domenica 15 settembre 2024

Sahel. "Abas la France, vive Poutine"



In tempi recenti, l’area del Sahel è stata interessata da una catena di colpi di Stato culminati con l’insediamento di giunte intenzionate anzitutto a rivedere drasticamente gli anacronistici “rapporti ineguali” con le ex potenze coloniali. L’epicentro di questo poderoso sisma si situa nella regione in cui sorgono Mali, Burkina Faso e Niger, Paesi che hanno messo alla porta francesi e statunitensi (ma mantenuto gli italiani, nel caso nigerino), siglato intese economiche, commerciali e militari con Russia e Cina.

Ripudiando la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), l’organismo egemonizzato dall’asse euro-statunitense da cui i tre Paesi in oggetto sono fuoriusciti per istituire l’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes). Vale a dire un’organizzazione che riunisce circa 72 milioni di abitanti in un’area unificata regolata da un regime di libera circolazione di merci e persone, fondata in risposta all’esigenza di «muovere un passo decisivo verso una maggiore integrazione», come si legge in una nota congiunta diramata a margine dell’approvazione del trattato istitutivo della Confederazione, sottoscritto presso Liptako-Gourma. Il documento è stato sottoscritto dal leader della transizione nigerina Abdourahamane Tiani, dal presidente di transizione del Burkina Faso Ibrahim Traoré e dall’omologo maliano Assimi Goïta.

Quest’ultimo, riporta «Jeune Afrique», ha espresso l’auspicio che l’Alleanza degli Stati del Sahel si configuri come «un’alternativa a qualsiasi raggruppamento regionale artificiale, volta a costruire una comunità sovrana di popoli sottratta alla morsa di potenze straniere». Successivamente, i ministri degli Esteri dei tre Paesi, riunitisi a Bamako, hanno dato forma compiuta alla coalizione, conferendole una dimensione politica e diplomatica. Assimi Goïta ha ricevuto l’incarico di presiedere per la durata di un anno l’Alleanza degli Stati del Sahel. «Vorrei ribadire – ha dichiarato Goïta – la nostra ferma intenzione di rendere l’Alleanza degli Stati del Sahel un modello di cooperazione regionale, di solidarietà per lo sviluppo, e anche un paradigma di integrazione sub-regionale, in omaggio ai principi della Carta di Liptako-Gourma».

Giacomo Gabellini


Si parla di tutto questo assieme a Salvo Ardizzone, consulente societario e saggista:



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