“Biden: torna l’America cattiva” titolavo su queste stesse pagine nel giugno dell’anno scorso. L’articolo era dedicato alla partecipazione del vecchio vice di Obama ai vertici di NATO e G7, e si apriva con alcune considerazioni che – chissá perché? – mi sono tornate alla mente in questi giorni; adesso che il principale di Kamala Harris é tornato a calcare le scene dei vertici europei, chiedendo nuove sanzioni per “far male” alla Russia e l’invio di altre armi in Ukraina per prolungare l’inutile agonía di quel disgraziato paese.
Ricordo a me stesso quelle considerazioni, ormai vecchie di otto mesi: «La partecipazione di Joe Biden ai recenti summit del G7 e della NATO é stata salutata da giornali e tv con lo slogan “l’America é tornata”. Sottintendendo che il ritorno avveniva dopo i quattro anni della presidenza Trump, contrassegnati da attriti e incomprensioni con gli alleati europei. Slogan veritiero ma incompleto. Avrebbero dovuto aggiungere che era tornata l’America cattiva, quella del Deep State guerrafondaio, quella del “Complesso militar-industriale” che sogna lo scontro all’ultimo sangue con Russia e Cina, quella che vuole usare gli europei come carne da cannone, quella delle “rivoluzioni colorate” per abbattere i governi non allineati, quella delle “primavere arabe” per aprire la strada al terrorismo islamico, quella che vuole dominare il mondo con la scusa della democrazia.»
Sarei tentato di riproporre pari pari quelle riflessioni come commento ai fatti di questi giorni, ma la cosa mi sembra riduttiva. Perché – a parte le stupide esternazioni che malcelano la voglia di terza guerra mondiale – Biden é tornato da queste parti non soltanto per invitare gli europei a partecipare alla “guerra per procura” contro la Russia, a loro rischio e pericolo; non soltanto per domandare nuove sanzioni che faranno piú danni all’Europa che alla Russia; non soltanto per chiedere o, anzi, per pretendere che Germania e Italia – soprattutto –uccidano il loro import-export, facciano chiudere migliaia di imprese, provochino milioni di nuovi disoccupati e, infine, lascino i loro cittadini senza gas e con il prezzo della benzina alle stelle. É venuto non soltanto a chiedere tutto questo – dicevo – come una specie di Babbo Natale a rovescio, ma si é presentato anche nella veste di commesso viaggiatore, come un piazzista – anche questo a rovescio – che propone agli europei di non comprare il gas a buon mercato della Russia, e di acquistare invece quello piú caro di provenienza USA.
Peraltro, nemmeno di gas si tratta, ma di gas “liquefatto”, che giungerebbe in Europa non attraverso i normali gasdotti, ma imbarcato su apposite navi “gasiere”. Naturalmente – come venne a dirci anni addietro il principale di Biden – siccome le spese di trasporto sarebbero astronomiche, il costo finale del prodotto sarebbe piú o meno il doppio rispetto a quello del gas russo. «Ma – scrivevo allora – avremo la soddisfazione di riscaldarci all’alito della democrazia.» [“Il piazzista Barak Obama, gli F-35 e il gas americano” su «Social» del 4 aprile 2014]
Ma non basta pagare il doppio il gas americano, perché cosí com’é non servirebbe a niente. Occorre ricondurlo dallo stato liquido a quello gassoso. Operazione complessa, da effettuare in appositi impianti, i “rigassificatori”. Rigassificatori che andrebbero costruiti, essendo quelli in funzione qui da noi appena tre. Altri soldi da spendere, che peraltro non ci sono. Ma vuoi mettere la soddisfazione di fare un dispetto a Putin? Dispetto, certo, a spese del popolo italiano. Senza contare che non saremo in grado di fare questo dispetto prima di un paio d’anni. E se nel frattempo Putin decidesse di fare un dispetto a noi, dovremo rassegnarci a passare due inverni senza riscaldamento. Poco male: Yankee-Mario avrá fatto la sua porca figura, e sará cresciuto un altro palmo ancóra nella stima dei potentati di Wall Street.
Nelle more – ci scommetto – certi incredibili “esperti” dragheschi avrebbero tutto il tempo per studiare con calma dove andare a reperire i soldi necessari per pagare il gas americano a prezzi spropositati e per costruire tutti i necessari e costosissimi impianti di rigassificazione.
Vorrei sbagliarmi, ma si preparano tempi duri, assai duri per le tasche degli italiani. Sempre nella speranza che, nel frattempo, qualche testa brillante non trovi il modo per trascinarci in guerra contro la Russia.
Michele Rallo
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