martedì 12 aprile 2022

La Francia tra immobilismo e fermento...

 


Il primo turno delle ultime elezioni presidenziali francesi non ha portato a parere di chi scrive a significativi cambiamenti della situazione politica.

Come previsto, il primo posto è stato conquistato da Macron, esponente liberal-conservatore molto legato al mondo capitalista-finanziario da cui proviene.

La parte più interessante è l’avanzata delle forze “populiste”, tuttavia molto divise tra loro tra un populismo di destra – rappresentato da Marine Le Pen - ed uno di sinistra  - rappresentato da Malenchon che raccoglie anche i cocci dei vecchi partiti di sinistra ormai defunti (per colpa loro!) ed anche istanze dei movimenti di base e delle organizzazioni di estrema sinistra.

La Le Pen – piazzatasi al secondo posto - deve il suo successo parziale al fatto che non si è presentata come apertamente di destra estrema o fascista, ma ha raccolto la protesta di larghi strati di popolazione oppressa, anche in Francia, da precarietà, bassi salari, pensioni insufficienti, e appiattimento su posizioni guerrafondaie e atlantiste. Il movimento dei Gilet Gialli ha rappresentato più o meno confusamente queste istanze populiste, ma non sempre con un chiaro carattere di sinistra.

Più coerente e promettente è stata la protesta rappresentata da Malenchon, che con il 22% delle preferenze è andato oltre le aspettative. Questa protesta si è alimentata con parole d’ordine ispirate alla sinistra tradizionale, raccogliendo anche istanze di estrema sinistra (un po’ come l’ala sinistra dell’originario movimento 5 Stelle e le più piccole formazioni di estrema sinistra).

Tuttavia chi scrive ritiene che alla fine dovrebbe essere riconfermato Macron, sia perché l’opposizione è irrimediabilmente e necessariamente divisa, sia perché Macron è riuscito a porsi come garanzia di fronte a crisi maggiori concedendo qualche riforma all’interno. Ha inoltre operato abilmente anche a livello internazionale, rimanendo l’ultimo leader dell’Europa Occidentale a dialogare con Putin (a differenza del nostro irremovibile vassallo USA-NATO Draghi). I cittadini terrorizzati dalle disastrose conseguenze economiche di una guerra di sanzioni e contro-sanzioni con la Russia ringraziano.

Alla fine tutto dovrebbe rimanere come prima. Il mondo sta drammaticamente cambiando. Da un mondo unipolare si sta andando verso un mondo multipolare in cui si affacciano nuovi protagonisti: Cina, Russia, India, ma anche Brasile, Sudafrica, Iran, Indonesia, Pakistan, Arabia Saudita, ecc. Solo quello scarso 15% di popolazione mondiale rappresentato dai paesi europei e nordamericani, e dall’Australia, si illude di essere sempre il centro del mondo e si crogiola in un sostanziale conservatorismo, nonostante i populismi e le lotte generose delle minoranze di sinistra e pacifiste, fino al prossimo diluvio.

Vincenzo Brandi



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