Nell'antichità il lavoro aveva tutta un'altra dimensione: vi era una sorta di mentalità "tribale" se si vuole, che creava un senso di appartenenza ad un progetto più vasto che non la semplice vita individuale,poiché si era consci che tutto aveva un significato che andava oltre la contingenza, la quotidianità. Indubbiamente questa visione della vita derivava dal senso del sacro che la nostra civiltà odierna ha completamente dimenticato: ecco perché nella vita della nostra società i valori e il senso delle cose sono stati stravolti,ribaltati.
Le priorità sono state alterate al punto che noi, veramente, non conosciamo più la nostra natura. Il lavoro era considerato una missione dagli antichi,fosse anche il più umile, e come tale era svolto (quindi con tutt'altro atteggiamento rispetto al lavoro che si ha oggi) poiché andava nella direzione del più ampio benessere di una società che noi, con i nostri parametri mentali moderni, non riusciamo nemmeno lontanamente ad afferrare, svincolati come siamo da una visione globale della realtà. Siamo persi nella foresta e non vediamo che gli alberi attorno a noi,mentre gli antichi si collocavano sull'alto di una collina contemplando la vista di insieme di tutta la foresta.
Sbagliamo a scandalizzarci dell'antico sistema di caste indiano (tanto per fare un esempio): nelle società tradizionali il senso delle cose terrene rispecchiava sempre delle realtà trascendenti, per cui aveva un senso preciso, rispondente a dei canoni di natura metafisica (e quindi avulsi dallo scorrere temporale, dalle caratterizzazioni geografiche o delle varie "mode") appartenere a una casta piuttosto che un altra. Il "caso" non era contemplato, perché si aveva coscienza che il caso non esiste per chi segue parametri di natura non ordinaria a livello razionale.
Per cui si nasceva nella giusta posizione, quella che toccava ad ognuno ma non per automatismi di classe quanto in risposta a uno schema più vasto. A quei tempi i capi di stato erano tali in quanto incarnavano le virtù proprie del loro compito: oggigiorno,invece, anche un asino, un perfetto cretino, può diventare presidente ... (dobbiamo citarne qualcuno in Italia?).
Ma noi,scioccamente e superficialmente,giudichiamo il passato con il filtro della mentalità moderna: una mentalità completamente alienata dalla mancanza, come dicevo,della presenza del "sacro". Esso era l'àncora e la garanzia di una progettualità, di un ordine non casuale della vita. Siamo noi che abbiamo ucciso questo ordine adeguandoci pedissequamente alle proposte razionaliste come per esempio quella dell'illuminismo (o della grande, immensa balla dell'evoluzionismo), tanto per citare un punto di svolta che ha imposto alla civiltà il suo estraniamento da tutto ciò che è vero, reale ed eterno. Involuzione, e non evoluzione è la nostra.
Simon Smeraldo
Che si nasca in una certa famiglia e, quindi, in una certa posizione di quel contesto sociale, per motivi di azioni fatte in vite precedenti e di karma sono perfettamente d'accordo. Perciò se uno nasce paria non è per caso, ma non ritengo giusto che debba passare tutta la vita relegato in una "casta"; questa regola è stata introdotta dai dominatori, che non volevano che altri attentassero alla loro posizione privilegiata. Anche l'ordine divino contempla il fatto che, se ti penti sinceramente e chiedi perdono, anche se sei il più atroce assassino, Lui ti perdona e ti permette di procedere sulla via del "ritorno". Che diritto hanno gli uomini di relegarne altri nella posizione in cui sono nati? E' giusto che un "leonardo" butti alle ortiche i suoi talenti perché è nato paria e un encefalospastico occupi posizioni di comando perché è nato nella casta dei Principi?
RispondiEliminaLe persone più illuminate spiritualmente, di solito nascono in famiglie modeste e spesso hanno poca cultura. Con le caste non si fa altro che perpetuare il dominio di chi ce lo ha già e, soprattutto, si cerca di impedire la diffusione pubblica della voce divina, che è l'unica cosa di cui i potenti hanno veramente paura. Non a caso, e soprattutto oggigiorno, si dà importanza solo a chi parla da una posizione altolocata, suffragata da congrui titoli di studio. Un uomo della strada viene ridicolizzato e messo da parte dalle istituzioni, anche se dice le più sacrosante verità.
RispondiElimina