venerdì 18 dicembre 2020

La mossetta di "renzie" dietro le quinte del lockdown...

 


Che cosa c’é dietro la mossetta di Renzi? Tante, tantissime cose. Vediamo quali sono, o quali potrebbero essere.

Primo: tornare ad avere un ruolo. Il Pifferaio dell’Arno non ne aveva piú dall’indomani della scissione dal PD. La sua Italia Viva era inchiodata al 3% nei sondaggi e, se si fosse per avventura andati al voto, rischiava seriamente di rimanere fuori dal parlamento. Adesso, invece, malgrado la proverbiale coerenza del suo capo, la creatura renziana é tornata ad essere un soggetto politico di cui tenere conto.

Secondo: la marginalitá nella coalizione di governo. Democratici e Cinque Stelle erano gli azionisti di maggioranza, e i renziani erano considerati i parenti poveri, un po’ come LEU. Ora Renzi si é ripreso la scena o, almeno, un settore della scena, pari almeno a quelli di Zingaretti e di quel titáno di Di Maio.

Terzo: l’insopportabile padreternismo di Conte, la sua arroganza, la sua sicumera, il suo credere di essere piú furbo degli altri. Renzi lo ha voluto richiamare alla realtá, dicendogli chiaro e tondo di essere in grado di buttarlo giú dal trono.

Quarto: la spartizione della torta politica. Che Giuseppi si togliesse dalla testa di poter “gestire” in prima persona (con la foglia di fico di una cabina di regía) i 200 e passa miliardi del Recovery Fund, con l’unico fastidio di dare qualche contentino a PD e 5S. Idem per la prossima infornata di nomine di sottogoverno. Renzi non chiede di avere “pari dignitá” rispetto ai due soci di maggioranza, ma muove un attacco frontale a Giuseppi, intimandogli di smettere di fare il padrone del pastificio. Il Mattacchione toscano non si accontenterá – voglio credere che sia vero – di uno strpuntino accanto alle seggiole di Zinga e Giggino, ma pretende che Giuseppi rinunzi alla sua pretesa (di assi dubbia costituzionalitá) di bypassare sistematicamente governo e parlamento, a colpi di DPCM e di task force.

Quest’ultimo punto é quello piú interessante, quello maggiormente carico di incognite e di interrogativi. Non c’é dubbio, infatti, che Renzi abbia lanciato un vero e proprio guanto di sfida a Conte. O il premier si rimangia il suo incredibile comitato di gestione dei 200 miliardi, o Italia Viva gli ritira la fiducia e lo manda a casa. Il che significherebbe costringere Giuseppi a perdere la faccia. Perché, in caso contrario, a perdere la faccia sarebbe il Rodomonte fiorentino; cosa che, con i suoi precedenti, Renzi non puó assolutamente permettersi.

Fin qui gli scenari ipotizzabili, almeno a mio modesto parere. Ma – volendo spingersi un po’ oltre – ci si potrebbe anche chiedere come mai Renzi si sia spinto tanto in lá, fino a un punto di non ritorno. Per un azzardo? Per semplice antipatia verso un personaggino indisponente? Non credo. Credo, piuttosto, che il Mattacchione sappia qualcosa che altri non sanno.

Naturalmente, siamo nel campo delle semplici illazioni. Ma, se dovessi fare una scommessa, scommetterei sull’ipotesi che in qualche salotto buono ci si sia finalmente stancati di Giuseppi e si sia decretata la sua uscita di scena. Naturalmente – é sempre la mia personale opinione – la fine di Giuseppi non preluderebbe ad elezioni anticipate; ipotesi che ai salotti non piace.

Allora, il Renzi potrebbe aver avuto la quasi certezza che si vorrebbe scaricare il gabinetto di Giuseppi II e sostituirlo con il piú volte evocato “governo di unitá nazionale” guidato – guarda un po’ – da Mario Draghi.

E che qualcuno pensasse a un governo di cosiddetta unitá nazionale (una specie di Monti bis) potrebbe forse desumersi anche da certe mezze aperture sussurrate a bassa voce dall’altro Matteo, il lombardo. Quello di un governo del genere , infatti, é un vecchio pallino di quel tal Giorgetti che ha la fissazione di togliere la felpa a Salvini e di agghindarlo con giacca e cravatta, di trasformarlo da capopopolo d’assalto in  moderato di complemento. Fortuna che una prospettiva del genere é stata stoppata da Giorgia Meloni che in questo frangente ha dimostrato lungimiranza...

Michele Rallo 






N.B. All'ultimo momento, apprendo che il governo giallorosso sarebbe in mistica adorazione delle regole di assoluto rigore varate dalla cancelliera Merkel per fronteggiare il Covid nei giorni di festa. A Conte, Casalino, Arcuri e Associati, peró, sfugge un particolare di non poco conto: e cioé che il governo tedesco versa in pronta cassa il 90% dei mancati guadagni alle imprese costrette a sacrificarsi. Avete capito? Rimborsi in moneta sonante, non “ristori”. Aiuti veri, non elemosine...

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.