venerdì 7 ottobre 2022

Distanziamento sociale e filosofia... Semplice e terrificante


Spunti da Umberto Galimberti



Il Covid ha aumentato il livello medio di follia?

«La pandemia - risponde Umberto Galimberti - ha indotto una drammatizzazione della sofferenza, ma specie secondo un punto di vista televisivo, non di fatto. Con i miei pazienti non ho notato un’accentuazione dei problemi, anche se stare in casa durante la clausura non era ovviamente bello. Però, la distanza sociale non l’ha creata il Covid, ma l’informatica. Il Covid ha invece creato la distanza virale».

Davvero il Covid non si collega con la distanza sociale?

« No, certo. E la distanza sociale si accentuerà con la digitalizzazione. Non avremo più a che fare con incontri di volti, di corpi, di persone, ma con la digitazione di tastiere. E questa non è società, non è socializzazione. È comunicazione e basta».

E la didattica a distanza?

«Non ha insegnato niente. Ho proposto che gli studenti ripetessero un anno in presenza. Altrimenti è un anno perso».

È, quello in corso, un processo irreversibile?

«Sì, con grave danno sia per i processi lavorativi sia didattici. Naturalmente, un conto è lavorare in un ufficio dove chi ha un’idea può trasmetterla agli altri, un conto è lavorare nella solitudine davanti a un computer. Subiamo la tendenza a tenerci rigorosamente in casa».

Da chi è voluta, quindi, la distanza sociale?

«Non faccio retroscena, ma la tecnica è uscita dal suo ambito per diventare forma sociale. Non si può non avere il cellulare e il computer: sono imposizioni della tecnica. Alla stessa maniera, la tecnica ha preso il posto della politica, che una volta era il luogo della decisione. Ora, la politica quando decide deve guardare l’economia: e allora la decisione è già deferita. E l’economia per investire guarda le risorse, le novità tecnologiche. A questo punto, la decisione finale spetta alla tecnica. Ma la tecnica non tende a uno scopo. E questa si chiama follia».

Se il processo è irreversibile, possiamo almeno tentare di ritardarlo?

«Le cose succedono quando si hanno armi di ricatto. Anche i giovani vorrebbero avere un mondo migliore di quello attuale, ma che armi di ricatto possiedono per obbligare i politici a prendere certe decisioni? E poi, come ha detto Greta a Milano, i politici fanno solo bla bla bla».

Ci sarà più lavoro di conseguenza per gli psichiatri e gli psicanalisti?

« Ho sempre pensato che la psicanalisi non porti dalla malattia alla guarigione, ma alla conoscenza di sé stessi. Con la conoscenza di sé stessi si è in grado di difendersi dall’angoscia, dal dolore, dalle nevrosi. Ma oggi la psicanalisi non la vuole più nessuno: si vuole il problem solving».

La filosofia può allora costituire un rimedio?

«Sì, certamente. Anche se occorre ricordare che la filosofia non è un sapere: il sapere è della scienza. La filosofia è un atteggiamento. Ma la tentazione è di eliminarla anche dai licei, mentre bisognerebbe introdurla fin dalla prima elementare». 

Stralcio di un'intervista con Umberto Galimberti segnalata da J.E.



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.