Per capire meglio le cause della drammatica situazione di guerra in corso è necessario fare anche una sintetica analisi tecnico-militare che riguarda i cosiddetti missili nucleari a medio raggio.
L’8 dicembre 1987 il presidente USA Reagan e quello sovietico Gorbacev firmarono l’importante trattato detto INF (Intermediate-range Nuclear Forces Treaty) che prevedeva la reciproca eliminazione dei missili nucleari “tattici” capaci di colpire gli obiettivi avversari nel raggio di qualche centinaio di kilometri. Negli anni successivi le due superpotenze distrussero anche a vicenda un gran numero di missili nucleari.
Tuttavia già nel 2014 (lo stesso anno del colpo di stato in Ucraina!) il presidente Obama cominciò a manifestare la volontà di ritiro americano dal trattato con la motivazione che la Russia non lo stava rispettando. Il 2 agosto 2019 gli Stati Uniti hanno formalmente revocato il trattato. Questo ha creato una situazione potenzialmente esplosiva. Infatti nei 30 anni precedenti l’alleanza a guida statunitense (la NATO) aveva aggressivamente spostato i suoi confini fino alla frontiera russa, inglobando una quindicina di nuovi paesi. Ora si parlava di inglobare anche l’Ucraina, paese finora rimasto formalmente neutrale. Il corrispondente della RAI da Mosca, Marc Innaro, solo per aver fatto delle semplici osservazioni di questo genere, ora è messo alla gogna e minacciato di gravi sanzioni.
Il problema è che, se gli USA installassero i loro missili a medio raggio in Ucraina, dopo aver fatto entrare questo paese nell’alleanza nord-atlantica, MOSCA E TUTTE LE PRINCIPALI CITTA’ DEL CUORE DELLA RUSSIA POSTE A 200-300 Km DAL CONFINE POTREBBERO ESSERE COLPITE CON UN ATTACCO A SORPRESA IN 2-3 MINUTI. I Russi da parte loro potrebbero tentare di fare una rappresaglia ma solo lanciando missili intercontinentali (più facilmente intercettabili) sugli USA posti a migliaia di kilometri di distanza.
Non è inutile ricordare che il presidente Kennedy minacciò di scatenare una guerra mondiale nel 1962 quando l’URSS minacciò di installare missili a cuba a 90 miglia dalle coste della Florida.
Si può quindi capire la crescente preoccupazione dei dirigenti russi e le loro ripetute richieste di addivenire ad un accordo sulla neutralità permanente dell’Ucraina, oltre che su una serie di garanzie riguardante la popolazione russofona dell’Ucraina fortemente discriminata, perseguitata e attaccata militarmente dopo il colpo di stato di destra del 2014. La deputata statunitense pacifista Tutsi Gabbard (oltre tutto una ex-militare!) ha detto che per evitare questa crisi sarebbe bastato che il presidente Biden avesse dichiarato che l’Ucraina non sarebbe mai entrata nella NATO, ma Biden si è rifiutato di farlo, ed anzi la sua prima provocatoria dichiarazione sulla Russia dopo la sua elezione è stata: “Putin è un killer”.
A coloro che pensano che gli USA non avrebbero mai attaccato la Russia, consiglio di rivolgersi per informazioni agli abitanti di Jugoslavia, Iraq, Libia, Afghanistan, Siria, tutti paesi finiti negli anni scorsi sotto le bombe o gli attacchi via terra degli USA e della NATO.
C’è certamente da chiedersi se il metodo usato dal governo russo, dopo che tutte le sue richieste di trattative erano state respinte, sia stato quello corretto. La guerra contro l’Ucraina, oltre alle sofferenze del popolo ucraino (compresa la componente russofona) porterà a gravi privazioni al popolo russo a causa delle sanzioni, ed a gravi conseguenze anche per l’Europa Occidentale la cui economia è fortemente legata agli accordi con la Russia. Si può quasi pensare che Putin sia caduto in una trappola tesagli dagli USA. Gli USA infatti hanno trovato il modo di colpire la Russia e contemporaneamente i loro alleati (ma economicamente concorrenti) europei.
Se si vuole uscire da questa angosciosa situazione si deve arrivare ad una seria trattativa in cui siano contemperate le esigenze di sicurezza e benessere di tutti, della Russia, dell’Ucraina, della componente russofona dell’Ucraina, e di tutti gli altri popoli europei.
Un’iniziativa può partire solo dall’Europa, ed infatti per vie traverse sia Francia che Germania stanno cercando una mediazione. Il governo italiano, preso da fervore atlantista, spinge invece il parlamento a votare l’invio di armi (e magari di mercenari), salvo un piccolo gruppo di generosi deputati pacifisti che si oppone.
Nell’atteggiamento guerrafondaio si distingue il PD preso da fanatica ossessione atlantista. Anche il movimento per la pace ha riempito le piazze, ma (salvo le sue componenti più consapevoli) non sempre ha espresso idee chiare sul da farsi. Ci chiediamo anche: dove erano le masse pacifiste quando dall’Italia partivano gli aerei che andavano a radere al suolo la Jugoslavia o la Libia? Dove erano quando i nostri soldati partivano per l’Afghanistan o l’Iraq?
Speriamo che alla fine il buon senso, la paura di un drammatico aggravarsi della situazione militare ed economica e la volontà di pace dei popoli prevalgano.
Vincenzo Brandi
Articolo di supporto: http://www.radiowe.it/2018/10/24/ritiro-usa-dal-trattato-sui-missili-a-medio-raggio-danneggera-le-basi-della-pace-mondiale/
Commento di A.D.: “Non mi interessa discutere riguardo al fatto che la Russia possa essere più o meno una dittatura, ma mi interessa evidenziare come l'Italia sia lontana anni luce dal concetto di libertà, dall'idea di diritti dell'individuo inviolabili e dal riconoscimento del pieno diritto di proprietà; e questo si evince proprio dal confronto con uno stato considerato una dittatura. Quindi, smettetela di ripetere le parole di Draghi. Avrei potuto fare una lista molto più ampia, ma ho preferito fermarmi all'attualità che è già sufficiente per chi vuol capire. Ricordo solo che siamo al 45° posto per la libertà di stampa (quella a cui credono gli italioti) al 48° posto per la libertà personale e all'82° per la libertà economica dietro a quella Turchia tacciata di dittatura da Draghi (da che pulpito) che però si trova al 72° posto per libertà economica...”
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