venerdì 20 ottobre 2023

Come per le ciliege, in guerra una colpa tira l'altra... ma una soluzione ci sarebbe!

 

Vae victis

Guerra di Gaza, di chi la colpa? Degli Israeliani o dei Palestinesi?

La colpa originaria, intendo, perché la colpa immediata è l'attacco "improvviso" di Hamas. Hamas, peró – non si dimentichi – è un partito palestinese, non la Palestina. La Palestina, i Palestinesi in senso lato non hanno colpe in questa infame guerra di Gaza.

Colpe maggiori le hanno di sicuro gli Israeliani. Non tutti, certamente, non coloro che si sono opposti alla folle politica «di annessione e di esproprio» (uso le parole dell’autorevole quotidiano israeliano “Haaretz”) voluta dal governo di Benjamin Netanyahu; politica che è stata la miccia che ha dato fuoco alle polveri.

Certo, peró, se per un attimo tralasciamo la funebre contabilitá degli ultimi tristi  episodi  e risaliamo un po’ indietro nel tempo, allora non si può non riconoscere che i Palestinesi abbiano ben poche colpe. I Palestinesi abitavano quella terra fin dall'antichità.  Piú tardi, molto piú tardi (novembre 1917) l’allora Ministro degli Esteri inglese, conte Arthur James Balfour, indirizzó un messaggio ufficiale al barone Walter Rothschild (capo della comunitá ebraica britannica nonché proprietario della Banca d’Inghilterra) promettendo – a nome del governo di Sua Maestá – la creazione di una «dimora nazionale per il popolo ebraico» in Palestina.

Impegno che sarebbe stato lodevole, se la Palestina non fosse, ormai da un paio di millenni, la “dimora” di una diversa popolazione: i Palestinesi, per l’appunto.

Peraltro - non va dimenticato neanche questo - pochi mesi prima di aver promesso la Palestina agli ebrei, gli inglesi l'avevano promessa agli arabi (accordo MacMahon-Hüsseyn del luglio 1916). Vecchio vizietto albionico, quello di promettere la stessa cosa a soggetti diversi.

In ogni caso – venendo a tempi meno lontani – nel 1947 la neonata Organizzazione delle Nazioni Unite decretava che la Palestina dovesse essere spartita fra Arabi ed Ebrei, e nel 1948 veniva cosí costituito un modesto Stato d’Israele. Da allora quello Stato è andato gradualmente estendendosi e, parallelamente, il quasi-Stato palestinese è andato riducendosi fino alle dimensioni attuali: due tronconi separati (la Cisgiordania e la minuscola “striscia” di Gaza) per un totale di circa 6.000 chilometri quadrati e di 5 milioni di abitanti.

Nel frattempo alcuni governi  israeliani  -compreso il governo Netanyahu– hanno favorito ampi insediamenti ebraici in territorio palestinese: vere e proprie “colonie armate di popolamento”, peraltro condannate dall’ONU come palese violazione di ogni piú elementare norma di diritto internazionale. Da qui l’accusa «di annessione e di esproprio».

Una riflessione, in chiusura. Benjamin “Bibi” Netanyahu era, fino a qualche giorno fa, politicamente con un piede nella fossa. Formalmente incriminato per corruzione, frode e abuso d’ufficio, era letteralmente assediato da oceaniche manifestazioni popolari che ne chiedevano le dimissioni, e correva il rischio di essere cacciato ignominiosamente dal potere. Adesso, invece, cinge l’aureola di difensore della sicurezza di Israele e tenta di tornare sulla cresta dell’onda. Magari con un mezzo genocidio al suo attivo.

In tale contesto sarei tentato di inserire le voci secondo cui i servizi segreti egiziani lo avrebbero avvisato, con tre giorni d’anticipo, dell’aggressione che Hamas stava preparando. Ma Bibi – secondo tali voci – avrebbe ignorato l’avviso.

Ora,  qualcuno potrebbe interrogarsi sui motivi che avrebbero indotto ad ignorare la “soffiata” dei servizi egiziani. E non vado oltre, perché le “perle” della fantapolitica sono come le ciliegie: una tira l’altra. Si potrebbe partire dall'Ucraina e dal Donbass  ed arrivare poi fino a Gaza.

Stralcio di un articolo di Michele Rallo













Mia integrazione:

Mustafa Barghouti insiste con la proposta politica  di "un unico Stato per  due popoli, laico e tollerante, con diritti e doveri per tutti"   potrebbe essere  una soluzione.  La commistione  e l'integrazione  sono  sempre avvenuti nella storia ed in tutti i Paesi del mondo, a seguito delle continue migrazioni umane sulla terra.  Un  naturale aggiustamento nel riconoscimento di appartenenza alla stessa specie. Basterebbe guardare la storia d'Italia con tutti i mescolamenti  avvenuti nei secoli.  Ma  la Palestina è oggi occupata da una falsa etnia, autodefinitasi  "semita",  che da mille anni  si distingue e vuole mantenere la sua identità di convenienza e non  vuole integrarsi con nessun altro che sé stessa.

In Palestina prima dell'invasione sionista del 1947 esisteva una forma di equilibrio, convivevano arabi, ebrei, cristiani di varie fedi e persino atei. I sionisti però  non sono veri ebrei, sono "latrones" di origine cazara turcomanna,  "convertiti" da mille anni all'ebraismo andando  contro la legge rabbinica sul diritto di nascita,  e  da allora confermano quel che hanno impropriamente acquisito: la loro differenza elettiva e l'appartenenza  etnico-religiosa al popolo  giudaico (in realtà ebrei si nasce solo da madre ebrea e non per conversione). 

Questi sionisti perpetrano la frode  attraverso il sancire un titolo idebitamente acquistato (in realtà un furto d'immagine e di titolo)  e  -come succede per tutti i conversi per convenienza e per i ladri-  essi  riaffermano la loro acquisizione e  "distinzione" con la reiterata asserzione del loro diritto. Il loro è  un atto contro natura, un patto ereditario con il diavolo. Hanno un brutto karma da scontare e se lo sono portato con sé in Palestina di cui si sentono legittimi ed unici proprietari. 

Paolo D'Arpini









Post Scriptum - Aggiungo che gli ebrei ortodossi originari della Palestina sono  oggi un'esigua minoranza che protesta di tanto in tanto ma è fuori gioco;  i palestinesi sono superati in numero  e forza militare dai sionisti immigrati e  sono costretti a vivere  nelle misere enclavi di Gaza e Cisgiordania (da qui la rivolta di Hamas) e per vivere debbono assoggetarsi come schiavi ai voleri del governo sionista oppure morire in guerra;  tra l'altro israele  è finanziato ed appoggiato da UE, USA e mondo occidentale, nonchè dai veri padroni del mondo i banchieri ashkenaziti che controllano tutta la finanza e l'economia; i cristiani, poveri cristi, sono divisi tra loro e i loro capi (papone in testa) cercano solo un compromesso per gestire il pellegrinaggio dei fedeli ai luoghi santi.  I palestinesi espropriati della propria terra   hanno sete di vendetta e gli israeliani sanno che se ci fosse un unico stato "democratico" in breve tempo sarebbero outnumbered... Pertanto  la proposta di Barghouti per un "unico stato laico"  è utopica ma vale la pena di perseguirla.



Articoli collegati: 






2 commenti:

  1. Mio commentino: “In questa guerra ci sono tante news e fake news... Tipo quella che riferiva della soffiata, passata a Bibi, sull'imminente attacco di Hamas e da lui ignorata. Ormai è ben difficile percepire la verità, la "verità" alla fine l'affermeranno i "vincitori", chiunque questi siano...”

    RispondiElimina
  2. Il parere di Manlio Dinucci: "Nell’attacco terroristico di Hamas c’è stata la regia del Mossad, così come avvenne con la CIA per le Torri Gemelle. Il fine strategico è lo stesso: innesco della ‘guerra globale al terrorismo’, ossia ieri invasione di Afghanistan e Iraq, oggi sterminio della Palestina”. La tesi è ardita ma è avanzata da un esperto di affari militari..."

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.