Quando, per chi lo ricorda, uscì sugli schermi del nostro sventurato Paese 1997: fuga da New York di John Carpenter, regista di horror e fantascienza a basso costo con al suo attivo alcuni titoli preveggenti, (oltre a quello testé citato, l'inquietante Essi vivono), le immagini di quella pellicola ci sembravano fantasie lontane, fantascienza appunto.
Oggi,
dopo decenni di sonno comatoso, anche l'italiano medio – quello che si
agita per la sconfitta della propria squadra in trasferta, ma che
continua a seguire imperterrito campionati truccati – inizia ad
avvertire di essere precipitato in un mondo in cui la fantascienza è
stata superata da una realtà mostruosa, tale da rendere 1984, di George Orwell, lettura di intrattenimento per scuole medie inferiori.
Certo, chi fa parte della casta collaborazionista (la categoria più odiosa è quella dei radical chic), vive sempre alla grande – o almeno crede – e ci dirà tutt'ora, citando un articolo di Repubblica,
che questo è il migliore dei mondi possibili, il regno della libertà e
della democrazia, dove chi non può avere figli avrà persino un utero in
affitto (e chissà se chi non può permettersi nemmeno un monolocale,
potrà permettersi almeno quello...); con tanto tempo libero a
disposizione da impiegare nei viaggi, nello yoga, nella meditazione, nei
botox party, in cui ci si inietta un po' di botulino antirughe per apparire eternamente giovani.
Ma sorvoliamo sui rentiers e altri dorati cascami umani assimilabili: essi non pagheranno mai, per il semplice fatto che siamo noi a pagare per loro.
Passiamo alla classe media, o meglio ciò che ne rimane.
Chi
– beato lui, perché oggi la schiavitù è una conquista - ha ancora un
lavoro, tenta di esorcizzare la realtà con uno scambio di battute
davanti alla macchina del caffè dell'ufficio sull'ultimo programma visto
in tv; con un tradimento coniugale organizzato via smartphone (di marca, per carità!); oppure rifugiandosi nell'effige del salvatore
di turno: Cristo è passato di moda, ora ci sono Grillo, Renzi, o
qualunque uomo-immagine fabbricato dal sistema di potere per
infinocchiare i diversamente intelligenti. Deluso anche dal movimento
cinque stelle, visto l'impoverimento inesorabile, voterà il nascente cinque stalle.
Chi,
invece, un lavoro non lo ha più, se ha potuto è emigrato, se non ha
potuto, vive a ricasco di qualcuno (“per farsi amare” diceva Flaiano
“bisogna farsi mantenere”); oppure è riverso in qualche angolo di strada
da dove la visione della realtà non è offuscata dalle luci della
televisione e dove “la durezza del vivere” che predica Monti
(naturalmente per gli altri), gliene ha tolta anche la voglia.
Tuttavia,
persino chi la propaganda, scientemente fin dai banchi di scuola, ha
annichilito nelle proprie capacità di essere razionale – sempre che tra i
bipedi a stazione eretta tali facoltà esistano (come qualcuno ha
scritto, la migliore prova che esista vita intelligente nell'universo è
che nessuno ha mai cercato di contattarci) – si rende conto che si sta
materializzando un vero e proprio incubo e che le spiegazioni ufficiali –
della tv, della stampa, dei governi - stridono con l'enormità dei
fenomeni in corso: non ultima l'invasione programmata per sostituire gli
attuali popoli europei.
Quali sono queste spiegazioni ufficiali?
Be',
la corruzione continua a spiegare quasi tutto. Sono tutti ladri: è per
questo che dopo i quaranta cadono i capelli; il resto è dovuto alla
cattiveria di Putin. Oltre siffatti “ragionamenti”, adatti alle classi
differenziali del secolo scorso, c'è solo la globalizzazione, un altro concetto onnicomprensivo e spacciato per naturale, inevitabile e non storicamente determinato dai poteri dominanti.
Eppure,
se esistessero in giro cervelli in grado di articolare un pensiero, ci
si sarebbe posta una semplice domanda: come mai la corruzione c'è sempre
stata, ma prima si stava meglio?
Certuni,
anche grazie all'opera divulgativa di sparuti intellettuali, hanno
capito che l'euro c'entri qualcosa. Ma quasi nessuno è andato avanti
nella spiegazione. Del resto, andare avanti può costare la reputazione,
la carriera, la vita: dipende quanto avanti si va e il coraggio –
scriveva Manzoni - “uno non se lo può dare”, specialmente in un Paese,
citando Longanesi, in cui sulla bandiera nazionale, dovrebbe essere
scritto, a caratteri cubitali: “Tengo famiglia”.
E
così, ben pochi hanno cominciato ad allargare l'orizzonte dello
sguardo: l'italiano soffre di miopia e più di quanto gli è vicino non
riesce a vedere.
Qualcuno,
timidamente, ha cominciato a tirare in ballo l'Unione Europea, ma come
se si trattasse di un'entità indipendente e non di un progetto
americano, teso - all'indomani della seconda guerra mondiale - a
mantenere in pugno l'Europa occidentale, impedendo di fatto che potenze
antagoniste agli Stati Uniti potessero contenderne il dominio e,
soprattutto, saldare i propri interessi con quelli russi, come è
naturale vista la prossimità geografica.
In
particolare, l'intendimento americano è stato – ed è - quello di
impedire che la Germania si avvicini alla Russia e che rimanga
strettamente legata al carro atlantico. L'euro è nato anche a tale
scopo: favorire l'economia tedesca per dare alla Germania una posizione
di predominio in Europa (precisamente di sub-dominio rispetto agli USA),
che la distogliesse dalle tentazioni di pericolose liaisons con
la Russia. Ed è, ovviamente, una delle principali ragioni per le quali
la nefasta unità monetaria non viene smantellata (in questo modo, tra
l'altro, lo Zio Sam, quando deve il cattivo in Europa, si traveste da
tedesco e gli fa fare il lavoro sporco...).
Una
volta per tutte, bisognerebbe far comprendere ai sonnambuli che ci
circondano che non esiste “L'Europa”, né mai esisterà: essa è pura
mistificazione della propaganda. Si tratta soltanto di una propaggine
del declinante impero americano.
In
tale quadro, l'Italia è l'ultima delle colonie, il Paese servo per
eccellenza, un Paese che non decide nulla e con una classe dirigente,
politica e imprenditoriale, non corrotta perché rubi, ma corrotta perché
collaborazionista e nemica della propria nazione e quindi degli
interessi della maggioranza. Nel suo libro Omaggio agli italiani, la compianta Ida Magli ha raccontato come la nostra storia sia quella dei continui tradimenti delle élites ai danni dei governati, cioè nostri.
Purtroppo,
è l'inevitabile portato storico di un processo di unificazione
eterodiretto da potenze straniere, mistificato dai miti del Risogimento e
risoltosi con una annessione del Meridione e nessun serio tentativo di
creare una coscienza nazionale, pericolosa perché avrebbe potuto fare
del nostro Paese una potenza autonoma e scomoda nell'arena geopolitica
internazionale.
È
qui, in questa mancanza di una visione storica elementare, che cadono
gli illusori movimenti “sovranisti” – del resto praticamente risibili –
che vorrebbero attecchire nella penisola.
Come
ha scritto Gianfranco La Grassa, viviamo in un periodo che assomiglia
agli ultimi decenni dell'ottocento, quando un altro impero, quello
inglese, stava inesorabilmente declinando, a fronte dell'emergere di
potenze antagoniste, su tutte gli Stati Uniti. E, oggi, sono proprio gli
Stati Uniti che tentano di difendere la propria traballante supremazia,
trasformando l'Europa in un fortino anti-russo, con una incessante
espansione della Nato verso oriente, cercando di resistere, inutilmente,
al vento inarrestabile della storia che sta proiettando nuovi attori
globali (in primis Russia e Cina) verso il palcoscenico di un mondo multipolare.
Con
tanti saluti all'eccezionalismo dello Zio Sam, è giunta l'ora che
faccia le valigie e torni al di là dell'Atlantico a mangiare hamburger.
Ma
lo Zio Sam non si arrende così facilmente: sta facendo di tutto per
ritardare il suo ritiro nell'ospizio della storia e ha messo in opera la
strategia del caos.
Il caos, infatti, è scientificamente organizzato
ai confini dell'impero, per ostacolare il coagulo di nuove alleanze
geopolitiche in funzione anti-americana che potrebbe ulteriormente
accelerare la caduta della superpotenza yankee.
Regimi
strategicamente importanti sono destabilizzati e rovesciati mediante
falsi rivolgimenti spontanei, promossi e finanziati da ONG coordinate
dalla CIA (il caso delle varie “primavere”, come dell'Ucraina); oppure
manipolando il terrorismo - così come avviene almeno dagli anni
settanta, quando la famigerata strategia della tensione insanguinò
l'Italia con la messa in scena di opposti estremismi, per dar luogo a
una restaurazione autoritaria decisa a Washington.
Secondo
questo disegno, attraverso ripetuti attentati terroristici e
l'invasione demografica è artatamente creata instabilità sociale nelle
colonie europee, al fine di indebolirle e meglio controllarle, rendendo
ancora più improbabile che si riorganizzino dal punto di vista
geopolitico.
Intanto,
la distruzione delle organizzazioni statuali prosegue senza sosta,
mediante la cessione della sovranità residua ad organismi sovranazionali
centralizzati, non eletti democraticamente e controllati dalla longa manus di Washington.
Avanza,
di conserva, la distruzione dell'identità dei popoli e del legame con
il proprio territorio (l'incentivo all'emigrazione, o alla “libera
circolazione”, come è chiamata nel linguaggio propagandistico, va
proprio in questa direzione); e l'annientamento dei popoli stessi,
fisicamente sostituiti con immigrati di culture differenti e
inassimilabili, in modo da costruire un mosaico multietnico di interessi
contrastanti e inconciliabili in nome di un interesse comune, che si
riconosca in un territorio e voglia difenderlo. Il progetto imperiale
prevede, infatti, anonimi territori coloniali, sprovvisti di storia
comune e abitati da individui sradicati in perenne conflitto tra loro.
Anche
i generi sessuali sono moltiplicati per aumentare divisione e
conflittualità e l'omosessualità è salvaguardata e promossa perché –
come aveva intuito la Magli ne La dittatura europea - è un modo astuto di sterilizzare la razza bianca (i mussulmani sono refrattari alla propaganda gay).
Dal
punto di vista dell'ingegneria sociale, il progetto imperiale prevede
la cancellazione della storia e della geografia (ecco la ragione per cui
lo studio di quest'ultima è stata abolita dalla riforma Gelmini). Il
modello della società globale è costituito da internet (tecnologia nata
in ambito militare – Arpanet il suo nome originario - non a caso resa disponibile gratuitamente): una indistinta e virtuale rete mondiale (World Wide Web),
abitata da un essere umano de-territorializzato, che esiste appunto in
questo non luogo geografico e in un eterno presente, creato mediante la
simultaneità degli scambi (tempo e spazio sono dimensioni collegate ed
internet annulla l'una e l'altra).
Internet, ad oggi, è stato il più intelligente – direi geniale – cavallo di Troia della globalizzazione.
Geniale
anche come strumento di controllo totale, capace addirittura di dare al
suo utente controllato l'illusione della libertà e di ottenere
spontaneamente, anzi con voluttà, informazioni sensibili che una volta i
servizi segreti dovevano sudare sette camice per carpire. Neppure
l'istituzione della confessione era arrivata a tanta perfezione. (Se si
vuole avere un'idea di che cosa sia questo grande fratello, così amato
dai sudditi, che accumula dossier particolareggiati su ognuno di noi e il cui utilizzo è incentivato in ogni modo, si legga Il potere segreto dei matematici, di Stephen Baker).
E
prosegue, altresì, il saccheggio e lo sfruttamento economico delle
colonie europee. Le bombe demografiche, con l'arrivo di un esercito di
nuovi schiavi, oltre a creare il caos e lo sgretolamento del tessuto
sociale, tengono alta la disoccupazione, portando i salari sempre più al
ribasso e scatenando una guerra fra poveri.
La
pressione demografica e la diminuzione del gettito fiscale, dovuto
all'alto numero dei disoccupati e al calo dei salari, generano ulteriori
pressioni sulle casse degli Stati perché si privatizzino pensioni e
sanità, ormai economicamente insostenibili.
Nell'ottica
imperiale, infatti, tutto deve essere privatizzato, naturalmente a
esclusivo beneficio dell'impero e dei suoi collaborazionisti e scherani.
(In questo delirio acquisitivo dell'homo habens americano si è arrivati addirittura a brevettare le specie biologiche esistenti in natura).
In
ultimo, di pubblico non esisterà più nulla e gli Stati esisteranno solo
in funzione di esattori delle imposte per conto dell'impero.
La sottomissione di un impero così vasto non si ottiene soltanto con la forza militare e la compiacenza delle élites
a libro paga, ma anche con quella dei sudditi. In questo gli americani
sono indiscussi maestri, padroneggiando come nessuno le sottili armi
della propaganda, di cui Holliwood è stata per molto tempo la punta di
diamante.
La
colonizzazione culturale ha sempre accompagnato la penetrazione
americana – altro tema che i cosiddetti sovranisti nostrani non
comprendono – e fa più danni un telefilm americano di un discorso di
Renzi a reti unificate.
Questa
penetrazione subdola e melliflua, attraverso l'intrattenimento, ha
ormai contaminato la nostra cultura fino al linguaggio, infarcito in
maniera ossessiva di americanismi e dove si è arrivati al punto che
battezzare qualcosa (un programma televisivo, un libro, persino una
società a responsabilità limitata) senza un termine inglese, equivale a
dequalificarlo come vecchio e deteriore.
Chi
ha studiato un po' sa che pensiero e linguaggio sono interrelati e il
secondo influenza largamente il primo (v. il determinismo linguistico di
Whorf); quindi, parlare con termini americani significa pensare in
termini americani. È per questo che la propaganda è così attenta al
linguaggio ed è stato inventato il politicamente corretto: quello che
non si può più dire, si finisce per non pensarlo nemmeno più. E quello
che si dice, si finisce col pensarlo.
Un
popolo che perde la sua lingua, perde la sua identità, perché i termini
di una lingua cristallizzano i postulati fondamentali di una filosofia
implicita, nei quali è espresso il pensiero di quel popolo e di quella
civiltà.
Ci sarebbe da ridere, se non fosse tragico: una volta, in un documento aziendale, ho visto scritto ad Ok, invece che il latino ad hoc.
Nel nostro Paese, culla del Rinascimento, siamo giunti – passando da Machiavelli a Renzi, da Giuseppe Verdi a X Factor, da Storia della mia vita di Casanova a Rocco, ti presento mia moglie
di Rocco Siffredi - all'annichilimento culturale: non c'è più un libro
che si possa leggere, un film che si possa vedere, neppure una
canzonetta ascoltabile. In questo deserto, ha buon gioco qualunque
obbrobrio proveniente da oltreoceano; e quel poco che viene da noi
prodotto non ne è che lo scimmiottamento. La nostra cultura qualitativa è
stata trasformata in una incultura quantitativa.
L'abbassamento
del gusto, l'annientamento di ogni pensiero critico (considerato dal
potere una pericolosa recidiva intelligente dell'homo videns),
sono perseguiti con determinazione, a partire dalla riforma della
scuola: il programma prevede di eliminare l'analfabetismo di ritorno,
rafforzando quello di partenza.
Accenniamo,
per concludere, all'atmosfera di perenne guerra strisciante in cui
siamo costretti a vivere. Una guerra che si gioca su tutti i terreni:
culturale, economico, e naturalmente militare. Una guerra che pervade
l'aria come un gas asfissiante, che nelle zone di frizione con la Russia
(l'Ucraina, la Siria, gli Stati baltici) rischia di deflagrare in
scontro aperto, extrema ratio dell'impero americano: scagliare l'attacco profittando della superiorità militare, oppure perire.
No,
non ho dubbi: non c'è fantascienza peggiore di questa realtà
americanizzata, di questo morente impero che ci tiene prigionieri e ci
costringe non più a scappare da New York, bensì dall'intera Europa.
Eppure
dovremmo riprenderci il nostro Paese. Ma la cosa in Italia è
impossibile: perché non l'abbiamo mai posseduto e quindi non abbiamo
neppure la coscienza che sia nostro; e l'italiano si cura solo della
propria conventicola, cui appartiene per nascita o entra per
cooptazione. Come scrisse Sant'Agostino: extra ecclesia, nulla salus.
E, infine, perché un paese di servi sa solo immaginarsi un nuovo padrone e per quieto vivere si accontenta di quello che ha.
Lasciamoci con una citazione da La pelle,
di Curzio Malaparte, alla quale non si può aggiungere davvero nulla, se
non l'amara constatazione che lo spirito di un popolo non cambia mai:
“E
più affettuoso onore gli era venuto, nei giorni della liberazione, dal
suo rifiuto di far parte del gruppo di signori napoletani prescelti per
offrire al Generale Clark le chiavi della città. Del qual rifiuto si era
giustificato senza alterigia, con semplice garbo, dicendo che non era
costume della sua famiglia offrir le chiavi della città agli invasori di
Napoli, e che egli non faceva se non seguir l'esempio di quel suo
antenato, Berardo di Candia, che aveva rifiutato di rendere omaggio al
re Carlo VIII di Francia, conquistatore di Napoli, sebbene anche Carlo
VIII avesse, ai suoi tempi, fama di liberatore. «Ma il generale Clark è il nostro liberatore!»
aveva esclamato Sua Eccellenza il Prefetto, che per primo avuto la
strana idea di offrire le chiavi della città al Generale Clark.
«Non lo metto in dubbio» aveva risposto con semplicità cortese il Principe di Candia «ma io sono un uomo libero, e soltanto i servi hanno bisogno di essere liberati».
Tutti si aspettavano che il Generale Clark, per umiliare l'orgoglio del
Principe di Candia, lo facesse arrestare, com'era usanza nei giorni
della liberazione. Ma il Generale Clark lo aveva invitato a pranzo e lo
aveva accolto con perfetta cortesia, dicendosi lieto di conoscere un
italiano che aveva il senso della dignità.”
Francesco Mazzuoli
Commento ricevuto:
RispondiElimina"L’intervento di Francesco Mazzuoli è una perfetta ed esaustiva sintesi della situazione in cui versa l’Europa e l’Italia in particolare, non ritengo pertanto opportuno aggiungere commenti ed integrarlo in alcun modo, occorre solo leggerlo fino in fondo e meditarci sopra. Collima perfettamente con quanto ho scritto in tutti questi anni e pertanto lo condivido in toto." (Claudio Martinotti Doria)
Collima anche con le mie idee.
EliminaPurtroppo condivido totalmente l'analisi che descrive con lucidità la piega politicamente negativa del mondo in cui viviamo...sino più incazzato e depresso dopo questa lettura...30 gocce di ansiolin andranno bene?
Elimina