In questi giorni in cui gli italiani, e non solo, sono scossi e senza parole, per la crisi economica e per gli eventi sempre più drammatici che stiamo vivendo, stanno ritornando in auge discorsi contrari al senso di comune appartenenza alla specie umana. Anche nel piccolo la separazione e lo scollamento sociale divengono più evidenti… mentre la comunità sembra aver perso la capacità di esprimere solidarietà e collaborazione.
Viviamo in un mondo di stranieri e noi stessi siamo stranieri in questo mondo. Eppure con la "globalizzazione" si presupponeva che il concetto di comune appartenenza alla Terra, divenisse un dato acquisito, una realtà. Purtroppo non è andata così e la mancanza di coesione nella società è ormai evidente.
Non desta quindi meraviglia l’avanzata dell’infiltrazione mafiosa -che si propone come società alternativa- e la colpa è solo della mancanza di solidarietà interna nella collettività. Dove non vi sono valori comuni e si perde il senso di appartenenza al luogo ed alla comunità e di conseguenza subentrano interessi speculativi che cancellano ogni umanità e fratellanza. Ecco il “contesto civile” nel quale ci siamo smarriti ed ora dobbiamo ritrovare la strada verso “casa”. La Casa di Tutti. Come è inteso nel sentire bioregionale.
La società umana si dibatte nella forsennata ricerca di una nuova identità e modus vivendi. Questo mentre la “politica” ha fallito il suo scopo sociale e sembra acquistare impeto una nuova spinta centrifuga. La classe politica e religiosa invece di emendarsi per riportare l’uomo all'interno dell'unico contesto vitale cerca soluzioni separative, incrementando così il malessere.
L'interesse privato è la parola d’ordine, appoggiandosi ad un’economia basata sulla servitù sociale e sulla produttività amorfa (precariato, call center, veline, prostituzione in tutte le forme, corruzione, droga, etc), mentre le forze sociali sane cercano di scalfire il monolite di questo sistema e percuotono le mura (senza porte) di una apparente legalità democratica che più non regge le sorti della nazione.
Gli umani nel tentativo di uniformarsi alla globalizzazione virtuale hanno perso il senso della dignità e del rispetto per la diversità. Ancora ed ancora si distingue e si giudica. Non però nella pianificazione economica, industriale, scientifica, ecc. saldamente in mano a pochi “esperti”…
Ritengo comunque che per una opposta tendenza compensativa succederà che questa “alienazione” sfocerà necessariamente al ri-accostamento interiore e dell’uomo verso l’uomo. In fondo quanto possiamo separarci da noi stessi senza perire? Ecco che l’allontanamento diviene avvicinamento… la vita è elastica e non può andare in una sola direzione. Ora sorge la necessità di nuove forme di equilibrio, più radicate nella coscienza della comune appartenenza alla vita. Un avvicinamento alla coscienza universale. Infatti il senso di comune appartenenza porta alla condivisione, ad atteggiamenti simbiotici e ad uno stato di coscienza comunitario.
L’evoluzione spirituale richiede che le persone non si riconoscano più nelle mode, negli sport, nel glamour, nel colore della pelle, nelle religioni o ideologie, etc. Separazione è solo un concetto per giustificare degli “indirizzi” personalistici ed egoici, è una frattura radicale che spacca il mondo e l’essere in due. Il diritto di abitare nel “condominio terra”, non può essere codificato dalla nascita, dall’etnia, dalla nazionalità o dalla condizione economica, etc. bensì dalla capacità di rapportarsi al luogo in cui si vive in sintonia con l’esistente. L’uomo, la specie umana nella sua totalità, e l’ambiente vitale sono un’entità indivisibile.
Perciò il passo primo da compiere, per il “Ritorno a Casa”, è l’accettazione delle differenze, viste come fatti caratteriali che al massimo (in caso di persistente negligenza morale) possono essere ‘curate’ allo stesso modo di una idiosincrasia/malattia interna.
L’uomo ha bisogno di riconoscersi ‘unico’ nella sua individualità, che assomiglia ad un cristallo di neve nella massa di neve, ma nella coscienza di appartenere all’unica specie umana.
Non passerà molto tempo -mi auguro- che le divisioni artificiali operate dalla mente speculativa scompariranno completamente ed al loro posto subentrerà un nuovo spirito di fratellanza, partendo dal presupposto delle reali somiglianze e della coesistenza pacifica. Queste somiglianze, in una società sempre più vicina, renderanno l’uomo capace di capire il suo prossimo, in piena libertà, e di amarlo come realmente merita.
Tutti abitanti dello stesso pianeta, tutti a casa!
Paolo D’Arpini
Approvato da Caterina Regazzi
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