venerdì 15 luglio 2022

Al peggio non c'è mai fine: "Inceneritore a Roma o Draghi alla NATO?"


La farsa all'italiana, rappresentata dalla politica e dalle istituzioni del (fu) "bel paese", continua imperterrita. 

Non è sufficiente trovarsi nel bel mezzo di un periodo storico, economico e sociale (sul sanitario, glissiamo) molto complicato e pericoloso per le sorti della intera umanità. 
No, meglio aggiungere confusione ed incertezza al già magmatico quadro generale prendendo come "casus belli" un pericolo davvero angosciante per il popolo italiano tutto: 
il termovalorizzatore a Roma !

Che neppure tra 10 anni, conoscendo le lungaggini e le complicazioni della burocrazia italiana e romana in particolare, potrebbe vedere accendersi la fiammella del primo funzionamento.

È chiaro persino al più distratto dei lettori che sono tutte scuse, associate alle solite "grandi manovre" per posizionarsi al meglio in vista delle elezioni politiche. Adempimento che, al massimo tra un anno, dovrà pur tenersi. 

A tal proposito, però, è fondamentale tener presente due dati certi: il primo, la "maturazione" (oramai avvenuta) del "diritto alla pensione" dei parlamentari; il secondo, non insignificante, le conseguenze del taglio di circa 300 unità sul totale dei prossimi "rappresentanti del popolo".

Avendo garantito un "minimo" beneficio a tutti i presenti, occorre ora "riposizionare" coloro che non hanno speranza alcuna di rivedersi sugli agognati scanni di Montecitorio e Palazzo Madama. 

Tanto per rendere l'idea: chi (grillino) non potrà più definirsi "onorevole", sarà messo in condizione, avendo combattuto l'inceneritore, di ergersi a paladino dello ambientalismo come consigliere comunale a Roma.

Ci sono decine, centinaia di variabili su quello che potrebbe accadere da ora fino allo scioglimento delle Camere. 

La penultima la abbiamo vista con Di Maio scissionista, Draghi potrebbe firmare l' ultima tappa della legislatura.

Lo farà ? Mattarella, che dà le carte, ha respinto le dimissioni ed ora mi viene facile rammentare come, a fine gennaio, dopo la trombatura della candidatura di Draghi al Quirinale, io avessi scritto:

- Fino a ieri era il presidente della repubblica a poter essere messo in difficoltà con la minaccia di abbandono dell'incarico da parte del presidente del consiglio, trovandosi a pochi mesi dalla scadenza del mandato. 

Da domani sarà al contrario: ci sono, in piena legittimità, altri 7 anni di incarico. 

Se Draghi volesse o dovesse abbandonare, Mattarella avrebbe tempo ed opportunità per gestire la situazione. Prima e dopo le elezioni politiche che definiranno il nuovo parlamento.

DRAGHI È SOTTO SCACCO... ammesso ci sia un reale accordo per "subentrare" nel 2023, dubito fortemente che il "tecnico" possa superare il NO dei parlamentari che verranno confermati o di quelli neo eletti. 

Concludendo, SI PUÒ SCORDARE IL QUIRINALE - 

Già, comanda sempre Mattarella... ma è subentrato pure Biden (o chi per lui) nella partita.
Stoltenberg, a fine 2022, decadrà dalla carica di Segretario Generale della NATO.
Gli Stati Uniti vogliono un altro servo fidatissimo da piazzare in quel posto, vitale per la difesa dei loro interessi militari, politici ed economici.

Chi meglio di Mario Draghi ?

Vincenzo Mannello 





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