Affare fatto!
Finalmente ci siamo, era il momento che si aspettava da anni: no, non quella della pace vera e propria (quella ancora deve prendere forma), ma del conto da saldare.
L’amministrazione statunitense calcola in 300 i miliardi di $ versati a sostegno della causa ucraina (settore militare e civile), seguiti dalla comunità europea che avrebbe versato complessivamente altri 100 miliardi. Fondi concessi a Kiev senza riserve, nel corso di 3 convulsi anni di guerra in nome di un ideale etico di vittoria della giustizia e preservazione dell’ordine internazionale stabilito.
Il fondamento etico (difeso in modo quasi isterico a tratti), della causa ha oscurato per molto tempo un punto chiave che solo pochi analisti hanno sollevato negli anni passati: questa immensa somma NON era un regalo, ma soltanto un prestito... la cui restituzione rimaneva in un’area nebbiosa dell’immaginazione. Ebbene, D. Trump con la sua brusca franchezza ci trascina tutti fuori da quella nebbia senza tante remore morali, cortesie democratiche, presentando a chiarissime lettere la parcella... che iperbolica è.
Intendiamoci signori: Trump non è il meschino qui. La civilizzazione anglosassone/protestante nordamericana non è incline alla beneficienza e al bene comune come quella europea (che difatti la propria quota di 100 miliardi non la rivedrà più), i conti li fa e costantemente, parte dal presupposto sacro che nell’universo NULLA è gratuita (in America provate a parlare di cose gratuite e anche la gente comune inizia a storcere la bocca per quanto non avvezza al concetto): con questo si vuole arrivare a dire che qualsiasi amministrazione americana – fosse anche il rimbambito Biden – quella parcella gliela avrebbe sbattuta davanti. Trump di bon ton non ne ha (meglio) e quindi le cose le mette in chiaro in modo grezzo....ma efficace.
La causa ucraina è un investimento che deve rientrare, non importa cosa (crollasse pure il mondo). Non importa chi vinca o chi perda... i conti devono quadrare a fine mese, questo è l’unico imperativo d’oltreoceano. Anzi no, in realtà la questione del vincitore un peso ce l’ha, nel senso che la parte “giusta” sta perdendo, mentre l’invasore cattivo sta vincendo... le “forze del bene” stanno soccombendo, il che non cambia il concetto a monte che i debiti vanno saldati, ma senz’altro lo complica a dismisura nel senso che fa nascere una spaventosa domanda: “KIEV E’ IN DEBITO: ORA, SE L’UCRAINA INTERA CAPITOLA, CHI LO PAGA IL DEBITO ?”.
La guerra DEVE essere fermata ora, prima che sia tardi: prima che si verifichi un qualche collasso irreversibile delle forze ucraine che porti il nemico più avanti nella linea di fronte (più di quanto il nemico stesso si immagini) determinando scenari imponderabili. A Washington sanno la reale situazione di campo (non quella sbandierata sui media) e vogliono – impongono – che la guerra finisca ORA, prima che sia tardi. Incassare il dovuto – e con gli interessi – prima di correre il rischio che il debitore manchi per cause naturali prima di onorare il debito (...).
Tutto sta lì ed è perfettamente logico, cristallino, lo è sempre stato: a fronte di un debito di 350 miliardi, Trump vuole in cambio ora le riserve minerarie della nazione ucraina che egli valuta a 500 miliardi, ma il cui valore reale sarà di oltre 1000 (alcuni parlano di 1.5 trilioni, gente).
Per farla dannatamente breve, signori miei (*ascoltare*) il presidente USA – formidabile uomo d’affari come risaputo – vorrebbe trasformare il disastro militare ucraino, in uno strabiliante successo commerciale per Washington, portando a casa circa 3 VOLTE quanto è stato speso in questi 3 anni, nella peggiore delle ipotesi (nella migliore, anche 1000 miliardi di $ tondi). La beneficienza id Trump è questa, e non gli si può rimproverare nulla dal momento che non ha mai detto gli interessi altrimenti.
Che le sorti militari di Kiev non siano ribaltabili è un problema che non si pone dal momento che se ne infischia di quale sia il destino dell’Ucraina: Donald ragiona da banchiere (giusto dal suo punto di vista) e non da paladino della giustizia. Fa gli interessi nazionali statunitensi e non l’alfiere del “BENE” ai 4 angoli del mondo.
Malgrado possa suonare ruvida tale realtà è quella che di granlunga favorisco: meglio un bruto affarista che esprime crudamente ciò che vuole piuttosto che le più soft cantilene democratiche USA (che tanto alla fine i conti da far quadrare sono gli stessi: una Kamala Harris avrebbe fatto lo stesso dietro le quinte con mille salamelecchi e intrighi dietro un’aura di progressita buonismo.....il cowboy Donald invece ti sbatte subito in faccia la realtà come è).
La soluzione della guerra in Ucraina prende le sembianze di uno cosiddetto schema WIN-WIN (ossia dove non ci sono vincitori o perdenti, ma solo chi ci guadagna): il fatto però... è che il cosiddetto schema non riguarda Kiev, ma Mosca e Washington che si prendono ognuno il suo. Lo schema “Win-Win” consiste in quella che potremmo chiamare la partizione della nazione ucraina per il XXI secolo, dato che quest’ultima rimarrà senza nulla, mutilata sul piano territoriale, devastata su quello materiale, esaurita su quello demografico (il più grave e ben vedere) e infine.... annichilita su quello economico: a tale proposito rammentiamo che il su-est del paese è tradizionalmente la base produttiva (ora in mano russa) e se a questo aggiungiamo che le terre rare finiscono in mano statunitense, viene dunque da chiedersi che cosa rimane dell’Ucraina.
Quanto si sta discutendo e si discuterà nei prossimi mesi è l’ANNULLAMENTO OGGETTIVO della nazione ucraina per la parentesi storica di medio corso (ovvero dal momento presente fin verso la conclusione del XXI secolo, presumibilmente. 60-70 anni in assenza di altri conflitti).
Si potrebbe finire qui, ma purtroppo è obbligatoria una nota in merito ad uno dei protagonisti lasciati fuori (il meno importante, ma comunque rilevante): V. Zelensky, il quale poi non è che il rappresentante di un potente entourage noto collettivamente come la giunta di Kiev. Ecco, a tale proposito ho l’imperativo morale di in formare il lettore che mi trovo di fronte a una grave difficoltà espressiva: più si va avanti, più affiorano iniziative e proposte della leadership di Kiev di volta in volta da commentare, più diventa complesso articolare una riflessione che sia davvero utile al lettore che segue... cioè pensieri che non varchino determinate soglie di lucidità e stile, vale a dire senza scadere o degenerare di livello – nella forma o nel contenuto – : questo non perchè difetti in chi scrive la lucidità di giudizio... quanto perchè quest’ultima viene messa alla prova da un costante “spostamento” dell’ordine di grandezza delle azioni di Kiev che modifica costantemente il metro di giudizio dell’azione (in breve, si scende nella dimensione dell’iperbole, che per sua natura tende a sfuggire all’analisi seria e si presta all’ironia potenzialmente grossolana).
Onde limitare i rischi concludo nel modo più stringato umanamente possibile (occhi attenti):
Zelensky e i suoi con l’acqua alla gola hanno immediatamente accettato la richiesta di Trump: anzichè correre il rischio di lasciare le terre rare - ultima grande risorsa rimasta al paese – alla Russia........preferisce invece svenderle a 1/3 del proprio valore a Washington. Come dire.....ho provviste limitate per l’inverno e non voglio che il GATTO di soppiatto le mangi: cosa faccio allora ? Faccio che regalarle alla VOLPE ! Io così muoio quest’inverno, ma ottengo che il gatto non le avrà. Geniale (oppure: mia figlia non la faccio prostituire al casino n°32 di Rue Montadon ! Mai ! Piuttosto che fare un favore a quel disgraziato che lo gestisce.....la faccio invece prostituire al casino n°74 di Avenue Rouge. Logica lineare come l’acqua di uno stagno, una botte di ferro. Le metafore che si potrebbero proporre sono tuttavia sono illimitate).
Seconda parte:
La giunta di Kiev non vuole essere tagliata fuori dalle trattative in corso, come urla a tutti media: “ebbene allora che vi partecipi, prego” (pensa Trump, col sorriso sulle labbra).....ma secondo lo schema descritto giusto sopra. Collaborando attivamente allo smembramento dell’Ucraina: la leadership di Kiev è talmente satura di odio e livore nei confronti dell’opponente al punto di essere transitata su una differente dimensione percettiva della realtà e a dimenticarsi proprio della tutela del popolo ucraino (nel nome del quale si battono e dalla quale ricevono il proprio mandato in teoria, se sorvoliamo il fatto che è scaduto legalmente da mesi).
Quell’evento storico che sarà chiamato “Partizione dell’UCRAINA” (2025) è già in corso: da un lato l’hanno già attuate le forze armate russe (il “bandito” A, diciamo) e dall’altro la completano personalmente i leader di Kiev accettando di cedere tutto quello che gli rimane... all’altro straniero (USA, ovvero il “Bandito” B). In questo preciso senso – e in nessun altro – V. Zelensky e i suoi stanno sì, facendo la storia e scrivendo un capitolo decisivo della traiettoria storica dell’Ucraina nel mondo che potremo ancora vedere. Oltre a tutto quello che hanno già fatto (dagli eventi anteriori alla guerra), concludono oggi con questo: un finale degno di loro, coerente con la natura che ne caratterizza l’agire politico.
Sì, in un certo senso il “deep state” americano aveva già vinto questa guerra – sul piano strategico più grande, non sul campo di battaglia – oltre una decade fa, in quel lontano 2014, col golpe di piazza che ha insediato al potere della Rada ucraina le forze e i personaggi che abbiamo visto e vediamo.
Nel corso degli anni c’è stato modo di commentare e riflettere in ogni modo in merito al nazionalismo ucraino, si ha avuto modo di temerlo, di criticarlo (anche da occidente si deve ammettere) e di disprezzarlo (dal fronte russo chiaramente).....ma l’ultimo atto cui si assiste adesso è qualcosa – lo dico con la massima umanità possibile – supera anche il limite, il recinto sacro di quello che a buon diritto viene definito nazionalismo. Le forze a capo di Kiev non sono più “nazionaliste” in senso convenzionale... ma un oltranzismo cieco e multiforme che ha perso la ragione, annegato in un pozzo d’odio che risucchia l’intera società assieme a loro prima di autoannullarsi in un buco nero. Se pure fossi un nazionalista ucraino non potrei non pormi un interrogativo di fronte a un governo che vuole farsi protagonista non tanto recuperando il 20% di territorio perduto... quanto piuttosto vendere il restante 80% delle risorse nazionali a 1/3 del proprio valore (in cambio di garanzie inesistenti che è quanto Trump loro darà, per non scontentare la Russia che altrimenti non ci starebbe ed è quest’ultima che bisogna accontentare per far finire la guerra). E dunque ? Dove è il punto di tutto questo ?
Non esiste nessun punto... come nelle maggiori tragedie. Mi duole ammetterlo, ma sì, Washington aveva già vinto sostanzialmente 11 anni orsono, piazzando al potere una sua quinta colonna di disgraziati nei palazzi governativi della capitale ucraina: poco importa che ci sarebbe poi stata una guerra, poco importa che non si sarebbe riusciti a vincerla sul campo di battaglia (il Pentagono sapeva che non la si poteva vincere)... il risultato finale era già comunque garantito dalla presenza di costoro, da questa legione di teste di legno che al momento giusto avrebbero consegnato quanto di dovere al padrone... pensando di farlo per l’interesse del paese, come ora sull’orlo della sconfitta (e giustificheranno il loro agire di fronte alla propria società con queste esatte argomentazioni: ovvero come a dire che hanno svuotato tutti i conti in banca dei risparmi personali... per proteggere gli utenti dal pericolo. Di nuovo, le metafore sono tante).
Washington non ha mai contato poter vincere contro i tank e gli Oreshnik russi (Zelensky e i suoi possono essere rincretiniti, ma non gli uffici di CIA e Pentagono)...tutte cose fuori del proprio controllo, ma piuttosto contavano su cosa E’ nel proprio controllo, come gli ebeti a capo della Rada e le frange che li hanno sempre sostenuti. Quella è ed è sempre stata la loro arma segreta, la più potente in assoluto.
I nazionalisti ucraini si guadagnano un posto d’onore nella storia di come lo stato nazionale ucraino – nato solo 30 anni addietro, peraltro – si sia inabissato, e lo fanno pensando di aver fatto una cosa buona, l’unica possibile. Il nazionalismo ucraino – nel nome della libertà – determina l’implosione ucraina (...).
Triste constatare l’antica legge secondo cui il VERO ed autentico PERDENTE......è colui che non si rende nemmeno conto della sconfitta e quindi non vi pone rimedio (al contrario pensa sia stato un “pareggio” o addirittura, allucinante, che sia stata una “vittoria non compresa dagli altri”, un “successo indiretto”. I meccanismi della mente generano questo).
Via la strada è tracciata. Passeranno settimane e poi mesi.....ma il binario è grossomodo stato piazzato e su tale traccia si proseguirà. Forse entro quest’anno sarà tutto finito, come deve.
Il dramma degenera e sconfina nella bizzarria, alla luce di tutto quello che è stato detto in questi due lunghi interventi (mi scuso): ma la bizzarria a suo modo è una specie di dramma, dato che manca di quell’equilibrio che impedisce al tutto di prendere una forma adeguata....e permane così una grottesca immagine quella storpiata ed esasperata di una maschera di teatro che gigna al pubblico.
Concludo:
Come ho sottolineato nell’incipit, oggi scrivo in veste di NAZIONALISTA UCRAINO. Io SONO un nazionalista ucraino: ma quello autentico, che concepisce la nazione ucraina per quella che è, un’espressione di quel più grande agglomerato che è la slavità orientale ortodossa assieme a bielorussi e russi. In questo senso, posso dire di essere supporter della civiltà ucraina: in altri sensi – quello ultranazionalista – significa la distruzione dell’Ucraina, come si sta vedendo (che loro stessi stanno attuando in preda al livore, annientando ogni risorsa nazionale, senza che nemmeno gli odiati russi ci siano arrivati). La cricca al potere non rappresenta i moderati ucraini... e a questo punto no rappresenta nemmeno i nazionalisti ucraini che hanno a cuore genuinamente il paese: la giunta di Kiev è un buco nero indefinibile, per quanto sta mostrando in questa ultima fase di guerra (del resto alla stregua della cancelleria del Reichstag che invitava al sacrificio collettivo nel 1945 o alla repubblica di Salò che eseguiva ciecamente qualsiasi comando dall’alto, cioè da Berlino, fosse anche fucilare mezza Italia rifugiatasi sulle montagne).
Zelensky ha disintegrato l’anima per 2 anni con “la pace giusta” per il popolo ucraino: bene, a quanto si vede sta correggendo proprio lui le cose per aggiungere “giustizia” alla pace che verrà.
Ho sfornato 4 pagine di pensieri a caldo e non ho speso che mezza riga dove compare il termine “Europa”: non si è trattato di svista o mancanza di tempo, ma di una scelta e non ho intenzione di rimediare in epilogo. I pensieri si riservano agli attori principali che decidono (Mosca e Washington) al figurante che finisce fuori del palco (Kiev), ma... al semplice spettatore che non decide nulla non viene riservata alcuna nota nella recensione del film (de facto chi all’azione non partecipa è una nullità, un non attore nei riguardi dell’atto in corso). Tutti voi – Kallas,von der Leyen Scholz e compagnia - : seguitate a guardare e annotare su taccuino diligentemente. Il mondo ha bisogno di persone che facciano questo (lo scriba è necessario. Solo non rompa le scatole dopo una certa ora che rischia di perderlo il posto).
Post Scriptum:
Mi si perdoni. Ho scritto questo pezzo chilometrico di riflessioni e non vorrei tediare oltre il lettore... ma con il titolo in basso si può veramente sintetizzare quelle 100 righe e passa in molte meno.
Dunque, ricapitolando tutto a sintesi quasi "molecolare":
1 - Zelensky finalmente concederà le regioni contese a Mosca.
-
Ci siamo sì ?
Allora, esiste qualcosa che non riesco a connettere nei due punti sopra: insomma, sono lieto di sentire il punto n° 1 e un po meno di sentire il n° 2 chiaramente, ma a prescindere dalla preferenza personale, la domanda è un'altra, ovvero "non poteva mettersi d'accordo con Mosca un anno fa, senza così dover pagare un gettone di questo peso a Washington ?"
L'obiettivo di V. Zelensky era salvaguardare l'integrità territoriale ucraina e recuperare le regioni ? Non può farlo, ha fallito è chiaro: dunque per rimediare alla presente disfatta, per riequilibrare cioè il danno subito conseguendo un vantaggio significativo per il proprio stato, lui... vi aggiunge la cessione totale del patrimonio minerario nazionale ?! (l'ultima risorsa che ancora rimane a un Paese in macerie).
???
C'è qualcosa che non torna, che va ad implementare la colonna di dissonanze cognitive affiorate negli anni andandosi a posare in cima a mò di CORONA DI ALLORO veramente storica, da fare ingresso nella mitografia nazionale (...). Il colpo di genio del capo di stato ucraino consisterebbe nel fatto che si è democraticamente risolto di dare tutto a tutti.
Ma che cosa ha portato V. Zelensky, specificamente alla nazione ucraina...?
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