Nelle trattative indirette tenute al Cairo sono stati "risolti alcuni punti controversi" anche se resta lo scoglio del cessate il fuoco permanente o meno. Lo ha detto una fonte egiziana al corrente dei negoziati al giornale del Qatar 'Al-Arabi Al-Jadid', ripreso dai media israeliani. "Sono ancora in corso - ha spiegato - gli sforzi per risolvere la questione principale relativa alla fine della guerra e al cessate il fuoco su cui esiste ancora una controversia". La stessa fonte ha aggiunto che "nelle ultime ore sono state raggiunte formulazioni soddisfacenti per quanto riguarda il ritiro graduale di Israele da Gaza e il ritorno degli sfollati nel nord della Striscia".
I media israeliani confermano che, alla luce dei discorsi sui preparativi per l’operazione di Rafah, si è deciso di smobilitare i soldati di riserva che avrebbero dovuto partecipare all’operazione, e si fermano quando Al-Mayadeen pubblica lo schema dell’accordo presentato al Resistenza palestinese.
Il rapporto di Al-Mayadeen sull'accordo tra Hamas e Israele. Lo scopo di questo accordo è il rilascio di tutti i prigionieri israeliani detenuti dai gruppi palestinesi, siano essi civili o soldati, vivi o morti, compresi gli ex prigionieri, e comprende anche 3 fasi iniziali di 40 giorni che possono essere estese.
Nella prima fase, le forze israeliane si ritireranno da tutte le aree residenziali a est di Gaza fino in prossimità del confine.
La seconda fase prevede l’avvio dei preparativi necessari per la ricostruzione globale delle case distrutte, delle strutture civili e delle infrastrutture civili.
La terza fase prevede lo scambio di tutti i corpi e resti dei defunti delle parti dopo che sono stati identificati. In questa fase inizierà l’attuazione del piano quinquennale di ricostruzione della Striscia di Gaza, comprese case, strutture civili e infrastrutture ma la parte palestinese si rifiuterà di ricostruire le infrastrutture e le strutture militari.
Il numero totale di morti e feriti durante i combattimenti ha raggiunto il 5% della popolazione dell'enclave, afferma il rapporto delle Nazioni Unite. Il documento afferma inoltre che i danni alle infrastrutture di Gaza sono stimati in 18,5 miliardi di dollari. Questo importo equivale al 97% del PIL della Palestina nel 2022. Inoltre, secondo il rapporto, il livello di povertà in Palestina potrebbe superare il 60% se i combattimenti attivi nella regione continuassero per più di 9 mesi.
Se le trattative tra Hamas ed Israele vanno a buon fine, secondo l'Onu, la ricostruzione della Striscia di Gaza, devastata dalla guerra, costerà tra i 30 e i 40 miliardi di dollari. "Le stime del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite per la ricostruzione di tutta la Striscia superano i 30 miliardi di dollari, forse fino a 40 miliardi di dollari", ha precisato Abdallah al-Dardari, direttore dell'ufficio regionale per gli Stati arabi dell'agenzia. "La portata della distruzione è enorme e senza precedenti - ha aggiunto - Questa è una missione che la comunità internazionale non affrontava dalla Seconda Guerra Mondiale".
(Fonti: RaiNews, AlMayadeen, Izvestia, Tasnim News, Undp)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.