domenica 23 febbraio 2025

I tedeschi alle urne... - Analisi storica di Daniele Lanza


In Germania  ci sono le elezioni parlamentari anticipate. I seggi elettorali sono stati aperti la mattina del 23 febbraio 2025. 

L'Unione (CDU/CSU) è considerata la leader della corsa, con il 29,5% dei voti. Al secondo posto si colloca l'Alternativa per la Germania (AfD) con il 21%, mentre al terzo posto si colloca la SPD con il 15%.

Friedrich Merz e il suo partito CDU/CSU propugnano il sostegno all'Ucraina. Il loro programma include la consegna dei missili Taurus alle Forze Armate ucraine e il mantenimento delle sanzioni contro la Russia.

Alice Weidel, leader dell'AfD, propone di revocare le sanzioni, riprendere gli acquisti di gas russo e abbandonare il sostegno a Kiev.

Anche la SPD, guidata da Olaf Scholz, sostiene l'Ucraina ma invita alla cautela. Si oppone al trasferimento dei missili Taurus a lungo raggio, ritenendo che gli aiuti debbano essere ponderati e ponderati.

Exit poll: 

La Cdu/Csu ottiene un risultato di poco inferiore alle attese ma, sotto la guida di Friedrich Merz, ora lanciato verso la cancelleria, segna un notevole incremento rispetto al 24,1% del 2021. I nazionalisti di Afd ottengono il successo previsto e salgono dal 12% al 20%, diventando la seconda forza al Bundestag. L'Spd del cancelliere uscente, Olaf Scholz, ottiene una disfatta clamorosa e crolla dal 25,7% al 16,5%, il minimo mai toccato nella lunga storia del partito, iniziata nel 1887. I Verdi scendono dal 14,8% al 12%, un arretramento in linea con le attese. Cresce ancora più del previsto la Linke, che balza al 9% dal 4,9% del 2021. Sul filo della soglia di sbarramento, l'Fdp e il Bsw, che vengono invece dati sotto il 5% dagli exit poll di Ard. Se il Bsw, nato da una scissione della Linke, si era presentato alle urne per la prima volta, l'Fdp incassa un colpo durissimo e viene punito dagli elettori, che nel 2021 gli avevano assegnato l'11,5% dei consensi, per la responsabilità nella caduta del governo di Scholz.







Analisi storica e politica  di Daniele Lanza:

Si sono aperte le urne in Germania – Paese più importante dell’UE, in un momento molto particolare per la comunità europea e il suo futuro – e a partire dalla sera del 23 febbraio 2025 vi sarà bagarre di sondaggi e proiezioni per le successive 48 ore, con confronti accesi tra giornalisti, opinionisti e utenti comuni, per poi spegnersi altrettanto rapidamente come di norma accade.

Ci si infervora alle stelle per una manciata di ore e giorni, per poi tornare al buio (come si fosse allo stadio): e regolarmente senza aver capito NULLA di cosa sia realmente accaduto, NULLA del paese in questione e del suo funzionamento, quindi NULLA di come mai si determinino certi risultati e non altri (...). Il sottoscritto NON può rimediare ad una lacuna del genere (servono alcuni testi di storia politica, sociologia e cultura contemporanea tedesca: armatevi e leggete), tuttavia a beneficio rapido del lettore è possibile dire alcune cose ed enucleare alcuni fatti di fondo, che possono essere utili. L’intervento presente intende focalizzarsi sul tema del CONSERVATORISMO TEDESCO.
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Al di là dell’inciucio finale post-elettorale (ossia il governo che ne nascerà, cosa piuttosto prevedibile, vale a dire una qualche coalizione bianco/verde/rosa, non si sa cosa) è già certo che i riflettori saranno puntati su quelle forze che rispetto alle elezioni precedenti hanno guadagnato di più: ebbene tra questi spiccherà l’AFD (Alternative fur Deutschland) la formazione di estrema destra che probabilmente diverrà il secondo partito del paese, suscitando reazioni miste di panico/inquietudine/isteria nei media e negli osservatori politici (già lo fa in realtà).

Prima ancora che mettersi a parlare specificamente dello AFD......è necessario iniziare con un fatto di base, il più pesante di tutti, che viene molto, ma molto prima prima del partito in questione. “Molto prima” significa, ahimè, che occorre risalire (ancora una volta) a quel lontano 1945: può sembrare ripetitivo, ma le radici dell’Europa politica contemporanea (suoi confini, suoi sistemi politici e partiti - NASCONO letteralmente da quella data, che costituisce la radice genetica (il DNA strutturale sociopolitico del continente come lo vediamo è codificato nel 1945, punto). La GERMANIA, prima di ogni altro stato del continente è affetto da questa data: la nuova Europa, il nuovo sistema è edificato letteralmente SOPRA la Germania, sopra le sue rovine....quelle di un aspirante impero ridotto in cenere. Il 1945 è l’anno ZERO per questo paese: la storia dello stato unitario rinasce ipso facto da quell’anno, da un punto di vista politologico, come se non fosse mai esistita prima. Questo è oggettivamente corretto: l’attuale stato legale che vediamo sulle mappe, nasce dalla fusione delle aree di occupazione alleata al termine della guerra (cui si aggiungono le regioni orientali dopo il 1990). Questo stato tedesco ha poco a che fare con le tradizioni passate: è una tabula rasa, creata ex novo dalle potenze occidentali che hanno cercato di imprimervi (con successo) la propria forma mentis, in particolare nella zona occidentale che da subito dopo la fine della guerra è stata RICOSTRUITA ad immagine dei vincitori.

Tutto questo è storia nota, si presume.

Come naturale conseguenza lo stato tedesco contemporaneo – la Repubblica Federale che conosciamo – è permeata di liberalismo, di atlantismo......semplicemente perchè da queste forze è stata creata ex novo (occorre capire a fondo questo fatto, signori, altrimenti non si arriva a nulla). La sua intelaiatura (si chiama Bundesrepublik e la parola “REICH” non compare più da alcuna parte), la sua costituzione e il sistema politico/partitico che ne genera non possono che rispettare questa matrice di base.

Orbene a questo punto affrontiamo il problema che si vuole trattare qui: nell’ambito del panorama partitico del nuovo stato post-bellico quali forze vi saranno ? Quali sono bandite ? Cosa è ammesso dire o meno ? Questi gli interrogativi chiari che ci riporteranno a noi alle presenti elezioni tedesche (mi si scusi, ma è un excursus storico/sociologico indispensabile).
Per farla brevissima: lo spettro di forze politiche nella nuova Germania si ritrova come “amputato” della sua componente più a destra. L’NSDAP (partito nazionalsocialista) viene naturalmente bandito e reso fuorilegge per l’eternità....e fino a qui la cosa è certo scontata. Il problema tuttavia.....è che il nazismo nel suo annullamento perpetuo, si trascina con sè tutta la DESTRA NAZIONAL-CONSERVATRICE. In pratica, nella cultura politica nazionale tedesca post-1945 non soltanto il nazismo, ma – di riflesso – QUALSIASI corrente eccessivamente patriottica/nazionalista o conservatrice (che non rifletta la matrice liberal-democratica occidentale) è, de facto, vista con sospetto. Il sistema partitico tedesco da quel momento in avanti si svilupperà per decenni, per generazioni, ma privato di questa componente sociopolitica (e psicologica) di fondo. Non che non esistano nella società tedesca fasce decisamente conservatrici.......ma queste ultime devono rassegnarsi ad inserirsi nello spazio ideologicamente “consentito”, ossia in quei partiti che fanno parte dell’arco costituzionale e quindi socialmente presentabili.

Il fenomeno è semplice se ci si pensa da una prospettiva nostrana: nell’ITALIA post-bellica accadde la medesima cosa, ovvero un grande arco partitico costituzionale con residui brandelli che si collocano al di fuori di esso (tipo MSI o monarchici). Nel caso tedesco la cosa è ancora più accentuata tuttavia: essendo l’opponente più pericoloso ai tempi della guerra (il VERO opponente a differenza dell’Italia...), gli alleati nell’opera di ricostruzione ideologica dello stato sono stati molto più attenti ad annullare qualsiasi componente ultraconservatrice: a differenza che nel sistema italiano......nel sistema tedesco non esisterà nemmeno un analogo dell’MSI (il quale seppur escluso dalla vita politica generale, aveva comunque un suo spazio e un suo 5/6% alle consultazioni elettorali per tutto lo spazio di vita della “prima repubblica”. Ebbene in Germania, nemmeno quello: la DESTRA (di genere nazionale, non-liberale) è un concetto praticamente bandito dal dizionario politico repubblicano, un binario morto storicamente parlando.

La società tedesca post-bellica, la vita pubblica, va avanti ma escissa di questa componente basilare che aveva sempre caratterizzato la cultura tedesca delle generazioni precedenti, nel bene e nel male. A onore della verità – critica essenziale – va anche detto questo: che massima parte del conservatorismo nazionale tedesco ai tempi dell’ascesa di A.Hitler tra gli anni 20/30, era volontariamente confluito nel nazismo (pur senza essere necessariamente “nazista”, aveva comunque fatto il passo fatale). Larga parte delle componenti e fazioni nazional-konservativ del paese avevano aderito, prima o dopo, in un modo o in un altro, al partito dominante del momento entrandovi in simbiosi: alla vigilia del secondo conflitto mondiale NON esisteva più una “destra” tedesca che non fosse coesa o confluita nel NAZISMO stesso. La destra nazionale era risultata come fagocitata dal nazionalsocialismo in ascesa....e a confondere ancor più il quadro, la guerra mondiale che deflagra da lì a poco determina, come in questi casi, una fisiologica convergenza di tutta la popolazione col potere statale, per meccanismo di difesa che non permettere di scindere un interesse da un altro: possono esserci opinioni discordanti a riguardo, lo comprendo, ma occorre rendersi conto che non era più solo il nazismo ad essere in stato di guerra contro mezzo mondo.....ma la GERMANIA stessa, a prescindere da cosa si votasse. Nel bel mezzo di un conflitto esistenziale TOTALE, quanto spazio esiste ancora per fare distinzioni ? Dove finiva l’interesse nazista e dove iniziava quello della Germania ? E’ fattibile demarcare le due cose ?!


La destra nazionale tedesca ed il nazismo. Il loro connubbio fatale (analogo a come correnti nazionaliste e monarchiche del contesto italiano aderirono al fascismo mussoliniano, perchè il pubblico italiano capisca meglio). “Fatale” in senso che ne abbracciano fortune e chiaramente disgrazie: la guerra prende una piega imprevista, anzi si rovescia del tutto e il Terzo Reich ne risulta disintegrato. Il partito nazionalsocialista si smaterializza.......ed insieme ad esso, indirettamente, TUTTI coloro che per qualsivoglia ragione vi si fossero associati. Game over: la destra national-konservativ (quella PRUSSIANA cioè, di stampo kaiseriano), ne esce compromessa fin sopra i capelli, fino a diventare impresentabile. NON è nazista di per sè....ma a livello d’immagine ne è mortalmente associata (a pensarci gente, quando vediamo un elmo prussiano o un’uniforme di tale taglio tradizionale, cosa siamo propensi a pensare come prima cosa ?).

Via quindi, il disastro è fatto ed è irrimediabile. Non solo il partito nazista, ma qualsiasi altro partito che anche solo lontanamente lo ricordi o che ricordi una matrice non democratica (il che include qualsiasi vestigia o residuo di PRUSSIANESIMO) viene sistematicamente ESCLUSO dalla vita politica della Repubblica Federale post-bellica. Sistematicamente: con mezzi giuridici in primissimo luogo dal momento che la COSTITUZIONE democratica vieta di principio qualsiasi cosa che venga reputata non-democratica (anche se sull’arbitrarietà di valutazione vi sarebbe da discutere).

In breve, per circa i 50 ANNI che seguono la fine della guerra NON esistono grandi partiti di destra in Germania (punto e basta): massima parte della società tedesca dal dopoguerra in poi si adegua al sistema democratico e ai suoi partiti, incanalando in essi (e NON al di fuori di essi) qualsiasi istanza o sentimento. Gran parte del conservatorismo moderato tedesco ripiega dunque sull’asse centrista cristiano-democratico CDU/CSU (equivalente della DC italica...), o al massimo si rivolge allo FDP (partito liberale ancora oggi presente, che si presenta alle elezioni di oggi: Helmut Khol lo definiva massima espressione di “destra” legittima nel paese, ovvero che dopo si è nella destra NON-democratica. In parole altre l’unica “destra” ancora ammessa nella mentalità canonica della politica tedesca post-bellica era quella di matrice LIBERALE, non altre). Il conservatorismo nazionale tedesco – quale che ne sia l’origine – per mezzo secolo viene incanalato nelle forze politiche descritte, ossia quelle consentite costituzionalmente e presentabili socialmente, senza poter deviare dal solco: dovrà adattarsi a far sentire la propria voce traverso tale prisma (cristiano/democratico o liberale) sebbene non sia esattamente il proprio.

Tolto quanto scritto sopra, si registra – tra il 1949 e il 1989 - l’esistenza di minuscola frange estremiste, nostalgici, che non hanno la minima presa nella società - 1 o 2% del voto nazionale al massimo - e che rappresentano altro non che un curioso elemento folcloristico locale (gli elementi più capaci della società – che sono persone molto pratiche, quand’anche di orientamento nazionalista, evitano di associarsi con questa “cosa” e ritengono più profittevole investire il proprio talento nel margine di formazioni partitiche più presentabili, sopra elencate). STOP.

Ora... lo stato di cose sopra descritto – l’adattamento obbligato ad un “prisma” non proprio - può essere ritenuto giusto o quantomeno preferibile (a seconda della prospettiva di chi legge), ma presenta un formidabile effetto collaterale: vale a dire che produce un effetto ILLUSORIO. In parole altre il sistema partitico solo apparentemente rappresenta le pulsioni profonde della società.....e finisce col diventare, almeno parzialmente, non tanto espressione della vera anima dei propri cittadini quanto una facciata istituzionale (che li rappresenta parzialmente nei limiti di un “consentito”, ovvero escludendo a priori determinati tratti).

L’equilibrio psico/sociopolitico è questo quindi: come accaduto storicamente nel contesto italiano, il centro conservatore (cristiano/democratico) per forza di cose incamera una buona quota del “popolo nazionalista” tedesco (il quale di fatto non ha alcuna altra opzione realistica di far sentire la propria voce e si ritrova così cristallizzato in un grande centro, vagamente conservatore, entro il cui margine si diluisce e sfuma. A differenza del caso italiano poi, ricordiamolo, nemmeno esiste un “MSI” o affini). NON ci si inganni però......quest’ultimo - l’elettorato nazionalista - non è piccolo come le modestissime percentuali dei partiti ultranazionalisti del dopoguerra potrebbero far pensare, semmai è che codesti partiti non hanno oggettivamente la credibilità e la presentabilità per convincere nemmeno il proprio elettorato naturale, il quale preferisce loro altre opzioni più proficue (...). Ergo, i nazionalisti tedeschi NON scompaiono dopo la seconda guerra mondiale: semplicemente non hanno più una sponda ufficiale traverso la quale manifestarsi e pertanto ripiegano su altre sponde politiche, più moderate, andando ad ingrossarne le fila e di conseguenza “scomparendo” in veste di “destra nazionalista”: questo diede l’impressione che quest’ultima fosse scomparsa, ma era un’illusione generata dal fatto che i suoi esponenti si erano adattati al nuovo sistema e occultati all’interno di altre forze (un fenomeno molto ambiguo e difficilmente decifrabile quest’ultimo che non c’è tempo di trattare in questa sede, ma socialmente molto rilevante: vedesi che formidabile contenitore di conservatorismo era la “mite” Democrazia cristiana in Italia, per fare un esempio).
*** Domando al lettore che mi segue, di tenere particolarmente a mente la manciata di righe in alto: è probabilmente la parte più centrale di tutto il discorso che gradualmente ci porta ai giorni nostri e alle elezioni di oggi ***

Solo a partire dalla riunificazione si inizia anche solo a PENSARE di creare una qualche formazione politica che vada oltre i partiti canonicamente consentiti: il nuovo contesto geopolitico radicalmente mutato in primo luogo e in aggiunta l’ingresso di nuove regioni orientali (“Lander”) che meno hanno subito la una ricostruzione sociopolitica secondo il modello occidentale, pongono le premesse per una “rinascita”. La strada è tuttavia in salita: la Germania unita del 1990.......NON è un nuovo stato dal punto di vista legale, ma semplicemente l’ampliamento della Germania occidentale a quella occidentale che in pratica annette la vecchia Germania orientale (DDR) entro i propri confini (legalmente è una vittoria totale dell’occidente tedesco che fagocita l’est, che legalmente cessa di esistere come se non vi fosse mai stato, questa è la realtà di fatto). Vige pertanto sempre lo spirito costituzionale occidentale... che pone una barriera al conservatorismo nazionale tedesco: funziona così per tutti gli anni 90 e ancora per tutti gli anni 2000. Complice una incapacità delle formazioni di estrema destra di coalizzarsi in una formazione più grande e l’efficace opposizione delle autorità nazionali repubblicane, i nazionalisti non hanno la possibilità di varcare quel 5% di sbarramento che conduce ai seggi del BUNDESTAG nazionale: si registrano sì, alcuni successi locali, proprio nelle provincie e regioni orientali (ex Ddr), nei quali di tanto in tanto si fa sentire l’exploit di qualche formazione neo-nazi.....successi esclusivamente locali, inconsistenti altrove, ma coperti con zelo dai media in modo allarmistico (quasi che fosse un film horror anni 80). Insomma, assimilabile alla cronaca nera (!)... i primi casi durante l’interregno di Schroeder a fine anni 90 (ossia tra i cancellierati di Helmut Khol e Angela Merkel).


La destra nazionale tedesca inizia a farsi vedere e sentire (catalogata come “estrema destra” nel frasario della cultura repubblicana e costituzionale post-bellica. A onore del vero esiste anche questo dilemma terminologico fondamentale: secondo lo standard liberaldemocratico è ormai classificato come “estrema destra” e quindi “fuorilegge” qualsiasi elemento – reale o presunto – che fuoriesce dai propri canoni. Il sottoscritto utilizza a volte l’uno e volte l’altro termine che sono sinonimi ormai, ma il cui utilizzo a favore di uno o l’altro sottintende un giudizio di valore, mi sembra chiaro. Vista la connotazione generalmente negativa di “estrema destra” preferisco utilizzare l’espressione “Destra nazionale” per dare un tono più neutrale alla trattazione se mi è consentito).

Si può dire tuttavia – in generale – che ancora per il primo ventennio post-unitario (1990-2010), sostanzialmente NON riesce ad emergere...rimanendo confinata in un “recinto” tradizionale, semplicemente con voti un po più alti di prima e circoscritti ad aree più periferiche del paese (l’est) dove la sua emergenza viene subito descritta dai media come collegata a maggiore povertà e assenza di valori democratici (...).

Ebbene... COSA SUCCEDE POI? Che cose ci porta alle elezioni di oggi passando traverso i 2 lustri passati che vedono l’ascesa impetuosa dell’AFD (Alternative fur Deutschland, destra nazionale e probabilmente 2° partito del apese come emergerà dalle proiezioni di stasera) ?? Proviamo a descriverlo con la massima semplicità.

AFD tecnicamente viene fondata 12 anni orsono, nel 2013: inizialmente non viene nemmeno classificata come “estrema destra” bensì come un partito semplicemente di protesta, “alternativo” come dice il nome: non suscita, almeno inizialmente, il timore atavico che la destra estrema evoca nella cultura tedesca. E’ un partito dall’aspetto MODERNO, persino acculturato (per un certo tempo viene definito “il partito dei professori” dal momento che si rileva che buona parte dei membri del comitato centrale possiede un Ph.d. ovvero dottorato di ricerca.....fattore considerato insolito per una formazione politica dell’alveo più fortemente conservatore). Per non girarci attorno: AFD si distingue da subito e nettamente, dalla galassia di formazioni estremiste che compongono il nazionalismo tedesco tradizionale. AFD, comparativamente all’NPD – partitino dichiaratamente fascista, incarnazione sterotipica di tale corrente – si presenta in modo civile, niente parate con croci celtiche niente bandiere kaiseriane e tricolori prussiani ostentate nelle piazze, niente tifoserie skin, nessun episodio di violenza collegato, niente volgarità... insomma: a notevole differenza rispetto all’estrema destra tedesca “canonica”, l’AFD evita accuratamente di in esibizioni discutibili e inutili e si presenta come formazione politica PRESENTABILE, credibile, qualcosa che consente anche all’individuo medio di votarla (...).

La caratteristicha più rivoluzionaria di AFD consiste essenzialmente in questo: è la prima destra “National-konservativ” del contesto tedesco che riesce ad EVADERE dall’associazione diretta col nazismo ed i suoi eredi. Questo perchè, ad analisi onesta, si genera da tutt’altro ambiente: non tanto dall’area dei nostalgici quanto da quella della ALT-RIGHT come definita dai manuali di sociologia politica contempiranei....una destra non-liberal, ma moderna, persino acculturata, alternativa al sistema convenzionale, ma dall’aspetto decente, “normale” (ben che ci vuol poco a sembrare più normali se il termine di paragone è il militante neonazi col giubbotto nero, anfibi o il pronipote del gerarca nazionalsocialista con la foto del nonno davanti alla scrivania). AFD si presenta come scevro di ogni scoria del passato... e per la prima volta c’è riuscito efficacemente: ecco per condensare un lungo discorso si potrebbe dire in sintesi, che AFD incarna quella forza nazional-conservatrice di cui la società tedesca aveva sempre sentito il bisogno, ma che per forza di cose non era mai esistita, costringendo a militare in altri partiti dello spettro politico come spiegato nei capitoli rpecedenti (andare a leggere).

Questo è il “miracolo” storico della destra tedesca, vale a dire la sua prima vera rinascita sotto vestigia nuove: fenomeno certo non passato inosservato alle autorità, cui è risultato chiaro che tale formazione partitica aveva le carte in regola per diventare il principale contenitore delle destra, mai esistito in precedenza (e qui inizia il panico: i partitini neonazi non preoccupavano in fondo, poichè erano meno di zero. Questi “nuovi intellettuali” invece.....hanno uno strano potenziale che va indagato e subito (!), Avranno pensato).

E’ QUESTA destra che è arrivata al parlamento (Bundestag). In parole altre è riuscita dove tutti gli altri (neonazi o “prussiani” che fossero) hanno fallito per quasi 70 ANNI: si è liberata dal passato compromettente (anzi meglio, non parte da esso dato che non rivendica alcuna radice di quel genere) e ha deciso di “superare” il 1945, andare oltre.

Quest’ultima frase sopra – “andare oltre il 1945” – è l’eresia per il sistema politico tedesco post-bellico, il quale per l’appunto ha l’imperativo che NULLA cambi da allora.....che l’equilibrio e l’ordine costituito dopo il 1945 si preservi in perpetuo (...). Già solo per questo fatto – al di là che AFD sia rientri o meno nell’estremismo di destra – esso è una minaccia all’ordine costituzionale, nella misura in cui intende superarlo, “superare la storia” ed andare verso altri lidi (torno su quest’ultimo punto in conclusione finale).

AFD, si può ammettere, nel corso della decina di anni che lo portano ai nostri giorni, ha de facto incamerato numerosi elementi di destra estrema (la quasi totalità dell’elettorato e dei componenti del già citato NPD), cosa che è valsa l’attenzione dell’influente polizia a difesa della costituzione, fatta apposta per tagliare le gambe a qualsiasi formazione estremistica (di destra o sinistra che sia) dovesse apparire in Germania. Numerose ad oggi le citazioni in giudizio, le accuse, le interrogazioni parlamentari per il suo scioglimento, eppure... NULLA. Non si riesce a farlo perchè oggettivamente NON sono “Nazi” o perlomeno non lo sono nel senso canonico del termine (ritorniamo all’incipit tra parentesi di questo terzo capitolo in alto che è massimamente importante).
Sì, lo stato tedesco medesimo si trova (opinione di chi scrive) in uno stato di perplessità, per non dire difficoltà o imbarazzo, in questo preciso momento: questo perchè prima – nel primo mezzo secolo dopo la fine della guerra mondiale – era stato facile identificare e freddare il NEMICO, dal momento che il conservatorismo nazionale tedesco era una cosa sola con il Nazismo e neonazismo (li si poteva comodamente liquidare ASSIEME come se non vi fosse demarcazione). ADESSO invece......l’esistenza di AFD crea tale demarcazione: viene a materializzarsi un polo nazionale/nazionalista del tutto indipendente dalle radici naziste, PULITO per dire, come non era mai esistito, contro il quale quindi non possono attivarsi in automatico le leggi antiestremismo utilizzate solitamente in questi casi per fare il lavoro sporco. Attivarle di prepotenza è possibile, ma attiverebbe una spirale altrettanto problematica per la democrazia tedesca: nel senso che mettere fuori legge AFD, comporterebbe un più grave dibattito sulla natura dellos tato... cioè significherebbe che la costituzione tedesca condanna non soltanto il nazionalsocialismo, ma anche QUALSIASI espressione di conservatorismo che non rifletta l’orientamento storico del liberalismo assimilato (infuso dagli alleati occidentali) dopo la fine della guerra. Ne deriverebbe, logicamente, che lo stato tedesco contemporaneo è una “Dittatura della liberaldemocrazia” (...).


Il partito noto come AFD – le cui proiezioni domani lo daranno in una forbice tra il 20-25% - è il grande protagonista di queste elezioni a prescindere dai risultati generali o come essi si tradurranno ai seggi del Bundestag nel grande gioco delle coalizioni.

Lo è nella misura in cui la sua sola esistenza (combinata al suo successo alle urne), mette in imbarazzo il “SISTEMA GERMANIA” ovvero l’equilibrio stabilito e sacro dello stato legale dalla fine dell’ultima guerra mondiale ad oggi: un sistema costituzionale che mette al bando il nazismo e in generale gli “estremismi”, ma senza specificare (non è possibile) cosa siano questi ultimi se non in modo del tutto arbitrario. Che la SVASTICA sia illegale è ovvio, che lo sia la croce celtica è garantito... che lo siano anche i tricolori kaiseriani e l’iconografia imperiale pre-1914 mi sembra già più discutibile (opinione di chi scrive, pur consapevole che i militanti neonazi abusano di tale materiale). Se poi si arriva bandire simbologie dei secoli passati (dello stato prussiano o addirittura medievali ?!) allora la perplessità cresce esponenzialmente. Si può mettere al bando la storia perchè non collima coi valori dominanti ? Siamo ad un’altra espressione – più su vasta scala – della cancel culture.

La verità è che l’ideologia nazional-conservatrice (non liberale) non può essere eliminata in Germania: può essere solo soppressa o oscurata (ecco cosa accaduta per 70 anni dopo il 1945). La verità è che non interessa, in questa sede, difendere specificamente lo AFD (partito che ha tutti i suoi limiti e le sue pecche a partire tra l’altro dalla sua profonda ambiguità in merito all’atlantismo e alla crisi ucraina), quanto invece difendere un principio.

Oscurare la verità è sempre un grave errore e crea solo una cortina di nebbia che oscura la realtà: come accadde in Jugoslavia dove si credevano morti gli identitarismi etnici dopo mezzo secolo di socialismo... per poi vederli esplodere immediatamente dopo la fine di quest’ultimo negli anni 90 e fare milioni tra emigrati e vittime (e reintrodurre nel gergo comune l’espressione “pulizia etnica” che si credeva scomparsa da generazioni). E CHIARO che Cetnik o Ustascià non si sono materializzati dal nulla in quel 1991... erano sempre esistiti malgrado TITO e si erano semplicemente inseriti nel tessuto sociale, cumulando più rancore di prima, proprio per il fatto di non poter avere voce: sarebbe stato meglio a questo punto averli visibili e democraticamente rappresentati... anche solo per poterli meglio monitorare (tanto per fornire un’argomentazione che anche chi sia di estrazione progressista può capire e accettare). A parte questo: è un BENE che un AFD (o qualsiasi altra forza nuova da sinsitra o destra) emerga, per svariate altre ragioni.

Perchè è giusto che in una comunità europea come quella che vediamo – umiliata e ridicolizzata davanti al mondo – facciano sentire la propria voce anche forze politiche alternative rispetto a quelle canoniche (che per l’appunto hanno determinato le condizioni per la suddette ridicolizzazione...). E’ giusto che vi siano altre voci a farsi sentire.

Ed infine è GIUSTO che la Germania superi il 1945 (qui mi ricollego ad un punto a metà del cap. 3) : il problema più profondo di tutti – la cosa più discutibile in ultima istanza – è che la leadership tedesca tradizionale dall’avvento della Bundesrepublik ad oggi (che è anche in parte a capo di quella euro-comunitaria) punta proprio al CONTRARIO: non si desidera che la Germania superi quel 1945... la si vorrebbe in eterna stasi, cristallizzata come ai tempi della guerra fredda (che ora vi è di nuovo tra l’altro). In pratica lo stesso medesimo contesto dove tale classe politica si è formata e che è considerato da essa quindi il più preferibile.

La classe politica tedesca – formata da tre generazioni di seguito di atlantismo – NON vuole, non ha interesse ad un vero superamento del 1945 e a loro modo preferiscono una società tedesca ancorata ad esso alle sue conseguenze: al senso di colpa collettivo per i crimini di guerra, all’autocastrazione geopolitica e alla rinuncia costituzionale della guerra e delle armi, salvo poi lamentarsi di questa carenza e affermare che occorre spendere il TRIPLO del budget corrente.....e nemmeno nelle proprio forze armate bensì per l’Alleanza Atlantica. E naturalmente accettando da 80 anni a questa parte di ospitare testate nucleari statunitensi malgrado il rifiuto di averne di proprie (...).

Si disse comunemente che i neofascisti non volessero superare il passato, non ci riuscissero, con le loro mascherate di dubbio gusto (ed è vero): non viene in vece detto che i migliori ALLEATI involontari dei neofascisti in questo atto di rifiuto di andare avanti......sono proprio le forze democratiche tradizionali (l’arco costituzionale) che vi stanno tutto attorno: anche queste – a modo loro e per i propri scopi – sono altrettanto restie a superare la guerra mondiale dal cui risultato in effeti deriva la propria fortuna, il proprio stabilirsi come classe politica dominante nel nuovo contesto affermatosi.

In ultima istanza (questo è un pensiero esclusivamente di chi scrive di cui mi assumo responsabilità etica) ho come l’impressione che tanto neofascisti quanto democratici.........sono entrambi parte integrante, personaggi complementari della medesima commedia (quella dell’Europa post-1945 ad oggi): gli uni a rimpiangere/vagheggiare il conflitto mondiale come potenziale inizio di un REGNO ideale che non si è mai avverato... gli altri – i democratici - a venerarlo, in qualità di matrice del sistema politico/parititico di cui sono a capo a da cui traggono quindi nutrimento, poltrone e status. In breve, gli uni SOGNATORI e gli altri PRAGMATICI, ma entrambi a ronzare attorno a questo mitico “inizio” SENZA la capacità di superarlo veramente (ad arricchire la cornice gli “alternativi” di sinistra, eterni rivoluzionari, o almeno così si sentono, autonomi/ambientalisti guerrieri arcobelno etc....anche loro sul palcoscenico e con allegria).

Chi vuole superarlo veramente... quello invece è pericoloso, il VERO pericolo, il pazzo (e va fermato).

Daniele Lanza





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