per incrementare la pressione sulla Russia e obbligarla a piegarsi alla nostra volontà, l’avremmo già usato. Con che cosa li minacceremo ora? Li abbiamo colpiti con un sacco di armi. Se disponessimo di armi migliori con cui colpirli, le useremmo già oggi». Come spiegare questa improvvisa manovra dell’esercito ucraino?
Cerchiamo di comprenderlo assieme a Jacques Baud, saggista ed ex colonnello dell’intelligence svizzera specializzato in questioni russe ed europee, con impieghi presso la Nato e le Nazioni Unite.
Giacomo Gabellini
Video collegato: https://www.youtube.com/watch?v=FHA-BZV3Bn8
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