venerdì 11 febbraio 2022

Troppo poca "memoria"... presidente!

 


Non me la prendo con Mattarella. Lui ha la mia età, ma è vissuto molto lontano dai luoghi e dalle vicende che ricorda. Perché la Storia non comincia nel 1944 o nel 1945. La Storia, questo capitolo di Storia, comincia nel 1941. Ed ha le sue radici ideologiche razziste, e quindi politiche, in quel 18 settembre 1938, proprio a Trieste dove il sedicente “duce” afferma la superiorità della razza italica a scapito di quella ebraica e di tutte le altre.

(Giorgio Stern)


 

Il brano che segue è tratto dal convegno e da una mostra organizzati anni fa dell’Istituto Ferruccio Parri dal titolo:

 

A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43

 

Il 6 aprile del 1941 le truppe tedesche, seguite a ruota da quelle italiane e ungheresi, invasero la Jugoslavia. Il regno dei Karageorgevich venne distrutto, il suo territorio spartito fra i vincitori. Seguirono anni terribili.
Diciamolo subito: la responsabilità prima dell’inferno in cui precipitò il Paese spetta a chi lo attaccò e scatenò una guerra di tutti contro tutti.  Poi fu il caos: guerra di liberazione contro gli occupatori; guerra civile fra ustascia croati, cetnizi serbi, domobranzi sloveni, partigiani comunisti; guerra rivoluzionaria per la creazione di uno stato socialista; feroci repressioni antipartigiane; sterminio degli ebrei; tentativi genocidari ai danni di popolazioni dell’etnia “sbagliata”. Davvero, nel museo degli orrori non mancò proprio nulla.
Di quel vortice di violenza, i soldati italiani di stanza nei territori annessi o occupati, non furono semplici spettatori, ma protagonisti. Si tratta di una delle pagine più buie della nostra storia nazionale, con pochissimi lampi di luce. Per questo è poco conosciuta e si è preferito dimenticarla.
Altri Paesi, come la Germania, hanno mostrato più coraggio nel fare i conti con il proprio passato oscuro. Oggi, dopo ottanta anni, speriamo che finalmente sia venuto il momento giusto.

Noi siamo qua per questo.





Questa è la foto più famosa delle foibe. È stata utilizzata  innumerevoli volte per  volantini di iniziative commemorative del Giorno del ricordo, ed è finita anche in televisione in una puntata di Porta a porta dedicata all'argomento. In tutti questi casi è stata sempre presentata come la foto di una fucilazione di civili italiani da parte delle truppe jugoslave.

In realtà la foto è stata scattata il 31 luglio 1942 nel villaggio di Dane, a sud-est di Lubiana, dall'esercito italiano. Il rullino di cui faceva parte è stato abbandonato ed è poi finito nelle mani dei partigiani jugoslavi; la foto è stata pubblicata per la prima volta nel 1946, nel libro Mučeniška pot k svobodi ("La travagliata strada verso la libertà"), dedicato alla lotta di liberazione jugoslava.


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