Nei giorni in cui si ricorda una vero momento di svolta nella storia di oppressi e oppressori, quando il potere ha mostrato più senza infingardaggine e mimetizzazioni il suo volto necrofilo, in me rivive un ricordo personale.
La Domenica di Sangue a Derry, Nordirlanda, il 30 gennaio 1972, ha cambiato la mia vita, la mia visione del mondo, la strada che avevo intrapreso, la consapevolezza di cosa cercare, vedere, comunicare. Su quale fronte e con quali compagni impegnarmi per sempre.
Ho avuto la fortuna, con le mie foto e le mie registrazioni audio, sottratte ai militari britannici che avevano dato l'ordine di spararmi a vista per recuperare il mio materiale, prova dell'eccidio a freddo programmato da Londra, di fornire all'opinione pubblica, e poi a inquirenti parzialmente onesti, la verità sul Bloody Sunday.
Fulvio Grimaldi
Il murales sulla facciata all'ingresso del ghetto repubblicano di Derry tratto da una mia foto di Bloody Sunday: la prima vittima, Jack Duddy, 16 anni.
In quei giorni del 1972 abitavo ancora a Verona dove mi occupavo in prima persona di arte e cultura. Avevo fondato un circolo culturale chiamato “Ex” sito in Piazzetta San Marco in Foro nei locali riadattati di una vecchia osteria, che per anni era stata frequentata da poeti ed artisti veronesi. Oltre all'arte tenevo in gran considerazione anche la politica, quella alternativa s'intende, e organizzai un incontro per parlare della situazione drammatica vissuta nell'Irlanda del nord, occupata dagli inglesi. Presentammo foto e leggemmo testimonianze, ricordo però che la cosa non piacque molto ai rappresentanti della pseudo sinistra, evidentemente mal indottrinati sin d'allora... (Paolo D'Arpini)
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