Lo sfondo solenne della facciata della Basilica Vaticana aumenta l’abisso tra le armoniose architetture rinascimentali e quella indecorosa parata di birilli antropomorfi.
È ormai evidente anche ai più sprovveduti che questi non sono tentativi di attualizzare la scena del Natale, come facevano i pittori del Rinascimento o del Settecento, abbigliando il corteo dei Magi con i costumi dell’epoca; questi sono piuttosto l’arrogante imposizione della bestemmia e del sacrilegio come anti-teofania del Brutto, quale necessario attributo del Male.
Come la bellezza della Liturgia Cattolica è stata sostituita da un rito che eccelle solo in squallore; come l’armonia sublime del canto gregoriano e della musica sacra è stata bandita dalle nostre chiese per farvi risuonare ritmi tribali e musiche profane; come la perfezione universale della lingua sacra è stata spazzata via dalla babele delle lingue vernacolari; così è stato frustrato lo slancio di venerazione antico e popolare ideato da San Francesco, per sfigurarlo nella sua semplicità e strappargli l’anima.
Riconosciamolo: quella cosa non è un Presepe, perché se fosse un Presepe dovrebbe rappresentare il Mistero sublime dell’Incarnazione e della Nascita di Dio «secundum carnem», l’ammirazione adorante dei pastori e dei Magi, l’amore infinito di Maria Santissima per il divino Infante, lo stupore del creato e degli Angeli. Dovrebbe, insomma, essere la rappresentazione del nostro stato d’animo dinanzi al compimento delle profezie, il nostro incanto nel vedere il Figlio di Dio nella mangiatoia, la nostra indegnità per la Misericordia redentrice.
E invece vi si scorge, significativamente, il disprezzo per la pietà popolare, il rifiuto di un modello perenne che richiama l’eternità immutabile della Verità divina, l’insensibilità di anime aride e morte davanti alla Maestà del Re Bambino, al ginocchio piegato dei Magi. Vi si scorge il tetro grigiore della morte, la cupa asetticità della macchina, il buio della dannazione, l’odio invidioso di Erode che vede minacciato il proprio potere dalla Luce salvifica del Re Bambino.
Questa mostruosità irriverente è il marchio della religione universale del transumanesimo auspicato dal Nuovo Ordine Mondiale; è l’esplicitazione dell’apostasia, dell’immoralità e del vizio, della bruttezza eretta a modello. E come tutto ciò che viene costruito dalle mani dell’uomo senza la benedizione di Dio, anzi contro di Lui, è destinato a perire, a scomparire, a sgretolarsi. E questo avverrà non per l’avvicendarsi al potere di chi ha gusti e sensibilità diverse, ma perché la Bellezza è necessaria ancella della Verità e della Bontà, così come la bruttezza è compagna della menzogna e della malvagità.
Ancora una volta, dobbiamo esser riconoscenti al Signore anche in questa prova, apparentemente di minore impatto ma pur sempre coerente con le tribolazioni più grandi che stiamo subendo, perché ci aiuta a far cadere dai nostri occhi le bende che li rendono ciechi” (*)".
Nonostante tutto, Buon Natale!
(*) Dalla lettera sul presepe del 2020 in Piazza San Pietro di SE Carlo Maria Viganò.
Commento di Ferdinando Renzetti, ricevuto via email:
RispondiElimina" il presepe esposto in piazza san pietro, dalla foto mi sembra quello contemporaneo realizzato dalla scuola di mastri ceramisti di castelli in abruzzo, penso negli anni 70 e fa parte dell esposizione permanente del piccolo museo presente nella scuola d'arte del paese d'Abruzzo, situato alle pendici del gran sasso orientale. molti lo vanno appositamente a visitare, la lettera critica che ho letto sul giornaletto mi pare veramente esagerata soprattutto nelle modalità espressive, a parte poi che non mi pare cosi brutto e sono stato a visitarlo pure da vicino qualche anno fa e poi un presepe è un presepe e non cè bisogno che rappresenti alla perfezione i canoni dei personaggi del presepe napoletano anche perche poi i personaggi sono abbastanza riconoscibili e non mi sembra poi cosi innovativo da ribaltare i canoni stabiliti e comunque è considerato un opera d'arte"