Il capataz a Cernobbio
Gli ultimi giorni sono stati molto densi di impegni per Zelensky: il 6 settembre 2024 ha incontrato a Ramstein i Ministri degli esteri dei paesi NATO e il giorno dopo, a Cernobbio, le delegazioni del G7. Lo scopo delle visite, naturalmente, è sempre lo stesso: chiedere denari e nuove forniture di armi, chiedere di accelerare l’invio di quelle già promesse, e chiedere che venga consentito agli ucraini di colpire in profondità il territorio russo.
Austin ha promesso un pacchetto di aiuti statunitensi da 250 milioni di dollari, nel quale ci saranno proiettili d’artiglieria da 105 e 155 mm, munizioni per gli HIMARS, armi anticarro e antiaeree portatili ed equipaggiamento vario (link 1); la Germania ha promesso 12 obici semoventi PzH2000 e, in consorzio con Olanda e Danimarca, 77 Leopard 1A5, e la Gran Bretagna l’invio di 650 missili Martlet, non si sa in che configurazione.
A Cernobbio Zelensky ha incontrato invece le delegazioni politiche, chiesto ulteriore sostegno e accennato al nuovo piano di pace che sostiene di aver messo a punto, senza però fornire dettagli e dicendo che vuole presentarlo a Biden, Harris e Trump. Ha incontrato anche la delegazione statunitense guidata da Lindsey Graham col quale si è esibito in un filmato surreale, nel quale il senatore statunitense ha affermato senza mezzi termini, e non è la prima volta che lo fa, che gli USA devono sostenere l’Ucraina perché combatte i russi al posto loro, e perché ‟stanno seduti [gli ucraini] su un trilione di dollari di minerali che potrebbero andar bene per la nostra [statunitense] economia” (foto). Zelensky sorrideva e ringraziava, e ormai non c’è molto altro che possa fare, in effetti. Mi spiace davvero molto che questo filmato non sia stato ripreso da nessuno dei nostri Mentana e Puente ma lo si trovi solo sui canali ‟di propaganda russa” o su pochi aggregatori di news ‟indipendenti”, uno dei quali dovrò necessariamente linkare perché il filmato va visto, soprattutto per il linguaggio del corpo dei due e la pacca sulla spalla finale che Graham concede a Zelensky – poi gli stringe anche la mano, come si fa con ogni sottoposto che sta lavorando bene (link 2).
Zelensky torna dunque a Kiev con un bel po’ di promesse, pacche sulla spalla e strette di mano, lodi e complimenti, e un po’ di materiale bellico che verrà distribuito con la solita parsimonia e ben dilazionato nel tempo. Quello che gli premeva maggiormente però, non l’ha ottenuto: gli Stati Uniti continuano a non consentire l’impiego delle loro armi a lungo raggio sul territorio russo. Austin ha glissato ma ci ha pensato Kirby il giorno prima dell’incontro di Ramstein, dichiarando in conferenza stampa che non solo l’approccio statunitense alla questione non è cambiato ma che la Russia ha spostato il 90% dei suoi asset strategici al di là della gittata massima degli ATACMS, quindi sarebbe comunque inutile (link 3); e prima di lui, già il 28 agosto Foreign Affairs (che, lo abbiamo visto e scritto tante volte, non è proprio la rivista delle colombe, anzi) addirittura scriveva che l’idea che bombardando la Russia in profondità sul suo territorio si otterrebbe un vantaggio strategico è ‟una falsa premessa” (link 4).
Quasi mi dimenticavo. Zelensky ha incontrato anche Giorgia Meloni, che ha ribadito che il sostegno all’Ucraina è incrollabile e, soprattutto, ‟nell’interesse nazionale italiano” (link 5), cosa sulla quale bisognerebbe discutere. Possiamo ragionare sul fatto che possa essere la cosa più giusta da fare moralmente, eticamente e simili, ma in termini di realpolitik non mi pare proprio, a meno che gli USA non intendano fornirci gas e petrolio (e alluminio, fertilizzanti...) a prezzo inferiore a quello russo, cosa che non paiono intenzionati a fare né, per certe materie prime, hanno la possibilità di fare, oppure che Meloni davvero pensi ai ‟dividendi della vittoria” e che quindi le avremo più o meno gratis dai Bantustan che creeremo sulle macerie della Russia. Più facilmente dice quello che da oltreoceano le dicono di dire, cosa che invece Crosetto continua a fare in maniera più limitata. Sostegno sì, ma con giudizio: materiale militare ‟difensivo”, soprattutto antiaerea, niente permesso di colpire oltrefrontiera e, soprattutto, assistenza ai civili con l’invio di generatori elettrici, cosa della quale tra un po’ ci sarà davvero molto bisogno (link 6).
Se ci saranno i dividendi della vittoria a noi non spetteranno, perché siamo stati tiepidi, e se i dividendi della vittoria li distribuirà Mosca non potremo sperare che ci facciano partecipare, perché le armi le abbiamo mandate. Apocalisse 3, 15-16 è un passo di cui anche in politica si dovrebbe tenere conto, anche nell’interpretazione laica che ne dava Guccini: ‟bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà”. Ma per scegliere bisogna avere la libertà di farlo, e noi tutta questa libertà non ce l’abbiamo.
Francesco dall'Aglio
Articolo collegato: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2024/09/ucraina-e-solo-questione-di-soldi.html
Video collegato: Gli ucraini chiedono il permesso di colpire la Russia con i missili statunitensi: https://www.youtube.com/watch?v=cwPFRlY7IVU&t=907s
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