Al
capezzale del governo giallo-verde, i parenti in lacrime si fanno
coraggio l’un l’altro, ostentando un ottimismo assolutamente non
condiviso dai medici. Sono soprattutto i due figli prediletti –
Giggino e Matteo – a sperare ancora in qualcosa che possa fare il
miracolo, che possa infondere nuova energia al morituro. Sono loro
che non si rassegnano all’inevitabile, che vogliono a tutti i costi
mantenere in vita questo governo e che non vogliono lasciare le
rispettive cariche.
Intendiamoci
– lo dico senza ironia – non si tratta di “attaccamento alla
poltrona”. I due sono realmente convinti (Salvini fondatamente,
l’altro assai meno) di aver fatto un ottimo lavoro, e vogliono
legittimamente continuare a governare.
Se
non che – come era inevitabile – i nodi che la strana maggioranza
giallo-verde non è in grado di sciogliere stanno venendo al pettine.
Il governo gode ancora della fiducia della maggioranza del popolo
italiano, ma questa fiducia è destinata fatalmente a scemare mano a
mano che i guasti della situazione economica verranno a galla. È
solamente questione di tempo.
Certo,
“il Capitano” leghista ha fatto un ottimo lavoro, e sarebbe
perfettamente in grado di continuare a farlo, perché il suo impegno
non richiede l’esborso di denaro. “Il Guaglione” grillino,
invece, ha al suo attivo soltanto una manovra di bilancio disastrosa,
anche perché i soldi non ci sono. E tutti i sogni di miglioramenti
economici effettivi (ivi compresi quelli coltivati da Salvini)
possono essere realizzabili – mi ripeto per l’ennesima volta –
solamente se torneremo a creare il nostro denaro, invece di farcelo
prestare dai “mercati” pagando i relativi interessi.
Se
non si è disposti a questo, non si andrà mai da nessuna parte. Così
come, se non si è in grado di resistere alle “regole”
dell’Unione Europea, è inutile fare la pulcinellata del deficit al
2,4%, per doversi poi rimangiare tutto e fare una figura pietosa.
Se
si vuole fare sul serio, occorre ben altro che il deficit al 2,4.
Anche quelle misure – che non ci sono state permesse – avrebbero
fatto ben poco. Il “reddito di cittadinanza” è una benevole
elemosina, una onesta continuazione degli “80 euro di Renzi”,
niente di più. Per dare una scossa all’economia nazionale, per
dare serenità alle famiglie e alle imprese, per far “ripartire i
consumi” occorrerebbero cifre almeno dieci volte maggiori dei pochi
spiccioli compassionevoli. Non lo dico io, lo dicono gli economisti.
Il New
Deal
di Roosevelt investì cifre enormi, profuse miliardi, non centesimi.
Questi
miliardi non ci sono. E, quand’anche l’Unione Europea ci
autorizzasse ad indebitarci per averli, sarebbe una pazzia prenderli
in prestito. L’unica soluzione è creare il denaro che ci serve.
Anche, almeno in una prima fase, sotto forma di una moneta
complementare da affiancare all’euro.
E
taccio, per carità di patria, su questa manovra, ispirata al
pauperismo di una estremissima sinistra che sarebbe stata considerata
superata già mezzo secolo fa. Che poi questo pauperismo non aiuta in
nulla chi sta peggio, si limita a danneggiare chi sta meglio. La
qualcosa potrà rabbonire il rancore sociale, ma non aiuterà certo i
ceti meno abbienti.
Senza
considerare che i provvedimenti della manovra si muovono
rigorosamente nel binario del “politicamente corretto” dettato
dai mercati e dai loro pretoriani. Prendiamo le pensioni, per
esempio: i tagli alle pensioni d’oro (ma anche a quelle d’argento
e di bronzo) lasceranno intatto il meccanismo perverso del sistema
contributivo, quello caro alla Fornero, al Boeri e alla Goldman
Sachs. L’unica cosa sensata, invece, sarebbe stata l’abolizione
dell’infame sistema contributivo e il ritorno al sistema
retributivo. Per tutti: ricchi e poveri, pensionati di oggi e
pensionati di domani. Naturalmente, una controriforma di questo
genere farebbe andare in bestia i mercati; i quali mercati vogliono
che i soldi degli italiani debbano servire a pagare gli interessi sul
debito pubblico, non le nostre pensioni. Ecco, dunque: anche per
pagare pensioni decenti è necessario disporre di denaro nostro. I
mercati non ci presterebbero mai i soldi per pagare le pensioni e, se
per caso ce lo prestassero, sarebbe soltanto per portarci al
fallimento.
Ma,
torniamo a bomba. Questo governo è in grado di affrontare tematiche
di questo tipo? Certamente no. Oltretutto, una delle due gambe di
questa maggioranza è visibilmente azzoppata, paralizzata da
inconciliabili contrasti fra una destra, una sinistra e un centro al
proprio interno. Fino a quando “il Guaglione” sarà in grado di
resistere agli attacchi di Fico e alle insidie di Di Battista? Vengono
al pettine i nodi dell’antipolitica e il non-partito grillino
potrebbe pagare un prezzo altissimo sull’altare della confusione
eretta a sistema. Al Senato, praticamente, la maggioranza non c’è
già più. Conte naviga a vista, Tria è sparito, e fra i ministri
c’è chi risponde a Mattarella più che alla coalizione di governo.
Commento di Adriano Colafrancesco, inviato via email: "...continuare a sparare sulla croce rossa fa bene solo ai giallo-verdi che, malgrado la saccenza dei denigratori (di qualunque sponda siano) e anzi proprio per quella, con una opposizione così rabberciata e squinternata dureranno, come minimo, questa, la prossima e la successiva legislatura"
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