mercoledì 27 aprile 2022

Stati Uniti d'America - Dall'inizio...




Le basi della ricchezza

 

Fra il XVI e il XIX secolo ebbe inizio la tratta di schiavi di origine africana attraverso l’oceano Atlantico. Stime statunitensi e britanniche valutano che il numero degli esseri umani assoggettati oscillava tra 10 e 15 milioni.

La pratica di deportare schiavi africani in America fu un elemento fondamentale della nascita e dello sviluppo delle colonie europee prima del Sud e Centro America e poi del Nord America. La tratta degli schiavi attraverso l’Atlantico assunse proporzioni senza precedenti, dando origine nelle Americhe a vere e proprie economie basate sullo schiavismo. Lo schiavo doveva lavorare anche per venti ore il giorno e non sopravviveva per più di quattro o cinque anni. Il traffico degli schiavi iniziava nell’interno dell’Africa, dove i commercianti o i negrieri acquistavano o catturavano gli indigeni da semplici rapitori o tiranni africani

Il trasferimento forzato fino alla costa poteva durare settimane fino all’arrivo dei trafficanti provenienti dalle Americhe che caricavano la “merce umana” sulle navi. A differenza di ciò che accade ai nostri giorni, pochi schiavi morivano in mare, questo perché “la merce” non era stata ancora pagata ed era spesso messa in vendita all’arrivo della traversata. Di conseguenza lo schiavo durante la traversata aveva una “pseudo-tutela” poiché per essere venduto a buon prezzo al mercato degli esseri umani, doveva essere in buone condizioni.

Gli schiavi giungevano in America attraverso un vero e proprio commercio che seguiva una rotta specifica. Le navi partivano, infatti, dai porti europei verso l'Africa carichi di merci di poco valore, nel golfo di Guinea si scambiavano le merci con gli schiavi, infine in America questi erano venduti a molto denaro, che occorreva per acquistare prodotti delle colonie che venivano a loro volta rivenduti in Europa con maggior guadagno.



 

Le basi del diritto

 

Negli Stati Uniti gli schiavi formavano il diciotto per cento della popolazione e fornivano l’energia necessaria ad una società agricola la cui economia rimase tale finché la rivoluzione industriale non ne mutò drasticamente gli assetti. Ora, mentre in Europa con il Secolo dei Lumi e la Rivoluzione Francese si affermavano i principi di Libertà, Uguaglianza e Fraternità, nel 1789 gli Stati Uniti introducevano nella prima Costituzione repubblicana dell’era moderna la legittimazione e la regolamentazione dello schiavismo, un modo di produzione che per un intero secolo fu il motore economico del Paese. Lecito allora è chiedersi come i costituzionalisti riuscirono a far convivere parole e idee quali “libertà”, “uguaglianza” e “schiavitù”  all’interno di uno stesso testo senza  trasformarlo in un impresentabile ossimoro?

Semplici stratagemmi permisero agli estensori della Costituzione del 1789 di superare agevolmente la questione morale. La parola “schiavi” fu sostituita con la formula “quelle persone”. E “l’immigrazione o l’importazione di quelle persone”, cioè il commercio di carne umana, fu ammesso con la postilla che non sarà vietato, prima dell’anno 1808. Vale a dire rinviato dal 1789 a vent’anni dopo, il tempo necessario a soddisfare le esigenze d’importazione di “quelle persone” dall’Africa, “merce” utile pure a rimpinguare i bilanci statali in quanto soggetta a tariffe doganali.

Banali trucchi ed espedienti lessicali, attraverso i quali i “padri fondatori” degli Stati Uniti stilarono ed esposero non l’idea di democrazia e libertà,  ma un ipocrita simulacro di questi principi, sinonimo della loro stessa concezione di “civiltà”. E lo sterminio degli abitanti dell’America era lì a dimostrarlo.


Giorgio Stern 




 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.