Calcata. Sprazzi di luce scenica alla Bocchetta
Avrete notato che in Home Page del sito del Circolo Vegetariano VV.TT. c’è la frase “Non so nulla di Calcata, so solo che c’è un Circolo“ ed ancora più sotto “Esiste Calcata od esiste il Circolo?” e simili assurde affermazioni che mi hanno procurato parecchie critiche fra i “calcatesi”, i quali mi accusano di fare discorsi assurdi e ridicoli…. La verità è che il “luogo” ha un valore e significato solo se vissuto, percepito e descritto da chi lo abita. Ed in verità accade che ognuno proietta e descrive il paese a propria immagine e somiglianza. A Calcata, che è un paesino da un lato abbandonato e dall’altro riabituato, questo processo avviene poiché non c’è alcuna regola condivisa sul modo di vivere nel luogo. Possiamo affermare che Calcata è anarchica ed inesistente, almeno per quel che riguarda il luogo reale. Calcata in un certo senso è un paese invisibile, appare e scompare, assume le sembianze di chi lo descrive, può essere un paese ideale oppure un sito infernale, uno spazio vuoto oppure un calderone di mille iniziative, un ghetto od un esperimento alchemico e sociologico, e così via…
Se prendessimo Calcata e la svuotassimo di tutti i significati che le sono stati impressi ed attribuiti vedremmo soltanto un piccolo borgo cadente ed arroccato come ve ne sono migliaia in Italia e milioni nel mondo. Quindi la Calcata conosciuta forse non è propriamente un luogo ma un’utopia…
Utopia, comunità o città invisibile?
Foto storica di Mauro Galeotti
Negli anni è andato affermandosi l’immagine di Calcata villaggio ideale, una proiezione mentale al posto della comunità reale. Calcata non è (o non potrebbe essere) un luogo puramente fisico ma nemmeno metafisico. Calcata Utopia- significa “in nessun luogo ed in nessuna maniera”. Infatti il villaggio ideale può essere solo fatto apparire, è un sogno avveniristico come la mitica Shangrilla, simile a Castalia, quel paese immaginario di Calvino ove si coltiva il gioco delle perle di vetro e somma di tutti gli insegnamenti passati, fatti regola. Ma il luogo ove si vive non può essere una astruseria, cioè un posto immateriale, etereo, fantasma… altrimenti il suo “essere altrove” in un tempo non scandito ed in uno spazio assente, lo renderebbe automaticamente non vero…
E forse ciò è Calcata!?
La necessità di inventarsi Calcata, da parte di chi la “utilizza” come valvola di sfogo all’alienazione del mondo moderno o come mezzo di sussistenza alternativa, avviene a causa della frantumazione sociale che contraddistingue la nostra società. Viviamo in un contesto sociale suddiviso, apparentemente unito da una sembianza di comune appartenenza. Le persone che abitano o visitano Calcata comunicano attraverso l’immaginario, sono abitanti di un mondo alla Matrix per intenderci, fantasmi nell’antro Platonico. Ma questo “luogo” non può essere vero, mancando la condivisione reale, il senso di necessità e fatica comune, l’incontro fisico, il contatto… è un mondo in cui tutto si riduce ad una rappresentazione, uno spettacolo mediato, filtrato, manomesso….. un teatrino o castello degli specchi.
A Calcata viviamo come dentro al “Facebook” nel quale l’interagire è demandato al pulsante di un terminal. Allo stesso tempo siccome capiamo che questo “sogno” -che definiamo “concreta realtà”- è fallace, per sfuggirgli siamo pronti ad inventarci e dare per genuino un luogo ideale in cui rifugiarci, un paese folkloristico del weekend, con suoi propri valori (basati sul vuoto)…. Calcata, la bella, la fulgida, per trascorrervi vacanze da artisti, per compiervi ritiri spirituali ed estetici o notti di follia rave – per godere almeno l’illusione di un incontro con noi stessi e con i nostri simili….
Giustamente i romani antichi usavano due parole per indicare la comunità urbanizzata. Gli insediamenti urbani non erano soltanto luoghi (urbs) ma anche interazioni di vita sociale (civitas). Ecco allora che ritornando a Calcata (il luogo in cui viviamo) ci si può chiedere “esiste Calcata (urbs) od esiste il Circolo (civitas)?. In verità entrambe son necessarie e relazionate inscindibilmente, ma entrambe debbono essere accettate ed abitate, non solo come spazio ma come presenza, allora la fuga nell’utopia individuale di Calcata diventa superflua, allora la ricerca dell’ipotetico “Villaggio Ideale” diviene futile, giacché possiamo riconoscere di essere “presenti” in ogni luogo, ivi compresa Calcata.
Che bel risparmio di tempo e di energie! Infatti il villaggio ideale non è che l’abito mentale del quale ci rivestiamo, l’involucro delle nostre aspirazioni, creatività, produttività e realizzazioni procrastinate all’infinito, per attuarle occorre riconoscere l’importanza del possibile e del semplice, capendo di esser parte dell’organismo globale, avendo il coraggio di essere noi stessi, veri nel rapporto con gli altri, ed improvvisamente siamo tornati a casa….!
Paolo D’Arpini
L'autore a Calcata negli anni '70 - Foto di Giancarlo Croce
Articolo collegato: http://www.circolovegetarianocalcata.it/
Articolo in sintonia: http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2013/12/calcata-citta-invisibile-amarcord-sul.html
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