lunedì 24 luglio 2023

Se l'uomo scompare l'evoluzione ricomincia dal topo...?



Pare che l’uomo sia uscito fuori di testa, tanto che minaccia di autodistruggersi con un bell’olocausto termonucleare, ed a proposito di storie “fuori di testa” affrontando il discorso del possibile successore, come razza dominante sul Pianeta, prendo l’esempio dalla vita selvatica che resiste alle radiazioni atomiche (vedi: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2014/07/natura-ed-animali-quando-la.html). Tempo fa ho scoperto che nei luoghi in cui erano stati fatti esperimenti nucleari erano sopravvissuti particolarmente bene i topi.


Cosa strana, aggiungo, è che il topo (od un animale molto simile al topo) è stato il progenitore di tutti i mammiferi sul pianeta. Caterina, la mia compagna che è veterinaria, ha espresso dubbi su questa mia affermazione, non ne aveva mai sentito parlare nei suoi studi di zoologia. Veramente lì per lì non ricordavo nemmeno io la fonte di questa informazione, ricordavo soltanto che dai miei studi sullo zodiaco cinese risultava che il Topo è l’iniziatore della fila, il primo a comparire davanti al Buddha. Però avevo letto da qualche parte che c’era una conferma scientifica, non era solo una fantasia zodiacale. Ed a riprova di quanto sopra affermato riporto un articolo scientifico sul primo mammifero apparso sul pianeta Terra…

Paolo D’Arpini












Ecco il nostro antenato e forse anche il nostro successore: 

"Piccolo, ricoperto da pelliccia, con una lunga coda e zampe corte. Non è un vero e proprio  topo ma molto gli assomiglia, è  il progenitore dei mammiferi placentati, un animaletto dal peso poco superiore ai 200 grammi e ghiotto di insetti che, circa 66 milioni di anni fa, ha occupato le nicchie ecologiche lasciate vacanti dai dinosauri e dagli altri animali spazzati via da uno dei più grandi eventi di estinzione della storia della Terra. L’identikit di questa creatura è stato ricostruito da un gruppo di ricerca coordinato da Maureen O'Leary della Stony Brook University, in Usa,
grazie all’analisi di tratti anatomici e dati genetici ricavati da 86 specie di mammiferi placentati, viventi e fossili. Tutti i dettagli dello studio sono in un articolo pubblicato su Science.

Quando ha avuto inizio il processo di diversificazione che ha portato alla comparsa delle oltre 5mila specie di mammiferi placentati oggi esistenti? I ricercatori se lo chiedono da anni, e non sempre sono arrivati alle stesse conclusioni. Basandosi esclusivamente sui fossili, alcuni hanno collocato l’origine del primo mammifero dotato di placenta (l’organo che regola gli scambi metabolici tra madre e figlio) subito dopo l’estinzione del Cretaceo-Paleocene (K-Pg) avvenuta all’incirca 66 milioni di anni fa. Fu un evento che eliminò il 75% delle specie allora presenti sulla Terra, dinosauri non aviani compresi. È naturale che con la scomparsa di tutti questi animali si
liberarono spazi e risorse, e di questa improvvisa abbondanza approfittarono i mammiferi placentati che iniziarono a diversificarsi così da evitare una competizione interna.

A partire dagli anni ’90, però, la crescente disponibilità di dati genetici ha rivoluzionato questo scenario spostando l’origine e la diversificazione della linea evolutiva dei mammiferi placentati al tardo Cretaceo, prima dell’estinzione K-Pg a cui, secondo questa ipotesi, sopravvissero. Qual è la storia più convincente? Per scoprirlo, l’équipe di O’Leary ha deciso di combinare l’analisi dei fossili con quella del dna. In questa operazione, di grande aiuto è stato il progetto fondato dalla National Science Foundation conosciuto come Morpho Bank, un immenso database di immagini e dati anatomici di animali estinti e viventi. Da questa banca dati, i ricercatori hanno scelto 86 specie di mammiferi placentati (di cui 40 fossili) da cui hanno selezionato oltre 4.500 tratti fenotipici come la presenza o assenza di denti, ossa particolari, pelliccia.

Mappando questi tratti fenotipici sull’albero genealogico dei mammiferi placentati, e combinando quest’approccio a quello dell’analisi genetica, i ricercatori hanno ricostruito l’aspetto dell’antenato di tutti i mammiferi dotati di placenta e, soprattutto, gli hanno dato un’età. Precisamente, questo animaletto comparve circa 200-400 mila anni dopo l’estinzione K-Pg, molto più tardi rispetto a quanto ipotizzato sulla base dei soli dati genetici. “Immaginiamo di essere sulla scena del crimine: il dna è un indizio importante, ma lo è anche il corpo. Per la scienza è la stessa cosa, e solo combinando i dati genetici con quelli fossili siamo riusciti a ricostruire la storia passata con una precisione mai raggiunta prima”, ha spiegato O’Leary."

















L'antenato dell'uomo e di tutti i mammiferi viventi

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