L’intemerata di Biden contro l’attacco a Rafah finora non ha avuto esito. Netanyahu ha ribadito che proseguirà la campagna, cosa che sta accadendo, con i carri armati dell’esercito israeliano che hanno circondato la parte orientale di Rafah, i soldati che ne presidiano la strada principale, le bombe che continuano a cadere e a falciare vite.
D’altronde, Netanyahu ha buon gioco: la pretesa presa di posizione del presidente americano e la sospensione provvisoria dei rifornimenti bellici a Israele ha suscitato forti contrasti nell'establishment USA.
Anzitutto, il Segretario di Stato Tony Blinken, chiamato a riferire al Congresso se Israele viola i diritti umani, cosa che renderebbe più duratura la sospensione della consegna delle armi, dovrebbe fare un rapporto aspro, ma evitando di condannare Tel Aviv, dopo di che le pressioni per riprendere le consegne avranno campo più libero. (Piccole Note)
Però a livello internazionale qualcosa si muove...
Dai e dai il genocidio perpetrato dall'entità sionista va incontro al suo destino. La Corte penale internazionale dell’Aia sta valutando la possibilità di emettere mandati di arresto contro Netanyahu ed alti funzionari governativi e militari israeliani in quanto criminali di guerra...
Ma la Corte Penale Internazionale mette sullo stesso piano sia Israele che Hamas e prospetta mandati d'arresto sia per Netanyahu che per il leader di Hamas.
Il premier israeliano: "Uno scandalo, non ci fermeremo". Hamas: "Cpi mette sullo stesso piano vittima e carnefice" (RAI News)
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