Gli ultimi sviluppi della crisi ucraina, con gli annessi pericoli di una guerra globale, non sono del tutto negativi. La Germania continua ad avere un profilo non aggressivo, pensando ai propri interessi. Il governo tedesco è consapevole che uno degli scopi dell’accelerazione minacciosa della crisi voluta dal presidente USA Biden è quello di far chiudere il grande gasdotto North Stream 2 tra Russia e Germania, ormai in fase di completamento definitivo, per poter vendere all’Europa il proprio “shale gas” ottenuto dalla frantumazione (fracking) degli scisti bituminosi. Si tratta di un gas molto più costoso, trasportabile solo con navi, che presenta gravissimi elementi di inquinamento del sottosuolo, con grave danno dei sistemi ecologici.
Ai Tedeschi si è unito a sorpresa anche il presidente francese Macron, che ha avuto un colloquio telefonico con Putin, dopo di che ha dichiarato pubblicamente che la Russia non ha alcuna intenzione di invadere l’Ucraina, ma è solo preoccupata per la propria sicurezza.
Persino il presidente ucraino Zelensky, certamente non di sentimenti filo-russi, sentendosi messo in mezzo dalla politica aggressiva statunitense, ha ammonito gli “Occidentali” ad abbassare i toni e non creare panico.
Solo i nostri politicanti, sfiancati in una estenuante e ridicola tenzone sull’elezione del Presidente della Repubblica - conclusa con la rielezione del salvatore Mattarella, che accetta “per senso di responsabilità- ignorano l’esistenza di questa crisi internazionale così grave.
Oltre tutto l'inasprimento delle sanzioni alla Russia minacciate dagli USA rischiano di danneggiare – anche in assenza di un conflitto armato - la stessa economia italiana che riceve gas dalla Russia, mentre molte aziende italiane sono impegnate in proficui progetti sul territorio della Federazione Russa che rischiano di essere annullati. Scarsa eco hanno tra i nostri politicanti, impegnati nelle loro baruffe ed accordi sottobanco, sia le questioni internazionali, sia i pressanti problemi interni come la crescita della povertà e della diseguaglianza, la precarietà, la disoccupazione e la sotto-occupazione prevalenti specie tra i giovani.
Vincenzo Brandi
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