Di situazioni drammatiche il pianeta Terra ne ha vissute ben altre. Quello che conta è il mantenimento dell’intelligenza e della capacità di sopravvivenza e tale capacità, come abbiamo visto accadere nell’isola di Bikini, sede degli esperimenti nucleari francesi, ha una forza inimmaginabile.
Infatti lì dove ci si aspettava la morte si è invece scoperto un ecosistema eccezionalmente vitale e prospero, in “assenza” dell’uomo.
La capacità elaborativa della vita si farà beffe dell’arroganza “scientifica” e, malgrado l’apparente cecità, l’uomo non potrà distruggere la vita (di cui egli stesso è emanazione). E questo non ostante la sterile raccolta umana di informazioni, che ha preso il sopravvento sulla capacità di riscoprire giorno per giorno la freschezza della vita, alla fine la capacità di conservazione saprà “affermarsi”.
Lo vedo in quel che succede negli interstizi dell’asfalto, in mezzo alle immondizie, tra i veleni più pestilenziali di questa società opulenta ed un po’ tonta… Eppure l’uomo è la somma di una complicata rete di complessi, psicosi, nevrosi, istinti, fissazioni e intuizioni!
Vi ricordo il racconto “La giara” in cui compare Titta dopo aver fatto riparare una grande giara crepata, da un vasaio che era dovuto entrarvi dentro, si rende conto che per far uscire il vasaio occorreva rompere di nuovo la giara? Ed ancora… sapete come le scimmie vengono prese in trappola? Si mette nella foresta una gabbietta inchiodata al suolo in cui è ben visibile un grosso frutto, la scimmia l’afferra con la mano ma poi non può più estrarla, se non lasciando il frutto, ma la sua avidità è talmente tanta che preferisce restar lì finché arriva l’ideatore della trappola e afferra la scimmia per la collottola….
Nessuna cosa viva è in grado di condurre in se stessa un’esistenza distaccata dal resto dell’esistente. Ma in natura “ogni cosa ha il suo posto ed ogni posto ha la sua cosa”.
La capacità elaborativa della vita si farà beffe dell’arroganza “scientifica” e, malgrado l’apparente cecità, l’uomo non potrà distruggere la vita (di cui egli stesso è emanazione). E questo non ostante la sterile raccolta umana di informazioni, che ha preso il sopravvento sulla capacità di riscoprire giorno per giorno la freschezza della vita, alla fine la capacità di conservazione saprà “affermarsi”.
Lo vedo in quel che succede negli interstizi dell’asfalto, in mezzo alle immondizie, tra i veleni più pestilenziali di questa società opulenta ed un po’ tonta… Eppure l’uomo è la somma di una complicata rete di complessi, psicosi, nevrosi, istinti, fissazioni e intuizioni!
Vi ricordo il racconto “La giara” in cui compare Titta dopo aver fatto riparare una grande giara crepata, da un vasaio che era dovuto entrarvi dentro, si rende conto che per far uscire il vasaio occorreva rompere di nuovo la giara? Ed ancora… sapete come le scimmie vengono prese in trappola? Si mette nella foresta una gabbietta inchiodata al suolo in cui è ben visibile un grosso frutto, la scimmia l’afferra con la mano ma poi non può più estrarla, se non lasciando il frutto, ma la sua avidità è talmente tanta che preferisce restar lì finché arriva l’ideatore della trappola e afferra la scimmia per la collottola….
Nessuna cosa viva è in grado di condurre in se stessa un’esistenza distaccata dal resto dell’esistente. Ma in natura “ogni cosa ha il suo posto ed ogni posto ha la sua cosa”.
Perciò mantengo una posizione di osservatore non interventista… La capacità di sopravvivenza in qualsiasi condizione ambientale provvederà al mantenimento dell'esistenza, questo è certo.
Paolo D’Arpini
Paolo D’Arpini
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