Tutto
cominciò nel 2007, quando due giornalisti del “Corriere della
Sera” – Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo – diedero alle
stampe il libro «La casta»: un clamoroso successo editoriale,
agevolato da una mastodontica campagna di amplificazione mediatica.
Attenzione
a due particolari. Primo: Stella e Rizzo non scrivevano sul
“Manifesto” o su una qualche testata antagonista, ma sul
Corrierone nazionale, come a dire sull’organo ufficioso del potere
politico ed economico del nostro paese. Secondo: il libro parlava di
una casta soltanto, quella dei parlamentari, tralasciando
accuratamente le decine o, forse, le centinaia di altre “caste”
che in Italia hanno vantaggi economici (e non solo economici) pari o
superiori a quella dei parlamentari; penso, per fare un solo esempio,
agli alti gradi dei quotidiani nazionali.
Bene.
Dalla pubblicazione di quel libro derivó il lancio in grande stile
del fenomeno dell’anti-politica; e da questo, due anni piú tardi,
la nascita di un similpartito – il Movimento Cinque Stelle –
privo di una qualsiasi identitá politico-ideologica e dedito
esclusivamente ad acquisire simpatie a buon mercato tuonando contro
la classe politica. Una classe politica che l’opinione pubblica piú
sprovveduta identificava come l’unica responsabile di una crisi
economica che aveva abbassato drasticamente i nostri standard di
vita.
Cosa
– questa – che era vera solamente in parte, perché la crisi
(massacro sociale, licenziamenti, riforma delle pensioni,
privatizzazioni, immigrazionismo programmato, eccetera) era stata
voluta e imposta da poteri extrapolitici, dai cosiddetti “mercati”,
cioé dalla finanza internazionale che voleva (e vuole) strangolare i
popoli attraverso la globalizzazione economica. La colpa della classe
politica era stata quella di obbedire, di non opporsi, di non
resistere. Ragion per cui, era evidente – almeno a mio modesto
parere – che per combattere la crisi non occorresse certo
l’anti-politica ma, al contrario, piú politica. Piú politica
capace di opporsi ai poteri forti, naturalmente, piú politica
all’altezza della situazione, brava, energica, sana, preparata. Piú
politica che, peró, poteva nascere solo dal seno dei partiti, non
certamente dalla mancanza assoluta di preparazione politica e di
capacitá operativa, dagli improvvisatori, dai dilettanti allo
sbaraglio, dai teorici del vaffa e del “sono tutti ladri”, dal
nichilismo eretto a sistema. Ma “piú politica” – é la mia
personalissima opinione eretica – era esattamente il pericolo che i
poteri forti volevano scongiurare.
Comunque,
sulle parole d’ordine dell’anti-politica sono state costruite le
fortune elettorali di un similpartito che si é gonfiato fino a
diventare la prima forza politica nazionale (salvo poi a sgonfiarsi
repentinamente). Ma ció é avvenuto soltanto perché le grandi
catene televisive hanno fatto a gara nel rilanciare i postulati
grillini sulla “casta” e, soprattutto, perché quasi tutte le
forze politiche “normali” hanno accettato di fiancheggiare le
esternazioni demagogiche dei pentastellati, rinunciando a spiegare al
popolo italiano che la maggior parte delle cose dette da costoro era
poco piú che aria fritta.
Esempio
tipico, quello del taglio dei vitalizi. Uno
specchietto-per-le-allodole di poca o nessuna utilitá. Il problema
reale non era (e non é) quello di tagliare i trattamenti
previdenziali di un migliaio di ex parlamentari; ma quello di
tagliare centinaia di migliaia di “pensioni d’oro” pari o
superiori a quelle dei parlamentari. Nessuno ha avuto il coraggio di
dirlo. Con il risultato che i grillini coi vitalizi ci hanno vinto
una campagna elettorale; e dopo, quando hanno dovuto “mantenere gli
impegni”, hanno partorito un provvedimento a tal punto allucinante
da costringerli a varare una delibera aggiuntiva, per evitare che
alcuni titolari di “vitalizi d’oro” vedessero addirittura
aumentare le proprie spettanze.
Ma,
passi per la questione dei vitalizi, che era oggettivamente un
argomento troppo spinoso e troppo complesso per essere spiegato ai
semplici. É comprensibile che i partiti “normali” abbiano
preferito fingere di non aver capito che si trattava soltanto di un
marchingegno per raccogliere voti. Ma quello che lascia sgomenti,
adesso, é l’avallo – colpevole e consapevole – della riforma
costituzionale che riduce di un terzo il numero dei parlamentari.
Si tratta – in questo caso – solo e soltanto di una manovra a fini elettorali, e senza neanche la giustificazione del rancore sociale che aveva alimentato altre cosiddette “battaglie” grilline. Servirá ai Cinque Stelle per salvare la faccia, nel momento in cui hanno fatto un governo con chi sino ad ieri additavano come il peggio del peggio del peggio. Il tutto, gabellato per un “taglio delle poltrone” che avrebbe fatto registrare enormi risparmi per le finanze dello Stato.
Niente
vero. Il taglio dei parlamentari produrrà un risparmio “ufficiale”
di 82 milioni l’anno (in realtà di circa 50 milioni, considerato
che quasi un terzo della cifra tornerà allo Stato attraverso tasse e
trattenute). Gli strateghi della comunicazione grillina si sono presi
la libertà di “arrotondare” a 100 quei 50 o 82 milioni.
Successivamente hanno moltiplicato gli ipotetici 100 milioni per 5,
quanti sono gli anni di una teorica legislatura, ed hanno tirato
fuori il risparmio – assolutamente fantasioso – di 500 milioni.
Ovvio che, se avessero moltiplicato la stessa cifra per 50 o per 100
anni, avrebbero ottenuto un risparmio piú importante da agitare
davanti al naso dei gonzi. Tutto questo, perché una economia di 50
milioni annui nel bilancio di uno Stato é una cifra ridicola, come
avrebbero rilevato anche i piú ingenui degli elettori del vaffa.
Queste
cose – è ovvio – erano perfettamente note ai vertici dei partiti
“normali”, che peró hanno scelto di ignorarle e di far “passare”
la vulgata grillina dei 500 milioni da risparmiare.
Comportamento
inspiegabile, quello dei partiti, perché il provvedimento che ne é
seguíto non gioverá certo alla loro causa. Andrá contro i loro
interessi elettorali, specialmente contro quelli dei partiti minori,
che rischieranno di essere cancellati da un parlamento che fosse
ridotto ai minimi termini.
Né
ad essere penalizzati saranno solamente i partiti, ma anche le realtà territoriali. Soprattutto – anche in questo caso – le minori. Non
occorre essere dei docenti di statistica applicata per immaginare che
i parlamentari “ridotti” dalla riforma saranno soprattutto quelli
dei territori periferici. In Sicilia, per esempio, le prossime
elezioni politiche saranno probabilmente un affare privato fra
Palermo e Catania, con esclusione praticamente delle altre 7
province.
Sarà un altro passo – gigantesco – in direzione del progressivo
allontanamento dei cittadini dalla partecipazione politica e dalla
vita democratica. Una direzione cara ai poteri finanziari (i quali
sostengono che in Italia e in Europa ci sia “troppa democrazia”),
e cara anche a certa anti-politica che guarda ai meccanismi
elettorali come a fastidiose sovrastrutture, magari sostituibili con
pochi clic su una piattaforma privata o, meglio ancora, con
l’estrazione a sorte dei parlamentari, come vorrebbe Grillo per il
Senato (o magari presi a nolo... ndr).
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com
Ricordo a tutti che è in corso la campagna nazionale di raccolta firme per un referendum contro le porcate a 5 stelle. E la sapete l'ultima? Sul blog del capataz grillo appare la proposta di abbassare l'età del voto per i giovani e contemporaneamente eliminare il voto degli anziani. Passi avanti verso la demenza (in questa caso senile del grillo). Ed in più il governo con il benestare del pd approva la nuova tassa sulle bottigliette d'acqua. Altra porcata... vi pare che questo provvedimento possa abbattere l'uso dell'acqua in bottiglia? Battono cassa... meglio garantire a tutti acqua dell'acquedotto potabile..."
RispondiEliminaAltra porcata affine ai sacchetti obbligatori (a spese dell'acquirente) finti degradabili (voluti dal governo renzie)...
RispondiElimina"Non possiamo né contrastare né favorire. Possiamo solo essere presenti ed agire a nostro modo... (dal punto di vista della mente il divenire è continuo. Dal punto di vista del Sé non c'è né espansione né contrazione)..." (P.D'A.)
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