Trump in Siria è riuscito a mettere a segno una strategia perfetta, coerente con i suoi progetti di disimpegno militare nel mondo, annunciati fin dalla campagna elettorale e pazientemente eseguiti. Ha aggirato abilmente due occasioni di escalation militare offertegli dal deep state con due falsi allarmi di guerra chimica fraudolentemente imputati ad Assad, in realtà estraneo ai fatti. Infine ha ritirato le truppe dal paese, senza lasciarlo nel caos.
Gran parte della lotta contro Isis è stata compiuta dai russi, i quali poi si sono posti come garanti anche contro le mire della Turchia, che Putin ha coinvolto nei nuovi accordi di Sochi.
Ora la Siria è in mano al proprio governo regolarmente eletto, con il sostegno operativo del proprio alleato russo, e senza che le potenze occidentali possano più sperare di metterci le mani sopra.
Se consideriamo che Trump ha abilmente evitato anche i conflitti con Nord Corea, Venezuela e Iran, nonostante le forti pressioni del deep state, dobbiamo riconoscere di trovarci per la prima volta dopo tanto tempo di fronte ad un presidente americano favorevole alla distensione ed alla coesistenza piuttosto che alla politica militare.
Mr Trump è un affarista, le sue guerre sono solo economiche, campo nel quale dimostra una grande capacità di negoziazione.
Un conservatore alla Casa Bianca sta operando per la stabilizzazione del mondo, al contrario dei suoi predecessori che volevano metterlo violentemente a soqquadro. La ferocia dei suoi oppositori, dem e deep state, dimostrata anche nella lunga vicenda del russiagate, si sta rivelando completamente inefficace.
Vincenzo Zamboni
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