Questa la dichiarazione rilasciata dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: “La nostra non è una cosiddetta operazione militare, non un altro round di combattimenti, ma una guerra… Ho ordinato una vasta mobilitazione di riservisti per contrattaccare con una forza che il nemico non ha mai conosciuto…”.
Israele sta richiamando i riservisti dell’esercito per rispondere massicciamente all’attacco di Hamas che il ministero israeliano della difesa ha definito “un grave errore”. Il premier Netanyahu ha dichiarato “Siamo in guerra e vinceremo”.
Pagine Esteri, 7 ottobre 2023 – Antefatto. Un improvviso attacco con razzi e incursioni è scattato alle prime ore di sabato da Gaza verso decine di località in Israele. Sono stati lanciati da Hamas e altre organizzazioni in pochi minuti centinaia di razzi verso il sud di Israele fino alla periferia di Tel Aviv, razzi diventati, secondo le autorità israeliane, 2.500 in poche ore.
I sistemi di difesa israeliani sarebbero stati colti di sorpresa e diversi razzi hanno colpito vari centri abitati, uccidendo -secondo fonti israeliane - circa 40 persone e facendo numerosi feriti. Nello stesso momento, secondo notizie diffuse dai media, almeno 4 unità scelte delle Brigate Ezzedin al Qassam, a bordo di pick-up si sono infiltrate in territorio israeliano ingaggiando combattimenti con l’esercito israeliano.
I combattenti palestinesi infiltrandosi negli insediamenti israeliani hanno assaltato la stazione di polizia della città di Sderot. Si sono impossessati di diverse jeep dell’esercito israeliano, portandole dentro Gaza.
“Il Regno Unito condanna inequivocabilmente gli attacchi di Hamas contro gli israeliani. Il Regno Unito sosterrà sempre il diritto di Israele a difendersi”, ha detto invece il ministro degli Esteri James Cleverly. “Sono scioccato dagli attacchi da parte dei terroristi di Hamas contro cittadini israeliani. Israele ha il diritto assoluto di difendersi. Siamo in contatto con le autorità israeliane e i cittadini britannici in Israele dovrebbero seguire i consigli di viaggio”, ha fatto eco al ministro il premier britannico Rishi Sunak.
“La Francia condanna con la massima fermezza gli attacchi in corso contro Israele e il suo popolo. Esprime la sua piena solidarietà a Israele e alle vittime di questi attacchi. Ribadisce il suo rifiuto assoluto del terrorismo e il suo attaccamento alla sicurezza di Israele”, ha scritto in una nota il ministero degli Esteri francese. Solidarietà anche dalla Germania. Il ministro degli Esteri tedesco ha infatti condannato fortemente gli attacchi da Gaza, ribadendo il diritto di Israele a “proteggersi”.
Il sostegno allo Stato ebraico arriva anche dall’Unione europea. “Condanno con forza gli attacchi lanciati contro Israele e la sua popolazione portando terrore e violenza per cittadini innocenti”, ha scritto su X il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Il mio pensiero va a tutte le vittime israeliane - ha aggiunto - L’Ue è solidale con il popolo israeliano in questo momento. Israele ha il dovere di difendersi".
L’Ucraina si è aggiunta al coro di chi ha espresso solidarietà a Israele: “L’Ucraina condanna fermamente gli attacchi terroristici in corso contro Israele, compresi i razzi contro la popolazione di Gerusalemme e Tel Aviv. Esprimiamo il nostro sostegno a Israele nel suo diritto di difendere se stesso e il suo popolo”, ha dichiarato il ministero degli Esteri sui social media.
Per il mainstram, che trasmette in elmetto, i palestinesi sono sempre "terroristi". Anzi i "terroristi di Hamas".
Hamas, il partito politico che nel 2006 aveva vinto le elezioni in tutta la Palestina (Cisgiordania e Gaza) i cui ministri e sindaci una settimana dopo vennero catturati e imprigionati da Israele, è definito "terrorista". Anche i partigiani durante la Resistenza erano definiti "banditi", anzi "banditen", per l'EIAR. Consoliamoci, lo siamo tutti, se e quando ci facciamo valere contro l'ingiustizia e l'oppressione.
"Israele è in guerra". Oggi è in guerra, ieri no. Poteva invadere uccidere, saccheggiare qualsiasi sito o villaggio o campo profughi palestinese, ma non era in guerra. Oggi sì. Netanyahu oggi si sente in guerra e con lui i politicanti nostrani ed esteri."
Commento di Vincenzo Mannello: “Europei ed occidentali, tutti "allineati e coperti" nella difesa delle azioni militari, politiche e (spesso) criminali del paese guida e di quello adottato: Stati Uniti ed Israele. Pertanto ritengo che alla faziosità mediatica, già esplosa sul Main Stream Media, specchio fedele della propaganda sionista, si contrapponga la versione offerta dalla "altra parte", quella definita unilateralmente "terrorista" da chi nasconde le malefatte israeliane contro un intero popolo, quello Palestinese. Ognuno fa quel che può, so benissimo che immagini e parole trattano eventi orribili e crudeli che nessuno, sano di mente, vorrebbe vivere, non solo a Gaza, Sderot, Gerusalemme o Gisgiordania ma ovunque, nel mondo, ci sia gente che si spara addosso...”
RispondiEliminaCommento di Giorgio Stern: "Da quanto ci raccontano emerge un primo aspetto, sicuramente non secondario, di ciò che accade in Palestina
RispondiEliminaLa resistenza palestinese ha ridicolizzato il famoso sistema spionistico israeliano. Mossad, Shin Beth e compagnia spiando, tutti, come dice la Tv, colti di sopresa. E sì che il regime di Tel Aviv sembra intendersene di sistemi di controllo. Sono i sistemi che vendono anche agli yankee, all'Italia, alla "E.U." ecc. Eppure....
Da quanto mostrano sembra che lo stesso strapotente esercito ebraico sionista abbia soldati che si arrendono quando i palestinesi, ai sassi aggiungono qualche altro modesto dispositivo. Quando agli F35 i palestinesi oppongono i parapendio.
Ma per coloro che non sanno, o non ricordano, o mangiano memoria pur di non perdere il posto alla RAI o simili baraccopoli, mi permetto di ricordare che lo stesso accadde più di trent'anni fa.
La Prima Intifada scoppiò a Gaza nel 1987/88, e poi si trasmise dappertutto, "improvvisamente, cogliendo tutti di sopresa" come dissero gli israeliani che, pur occupando militarmente ogni centimetro quadro della Palestina, non se n'erano accorti.
Non se n'erano accorti semplicemente perché quando un popolo insorge nessuno crede possa accadere. In Palestina come nel mondo."