Non siamo codici a barre che camminano
In tutta Europa forze di polizia, autorità locali e aziende private stanno segretamente diffondendo tecnologie sperimentali e invasive che tracciano e analizzano i nostri dati biometrici, trasformando in oggetti i nostri volti e i nostri corpi mentre ci muoviamo negli spazi pubblici.
Stiamo parlando di dati sul nostro corpo e comportamento: riconoscimento facciale, dell’iride, della retina, del nostro modo di camminare e della voce, del DNA, del palmo e della geometria della mano, delle impronte digitali...
Si tratta di dati particolarmente sensibili perché collegati alle nostre identità personali. Possono essere utilizzati per ricavare informazioni protette e intime su chi siamo, sulla nostra salute e su molto altro ancora.
STOP SORVEGLIANZA BIOMETRICA
In Germania, la polizia ha sperimentato la sorveglianza biometrica di massa per controllare i manifestanti del G20 ad Amburgo. In Italia la città di Como aveva segretamente installato, sulle videocamere di sorveglianza esistenti, un sistema di riconoscimento facciale in tempo reale allo scopo di rilevare azioni di “vagabondaggio” e “sconfinamento” in aree private.
Diversi studi hanno dimostrato come queste tecnologie possano essere utilizzate per perseguire persone colpevoli di esercitare semplicemente i propri diritti.
Non solo: gli errori degli algoritmi che le governano possono portare alla discriminazione di alcune minoranze, acuendo quelle disparità che già dividono la nostra società. Gli algoritmi infatti riconoscono con precisione gli uomini di carnagione chiara (99% delle volte), mentre la percentuale scende fino al 35% con donne dalla pelle scura. E questo può impedire l’accesso a servizi fondamentali, come esami online o sistemi di pagamento, come già successo a diverse persone negli Stati Uniti, o addirittura portare a essere accusati ingiustamente di un reato.
In Italia, le forze dell’ordine hanno a disposizione il sistema di riconoscimento facciale “SARI Enterprise". Non esistono però informazioni precise su quanto venga usato SARI e nemmeno su quante volte si sia sbagliato. Sappiamo solo, a partire da alcuni documenti pubblici della società che lo produce datati 2016, che in alcune condizioni la sua precisione non supera l’80%: questo significa che su 10 persone, almeno 2 potrebbero essere identificate erroneamente ed essere perseguite per reati che non hanno commesso.
Assieme a molte altre organizzazioni della società civile chiediamo ai nostri Paesi e all’Unione Europea di rifiutare l’uso della sorveglianza biometrica, che potrebbe compromettere le nostre libertà fondamentali e i diritti delle persone, come il diritto alla riservatezza, a manifestare, così come quello a non essere discriminati.
FIRMA LA PETIZIONE:
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