…stamattina presto, alle 5, l’ora in cui se ne va la Tigre ed entra la Lepre, mi è venuto il dubbio che forse sono stato troppo cattivo con il premier Mario Draghi. Che forse ho esagerato nel criticarlo e che in fondo anch’egli è un buonuomo.
Il suo errore è che persegue il meglio, insomma è un "migliorista"… che insegue la “formale” perfezione esteriore, agendo di conseguenza e credendo che guadagnare il favore delle alte cariche d’Europa ed America, inchinandosi al volere delle banche e delle multinazionali, porterà vantaggio all’Italia…
Non oso pensare che il suo fine invece sia quello di portare vantaggio solo a se stesso perchè -è ovvio- questo sarebbe un atteggiamento sbagliato, dal punto di vista umano e morale… Sarebbe come se noi volessimo fare bella figura con lo strozzino, o con il mafioso che ci chiede il pizzo, per la nostra "sicurezza", pagando regolarmente le tangenti…
Quel tipo di consenso cercato dal signor Draghi sarebbe la perfezione del ragioniere che è soddisfatto se i conti tornano senza chiedersi se quei conti hanno vera utilità per la vita, per la crescita della vita… E crescere sicuramente è possibile… ma senza foga, senza condizionamenti, senza voler dimostrare che stiamo crescendo a modo, perché ce lo dice qualche grande… Pensate un po’ a quando eravamo bambini, a volte sentivamo l’impellenza di sentirci grandi, per farci rispettare dagli adulti che invece ci trattavano da bimbetti e come tali reagivamo…
Ricordo un proverbio che mi citavano i vecchi contadini di Calcata: “il meglio è nemico del bene”… (Il detto evidenza come ricercando la perfezione o ponendosi obiettivi troppi ambiziosi, si rischia di ottenere l'opposto del risultato sperato. Cercando di raggiungere un livello sempre più alto si rischia di perdere ciò che di buono già si ha...). Ed è proprio così, arrabattandosi e cercando di migliorare, di ottenere il consenso dei "grandi", non riusciamo a percepire il bene che già c’è in noi… che non avrebbe bisogno di soluzioni "miglioriste". Basterebbe semplicemente essere quel che si è senza remore né rimpianti, senza cercare l’approvazione di qualcuno, perché se siamo quel che siamo evidentemente ci compete... Da ciò nasce spontaneità e naturalezza.
Purtroppo quel che ci manca è la fiducia in noi stessi e da questa carenza sorge il desiderio e la paura e in tal modo si aziona quel meccanismo “diabolico” che ci fa commettere un errore dopo l’altro… e più sbagliamo e più commettiamo errori, cercando di rimediare... con altri errori, altre paure ed altri desideri... Ed intanto la nostra società va a rotoli, perché non può funzionare come un meccanismo, non è fatta di semplici ingranaggi e di numeri…
Allora anche l’Italia potrà ritrovare la dignità di vivere delle proprie risorse reali, senza inchinarsi alle esigenze dei "mercati"...
E perché no…?
Paolo D’Arpini
Paolo D’Arpini
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