domenica 27 dicembre 2020

USA. Imperialismo e venti di guerra (nel Nome del Signore)




Sintesi - presentazione
 
I pellerossa erano “illegali”, occupavano una terra non destinata loro. Così il parere di molti intellettuali americani. Secondo il “Destino manifesto”, ideologia diffusa nella prima metà dell’ottocento tra gli invasori “legali”, gli immensi spazi che si aprivano ai loro occhi erano stati assegnati ai conquistatori irrevocabilmente da Dio stesso. E dunque tutto poteva essere “preso”.

La” nuova frontiera”, tanto cara ai liberal e al cinema progressista americano ha come marchio indelebile insanguinato la distruzione di una civiltà, l’umiliazione dei popoli nativi, la morte di milioni di pellerossa.
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La volontà di annientamento di una popolazione “diversa”, in tempi moderni, non è un’invenzione di Hitler o del sionismo ma si forma, anche e soprattutto, in termini non solo pratici ma anche con argomentazioni concettuali, in una dimensione mistico-religiosa, in ambienti anglosassoni.
Perché la “nuova frontiera” significa eliminazione di tutto ciò che si può opporre al “sogno americano”.
Così l’ideologia del “destino manifesto” non si fermò all’emisfero settentrionale.
Con la “dottrina Monroe” gli Stati Uniti si arrogarono diritti speciali sull’America centrale e Meridionale che già dalla seconda metà dell’ottocento caddero sotto il controllo coloniale degli Stati Uniti, in quello che Mao definì "il loro cortile di casa".
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In seguito, il processo di espansione si amplificò con nuove terminologie e con teorizzazioni più “raffinate” , fino a comprendere tutto il pianeta che così avrebbe potuto beneficiare del “sogno americano”.
“L’America agli americani” di Monroe nell’immaginario di Reagan e del pensiero neo-con diventa ”tutto il mondo nelle nostre mani”. Una globalizzazione a senso unico secondo i principi ideologici, culturali e morali degli Stati Uniti. Con Presidenti Repubblicani e Democratici: 
- Barack Obama, premio Nobel per la Pace.
“Il pericolo per il mondo non è quello di un’America troppo impaziente di immischiarsi negli affari di altri paesi ma che gli Stati Uniti possano disimpegnarsi, creando un vuoto di leadership che nessun altro paese è pronto a colmare” ... ”Come nazione del Pacifico, Gli Stati Uniti svolgeranno un ruolo più ampio e di lunga durata …scoraggeremo le minacce alla pace … Gli Stati Uniti sono una potenza del Pacifico e noi siamo qui per rimanervi“
- Brzezinski, ex consigliere di Obama.
“E’ imperativo che non emerga nessun sfidante eurasiatico in grado di dominare l’Eurasia e quindi di sfidare l’America…il primato globale dell’America”.
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Le preoccupazioni di Biden sono le stesse di Brzezinski e di Obama: la leadership globale, impedire che un concorrente euroasiatico possa sfidare il primato yankee nel pianeta, rassicurare i cittadini americani sulla loro sicurezza contro qualsiasi “asse del male”, compromessa, secondo il puppo della banda Clinton/Obama, dalla politica isolazionista di Trump.

Il nemico è quindi l'asse Cina - Russia: la Cina non sta minacciando gli USA ma si avvia a diventare la più grande potenza economica del pianeta, e la Russia è il suo "alleato tattico" militare.

Quindi, rafforzamento ulteriore dell'occupazione ai confini dei Mari cinesi e in Europa, sia in termini di presenza militare sia in termini di armamenti, ovviamente come sempre “a scopi difensivi”. Con le nuove bombe nucleari B61-12 in Italia, Germania, Olanda, Belgio, e quant'altro serva dal Baltico al Mar Nero e Caspio a minacciare la Russia.

Venti di guerra ancora più minacciosi, rispetto all’isolazionismo di Trump, spirano negli USA e in Europa, senza nessuna reale opposizione. No di certo nella UE, dove su 27 membri 23 fanno parte della NATO a comando USA.

Jure Eler



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