sabato 3 febbraio 2024

Medio Oriente. La sterile “vendetta” dello zio Sam...

 


Douglas Macgregor commenta i bombardamenti notturni (del 2 febbraio u.s.) nordamericani su Siria e Iraq e fa una diagnosi logica dell’intera politica estera dell’amministrazione Biden:

“I bombardamenti non sono diplomazia. Il bombardamento non è una strategia o un semplice esercizio di ipocrisia.

Il bombardamento è un atto di guerra. I bombardamenti non metteranno fine al conflitto né dissuaderanno il nemico da azioni future.

I bombardamenti non fanno altro che aumentare la tensione e portare a una guerra totale. La caduta di una grande potenza nell’inferno da essa stessa creato non è mai rapida.

Il declino avviene gradualmente, lentamente e persino senza intoppi, finché all’improvviso una grande potenza come gli Stati Uniti scopre di aver notevolmente sottovalutato il suo nemico.

Intimidazioni, corruzione, attentati e sanzioni contro gli oppositori non hanno funzionato come previsto.

Con una serie di fallimenti militari strategici in Afghanistan, Libia, Iraq e Ucraina, Washington sta rapidamente sprofondando nell’inferno nelle sue relazioni con il resto del mondo”.


Integrazione di N.S.: "Come funziona il famigerato diritto alla vendetta”...? 

1. Supponi che alcuni partigiani nemici hanno colpito una (tua) base nordamericana abusiva con un drone.

2. Parlarne da ogni angolazione, dando la colpa all’Iran.

3. Poi colpisci… la Siria e l’Iraq, dicendo che “quei cattivi” sono lì.

In risposta il Ministero degli Esteri siriano ha definito gli attacchi statunitensi sulla Siria orientale come un’altra violazione della sovranità e della sicurezza del Paese. Ed  il Ministero degli Esteri iracheno ha convocato l'Incaricato d'Affari americano e gli ha consegnato una nota di protesta contro gli attacchi contro l'Iraq. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti fingono diligentemente di essere una vittima.

Dal canto suo la  CNN accusa il Pentagono per il ritardo di cinque giorni nella ritorsione che ha dato all’Iran l’opportunità di disperdere i suoi pasdaran.  In particolare, fonti siriane riferiscono che la maggior parte delle strutture nella provincia di Deir ez-Zor, prese di mira dagli aerei nordamericani, erano state evacuate in anticipo. 

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