venerdì 10 giugno 2022

Unione Europea. Avidità e declino...

 


Dire “Unione Europea” più che una definizione è espressione di un ossimoro. Un mezzo continente che al declino demografico assomma il suicidio progressivo della propria cultura e civiltà.

Mentre il calo della popolazione e lo scadimento culturale sono gli indicatori del declino di un popolo o di un consesso di popoli, la gestione economica e politica ne è sempre la causa.


In "questa" Europa" indici e cause ben si palesano in questi ultimi trent'anni.



1990 (e seguenti): adesione acritica al fenomeno della privatizzazione (detto "liberalizzazione") associato a spostamento dei processi di produzione ("delocalizzazione /globalizzazione") in Paesi a basso costo di manodopera con conseguente depauperamento delle risorse nazionali (fenomeno riguardante anche il Nord America che in Italia porta alla svendita di ciò resta del patrimonio industriale).


Con l’arenarsi della "globalizzazione" ritorno alle vecchie politiche di scomposto e confuso protezionismo (negli Stati Uniti in particolare). L'opposto di quanto praticato e teorizzato sino a quel momento. 


Un disordine economico celato dietro definizioni approssimative come "necessità" e "crescita" a mascherare le convulsioni della rincorsa al massimo profitto.



Dal 2000: nella confusione di scelte e contro-scelte il processo capitalistico accentua, se non totalizza, l'indirizzo speculativo alla formazione del ”profitto subito”.


2007/2008: il crollo del valore del titoli deteriorati (subprime) manifesta, non una "crisi", che per definizione ha limiti temporali e chi ne è vittima può uscirne, ma un processo di inesorabile degrado e declino sistemico.


2018: il Fondo Monetario Internazionale (Relazione Lagarde) rivela sommessamente che il declino sistemico accelera perché gravato da un fardello cinque volte più pesante di quello responsabile  del crollo dei titoli subprime di dieci anni prima.


Gli avvertimenti del F.M.I. (e non solo) sollecitano i vari “governi” a “prepararsi” adottando scelte economiche "adeguate" e decisioni politiche “conseguenti”: bassi salari e controllo sociale.


Col concorso del Covid il capitalismo aggancia il profitto all'industria farmaceutica, che si associa come elemento di traino alla endemica industria degli armamenti. Quest'ultima la sola ad essere autarchica nella produzione, globalizzata nel mercato e nella realizzazione del proprio marketing,  cioè le guerre.



Le ossessive provocazioni belliche USA-NATO-Unione Europea verso la Russia, e la più che prevedibile riposta di Putin, trovano in questo quadro le cause e nella Storia ragioni antiche.


Cause coincidenti con le vicende di una Europa occidentale a democrazia oscurata, demografia calante e peso geopolitico ai minimi storici.


Grazie per l'attenzione // Giorgio Stern




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