Tutto
iniziò negli anni ’90 del secolo scorso, quando gli unici veri
vincitori della seconda guerra mondiale – quelli che comunemente
chiamiamo “i poteri forti” – decisero che si poteva ormai fare
a meno dell’esistenza di un avversario-schermo come l’Unione
Sovietica. Ne venne decretata allora la dissoluzione, facendo ben
attenzione a porre alla guida della Russia e dei Paesi ex-satelliti
un gruppetto di pretoriani di sicuro affidamento; con il còmpito (da
taluni accettato anche in buona fede) di “fare le riforme” e di
gestire la svendita dell’intera economia di quei Paesi a pro delle
multinazionali americane.
A
Washington, al tempo, regnava il Clinton-marito (1993-2001); e a
Mosca, messo da parte l’ingenuo sognatore Gorbaciov, imperava Boris
Nikolaevič Eltsin, alias Corvo Bianco (1992-1999). È soltanto la
mia “opinione eretica”, naturalmente, ma entrambi – consapevoli
o meno – erano due modesti ingranaggi del grande progetto di un
“governo mondiale” della finanza da realizzarsi sulle ceneri
degli Stati nazionali, USA compresi. Il primo step
di quel disegno prevedeva la fine della potenza (politica, economica,
militare) della Russia, la neutralizzazione delle potenzialità
europee (l’Unione cosiddetta Europea nasce nel 1992) e l’emergere
degli Stati Uniti d’America come unica superpotenza dell’intero
globo. Il passo successivo sarebbe stato, probabilmente, la
liquidazione anche della potenza USA (ostaggio di un debito pubblico
al cui confronto il nostro sembra uno scherzo) e l’ufficializzazione
del governo mondiale della finanza. Fantapolitica? Non credo proprio.
Ma
torniamo alla Russia. In quegli anni – e questa non è un’opinione
più o meno eretica ma la storia documentata – la sua economia era
massacrata, derubata dagli oligarchi e dalle privatizzazioni, la
macelleria sociale era al parossismo, i pensionati chiedevano
materialmente l’elemosina agli angoli delle strade (li abbiamo
visti tutti nei telegiornali del tempo), gli impiegati statali e i
militari restavano senza stipendio, e chi poteva vendeva al mercato
nero ciò che riusciva a rubare (compresi gli armamenti e la
componentistica nucleare).
Poi,
verso la fine del 1999, uno di quelli che una volta si chiamavano
“gli accidenti della storia” aprì le porte del Cremlino a un ex
funzionario del KGB, Vladimir Vladimirovič Putin, e la musica cambiò
immediatamente. Per farla breve: oggi la macelleria sociale è
soltanto un ricordo, i pensionati arrivano a fine mese, lo Stato paga
gli stipendi e gli ufficiali non si sognano più di mettere in
vendita piccole atomiche “tattiche”. E non solo questo: la Russia
ha ripreso gradualmente un ruolo dignitoso sulla scena mondiale,
impedendo che gli Stati Uniti assurgessero al ruolo di unica
superpotenza e bloccando così il ruolino di marcia del “nuovo
ordine mondiale”.
Di
fronte a un tale delitto di lesa maestà (la maestà del denaro,
s’intende), alcuni settori della politica e della finanza
mondialista hanno reagito nel modo peggiore: alzando il livello dello
scontro e moltiplicando le provocazioni. L’obiettivo dichiarato è
quello di “contenere” l’attivismo del Cremlino. L’obiettivo
reale – a modesto parere del sottoscritto – è quello di
provocare una reazione russa che possa giustificare la “risposta”
militare di una NATO che è ormai soltanto il paravento del
colonialismo americano in Europa. I più attenti fra i miei lettori
ricorderanno forse un articolo da me scritto per “La Risacca”
nell’ottobre 2011. Si intitolava – tanto per non restare nel vago
– “Qualcuno prepara la terza guerra mondiale”, e vi si
affermava fra l’altro: «Secondo
taluni analisti, l’unico mezzo che gli USA hanno per sovvertire
questa situazione è quello di provocare una guerra di vaste
dimensioni che possa portare ad un generale rimescolamento di carte
in alcuni “teatri” di vitale interesse: il Medio Oriente,
innanzitutto, al confine tra Africa ed Asia; il Mediterraneo, al
confine tra Europa ed Africa; ed il Caucaso, alla periferia della
sempre temibile Russia.»
E
continuavo: «Al
centro del mirino, in questo momento, c’è la Siria. (...) Ma
l’obiettivo vero è l’Iran. (...) È a quel punto che si
aprirebbero gli scenari più pericolosi: Russia e Cina, infatti, non
potrebbero assistere passivamente alla distruzione dell’Iran –
loro importantissimo alleato e partner commerciale – e potrebbero
essere spinte ad intervenire. Ecco l’evenienza che potrebbe
preludere ad una terza guerra mondiale.»
Certo, quell’analisi è “datata”. In questi ultimi cinque anni
la mina iraniana è stata in parte disinnescata; ma, in compenso,
un’altro micidiale focolaio è stato acceso in Ukraina: qui gli
Stati Uniti hanno finanziato una rivolta armata che ha destituito il
Presidente filorusso – democraticamente eletto – e portato al
potere il solito gruppetto di “democratici” filoamericani. Poi
c’è stata la Libia e, infine, il tentativo di dare il colpo di
grazia alla Siria, anche a costo di favorire la creazione di un
“califfato” terrorista che si ritagliasse una generosa porzione
di territori siriani e iraqeni. Ma l’intervento della Russia ha
sparigliato le carte, costringendo gli americani a fare anche loro
qualcosa per contrastare i tagliagole. Salvo – naturalmente – a
“sbagliare”, bombardando i siriani e favorendo la difesa
dell’ISIS, com’è avvenuto qualche giorno fa.
In
tutto ciò, il povero Barack Hussein Obama – 44° Presidente degli
Stati Uniti agli sgoccioli di un modestissimo mandato nonché
incredibile Premio Nobel per la Pace – vede ogni giorno di più la
propria immagine appannata, sfocata, malferma. Ha chiuso la sua
carriera con la sconfitta in Siria, con l’affronto della Brexit
e con la bocciatura del suo progetto di imporre all’Unione Europea
un trattato-capestro di cosiddetto libero scambio. L’ultimo colpo
basso lo ha ricevuto dai compatrioti della rivista “Forbes”,
massima autorità mondiale in materia di ricchi e famosi. Fino ad
ieri, nella graduatoria degli “uomini più potenti del mondo” il
Presidente degli Stati Uniti era immancabilmente al primo posto. Oggi
al primo posto c’è Putin, al secondo Angela Merckel, e lui – il
povero Premio Nobel – solamente al terzo. Potete controllare voi
stessi, digitando su Google “più potenti forbes”.
È
questo il clima in cui è maturata l’ultima provocazione: quella
dell’annunzio di una “guerra cibernetica” contro la Russia.
Mosca ha risposto che gli Stati Uniti “scherzano col fuoco”.
Speriamo che ci si fermi agli scherzi, se così vogliamo chiamarli.
Speriamo che Putin – come ha fatto finora – mantenga i nervi
calmi e non cada nella trappola di rappresaglie e controrappresaglie.
Perché il pericolo di una guerra mondiale è tutt’altro che
remoto. Peraltro, la linea del fronte non sarebbe in America, ma qui,
in Europa.
E
noi, in aggiunta, siamo tanto coglioni da mandare i nostri soldati a
partecipare ai giochetti provocatori della NATO ai confini della
Russia.
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com
RispondiEliminaCommento di Franco Legatus:
"Vi rammentate della “ESPORTAZIONE DELLA DEMOCRAZIA” USA??? Ricordate le conseguenze vero???? ….. e allora OCCHIO che c’è rischio che ricominci la giostra ……
In Sarcazzistan Bombardano Ospedali e in Docazzostan ci sono I Vigilantes.
Di FunnyKing , il 21 ottobre 2016 (tratto da Rischiocalcolato)
Lo sapevate che in Sarcazzistan ogni giorno i Russi bombardano almeno 4 ospedali al giorno pieni di bambini?
Lo sapevate che in Docazzostan ci sono i Vigilantes di Stato che ammazzano i poveri drogati senza processo?
A prescindere dal particolare di sapere se questo genere di notizie siano vere, false,oppure semplicemente distorte o manipolate…… ma a voi di Siria e Aleppo (Sarcazzistan) e delle Filippine (Docazzostan), vi frega qualcosa?
Sul serio?
Magari delle Filippine avete sentito ancora poco e il nome Duterte non vi dice ancora molto, ma #statesereni che il vostro apparato riproduttivo sta per essere frullato a dovere (se siete uomini) con la nuova Telenovelas Filippina trasmessa sulle prime pagine dei media sussidiati a breve.
Accade infatti che le Filippine siano entrate ufficialmente nell’orbita cinese e ciaone al Dollaro. Dunque bisogna portarci immediatamente la democrazia, immagino (anche se dubito sia possibile a questo giro)."
Commento di Vincenzo Zamboni:
RispondiElimina“Il PD spende i tuoi soldi per pagare le proprie cooperative che mantengono immigrati importati, senza dare loro il becco di un quattrino né un lavoro, ma in compenso regalando loro la cittadinanza in cambio di voto elettorale, tutto in perfetta sintonia complice col piano Kalergi, mentre lascia che gli italiani poveri continuino ad affondare nella miseria (a titolo di cronaca economica, è inutile che i piddioti inventino "incentivi a sostegno dell'imprenditoria", visto che in mancanza di capacità di spesa l'imprenditore non sa a chi vendere quel che produce). Si tratta complessivamente della più colossale porcata contro i cittadini mai realizzata dallo stato "democratico" (ex) italiano, per la quale sola i piddioti meriterebbero, a dire il vero, l'inferno....”