venerdì 27 settembre 2024

Netanyau, all'ONU, fa la lista dei "giusti"... e dimentica che "semiti" sono tutti gli abitanti dei Paesi arabi

 

Netanyahu all'Onu conferma il no alla tregua, poi l'affondo: "Questa Assemblea è una palude antisemita"...

Dimenticando che i semiti sono quei popoli che appartengono al  ceppo semitico, cioè gli Arabi,  gli Aramei, gli Assiri, i Cananeo-Fenici, e non solo gli ebrei originari che abitarono nella Palestina ed  omettendo quanto è successo e sta succedendo tra i sionisti occupanti israeliani e le popolazioni semitiche del Medio Oriente, il primo ministro israeliano si è rivolto ai Paesi di vera matrice semitica: “Se ci colpite, noi colpiremo voi”. Netanyahu ha anche detto che Israele “si batte per la "pace”. Israele ha stabilito la pace una volta e la ristabilirà con tutti i mezzi ed a ogni costo...”, ha aggiunto.

Durante il suo discorso all’ONU, Netanyahu aveva in mano due mappe, su cui sono segnati i paesi “maledetti ” e i paesi “benedetti ”, cioè quelli che hanno normalizzato le relazioni con Israele.

Secondo il primo ministro israeliano i più “dannati” sono Siria, Iraq, Yemen e Iran, ma ce ne sono anche altri...

In precedenza è stato riferito che Netanyahu è pronto a fare di tutto per impedire la creazione dello Stato di Palestina.

 I delegati arabi hanno lasciato l'Assemblea generale delle Nazioni Unite durante il discorso di Benjamin Netanyahu.

Il presidente palestinese ha accusato Netanyahu, che si professa fautore di pace,  di mentire quando ha affermato che Israele non ha ucciso persone innocenti a Gaza.

"Voglio chiedere: chi ha ucciso più di 50mila bambini? Chi continua a ucciderli? Questa follia non può continuare", ha detto Abbas alla riunione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Abbas ha aggiunto che il mondo intero è responsabile di ciò che sta accadendo alla popolazione di Gaza e della Cisgiordania.



Integrazione sulla situazione in Libano 

Pochi giorni dopo lo scatenamento dell’operazione che ha portato all’esplosione di migliaia di cercapersone, walkie-talkie ed apparecchiature elettroniche di vario genere in possesso di altrettanti cittadini libanesi, Israele ha attaccato pesantemente il Libano prendendo di mira quartieri residenziali, infrastrutture e i vertici sia civili che militari di Hezbollah. A sua volta, il Partito di Dio ha risposto con il lancio di un nugolo di missili in territorio israeliano, in attesa che l’Israeli Defense Force lanci l’invasione di terra, denominata “Frecce del Nord”. In appena un giorno, circa 500 libanesi sono morti per effetto dei bombardamenti israeliani, a fronte delle circa 1.200 vittime mietute nel conflitto del 2006, protrattosi per poco meno di un mese. Le immagini provenienti dal Libano meridionale mostrano file chilometriche di cittadini intenti ad abbandonare le proprie abitazioni per trovare rifugio più a nord.

Ibraham Amine, direttore del quotidiano «al-Akhbar» dotato di solide entrature presso la struttura di comando di Hezbollah, scrive che «non si può più parlare di insediamenti e soluzioni. In un solo minuto, il nemico è riuscito a sferrare i suoi colpi più duri al corpo della Resistenza […]. Il nemico ha confermato che non intende rispettare le regole di ingaggio. Si sono aperte le porte di una guerra senza limiti e senza confini […]. Il nemico israeliano non farà alcuna distinzione tra un combattente che opera al fronte e un individuo che lavora in un ufficio lontano».

Dal 7 ottobre 2023, sia Israele che Hezbollah hanno evitato di scatenare una grave escalation attraverso l’osservanza di regole di ingaggio non scritte, come quella che impone di non prendere di mira i civili. Ma ora la situazione è mutata radicalmente.

Nel suo primo discorso da quando gli ordigni sono stati fatti esplodere, il leader di Hezbollah Sayed Nasrallah ha riconosciuto che il suo gruppo ha «subìto un colpo duro e crudele», accusato Israele di infrangere «tutte le convenzioni e le leggi» e promesso che il nemico avrebbe «affrontato una giusta punizione e un’amara resa dei conti».

Più specificamente, Nasrallah ha chiarito che «il nemico dichiara come suo obiettivo ufficiale quello di riportare i coloni al nord. Accettiamo la sfida: non torneranno al nord. Di fatto, obbligheremo altri israeliani ad abbandonare le proprie case. Ci auguriamo che Israele entri in Libano, stiamo aspettando i loro carri armati giorno e notte».

Stiamo orientandoci verso un conflitto israelo-libanese paragonabile a quello del 1982? O siamo alla vigilia di una grande guerra regionale destinata a coinvolgere le grandi potenze mondiali?

Giacomo Gabellini



Video collegato con Gaetano Colonna: https://www.youtube.com/watch?v=EEZn7MhXgkY

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