giovedì 17 febbraio 2022

Ucraina. Le bugie di Biden sull'invasione russa hanno le gambe corte...

 



Mentre l’amministrazione Biden continua a spacciare propaganda decisamente a favore della guerra, gridando al lupo dell'”invasione russa” dell’Ucraina imminente, è fondamentale capire le ragioni per cui i politici statunitensi impiegano una retorica così irresponsabile e pericolosa. Ironia della sorte, nel caso in cui scoppiasse davvero il conflitto militare tra Russia e Ucraina, l’unico Paese che ne sarebbe più sorpreso è quello colpevole di aver spacciato disinformazione finora: sì, gli Stati Uniti dell’Isteria. 
Nel fine settimana, in un torrente di “intelligence segreta” anonima sull'”invasione russa” incipiente, Kiev chiamò il bluff di Washington e detto che gli Stati Uniti non forniscono mai ad amici e nemici egualmente (basti ricordare i giorni prima la guerra in Iraq), una prova solida come una roccia. “Se tu o altri avete informazioni sull’invasione russa al 100% dell’Ucraina dal 16 [febbraio], vi preghiamo di darcele”, osservava ironicamente il presidente ucraino Volodimir Zelenskij in una conferenza stampa. “Lavoriamo quotidianamente, ricevendo informazioni dalla nostra intelligence. Siamo anche grati ad altre agenzie d’intelligence di altri Paesi”. Tale richiesta a sorpresa del capo ucraino, che sembrava finalmente comprendere che le cose diventano reali e veloci, ha spinto la portavoce del Ministero degli Esteri russo Marija Zakharova a rimarcare: “Avete mai visto qualcosa del genere?… Per due mesi [le potenze occidentali] presero in giro il buon senso e il popolo ucraino, mentre attuavano un’altra campagna provocatoria globale”.
“Sembra che il Presidente Zelenskij sia stato sarcastico quando menzionò il 16 febbraio come possibile data dell’invasione russa. Facendo riferimento ai resoconti dei media statunitensi. – Misha Komadovskij (@komadovsky) 14 febbraio 2022”


Naturalmente, Zelenskij non ha mai ricevuto alcuna “intelligence speciale” per dimostrare che i russi accelerano i motori per l’assalto al territorio ucraino. Ciò che il capo ucraino ha ricevuto al posto dell’intelligence intelligente è stata una telefonata dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che secondo quanto riferito pronunciò la stessa calorosa allusione al perenne spauracchio noto come “aggressione russa”. Allora che succede? Perché l’amministrazione Biden è così insistente nel promuovere la pulp fiction dell'”invasione russa” quando non ci sono assolutamente prove che suggeriscano che Mosca persegua tale disavventura?

In primo luogo, è importante ricordare che la giungla della politica interna statunitense tende a riversarsi sulla scena geopolitica con tutte le sgradevoli conseguenze. Attualmente, i democratici combattono per la loro vita politica nelle elezioni di medio termine che si avvicinano rapidamente a novembre. E coll’economia statunitense a brandelli e i nordamericani che prendono posizione contro gli esperimenti di risveglio radicale, che toccano qualsiasi cosa, dalle draconiane norme anti-Covid che i democratici hanno abbracciato con inquietante entusiasmo, all’insegnamento della teoria della razza cruciale agli stili di vita transgender, con molti esperti del parere che i democratici perderanno il controllo del congressi con ampio margine, seguita dalla Casa Bianca nel 2024.

In altre parole, Biden, la cui popolarità è al minimo, ha un disperato bisogno di una vittoria col pubblico interno, preferibilmente senza slogan “Let’s Go Brandon”, se possibile. E quale modo migliore per ottenere tale gloria se non dire che ha microgestito l’arresto dell'”invasione russa”, sebbene esista solo nella sua immaginazione? Coi media statunitensi quasi interamente a sinistra, la notizia del “trionfo” di Biden sarà ampiamente spacciata in massa con solo Tucker Carlson e molte altre voci dissenzienti ridacchiare per l’abbagliante “risultato” dell’anziano comandante in capo.
Più inquietante è il fatto che la Casa Bianca di Biden, totalmente priva di competenze in materia di politica estera (come lo sfortunato Regno Unito, tra l’altro, apparso dolorosamente evidente quando il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov incontrò la controparte Liz Truss, che fece una bella impressione quando promise di “non accettare mai” la presenza militare a Rostov e Voronezh, chiaramente ignorando che si tratta di grandi città della Russia), probabilmente immagina che qualsiasi conflitto teorico tra Russia e Ucraina sarebbe una lontana guerra per procura in cui Stati Uniti ed alleati rimangono al sicuro dalle ricadute. Pertanto, saranno più obbligati a dare a Kiev il falso senso di sicurezza che la NATO salterà in suo soccorso se arrivasse l’avanzata.

“Un segnale incoraggiante. Lo spox del Cremlino Peskov cerca di ridurre il peso sull’errore di Truss su Voronezh/Rostov descrivendolo come un “lapsus della lingua:” “Chiamiamo lapsus lapsus”, disse. Succedono anche a Putin, forse non su grandi temi, ma succedono”. Oliver Carroll (@olliecarroll) 11 febbraio 2022”
Su questo punto, è auspicabile che il capo ucraino non abbia dimenticato il destino che toccò all’ex- presidente georgiano Mikhail Saakashvili nell’agosto 2008 quando prese la decisione avventata di lanciare un attacco a sorpresa a Tskhinvali, nell’Ossezia del Sud, dove erano di stanza le forze di pace russe. Un rapporto indipendente commissionato dall’Unione Europea accusò Saakashvili, che puntò tutto sull’intervento della NATO, per aver innescato la guerra con la Russia.
Infine, gli Stati Uniti hanno forte interesse ad alimentare la crisi ucraina non solo per mantenere i loro alleati della NATO in formazione serrata (e vendere armi veloci), ma per sabotare l’oleodotto Nord Stream 2 verso la Germania. Questa profonda partnership economica tra Mosca e Berlino, che lega Russia ed Unione Europea più che simbolicamente, è totalmente in contrasto coll’obiettivo strategico prioritario del governo degli Stati Uniti d’ impedire l’emergere di un’alleanza tedesco-russa che, insieme alla Cina, crei una potenza globale alternativa in grado di sfidare lo status di “superpotenza solitaria” di Washington, che appare già suonato e messo alle corde.
Al momento della stesura di questo articolo, il 15 febbraio, il Ministero della Difesa russo pubblicava video di carri armati e altra artiglieria pesante che rientravano dalla Bielorussia dopo le esercitazioni militari, rovinando così la narrativa dell'”aggressione russa”. La portavoce del Ministero degli Esteri Marija Zakharova non perse l’occasione di svergognare i funzionari statunitensi ed europei per la loro insistenza sulla Russia che si preparava a lanciare l’attacco contro il vicino.

“Il 15 febbraio 2022 passerà alla storia come il giorno in cui la propaganda di guerra occidentale fallì”, scrisse, aggiungendo che l’occidente è stato “vergognato e distrutto senza sparare un solo colpo”.

Sarà interessante ora vedere come la propaganda statunitense risponderà alla prospettiva “inquietante” della pace quando così tanto ha investito proprio sull’esito opposto.

Robert Bridge 





Traduzione di Alessandro Lattanzio: http://aurorasito.altervista.org/?p=22661

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