Cosa sta accadendo a
Roma? Soltanto un colpo di sole primaverile di un Cavaliere sul viale del
tramonto? No. Sta accadendo qualcosa di più vasto e complesso, con implicazioni
che vanno ben al di là dei confini della Capitale e che saranno determinanti
per stabilire quando (“quando”, non “se”) anche in Italia potrà decollare un
grande movimento di liberazione anti-Unione Europea ed anti-immigrazione. Non
si tratta di un senile rimbambimento, ma di una difesa disperata contro il
pericolo che le elezioni romane possano sancire la nascita di una destra
moderna (ma non “europea”, cioè al guinzaglio degli americani), libera dal
berlusconismo e dal cancro della “unione dei moderati”.
Il Cavaliere era
l’unico che potesse ostacolare (“ostacolare”, non “impedire”) un tale sviluppo,
e fin dall’inizio si è prodigato in questa direzione. Prima con una candidatura
chiaramente inadeguata, con targa “moderata” e filo-rom. E poi, quando ha visto
che la Meloni continuava ad andare come un treno, con il ritiro del povero
Bertolaso e la confluenza su un altro “moderato”, il miliardario di sinistra (o
di pseudo-sinistra) Alfio Marchini.
Non che Marchini
abbia la minima possibilità di vincere – malgrado i suoi soldi – stretto com’è
tra il candidato della non-sinistra renziana, Giachetti, e l’unico candidato di
una Sinistra degna di questo nome, Stefano Fassina. In realtà, ciò che
interessa al Cavaliere (e ai suoi ispiratori) è di guadagnare un anno di tempo.
Impedire che le elezioni romane possano ufficializzare la nascita di un Fronte
Nazionale italiano (come quello che si sta raccogliendo attorno all’asse
Salvini-Meloni) e che questo fronte possa egemonizzare l’elettorato di destra,
mandando definitivamente in soffitta i vecchi arnesi del riciclaggio centrista
e quelli più patetici di una Destra-destra da loro rinnegata e certamente non
praticata.
Le elezioni romane –
lo comprende chiunque sappia leggere i sondaggi – saranno vinte al secondo
turno dal fronte degli incazzati e non dal fronte dei moderati. Nel caso di un
ballottaggio fra la grillina Raggi e la Meloni, da quest’ultima, sulla quale
confluirebbe anche il voto dell’elettorato centrista. Ma, ove la Meloni dovesse
essere fermata e il ballottaggio si svolgesse fra la Raggi ed un qualunque “moderato”
(non importa se mimetizzato a destra o a sinistra), a vincere sarebbe la
grillina, sostenuta da tutto l’elettorato populista, di destra e di sinistra.
L’obiettivo di
Berlusconi (che i sondaggi sa leggerli) non è dunque quello di far vincere il
candidato renziano; cosa che non gli dispiacerebbe, ma che è praticamente
impossibile. Il suo obiettivo è di non far vincere la Destra, perché questa
Destra vincerebbe senza di lui, anzi contro di lui e contro i suoi sostenitori.
Ma c’è un disegno più
vasto, di cui forse il Cavaliere non si rende pienamente conto. Siamo alla resa
dei conti nell’Unione Europea, alla vigilia dell’implosione, tra la sostanziale
archiviazione di Schengen e la mobilitazione di tutti i settori economici
contro la prospettiva del funesto trattato “transatlantico” voluto dagli Stati
Uniti. Ogni tornata elettorale (dalla Francia alla Germania, dalla Spagna
all’Austria, dalla Slovacchia alla Polonia) è una campana a morto per questa
cosiddetta Europa e per i suoi sponsor americani.
L’ultimo campanello
d’allarme è suonato l’altro giorno in Austria, dove il primo turno delle
presidenziali ha visto una vittoria schiacciante del candidato della destra –
diciamo così – lepenista. Al secondo posto è arrivato un altro candidato
populista, sia pure un populista di sinistra. Quasi del tutto cancellati i due
partiti tradizionali, il democristiano e il socialidemocratico. E non è tutto,
perché – secondo le previsioni – questa volta non dovrebbe funzionare il
“modello francese” (tutti contro la Le Pen al secondo turno) e il ballottaggio
potrebbe facilmente incoronare un Presidente della Repubblica che il mainstream occidentale indica
sprezzantemente come “di estrema destra”.
Ma sono altri gli
appuntamenti elettorali che preoccupano Obama e la Clinton, Bergoglio e la
Merkel: l’ormai prossimo referendum inglese per l’uscita dall’Unione Europea, e
le elezioni presidenziali francesi del 1917. Ecco il motivo reale che ha
indotto tanti ambienti (ben al di là del “cerchio magico” del vecchio Berlusca)
a guardare all’operazione Marchini come all’ultima spiaggia. Occorre ad ogni
costo scongiurare il pericolo dell’elezione a Sindaco di Roma della “Le Pen
italiana”, perché un evento del genere sarebbe assolutamente clamoroso ed
avrebbe un inevitabile effetto di trascinamento sui due appuntamenti elettorali
che decideranno quando (ripeto: “quando” non “se”) l’UE sarà archiviata ed i
popoli europei potranno riprendere a lavorare per i loro interessi. Questo
“quando” dovranno deciderlo gli elettori romani: tirare dritto, o sedersi in
poltrona e concedersi una non salutare pausa di riflessione.
Intanto, mummie,
zombi ed altri cadaveri della politica sciamano fuori dalle tombe, in uno
scenario da film horror degli anni ‘60. Biascicano litanie centriste e
sgomitano per assicurarsi un posticino fra le terze file di un invocato partito
dei moderati.
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com |
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.