Alla data in cui scriviamo questa "riflessione" (il 29 novembre 2023), prosegue lo scambio tra ostaggi e prigionieri intercorso tra Israele ed Hamas. Reso possibile grazie alla mediazione di alcuni paesi "influenti".
Ovviamente, come tutte le persone di buona volontà, speriamo che la trattativa in corso tra Israele ed Hamas, per un prolungamento di altri due giorni della tregua sinora concordata (come annunciato dai contraenti) possa implementare il numero dei prigionieri da scambiare, allo stesso tempo limitando l'uccisione di altri soggetti coinvolti nei bombardamenti: donne, bambini, anziani e persino di militari sionisti e di miliziani Palestinesi in lotta tra loro a Gaza.
Non vogliamo qui dilungarci in sofisticate analisi sui torti e le ragioni dei due contendenti, ma cerchiamo di andare al sodo. Ecco, le nostre perplessità sulla riuscita (in prospettiva) di un qualsivoglia scambio di "poveri cristi"... sono relative alla capacità dei militari israeliani di catturare, in Cisgiordania od in altre zone della Palestina (Gerusalemme est e Gaza compresa), nuovi prigionieri.
La realtà è una sola: Hamas detiene un centinaio di "ostaggi", tra civili e militari, da "scambiare", mentre Netanyahu e soci possiedono una riserva (quasi) inesauribile di caccia nei Territori occupati.
Così è ben chiara la situazione: Israele da un lato fa uscire dalle galere un certo numero di prigionieri, in ottemperanza agli accordi con Hamas, dall'altro ne rastrella di nuovi dove capita, rimpinguando la sua scorta di ostaggi.
Senza contare che una volta completata la "transizione" ed azzerato il "ricatto" di Hamas, la ritorsione d'Israele contro i Palestinesi potrà riprendere in tutta la sua virulenza...
(V.M. e P.D'A)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.