Egregio Presidente Mattarella, in occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica, desideriamo sottoporLe una nostra proposta, comunicarLe un nostro apprezzamento, farLe alcune domande ed illustrarLe una nostra Campagna. La proposta Non capiamo, signor Presidente, perché il 2 giugno – data che celebra la nascita referendaria della nostra Repubblica – sia consegnato nei festeggiamenti ad una parata militare, ossia ad una esaltazione ed evocazione di quello spirito di guerra che – come Ella ha recentemente ricordato – non ha mai assicurato nè stabilità nè progresso, al contrario della pace. Anche alle luce delle sue recenti parole pronunciate ad Asiago, davvero non riusciamo a capire perché non siano chiamate a sfilare il 2 giugno le forze di pace, che difendono i diritti sanciti nei principi fondamentali della Costituzione che "ripudia la guerra", a cominciare dal diritto al lavoro. La presenza di una delegazione di Sindaci non modifica il carattere militare della sfilata e della parata.
Per questo le chiediamo, signor Presidente, di abolire definitivamente questa anacronistica parata di armi e di armati e di fare della Festa della Repubblica una vera festa di popolo, una festa di pace, diffusa nel Paese ed anche animata significativamente dai giovani volontari in servizio civile. L'apprezzamento Abbiamo molto apprezzato il suo intervento ad Asiago, lo scorso 24 maggio, in occasione delle "celebrazioni" per il centenario della "grande guerra". Condividiamo la Sua condanna senza appello: "la guerra, ogni guerra, è un moltiplicatore di lutti e di sofferenze". Condividiamo le Sue analisi circa le ragioni che portarono a quella "guerra crudele e fratricida": "la volontà di potenza e gli egoismi nazionalisti spinsero gli Stati, lentamente ma inesorabilmente, come su un piano inclinato, verso il baratro del conflitto".
Condividiamo, infine, le Sue considerazioni sulla costruzione della pace come unica possibilità di assicurare il benessere: "è stata la pace, non la guerra, ad assicurare stabilità e progresso. E' stato il dialogo, non lo scontro, a permettere le grandi conquiste civili, economiche e sociali di questi settanta anni. Sono state le intese, le alleanze non aggressive, le unioni a livello sovranazionale, e non le chiusure e le barriere, a garantire al nostro Paese, e agli altri, la libertà, la democrazia, il benessere, lo sviluppo".
Le domande Ci permettiamo di rivolgerLe alcune domande, in merito al ruolo che il nostro Paese sta svolgendo all'interno di quella che papa Francesco definisce "la terza guerra mondiale diffusa". Ma non per questo meno crudele e fratricida. La prima domanda che Le rivolgiamo riguarda la preparazione della guerra: perché il nostro Paese consuma oltre 23 miliardi di euro del bilancio annuo dello Stato in spese militari – collocandosi così tra le prime dodici potenze militari al mondo - anziché in spese civili e sociali, nelle quali si colloca invece agli ultimi posti in Europa, come dicono gli indicatori internazionali? In questo modo anche il nostro Paese contribuisce considerevolmente a quella cifra complessiva – mai toccata prima - di 1.700 miliardi di dollari che nell'ultimo anno sono stati spesi nel mondo dalla "volontà di potenza" degli Stati. Contribuendo ad inclinare ancora il piano della guerra di tutti contro tutti.
E' stato calcolato che con porzioni di questa cifra potrebbero essere raggiunti gli Obiettivi ONU del Millennio per sconfiggere fame, ignoranza e malattie e, contemporaneamente, debellare guerre e terrorismo. La seconda domanda riguarda la produzione e il commercio delle armi. Come Lei sa, Presidente, nonostante il nostro Paese si sia, da tempo, dotato di una legge restrittiva sul commercio delle armi (la 185/90), la recente relazione del Governo al Parlamento sul commercio internazionale delle armi mostra come l’export italiano sia praticamente triplicato nel 2015, con un incremento del 186% rispetto al 2014. Una esplosione senza precedenti, come senza precedenti è l’esplosione delle guerre sul pianeta, del terrorismo diffuso, della fuga dei profughi, della tragedia dei nuovi muri, che anche Ella, Presidente, ha stigmatizzato.
Anche le armi italiane – che sparano in quasi tutti i conflitti armati del Pianeta – contribuiscono ad avvicinare questa "terza guerra mondiale". Allora, se non vogliamo essere ancora complici della immane tragedia in corso, è tempo di investire urgentemente nella riconversione civile dell'industria bellica. Sappiamo bene, signor Presidente, che queste decisioni non dipendono direttamente dalla Sua volontà, anche se il suo ruolo di "capo delle Forze Armate" e di "presidente del Consiglio supremo di difesa" renderebbe particolarmente autorevole un Suo autorevole pronunciamento su queste specifiche questioni, in sintonia con quanto sta facendo fin dall'inizio del pontificato papa Francesco.
La Campagna E' anche in base a queste riflessioni che il Movimento Nonviolento – fondato da Aldo Capitini e Pietro Pinna – che ci onoriamo di rappresentare e che da oltre mezzo secolo si impegna a preparare la pace anzichè la guerra, oggi promuove e sostiene la Campagna "Un'altra difesa è possibile" per l'istituzione del "Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta", con pari dignità della difesa militare e armata, per la realizzazione piena degli articoli 11 e 52 della Costituzione italiana. La relativa proposta di legge, già depositata in Parlamento e sottoscritta da 74 deputati di vari gruppi politici, ha lo scopo di dotare il nostro Paese dei mezzi e degli strumenti idonei e alternativi alla guerra per promuovere "il dialogo, le intese e le alleanze" tra i popoli – come Ella giustamente ricorda - capaci di intervenire nei conflitti prima che essi degenerino in guerre con attività di prevenzione, durante con strumenti di mediazione e interposizione, e dopo con capacità di promuovere la riconciliazione. Per queste ragioni auspichiamo che – al più presto – la proposta di legge possa essere calendarizzata, votata in Parlamento e giungere sul Suo alto scranno per la firma definitiva. Voglia, signor Presidente, accogliere la nostra stima e i nostri auguri per la Festa della Repubblica che ripudia la guerra.
Per il Movimento Nonviolento Pasquale Pugliese Segretario e Massimo Valpiana Presidente Movimento Nonviolento via Spagna, 8 - Verona
Lì, 30 maggio 2016
Partiamo sempre troppo in ritardo. Queste cose dovremmo farle in gennaio - febbraio.
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