L’Italia è un Paese occupato. Dalle oltre 120 basi e installazioni militari USA-NATO disseminate su tutto il territorio nazionale agli accordi tra le università italiane e le agenzie ed aziende militari pubbliche e private degli USA e dello Stato sionista d’Israele, dai percorsi didattici per i giovani studenti all’interno delle caserme all’uso del nostro territorio per l’addestramento degli eserciti dell’Alleanza Atlantica, il nostro Paese è un retroterra militare della NATO, principale promotrice della Terza guerra mondiale che è in corso.
In Italia l’opposizione alla NATO è diffusa in tutto il Paese. Ogni regione, provincia e città è animata da gruppi, partiti, movimenti, organismi sindacali, associazioni che fanno della lotta contro la NATO una propria bandiera e che sono nei fatti focolaio di resistenza locale alla deriva bellicista del nostro Paese. Intento del progetto di costituzione del Coordinamento Nazionale No NATO è quello di mettere in campo un percorso di attività comuni, di scambio di esperienze, di sperimentazione pratica che coinvolga tutti gli organismi che a livello nazionale lottano contro la NATO, la propaganda di guerra e le politiche di guerra.
Questo percorso è reso necessario da un lato dalle impellenti necessità oggettive (la Terza guerra mondiale, il genocidio in corso in Palestina, la sottomissione dell’Italia agli imperialisti USA-NATO) che incidono in maniera sempre più profonda sulle nostre vite; dall’altro, dalla difficoltà che ogni realtà a livello territoriale esprime nel dare forza e vigore alle proprie rivendicazioni.
Il processo per la costituzione di un Coordinamento Nazionale No NATO è iniziato nel marzo 2024, con le riunioni preparatorie per la costruzione di una giornata di mobilitazione contro la NATO prevista per il 4 aprile 2024, a 75 anni dalla sua fondazione, con decine di iniziative piccole e grandi promosse in tutto il Paese ed è proseguito con le iniziative comuni del 2 giugno, la convergenza su alcuni iniziative e mobilitazioni nazionali fino ad arrivare alle mobilitazioni e iniziative contro la NATO e la guerra promosse nella settimana dal 2 al 10 novembre in occasione della “Festa” delle Forze Armate (4 novembre).
La finalità del coordinamento è quella di attuare fino in fondo l’articolo 11 della Costituzione italiana. La sua applicazione sostanziale implica e coincide con l’uscita dell’Italia dalla NATO. Questo obiettivo richiede di mettere in campo un percorso che da un lato prevede il contributo di ogni organismo già attivo nella lotta contro la NATO, dall’altro si traduce in misure già praticabili che vanno nella direzione di indebolire la morsa con cui la NATO sottomette il nostro Paese e così creare condizioni più favorevoli per farla finita con la l’adesione dell’Italia alla NATO.
Il coordinamento esprime la volontà di coordinare quegli organismi che già si mobilitano contro la NATO, la guerra e le politiche di guerra (repressione del dissenso, economia di guerra, ecc.) e favorisce la connessione con le realtà più disparate che possono confluire su tale lotta comune: da gruppi di lavoratori contro il traffico di armi nei loro posti di lavoro, a comitati ambientali impegnati contro l’inquinamento prodotto dalle basi, etc. lottando per l’unità sotto le parole d’ordine del NO alla Nato, NO alla propaganda di guerra e NO alle politiche di guerra.
Ogni organismo e realtà politica e sindacale, associativa, di movimento che si rivede in questi principi è invitato a partecipare, portare il proprio contributo, prendere parte a questo progetto.
Vi preghiamo di comunicare la vostra partecipazione all’assemblea scrivendo una mail a coordinamentonazionalenonato@
Gruppo promotore del Coordinamento Nazionale No NATO
Le basi Nato e degli Stati Uniti su suolo italiano sono di quattro tipi. Le prime furono concesse agli Stati Uniti negli anni Cinquanta e, pur essendo sotto controllo italiano, gli Stati Uniti mantengono il controllo militare su equipaggiamenti e operazioni. Poi ci sono le basi Nato gestite dall’alleanza, le basi italiane messe a disposizione della Nato e le basi a comando condiviso tra Italia, Stati Uniti e Nato.
Le più importanti, da nord a sud, sono quelle di Solbiate Olona (in provincia di Varese) e Ghedi (Brescia) in Lombardia, di Vicenza e Motta di Livenza (Treviso) in Veneto, di Aviano (in provincia di Pordenone) in Friuli Venezia Giulia, di Poggio Renatico, nel Ferrarese, in Emilia Romagna, di La Spezia in Liguria, di quella nella tenuta di Tombolo (Pisa) in Toscana (anche se si tratta di una base italiana dove operano anche militari statunitensi), di Cecchignola (Roma) e Gaeta (Latina) nel Lazio, di Mondragone (Caserta) e Napoli in Campania, di Taranto in Puglia e di Trapani Birigi e Sigonella, nel territorio del Comune di Lentini (Siracusa), in Sicilia.
Cosa fanno le basi Nato in Italia
A Sigonella si trova il comando di monitoraggio in tempo reale delle truppe a terra e da qui partono i droni di sorveglianza che oggi monitorano i confini ucraini. A Napoli hanno sede uno dei due centri di comando della Nato (mentre l’altro è nei Paesi Bassi) la base dei sommergibili statunitensi nel mediterraneo, così come il comando delle forze aeree e dei marines statunitensi. Infine, ad Aviano e Ghedi si trovano alcune bombe atomiche B61-3, B61-4 e B61-7. La base di Aviano è usata dall’aeronautica statunitense, mentre quella di Ghedi dall’Italia. Le atomiche sono statunitensi, ma in caso di guerra possono essere lanciate anche da aerei italiani.
Come già detto, oltre a queste ci sono altre 105 strutture tra centri di ricerca, depositi, poligoni di addestramento, stazioni di telecomunicazione e antenne radar sparpagliate sul territorio, più le 20 basi segrete statunitensi. Queste basi, come quelle negli altri paesi Nato, godono di extraterritorialità e non sono soggette all’ordinamento giuridico della nazione in cui si trovano. Tutto ciò che accade al loro interno è coperto da segreto, così come il numero delle forze presenti.
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